I risultati della Comunicazione Facilitata

   Non bisogna dare per scontato che la Comunicazione Facilitata dia gli stessi risultati con tutti. I risultati, anzi, sono del tutto variabili a seconda dei casi, tanto che vanno fatti dei test di valutazione preliminare (
lavori strutturati, come affronteremo fra poco) per stabilire le modalità e la gradualità di approccio alla tecnica. "Il metodo non è un approccio uniforme… è, piuttosto, un insieme di pratiche che devono essere pensate su misura per ogni individuo". Va anzi affermato che la Comunicazione Facilitata è un metodo che può anche non funzionare con tutti. In alcuni studi compiuti in California esso si è rivelato efficace per il 74% del campione dei fruitori. I risultati di queste indagini sono comunque discutibili, dato che accostando indagini diverse si hanno risultati differenti. In Italia, ad esempio, si ha riscontro concreto che almeno 600 persone usino con successo della Comunicazione Facilitata, il che risulta essere un buon numero.
   Perciò, nell'uno o nell'altro caso, non vanno accantonate altre forme e strumenti di comunicazione e i contributi teorici e metodologici di altri ricercatori. Sembra più giusto ritenere che si debbano anzi conoscere diversi approcci per usarli in relazione alla persona, secondo piani, tempi e modi individuali, piuttosto che "adattare" la persona solamente alla metodica che si conosce e/o eventualmente si preferisce.
   Per quanto riguarda poi i risultati della Comunicazione Facilitata bisogna
evitare due estremi: una posizione troppo scettica e sospettosa che vede la produzione di questa tecnica in maniera troppo condizionata dal facilitatore e una posizione troppo ottimistica che la considera una bacchetta magica miracolosa.
   Quando il prof. Biklen si recò in Australia a vedere incuriosito i risultati di quella che la Crossley chiamava "Comunicazione Facilitata" era un po' scettico. Mentre egli parlava alla collega e allo staff del DEAL erano presenti anche David e Jonathan, due ragazzi incapaci di linguaggio verbale. Biklen parlò per una ventina di minuti, rivolgendo ai due ragazzi solo qualche frase occasionalmente e facendosi l'idea, dal loro volto e comportamento, che essi non stessero seguendo la conversazione. Quando però la Crossley diede a Jonathan il
Comunicatore Canon (una piccola tastiera elettronica che stampa su striscioline di carta), il ragazzo scrisse "MI PIACEEDOUGMMA ÈMATTO". Alla richiesta di perché pensasse questo, egli rispose subito "EGLIMI PARLACOME-SEIOFOSSIUMANO". Biklen ne rimaste stupito e sospettò che i due ragazzi fossero sì autistici, ma non  - come si dice - "a basso funzionamento", bensì "ad alto funzionamento" nella capacità comunicativa. Anche dopo aver avuto la prova che essi erano proprio "a basso funzionamento", Biklen non prese in considerazione la Comunicazione Facilitata per un anno e mezzo.
   Successivamente provò la tecnica con Melvin, un ragazzino che grazie alla sua insegnante era già riuscito a imparare alcuni segni per comunicare. Melvin imparò la Comunicazione Facilitata e cominciò ad esprimersi in maniera molto più indipendente e ampia, dimostrando come fosse una persona capace di pensiero complesso. Eppure era stato classificato come "ritardato mentale".
   La Crossley riferisce che, dopo diversi anni di esperienza con la Comunicazione Facilitata, più di trenta suoi clienti siano riusciti a scrivere in modo indipendente; a Syracuse Biklen afferma qualcosa di simile. Dei risultati, quindi, per coloro che hanno potuto conoscere e appropriarsi in maniera positiva con questa tecnica, innegabilmente ci sono.
   L'obiettivo finale è quello dell'indipendenza totale nel comunicare, sia a livello fisico che psicologico: alcuni riescono a comunicare senza supporto fisico, ma mai nessuno finora è riuscito a farlo senza la presenza di un facilitatore che sieda nelle immediate vicinanze. Va anzi detto che questa "indipendenza" risulta addirittura "terrificante" per le persone che affrontano il lungo percorso della Comunicazione Facilitata. Scrive Maggie:
"emozionalmente terribilmente difficile; ho dovuto liberarmi da me stessa ad ogni passo verso l'indipendenza".



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