Mi è difficile parlare di questo piccolo libro,
mi è difficile perché mi sembra di togliere, di sottrarre
qualcosa a queste pagine così semplici e al tempo stesso così
perfette: allora forse sarebbe più giusto cercare di spiegare
da dove giunga questo sviscerato amore che provo per un libro che, come
credo direbbe il suo autore, è un libro che non trova normalmente
posto nelle "librerie dei grandi."
Di tutte le parole che mi si affollano alla mente so che nessuna è
purtroppo in grado di descrivere in modo adeguato questa fiaba: potrei
cercare di spiegare perché reputi "Il piccolo principe"
di una poesia disarmante, di un candore inaspettato, di una fantasia
gioiosa e emozionante
.ma non sarebbe la stessa cosa che poterne
leggere le pagine e sentirle scorrere e frusciare tra le dita.
Eppure
Eppure ritroviamo in queste pagine molti dei segreti che, come più
volte è scritto, i "grandi" paiono aver dimenticato:
il piacere delle cose semplici, il piacere di mettersi in discussione,
il gusto della natura, la capacità di sorprendersi per le cose
che dovrebbero sembrare ovvie, come un disegno
Ma Antoine de Saint-Exupery non era un bambino, e certo non ha scritto
questo libro (solo) per i bambini: piuttosto lo ha scritto per chi ha
negli occhi il candore di un bambino, e la voglia di poter svelare il
mondo con la curiosità di un bambino, che ancora non conosce
nulla, e a tutto apre indistintamente il cuore. E probabilmente lo ha
scritto sentendosi, come un bambino, in un mondo che confondeva le cose
importanti, un mondo inutilmente complicato ("Parli come i grandi!"[...]
"Tu confondi tutto...mescoli tutto")
Potrei allora dire che forse Saint-Exupery ci racconta anche di come
conoscere il mondo, mostrando come si dovrebbe crescere e maturare:
o che forse dobbiamo stare attenti alle cose che ci circondano e non
smettere di imparare da esse.
Sarebbe comunque riduttivo: la capacità che mi pare incredibile
di questo libro è quella di semplificare, e semplificando, come
quando dal tutto si riesce finalmente a osservare un punto, di riuscire
a fare poesia.
La poesia sgorga senza un motivo, parola per parola, intuizione dopo
intuizione, e diviene più importante del significato stesso,
anche più importante delle parole. Rimane come sottofondo.
Questo è molto difficile da spiegare, ma sono sicuro che chiunque
avrà letto anche solo le frasi riportate più avanti, capirà.
Da ultimo vorrei però sottolineare due cose che ci hanno molto
colpito: il valore della bellezza, e il motivo per cui i "grandi"
non possono capire il mondo per davvero.
Gli adulti sono catturati dai ruoli: non è solo un semplice seguire
le proprie attitudini, è una vera incapacità di cambiare;
il re è nato re e non banchiere o lumaio, non ha la possibilità
di cambiare, deve fare il re
allora forse potremmo avere un flash
e rivedere Pirandello e il concetto della maschera: anche qui in un
certo senso non esiste la verità di una persona, ne esiste solo
il riflesso verso l'esterno, ma fino al punto che la persona diviene
realmente ciò che appare. Come dire che gli adulti, richiudendosi
in un ruolo divengono spesso incapaci di vivere, di scoprire le cose
che contano. E non conta ciò che è utile (che sembra essere
l'unica cosa che muove il mondo del banchiere, del mercante
) ma
solo ciò che è bello: una cosa diviene anzi paradossalmente
utile proprio perché è bella (vd. Il lumaio)
Allora il mondo, e soprattutto la natura, che Saint-Exupery amava tantissimo,
che sono dispensatrici di bellezza (ma questa bellezza è anche
nella tristezza e nel dolore, non è una bellezza paradisiaca)
non rientrano nell'ottica dell'utile dei "grandi": gli adulti
hanno perso la capacità di capire che il vero valore è
la bellezza e è per questo che raramente capiscono la terra.
Ora mi accorgo di essere andato anche un bel po' più in là
delle intenzioni, rubando spazio alle pagine del libro: mi faccio perciò
volentieri da parte.