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Ultimo aggiornamento 18 marzo 2012

La Cittą di Pandosia

In val di Crati

Da Pandosia all'attuale Castrolibero - La Bruzia Pandosia
Studi per la ricerca del sito della cittą di Pandosia in val di Crati


"In queste pagine troverete solo il modesto contributo di chi vuol concorrere a fare chiarezza sul mistero dell'antica città di Pandosia nel Bruzio."

Voglio ricordare in questo lavoro su Pandosia chi per primo mi avvicinò allo studio dell'antica città e dedicò gran parte delle sue rigorossissime ricerche alla sua individuazione in terra bruzia:

"In memoria dello Storico pandosiano Prof. Lunetto Vercillo da Rende"

Alberto Anelli

 

Provincia di Cosenza - Castrolibero (un tempo Castelfranco),
Marano Marchesato (in alto), Marano Principato (in basso)

2007 - La Storia di Castrolibero con le ultime novità su Pandosia- Clicca qui

Castrifrancum (Castrolibero)

 

Traduzione:
Castelfranco


Tra Cosenza e Montalto, a circa 6 mila piedi, c'è una roccaforte, un tempo Pandosia, reggia degli Enotri, vicino alla quale scorre il fiume Acheronte (ora Campagnano). Qui, Alessandro re dell'Epiro, ingannato dall'oracolo di Dodona,
"A Pandosia dai tre colli un giorno perderai il Popolo"
Venne ucciso e fatto a pezzi dai Bretti, secondo i testi di Strabone e Giustino, ingannato, dopo esser subito fuggito da quei luoghi che ancora oggi sono in Tesprozia. Il luogo è fertile per la coltivazione della seta e di altri prodotti: illustre nell'antichità per le sue monete, su cui è raffigurato Apollo e sul retro il tripode; ed in età recente per i suoi cittadini che si unirono in un sacro patto al fianco della religione, contro il re Manfredi.

 

 

 

E. D'Amato: Pantopologia Calabra - Ed. NA 1725

 

PANDOSIA
IN QUELLO CHE UN TEMPO ERA L'AGRO DI CASTELFRANCO
(Castrolibero-Marano Principato)

A cura di Alberto Anelli - Ultimo aggiornamento Castrolibero 27 dicembre 2004

 


Ingradimento tratto da:G. Mercatore, Italiae Sclavoniae et Graeciae tabulae geographicae...Duysburgi 1589
(Pandosia è indicata proprio nella contrada Pantusa, fino al 1800 agro di Castelfranco (ora al confine tra Marano Principato e Castrolibero, a seguito della divisione dei due comuni avvenuta nell'anno 1800).
(Marano Principato nasceva a partire dal 1638 allorchè, a seguito di un disastroso terremoto che aveva colpito Castelfranco, gli abitanti della collina erano andati a vivere nelle vicine case coloniche (dette Torri), sparse nella campagna maranese)

 

COLLOCAZIONE DI PANDOSIA NELLA GALLERIA
DELLE CARTE GEOGRAFICHE PRESSO I MUSEI VATICANI


MUSEI VATICANI - CITTA' DEL VATICANO
- L'ubicazione di Pandosia presso le mura di Castelfranco (Castrolibero) la si rileva anche in uno dei 40 affreschi (4mt x 3 mt) della Galleria delle Carte Geografiche dei Musei Vaticani realizzati tra il 1580 e il 1583).
(Carta murale della Galleria del Belvedere raffigurante le 2 Calabrie realizzata dal frate domenicano Egnazio Danti).
Castelfranco/Pandosia è indicato nella parte che abbiamo cerchiato in rosso.


Questo è l'ingrandimento della parte cerchiata in rosso nella figura precedente.
Castelfranco (Castrolibero) è rappresentato fortificato sulla collina, mentre ai suoi piedi, si notano dei ruderi di fortificazioni minori dove si può leggere la frase "Pandosiae reliquiae". Si possono notare figurazioni simboliche di eserciti ed accampamenti con tende.

"...Dein est Castrifrancum oppidum edito loco. Pandosia olim dicta..."
(G. BARRIO: De antiquitate et situ Calabriae - liqri quinque - Roma 1737 p. 70 Lib. II cap. V)

 

"Castrifrancum... Inter Consentiam, & Montaltum 6 mill. P. circiter fitum oppidum, Olim Pandosia, Oenotrorum Regia..."
E. D'Amato: Pantopologia Calabra - Ed. NA 1725

Il notaio Iacoe in un atto del 1651 fa risalire la distruzione di Pandosia ad opera di Odoacre (476 d.C.), per cui i:
"Pandosini furono costretti a disperdersi nel suo spaziosissimo territorio che sarebbe lungamente a confinarsi, estendendosi dai confini di Rende insino al territorio di Martirano".

ANALISI STORICA:

Il problema dell'individuazione del sito dell'antichissima città di Pandosia affatica e appassiona gli studiosi e cultori di storia antica. In questa sede, per il fine prevalentemente divulgativo che si è voluto dare al sito su Castrolibero, non ci dilungheremo molto sull'argomento cercando solo di individuare alcuni tasselli che possono servirci per avere un'idea delle problematiche in discussione.
Per prima cosa bisogna chiarire che nel mondo antico esistettero molte città con il nome di PANDOSIA.
La principale si trovava in Tesprozia (Grecia), il che dimostra la provenienza della denominazione di Pandosia da una antichissima colonizzazione preellenica, avvenuta, secondo autorevoli fonti, diciassette generazioni prima della guerra di TROIA, ad opera dei figli di Licaone, re dell'Arcadia, Enotrio e Paucezio.
Il primo si era stanziato nella nostra regione, il secondo in Puglia. E' bene precisare che un tempo parte della Puglia era denominata "Calabria" e l'attuale Calabria aveva il nome di ITALIA da Italo (nome poi esteso dai Romani a tutta la penisola italiana) figliodi Enotrio, fondatore della città regale di Pandosia.
Altre città con il nome di Pandosia vennero di volta in volta indicate in Puglia (in prov. Di Foggia) o collocando malamente il sito di Pandosia ,ad opera di alcuni autori, ora a Castrovillari (Mandelli, Muratori, Cluverio, Briezio), ora a Acri (Lenormant, Grillo),oppure, ma per la Pandosia Jonica, a Cerenzia (Luynes), o ad Anglona (Ricciardi).

Le principali città italiche di Pandosia, tuttavia, furono due:

- La preellenica e Bruzia Pandosia in Val di Crati - in provincia di Cosenza - Calabria (XVIII-XVII sec. a.C.)
- La Pandosia, coeva a Metaponto, in Basilicata (nella Siritide), edificata nel periodo della Magna Grecia (VIII sec. a.C.).

Di entrambe, molto probabilmente, non avremmo mai saputo nulla, se non se ne fosse parlato nel mondo antico per due importanti battaglie che si verificarono a ridosso delle loro mura.
Presso la Pandosia preellenica (Calabria) morì nel 332 a.C. un grande del mondo antico: Alessandro il Molosso, Re d'Epiro e zio e cognato dell'ancora più famoso Alessandro Magno, mentre presso le mura della Pandosia della Siritide (Basilicata) si svolse una battaglia che vide protagonista PIRRO.


A NOI OVVIAMENTE PREME LA RICERCA DELLA PANDOSIA NEL BRUZIO
(In provincia di Cosenza)

Della Bruzia Pandosia si occuparono nell'antichità:

- TITO LIVIO
- STRABONE
- ARISTOTELE
- ECATEO DI MILETO


Tutte le altre fonti fanno riferimento a quelle sopra menzionate perciò le trascureremo

TITO LIVIO


Fu uno storiografo latino (Padova 59 a.C. - ivi 17 d.C.) che ci racconta con dovizia di particolari la battaglia che si svolse nel 332 a.C. alle porte di Pandosia, lungo le rive del fiume Acheronte. Egli ci narra la triste fine di Alessandro il Molosso colpito da un dardo e poi orrendamente mutilato.
(Il Molosso era stato chiamato in Italia dai Tarantini che temevano l'invasione Bruzio-Lucana. Il Re D'Epiro, dopo aver conquistato varie città del Sud, aveva saccheggiato Cosenza e si apprestava, nell'inverno del 332 a.C., ad assediare la città di Pandosia, ma a Dodona, antichissimo centro religioso dell'Epiro, gli era stato raccomandato di stare alla larga dalla città di Pandosia e dal suo fiume infernale Acheronte....perchè a Pandosia, la trivertice, avrebbe perso il suo 'esercito......)

....cave accedas ad aquam Acheruntiam et Pandosiam....Pandosia perdes populum quandoque trivertex...."


Dal racconto di Tito Livio si evincono alcuni fatti importanti:

1) Che Pandosia si trovava nei pressi di un fiume (Acheronte) al confine tra Bruzi e Lucani e quindi, per quello che si dirà al punto sub2), il confine tra Bruzi e Lucani all'epoca doveva individuarsi nei pressi della città di Cosenza.
2) Che la metà del corpo del Molosso venne trasportato a Cosenza, città che era stata saccheggiata in precedenza dall'Epirota.
3) Non era Pandosia su tre colline, ma tre colline erano a corona di Pandosia. Su quelle colline si accamparono gli uomini del Molosso per assediare Pandosia.

Si può affermare quindi che Pandosia doveva trovarsi molto vicina a Cosenza per due motivi:

a) Perché il Molosso prima di assediare Pandosia aveva preso e saccheggiato Cosenza.
b) Perché dopo l'uccisione del Molosso una parte del suo corpo era stato portata a Cosenza per porla alla pubblica gogna. (Un cadavere va presto in putrefazione e all'epoca il trasporto avveniva solo su animali da soma. Difficile pensare che Pandosia dovesse trovarsi lontana più di qualche chilometro da Cosenza).


STRABONE


Notizie su Strabone

fu storico e geografo greco (Amasia, Ponto, 64/63 a.C.-19 d.C. ca). Nel lib. VI della sua Geografia a proposito di Pandosia annota:

."…Seguitur Bruttiorum caput Cosentia. Paullulum supra hanc sita est PANDOSIA, castrum validum…castrum tres habet vertices Pandosia ac praeterfluit Acheron fluvius…Regiam fuisse Regum Oenotriae…"

Con una libera traduzione:

"…Segue Cosenza, città principale dei Bruzi, Poco sopra è sita Pandosia, fortezza gagliarda….questa fortezza ha tre gioghi e appresso vi scorre il fiume Acheronte…in Pandosia solevano fare residenza i re degli Enotri…"

Innanzitutto ci chiediamo se le notizie forniteci da Strabone possano essere considerate obiettive. Bisogna sottolineare che Strabone credeva molto nella geografia descrittiva. Si legge di lui nel grande Dizionario Enciclopedico UTET vol. XIX pag. 432 Ediz.1994: "..il suo grande valore è legato alla quantità e alla varietà delle testimonianze raccolte sui paesaggi, le risorse agricole e minerarie, le industrie, gli ordinamenti politici, la storia locale, i costumi, le pratiche religiose. La personalità di Strabone si afferma nella multiformità di questi interessi e nelle posizioni critiche che sa adottare ogniqualvolta le fonti si presentano discordi.
Quindi massima attendibilità, anche perché a differenza di Tito Livio che era uno storico, Strabone è soprattutto un geografo.

Strabone in pratica ci dice:

1) Pandosia si trova nelle immediate vicinanze di Cosenza.
2) E' una fortezza. Ha quindi delle mura difensive.
3) La fortezza ha "tre vertici". Tre colline.

Il terzo punto mal si concilia con la versione di Tito Livio. Secondo Strabone la città di Pandosia è talmente estesa da occupare tre colline, mentre - lo abbiamo visto prima - Tito Livio ci dice che sulle tre colline si erano accampati gli uomini del Molosso che assediavano la città. E tutto il racconto di Tito Livio si basa sulle tre colline. Senza di esse, il fiume Acheronte, straripato, non avrebbe potuto dividere l'esercito del Molosso e permettere ai pandosini di attaccare, ad una ad una, le tre postazioni degli assedianti.


Un fatto è comunque certo e in linea con le due versioni dei fatti:


La Bruzia Pandosia si trovava "… poco sopra Cosenza".

Il problema è che esiste una grande vivacità di pensiero tra gli storici sulla ubicazione della Pandosia del Bruzio.

Escludendo Acri (Stefano di Bisanzio scrisse di Acri

" Acrae,urbis Japigiae, altera Italia dicta etiam Idrusiae,quod Muconius Fluvias paeter fuit,in quem si morbide oves immiserunt curabitur..",

mentre in altra parte parla espressamente di Pandosia (Quindi è di tutta evidenza che Acri non poteva occupare il sito di Pandosia),


Due piccole cittadine, Castrolibero e Mendicino in provincia di Cosenza, se ne contendono il sito.

Il problema più grosso è che questi due Comuni confinano tra di loro e i centri storici si trovano solo a qualche chilometro di distanza l'uno dall'altro.
E' questo senza dubbio il comprensorio di PANDOSIA con a corona i paesi di Castrolibero, Cerisano, Mendicino, Marano Principato, Marano Marchesato e Rende. (Castrolibero e Marano Principato costituivano un unico paese fino al 1800)


Circondario di Castrolibero - Anno 2004

Ma cosa significa che Pandosia si trovava "...poco sopra Cosenza"?

- Se "poco sopra Cosenza" dovesse significare che Pandosia era sita su di una collina e comunque ad un livello di altitudine superiore a Cosenza (240 s.l.m.), allora sia Castrolibero (559 s.l.m.) che Mendicino (420 s.l.m.) avrebbero tale requisito.
-Se, viceversa, "poco sopra Cosenza" dovesse significare a Nord di Cosenza, allora il discorsodell'ubicazione di Pandosia si restringerebbe alla sola Castrolibero-Marano Principato (unite fino al 1800), in quanto Mendicino si trova decisamente a Sud di Cosenza.

ARISTOTELE
Da Aristotele veniamo a sapere che Pandosia era ubicata a 6 ore di cavallo dal mare. Da ciò si evince che:
1) Pandosia non era ubicata sulla costa.
2) Che comunque non doveva essere molto distante dal mare.

Il distretto Castrolibero-Marano Principato si trova a circa 12.5 km in linea d'aria dal mare. Tenuto conto che bisogna attraversare la catena costiera che porta sul mar Tirreno, la distanza è compatibile con le sei ore indicate da Aristotele (circa 2 km/h).


ECATEO DI MILETO
Ci dice con chiarezza che Pandosia non poté essere Mendicino per i motivi che saranno esplicitati in seguito.

Occorre tenere presente che nel periodo Normanno-Svevo si era dato luogo ad una nuova suddivisione delle terre per cui nella zona esistevano due cittadine confinanti: Rende e Mendicino (quest'ultima comprendeva nei suoi "tenimenti" anche i territori di Castelfranco (Castrolibero), Marano e Cerisano)
Di tale suddivisione territoriale troviamo traccia anche negli anni successivi: Si legge infatti al n. 1043 del "Regesto Vaticano per la Calabria" di F. Russo, dove è riportato il dispositivo di un privilegio dell'8 giugno 1268 del Pontefice Clemente IV
"…supra castro et terra RENDE que est in CONFINIO territori MONTICINI et civitatis Cusentiae…"

 

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RENDE E MENDICINO QUINDI ALL'EPOCA CONFINAVANO TRA DI LORO
Pandosia - compreso l'attuale territorio di Castrolibero-Marano Principato in quel tempo era quindi nei "tenimenti" di Mendicino (Marano Marchesato in quelli di Rende).

Era nel giusto, a questo punto, chi sosteneva che Pandosia era in territorio di Mendicino, perché Pandosia in effetti a quel tempo si trovava nei "tenimenti" di Mendicino (che confinavano con Rende), il suo sito però non era quello di Mendicino, ma come vedremo, vicino ad esso.
La dimostrazione che Mendicino e Pandosia erano cittadine distinte e distanti l'una dall'altra, la ricaviamo da fatti concreti tramandatici da autori dell'antichità:
Moenicina (Mendicino) e Pandosia, ben distinte l'una dall'altra, ci vennero tramandate da Ecateo di Mileto tra le città Mediterranee dell'Enotria (V sec. a.C.) (Hecat: AP steph Byz ad vocem Menecina); è evidente, pertanto, che Moenicina non poteva occupare il sito di Pandosia.
D'altra parte per arrivare alla stessa conclusione basterà spostarsi di circa due millenni avanti nella storia, per ritrovare ancora una volta, nel XIII sec. d.C., le cittadine di Pantosia (Pandosia) e Monticino (Mendicino) menzionate, ciascuna come unità urbane indipendenti, nell'elenco delle terre appartenenti al Giustizierato di Val di Crati (Atti Accademia Pontaniana - Cancelleria Angioina- R. Filangieri- Registro 72 p.267 n. 259 in Biblioteca civica Cosenza).


Musei Vaticani -Galleria delle Carte Geografiche - Affreschi realizzati tra il 1580 e il 1583 - Nell'immagine ingrandita si legge la scritta "Pandosiae Relliquiae" (si legge meglio nel maggiore ingrandimento riportato in basso) ai piedi di quello che un tempo era l'agro di Castelfranco (L'attuale territorio dei Comuni di Castrolibero-Marano Principato). Si leggono altrettanto chiaramente i paesi del circondario di Castelfranco che sono: Mendicino, Cerisano, Rende e San Fili. Questa è un'ulteriore prova che Pandosia non poteva collocarsi nell'attuale centro abitato di Mendicino.

Castelfranco (ora Castrolibero-Marano Principato) situato su di un'eminente e strategica collina, nel XIII sec. d.C. non compariva nell'elenco delle terre abitate. In pratica Castelfranco era un castello, una fortezza inespugnabile, una roccaforte e basta.

Castrolibero: Località Palazzotto - Torre "La Guardiola"

DALLA CITTA' DI PANTOSIA NASCE CASTELFRANCO (CASTROLIBERO)

Successivamente tra il 1300 e il 1400, mano a mano che diminuiva la popolazione nel vicino casale di Pantosia, ai piedi della collina di Castrolibero, al quale si accedeva attraverso la "Porta Pandosia", Castelfranco diveniva un centro abitato di una certa rilevanza. (Pantosia che contava 1480 abitanti nel 1276, ancora abitato nel 1327, era divenuto già un "casale desertum" nel 1412 - Vedi pergamena n. 57 -Arch. Privati - Arch. Sanseverino di Bisignano in Archivio Stato Napoli).

La dimostrazione che la riduzione della popolazione del casale di Pantosa fosse avvenuto a vantaggio del nascente aggregato urbano di Castelfranco (Castrolibero) la si rileva nel fatto che nel 1563 si indicava la chiesa parrocchiale di Castrolibero (dedicata ancora oggi a SS. Salvatore), nel modo seguente: "Santis Salvatoris " con l'aggiunta "…de Pantusa" (Vedi notar Giordano G. Andrea Cosenza 6/5/1563 f. 299 v in Archivio di Stato Cosenza). Il che dimostra l'affinità con la popolazione del vecchio centro, al quale i nuovi abitanti rimanevano legati dalla denominazione della Chiesa.
Allo stesso modo nel 1545 la vicina chiesa di "…S. Nicolai", in contrada Pantosa (o Pantusa, vedi sotto), veniva indicata con l'aggiunta "..de PANTUSA.de Castrofranco" (Castrolibero) (Fonte:Regesto Vaticano per la Calabria). Le due contrade erano quindi legate a filo doppio.
Nel 1638 un disastroso terremoto che colpì duramente Castelfranco, indusse moltissimi suoi abitanti a spostarsi dalla collina alla sosttostante vallata maranese (Nasceva la contrada di Marano Principato che si sarebbe affrancata dal territorio di Castelfranco solo nell'anno 1800).
La località "Pantusa" oggi si trova praticamente al confine tra i paesi di Castrolibero e Marano Principato.

La vicina contrada "Pantusella" - contigua alla contrada Pantusa - che un tempo era detta "Fontanesi" come una attuale contrada castroliberese, assunse questo nome per distinguersi dall'allora più grande contrada "Pantusa".


Il centro storico di Castrolibero, dall'alto della collina, conserva ancor oggi i ruderi dell'antica fortezza in località "Palazzotto", la posizione strategica e la testimonianza dell'antico passato attraverso i continui ritrovamenti di rare monete antiche.

Scrive Eugenio Arnoni a proposito di Pandosia nella sua opera CALABRIA ILLUSTRATA - Vol. IV - IL CIRCONDARIO DI COSENZA - Anno 1877 ad vocem CASTROLIBERO pagg. 58-59
"Castrolibero....Capitale un tempo della gloriosissima Pandosia"
e poi nella nota n. 1:
"Due città omonime esistettero in antico, l'una fondata dagli Achei nella Magna Grecia, presso S. Maria di Anglona, a quattro miglia dalla distrutta Eraclea, oggidì Anglona in Basilicata; l'altra nominata Pandosia Bruzia ....(e ancora) In quest'anno (1877) è stato presso Castrolibero trovata da un contadino indigeno e acquistata da un antiquario di Roma una magnifica Moneta portante da un lato Pandosia, e quella di Crati dall'altro"

Per quanto concerne le monete, Pandosia le coniò esclusivamente tra il 480 A.C.( in alleanza con Crotone, ma presso la Zecca di quest'ultima) e il 400 A.C.

Moneta della Bruzia Pandosia
Altra moneta della Bruzia Pandosia
Ancora altre monete della Bruzia Pandosia

Ma anche nella tradizione orale esistono tracce dell'antica grandezza di Castelfranco:

1) Quando nel 1835 si parlò di aggregare Castelfranco a Cerisano si legge in un manoscritto l'intervento che fece a tal proposito il parroco Don Pietro Parise:

"...Castelfranco è una famosa e antica città ove fu PANDOSIA tanto rinomata nella storia..."


Manoscritto in Archivio Stato Cosenza - Intendenza Calabria Citra - Circoscrizione Amministrativa provinciale - aggregazioni, disaggregazioni, elevazioni di frazioni a Comuni - Vol. II.

2) Quando il 1 dicembre 1907, nel mentre si inauguravano le case costruite dal Comitato Napoletano a Castrolibero, a seguito del terremoto dell' 8 settembre 1905, Nicola Misasi, rivolgendosi al Sindaco di Napoli Ferdinando del Carretto che era venuto a Castrolibero, disse a nome della comunità
:
"...Dite a Napoli Signor Sindaco, dite a Napoli Signori del Comitato che la voce della riconoscenza e del saluto non è quella di un umile e oscuro villaggio, ma è quella di una città illustre che Pandosia un tempo fu detta. Qui si coniarono monete, qui un Foro, qui un Senato, qui una doppia cinta di mura che rendeva la città formidabile ai nemici, qui quando altrove vi era ancora barbarie rifulgeva il sole della civiltà, della scienza e dell'arte.
Rendete grazie a Napoli in nome di Pandosia..."


Cronaca di Calabria 4/12/1907 - sez. Giornali in Biblioteca Civica Cosenza.

  


DALLA PANDOSIA PREROMANA ALLA CONTRADA PANTUSA
ANALISI STORICA

 

La collina e (in alto) la fortezza di Castrolibero vista dalla contrada Pantusa (Foto1988)

UNA CERTEZZA DOCUMENTATA: SCRIVERE "PANDOSE" o "PANTOSE" NEL 1278 ERA LA STESSA COSA.

LA PROVA:
Qualche anno fa, insieme all'amico Antonello Savaglio, ho rinvenuto dei documenti di estrema importanza, risalenti al 1278 e facenti parte dei registri di Carlo I, nei quali, con riferimento ad una località in Val di Crati, benchè si parli di uno stesso personaggio (Guillelmo de Sancto Felice) e di un medesimo avvenimento (matrimonio), si indica il territorio di Pandosia una prima volta con la lettera "d" (Pandose) ed una seconda volta con la lettera "t" (Pantose). Questi documenti sono di estrema importanza, in quanto dimostrano che, già nel 1278, al toponimo "Pandose" stava subentrando quello volgarizzato di "Pantose",

RIPORTIAMO IL TESTO DEI DOCUMENTI

Primo documento: (Anno 1278)

"Mandatum pro Guillelmo de Sancto Felice mil. fam. tenente terram PANDOSE in Valle Gratis et Terra Iordana, qui vult contrahere matrimonium cum Giletta sorore qd Iohannis de Callura de Lentino, tenente Baroniam Callure in Sicilia"


(Atti Accademia Pontaniana - Cancelleria Angioina curata da R. Filangieri vol. XXI p. 302 n. 351 oppure C. De Lellis: Gli atti perduti della Cancelleria Angioina vol. I in Regesta Chartarum Italiae vol. 31 p. 434 parte VI Registro 1278 c n.511 in Biblioteca nazionale Roma)


Secondo documento:
(Anno 1278)

"Similis pro Guillelmo de Sancto Felice mil. fam. tenente ex dono nostro terram PANTOSE in Valle Gratis et Terra Iordana et Giletta sorore qd Iohannis de Callura tenente in Sicilia Casalia Callure dopne scale regulusi".


(Atti Accademia Pontaniana - ibidem p. 317 n. 442 oppure De Lellis; ibidem p. 413 n. 340

Bisogna considerare tuttavia che già qualche anno prima che i due summenzionati documenti fossero stati redatti, una parte della variazione del toponimo da PANDOSIA a PANTUSA era già avvenuta: in un passo relativo alle note vicende del re Manfredi, si legge che il potente Pietro Ruffo di Calabria, nel mentre muoveva le sue truppe da San Lucido alla volta di Cosenza, fosse pervenuto ad un casale denominato PANTOSA

"Ad quoddam casale quod Pantosa vocatur…"

La successiva volgarizzazione del toponimo, cioè il passaggio da PANTOSA a PANTUSA, la si può rilevare da un'infinità di atti notarili, disponibili nell'arch. Di Stato di Cosenza, dove è facile imbattersi in toponimi del tipo:
"Pantusa sopra San Nicola","Pantusa sopra li Funtanesi","Masseria di Pantusa", "Porta Pantusa", "La fontana di Pantusa",ecc. ecc.

Ma la prova regina in tal caso è rappresentata da altri due documenti, tratti dal Regesto Vaticano per la Calabria del 1545, che trattano della stessa chiesa di San Nicola (oggi della chiesa esiste solo una nicchia che la ricorda in contrada PANTUSA) indicandola una volta col nome di PANTUSA ed un'altra con quello di PANTOSA:

Primo documento (Anno 1545)
"…S. Nicolai de PANTUSA de Castrofranco"(Castrolibero).

Secondo documento (Anno 1545)
"…Ecclesiae S. Nicolai de PANTOSA"

La volgarizzazione del toponimo è quindi avvenuta nel modo seguente:

Pandosia ...Pandose......Pantose.....Pantosa.....Pantusa...

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La nicchia che ricorda il luogo dove sorgeva la Chiesa di "San Nicolai... de Castrofranco" nella contrada Pantusa (Foto 1988)


Per quanto detto, appare in tutta la sua evidenza che il sito dell'antica città di Pandosia sia riconducibile al territorio che un tempo costituiva l'agro di Castelfranco e cioè alle attuali circoscrizioni comunali di Castrolibero e Marano Principato.


Alberto Anelli
Via Porticelle 3
87040 Castrolibero
(Cosenza)
Italy

anellialberto@libero.it
www.castrolibero.too.it
http://digilander.libero.it/castrolibero

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BIBLIOGRAFIA

La maggior parte degli storici colloca la Pandosia del Bruzio nell'agro di Castrolibero-Marano Principato:

- B. MARTIRANO: De Rebus Cosentinis
- E. ARNONI: La Calabria illustrata Vol. IV-Il circondario di Cosenza 1877- Ediz. Orizz. Meridionali-Cosenza 1995
- G. MARAFIOTI: Croniche et antichità in Calabria - Padova 1601 - p.267/68
- G. BARRIO: De Antiquitate et situ Calabriae - libri quinque - Roma 1737 p.70 lib. II cap. V
- P.T. PUGLIESE Pan. Apol. Civ. cosent. - NA 1701 p. 10
- D. MARTIRE : Calabria Sacra e Profana - Manoscritto in Arch. Stato Cosenza II-I p.287; II-II p.496 n.4
- E. D'AMATO: Pantopologia Calabra: NA 1725 trad. Erasmo Mancuso.
- G. ROGLIANO: La Sila vol. I - Cosenza 1963 p. 399
- G. A. FICO: Notizie Storiche sulla patria di San Zosimo Pontefice Romano - Roma 1760 p. 13
- R. MELE: I Musulmani in Calabria p. 44 nota 2
- L. VERCILLO: Pantosa dal 1276 al 1800 - Cosenza 1973 - p. 21 - Biblioteca Civica Cosenza
- L. BILOTTO: Ancora su Pandosia - pagg.179-205 in Comune Cosenza - Atti del 2 corso di storia popolare.
- L. VERCILLO: Pandosia Urbe - 1990 - Biblioteca Civica Cosenza
- C. ZUPI: La storia di Cerisano, Marano e Castelfranco -1906 pp. 11-12 Biblioteca Civica Cosenza
- P. DE GRAZIA: Le città di Pandosia in Arch. Stor. Della Calabria- V 1917 pp. 206/35
- F. FONTE: Rende nella sua cronistoria p.34 Biblioteca civica Cosenza
- N. LEONI: Della Magna Grecia - NA 1884 p. 32
- E. PAIS: Storia dell'Italia antica - TO 1933 -II 173 n.1
- G. FIORE: Della Calabria Illustrata - NA 1691 p. 68
- D. ANDREOTTI: Storia dei Cosentini - vol. i 1978 - p. 352
- S. MAZZELLA: Descrizione del Regno di Napoli - pp.300 ss
- G. TURCHI: Storia di Amantea - note cap. II par.3 p.19 n.8
- GIOVIO PAOLO: La vita di Consalvo de Cordova - VE 1557
- A. ANELLI-A.SAVAGLIO: Storia di Castrolibero e Marano - Fasano Ed.1989 Cosenza

Ovviamente sono stati consultati i testi di tutti gli storici, anche di coloro che non prendono una posizione netta o di coloro, ma è una minoranza, che collocano Pandosia in altri siti.

Per notizie pił dettagliate su Castrolibero e Pandosia consultare
A. Anelli - A. Savaglio: Storia di Castrolibero e Marano;
pag.278 Fasano Editore Cosenza 1989



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