dal libro "La Storia del regno dell'imperatore Carlo
Quinto"
secondo volume , relativo alle prove e delucidazioni
edito nel 1788
del Sig. Robertson, Principale dell'Università di Edimburgo
William Robertson, nato a Midlothian nel 1721 e morto nel 1793, è stato a lungo considerato, insieme a David Hume ed ad Edward Gibbon, uno degli storici più importanti della sua epoca. Nel 1759 pubblicò la sua "Storia della Scozia 1542-1603", nel 1769 la "Storia di Carlo V" (tradotta in francese nel 1771 ed in italiano nel 1788). La sua "storia dell'America" apparve nel 1777 e nel 1791 la sua disquisizione "La conoscenza che gli Antichi avevano delle Indie".
Robertson
studiò ad Edimburgo e, a ventidue anni, venne ordinato "minister"
di Gladsmuir (e quindi pastore della Chiesa Scozzese). Si offrì volontario
per la difesa di Edimburgo contro i ribelli nel 1745. Dal 1751 ebbe parte prominente
nell'Assemblea Generale e divenne presto il leader dei "Moderates".
Dal 1761 sino alla sua morte ebbe la carica di "minister" aggiunto,
con il Dr.Erskine, della parrocchia dei Greyfriars di Edimburgo. Nel 1761 divenne
cappellano reale e nel 1762 preside (principal) dell'Università di Edimburgo.
Nel 1764 gli fu assegnata la carica di storico reale. La sua riconosciuta preminenza
nella chiesa nazionale, dal 1762 sino al 1780, contribuì a creare un'atmosfera
liberale che rese possibile lo sviluppo dell'illuminismo scozzese. La carica
di preside ad Edimburgo gli permise di trasformare l'università (originariamente
con caratteristiche di college provinciale), rendendola uno dei centri di studio
e ricerca più importanti d'Europa.
E' stato un personaggio notevole per molteplici aspetti e, malgrado nei secoli seguenti sia stato assoggettato ad una rilevante quantità di critiche, devo confessare di non poterle condividere affatto. La sua ricerca delle fonti è quasi sempre sorprendentemente accurata, le sue descrizioni spoglie da orpelli e vaghezze e la comprensione del concetto di "interrelazione" e di interdipendenza dei vari eventi sorprendente per i suoi contemporanei e, temo, per molti dei nostri "storici".
Avendo a disposizione gli ultimi cinque tomi dei sei che compongono la traduzione italiana del 1788, ho ritenuto di fare opera giusta riportando l'intero secondo volume relativo alla storia di Carlo V (progressivamente), per gli aspetti critici e descrittivi che le "pruove e delucidazioni" di Robertson mostrano ai suoi lettori e, mi permetto di sottolinearlo, alcune inesattezze ed improprietà delle note del traduttore italiano, in apparenza quasi sempre viziate da una visione protezionista del cattolicesimo. Al fine di permettere una consultazione più agevole, soprattutto in questa fase di costruzione del sito, ho reso possibile sia spostarsi di quaranta pagine in quaranta pagine, sia di due pagine in due pagine.
Ricordo ai lettori che, da sempre, falsificazioni e "correzioni" degli autori antichi erano e sono un'operazione effettuata con continuità. Prima di Gutemberg la trascrizione manuale comportava errori e modifiche del testo originale spesso volute per le ragioni più diverse (normalmente al fine di confermare e confortare la/le tesi che il "potere" rappresentato dall'amanuense intendeva imporre). Inoltre e da ultimo, a giustificazione di Robertson (anche se superflua), spesso gli venne proibito o impedito l'accesso ad alcune fonti (la qual cosa spiega alcuni errori), ma egli cercò sempre di guardare al corso degli eventi con spirito critico e libero.
La sua scuola ed il suo lavoro meritano, secondo me, grande rispetto.
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