GLI ACARI
(di Enrico Chiarot, tratto da "Piante grasse", rivista dell'AIAS)

 

Non tutti gli acari sono nocivi e non è necessario usare veleni sempre più potenti per proteggere le nostre piante. Si presentano in poche parole le ragioni della pericolosità degli acari fitofagi e alcuni metodi per difenderci dai loro attacchi.

Gli acari sono creature appartenenti alla Classe degli Aracnidi, dove costituiscono più di 20000 specie. Sono dotati di 4 paia di zampe, hanno un apparato boccale provvisto di una vera e propria "pinza" (chelicero), modificato nelle specie fitofaghe in uno stiletto (un tubicino con all'interno un piccolo canale per il passaggio dei liquidi nutritivi). Il sistema digerente è provvisto di ghiandole salivari il cui secreto può essere emesso dall'apertura boccale, per assolvere diverse funzioni tra le quali: effettuare una pre-digestione del cibo; indurre una alterazione morfologica della pianta (es.: formazione delle galle, ecc.). Le specie fitofaghe sono ovipare: dall'uovo fuoriesce una larva (dotata di tre paia di zampe). Avvengono quindi una serie di mute attraverso degli stadi ninfali dall'ultimo dei quali fuoriesce l'adulto.

Una specie di acaro molto nota anche nel mondo delle piante grasse è il Tetranychus urticae, noto come ragnetto rosso(1). Negli anni 60 si è avuta una esplosione delle infestazioni di questo piccolo ma temibilissimo aracnide. Il danno prodotto consiste nella sottrazione di succo cellulare con conseguente avvizzimento degli organi colpiti. Dotati di una buona lente (gli adulti non raggiungono il millimetro) si possono osservare le caratteristiche morfologiche. Le femmine hanno una forma ovoidale, mentre i maschi sono più piccoli e piriformi (hanno la parte terminale del corpo affusolata). Il Tetranychus trascorre l'inverno allo stadio di femmina fecondata; terminata la diapausa sotto l'influenza della temperatura, delle ore di luce e dello stadio vegetativo della pianta, la femmina riprende l'attività vitale diffondendosi e deponendo le uova custodite nei mesi freddi. L'infestazione riprende gradualmente con la massima espressione nel periodo estivo. La natura ha contribuito a rendere l'acaro rosso una perfetta macchina riproduttiva: se le uova non sono fecondate, la femmina è in grado di deporre uova vitali che origineranno solo femmine. Qualora avvenisse l'accoppiamento con il maschio (e quindi la fecondazione), si svilupperanno solo maschi. Ecco spiegato perché il rapporto femmine-maschi (sex-ratio) è nettamente a favore delle prime (3:1).

La lotta al Tetranychus, ha incontrato molti problemi negli ultimi anni, in quanto il martellante utilizzo di acaricidi ha selezionato e generato individui perfettamente indenni a questi presidi chimici. Per questo va sempre più affermandosi l'impiego dell'acaro predatore Phitoseiulus persimilis nel contenimento del parassita. Questo ragnetto "buono" viene allevato nelle principali Biofabbriche mondiali e venduto in flaconi contenenti le femmine. L'adulto del Phytoseiulus è facilmente riconoscibile dalla preda in quanto di colore arancione brillante; inoltre le uova sono rosa arancio e di misura doppia rispetto a quelle biancastre e traslucide di T. urticae. Ma la chiave del successo nell'impiego di questo acaro predatore si basa sulla velocità di sviluppo, più elevata della sua preda: a 20 °C infatti il Phytoseiulus raggiunge la maturità in 9 giorni rispetto ai 16-17 dell'acaro rosso.

La lotta ai parassiti vegetali deve quindi essere amministrata tenendo sempre presente che molti predatori e/o parassitoidi possono dare un valido contributo al contenimento delle specie dannose, e quindi saper riconoscere tali creature, può a volte evitare di ricorrere ai trattamenti chimici, letali anche per gli insetti predatori.

La combinazione utile per coltivare nel migliore dei modi le nostre piante è quella di tenere sotto osservazione il loro sviluppo in modo da poter intervenire immediatamente al primo insorgere delle parassitosi e di conoscere la biologia dei parassiti più comuni. Una infestazione da ragnetto rosso si identifica facilmente per la presenza di ragnatele, quasi sempre sulla parte superiore della pianta (dove la pianta cresce), e dal fatto che la pianta perde il suo colore verde poiché gli acari succhiano il liquido delle cellule e la clorofilla. Quando ci si accorge dell'infestazione di solito è troppo tardi per isolarla (il ragnetto rosso si lascia trasportare dal vento ed è un buon camminatore) è comunque utile provare a limitare l'attacco isolando le piante già piene di parassiti e quelle vicine, ed iniziando su di queste un trattamento di disinfestazione. Come al solito però è meglio prevenire che combattere le parassitosi, le caratteristiche fisiche dell'ambiente condizionano la crescita dei parassiti: in un ambiente sano, con il giusto grado di temperatura e di umidità è più difficile che si sviluppino. Il ragnetto rosso teme l'eccessiva umidità perciò se, nel periodo estivo, nebulizzeremo le nostre piante con acqua demineralizzata potremo prevenire attacchi.

Un altro metodo "dolce" di cura prevede di immergere in acqua a 45°C(massimo 50°C) la pianta infetta che dovrà essere lasciata nell'acqua per un periodo non superiore al minuto (un tempo più che sufficiente ad eliminare i parassiti, senza lessare la pianta). Ricordiamo che, di solito, l'uso del "biologico" è consigliato negli ambienti protetti (serre, tunnel, ecc.) nel caso del ragnetto rosso però potremo usare con successo la lotta "biologica" anche sulle piante che teniamo all’aperto.

La buona notizia è che i costi degli interventi biologici (quelli con l'acaro predatore) sono paragonabili, se non inferiori, ai costi di una "solita" disinfestazione per via chimica, ma non hanno lo stesso impatto ambientale e la stessa pericolosità per il coltivatore: sono quasi sempre risolutivi e non contribuiscono a selezionare una nuova specie di super parassita immune al pesticida usato.

 


(1) Si rammenta che il temuto ragnetto rosso, nemico delle piante grasse, non è visibile ad occhio nudo; pertanto non va confuso con il ragnetto rosso del travertino, quello che in primavera "pascola" al sole sulle superfici di marmo e quant'altro (NdW).

 

 

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