Guidare sulle piste

Il Sahara non costituisce un ambiente omogeneo ma presenta diverse facce caratterizzate da condizioni fisiche e climatiche particolari:
  • L'erg : immensa distesa di dune allineate, separate da corridoi.
    L'altezza delle dune varia a seconda delle zone : si passa dalle dune alte pochi metri del Grand Erg Orientale in Tunisia a quelle imponenti, alte 200-300 metri, dell' Erg di Awbari in Libia.
  • Il reg : pianura di origine fluviale disseminata di sassi arrotondati e ghiaia,con occasionali tratti ricoperti di sabbia; vegetazione molto sparsa.
  • L'oued : letto prosciugato di un corso d'acqua temporaneo; fondo sabbioso.
  • Il djebel : colline o montagne rocciose, disseminate di ghiaioni; vegetazione nei siti riparati.
  • L'hammada : il deserto di rocce.
Non esiste pertanto una pista tipo e il guidatore deve essere preparato ad affrontare diversi tipi di difficoltà con tecniche di guida adeguate.
Ovunque nel Sahara l'uniformità cromatica determina un effetto ottico di appiattimento dei rilievi del terreno. Il fenomeno è più marcato durante le ore centrali della giornata, quando sotto il sole a perpendicolo le ombre quasi scompaiono.
In tali circostanze la percezione a distanza delle gobbe e degli avvallamenti si affievolisce e questo, soprattutto su pista "facili" che inducono a velocità elevate, ha tradito anche piloti esperti.
Molte piste in apparenza prive di difficoltà corrono larghe e diritte lungo immensi plateau; queste piste, spesso affrontate con eccessiva disinvoltura, sono le più insidiose in quanto attraversate di tanto in tanto da oued, letti di torrenti in secca, scavati dalle rare piogge durante la stagione umida, che nelle circostanze sopra citate sono visibili solo a distanza ravvicinata.
Affrontare a velocità elevata questi improvvisi ostacoli, solo raramente segnalati da cumuli di pietre, ha provocato incidenti in cui sono rimasti coinvolti anche motociclisti di grande esperienza.

La sabbia

Ossessione dei principianti, i terreni sabbiosi sono tuttavia i meno pericolosi.
La sabbia invade tutte le piste, non soltanto sugli erg, ma anche sugli hammada, in montagna, negli oued.
Accanto a innumerevoli tratti che interrompono per alcune centinaià di metri le piste di sassi, vi sono veri e propri mari di sabbia la cui traversata richiede parecchie ore o giorni: I'Erg di Admer che difende l'accesso a Djanet, le immensità del Teneré o del Tanezrouft, il deserto della Mauritania.
La miglior scuola di guida su sabbia è la pratica: dopo alcuni insabbiamenti si acquisirà la sensibilità necessaria per mettere in pratica alcune regole semplici ed efficaci.
La sabbia del Sahara non ha niente in comune con quella che siamo abituati a vedere sulle spiagge del Mediterraneo: ha un granulometria finissima ed è quindi estremamente soffice e cedevole; se la guida non è corretta le ruote della moto affonderanno inesorabilmente.
Un particolare che è utile tenere presente è che la consistenza della sabbia è influenzata dall'umidità : la sabbia è quindi più solida di mattina che a mezzogiorno, più dura d'inverno che d'estate.
Per questo motivo la stagione più indicata per un motoraid nel Sahara è sicuramente l'inverno, anche se in questa stagione nel deserto la temperatura di notte può essere molto rigida.
E' inoltre consigliabile organizzarsi per attraversare tratti impegnativi durante le prime ore del giorno, quando la maggiore consistenza della sabbia agevola la guida.
Quando si guida sulla sabbia si deve tenere presente che nelle decelerazioni la ruota anteriore affonda rendendo la moto ingovernabile; il motore deve essere quindi sempre mantenuto in trazione e le decelerazioni devono essere più dolci possibile. Molto spesso le piste col fondo duro vengono interrotte da tratti di alcune centinaia di metri di terreno sabbioso; è buona norma rallentare prima del tratto di sabbia scalando di una e due marce per poi affrontare il tratto di sabbia in leggera accelerazione. In questo modo la ruota anteriore tende a "galleggiare" sulla sabbia e la moto è più stabile.
I tratti in salita devono essere affrontati con decisione; sulla sabbia la ruota posteriore esercita una trazione limitata e l'unico modo per evitare l'insabbiamento è affrontare la salita con uno slancio sufficiente.
Per ovvi motivi è preferibile aggirare le dune piuttosto che scalarle.
Qualora questo non fosse possibile, bisogna ricordare un fatto importante: molto spesso le dune sono "tagliate", e cioè , per effetto del vento, un versante sale dolcemente mentre il versante opposto precipita quasi in verticale.
Quando si sale verso la sommità di una duna è quindi indispensabile regolare la velocità in modo da potersi arrestare sulla cresta per verificare la possibilità di scendere dal versante opposto; solo l'esperienza consente di modulare la velocità in modo adeguato, tale da evitare l'insabbiamento prima della sommità come pure la pericolosa evenienza di arrivare in cresta a velocità eccessiva, col rischio di precipitare dal versante opposto.
Nel caso in cui succeda di fermarsi in salita, è perfettamente inutile tentare di ripartire ; sulla sabbia è praticamente impossibile partire in salita e l'unico modo per evitare l'insabbiamento è rassegnarsi a ritornare ai piedi della salita e affrontare la stessa con un sufficiente slancio.
In caso di insabbiamento il modo più semplice per ripartire è coricare completamente la moto su un fianco, in modo che le ruote escano dalla sabbia.
Se si prevede un lungo tragitto su terreni sabbiosi è consigliabile ridurre la pressione dei pneumatici anche del 50-70%, a seconda della difficoltà del percorso e della consistenza della sabbia.
Anche la velocità ha la sua importanza per superare senza complicazioni una zona di sabbie molli. Più un mezzo si sposta rapidamente, minore risulta la sua pressione sul suolo e il rischio di insabbiamento diminuisce.
È consigliabile viaggiare sempre fuori dalle tracce lasciate dagli altri veicoli ed evitare di incrociarne i solchi.

La "tòle ondulée"

Di tanto in tanto nel deserto si incontrano tratti di pista nei quali il fondo è costituito da ondulazioni che si susseguono ossessivamente per distanze variabili da alcune decine di metri a parecchi chilometri: è la "tòle ondulèe". Temuta da tutti i guidatori, è forse la peggiore tra tutte le esperienze sahariane.
Su queste piste i mezzi sono sottoposti a sollecitazioni e vibrazioni intensissime, che hanno il temibile effetto di allentare tutta la bulloneria e che possono determinare il cedimento delle sospensioni. Le ondulazioni possono arrivare alla larghezza di 1 m e alla profondità di 30 cm e pare che siano causate dai colpi delle sospensioni dei veicoli, soprattutto degli automezzi pesanti.
Quando si incontra un lungo tratto di "tòle ondulèe" deve essere sempre valutata la possibilità proseguire fuori pista: qualora questo non sia possibile, bisogna tenere presente che le vibrazioni variano in relazione alla velocità e generalmente tendono a diminuire e a diventare sopportabili intorno ai 70 km/h.
Superare questa velocità non è mai consigliabile in quanto sulla "tòle ondulèe" l'aderenza è limitata : le frenate brusche devono essere per quanto possibile evitate e le curve devono venir affrontate con grande attenzione.
E' indispensabile dopo l'attraversamento di un lungo tratto di "tòle ondulèe" verificare lo stato delle sospensioni e la tenuta dei bulloni : la "tòle ondulèe" infatti "smonta" letteralmente auto e moto.

Il fetch-fetch

Il fetch-fetch (si pronuncia fes-fes) è una polvere finissima, di colore fra il bianco e il grigio chiaro, che si forma sulle piste con fondo argilloso in seguito al passaggio di autoveicoli.
Nei terreni argillosi il ripetuto passaggio soprattutto di autoveicoli pesanti scava piano piano dei solchi che possono raggiungere la profondità di decine di centimetri, ricoperti da una finissima polvere biancastra derivante dallo sfaldamento del terreno.
Questi solchi si prolungano fino a che nel terreno vengono incontrate formazioni rocciose, in corrispondenza delle quali il solco si interrompe bruscamente con uno scalino.
Le zone di fetch-fetch sono abbastanza facilmente riconoscibili per il colore biancastro del fondo della pista; in questi tratti è d'obbligo la massima prudenza per evitare di entrare nei pericolosi solchi.
Nelle giornate di vento questa polvere finissima si solleva in turbini che annullano la visibilità e penetrano dovunque, sotto il casco, gli indumenti e nell'abitacolo degli autoveicoli, ricoprendo di una spettrale patina biancastra i mezzi, le attrezzature e i piloti. L'attraversamento di una zona di fetch-fetch durante una giornata di vento è una esperienza che non si dimentica.


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