LUIGI BOTTA PER SAVIGLIANO

CULTURA

LA CASA SAVIGLIANESE IN CUI NACQUE BENEDETTA COTTOLENGO

La notizia che la mamma di Giuseppe Benedetto Cottolengo, il santo e fondatore della «Piccola Casa della Divina Provvidenza» in Valdocco a Torino, fosse nata a Savigliano era ormai nota (nell'archivio parrocchiale di San Pietro, sul registro battesimi, l'annotazione è posta in massima evidenza da un foglio postumo aggiunto [Clarotto Angela Caterina Benedetta, figlia di Agostino ed Anna Teresa Iberti, nasce il 10 aprile 1766 in una casa sotto la giurisdizione parrocchiale di Sant'Andrea ed è battezzata il giorno successivo. Padrino di battesimo è Giuseppe Spirito Perotto e madrina Marta Caterina Tapparelli]), ma nessuno si era ancora posto il problema di individuare con correttezza la localizzazione dell'edificio ove la donna venne al mondo. Si sapeva, con approssimazione, che poteva essere localizzato in alcune vie, ed approssimativamente in alcune case; nulla più.

Recenti ricerche (al 30 novembre 2000) hanno invece portato ad individuare con esattezza l'edificio abitato dai nonni del santo braidese ed acquistato nel 1739 da Paolo Chiarotti, come risulta dagli atti (che nell'atto di battesimo della figlia è però citato come Agostino), il padre di Benedetta, la mamma di Giuseppe Benedetto Cottolengo.

La famiglia Chiarotti, originaria di Torre Mondovì, emigrò a Savigliano agli inizi del Settecento. Venne ad abitare nel Presidio, cioè nell'area cittadina a ridosso di piazza Vecchia ed all'interno dell'antico circuito murario. Composta da artigiani, probabilmente anche benestante, nel 1739 acquistò dal conte Crotti una porzione di edificio (che il rilievo del 1730 dell'agrimensore Giovanni Antonio Sevalle assegnava alla proprietà della vedova Ponza) che si trovava in via Sant'Andrea e confinava a Nord ed a Ponente con la proprietà dei conti Galateri, a Sud con quella dei Tapparelli e a Levante con il tracciato della pubblica via.

Una casa composta da quattro stanze, una cucina, un «granero», due «crotte», due botteghe, una torre «con sue scale di mattoni», cortile «con suo pozzo di acqua viva». È la seconda casa a destra di via Sant'Andrea a partire da piazza Vecchia, quella che possiede la torretta rotonda, dal cui cortile si accede ai «Tre scalin» e che una delle due botteghe prospicenti la via (utilizzate entrambe nel Settecento dal nonno del santo braidese, nella sua professione di sarto) era un tempo occupata dalla bottega di tornitore di Quinto Ferrero (accanto all'ingresso della vecchia bottega è stata murata nella mattinata di domenica 22 aprile 2001 una lapide commemorativa).

Benedetta Chiarotti visse in quella casa dall'anno della sua nascita, il 1766, all'anno del trasferimento dell'intero nucleo in Lagnasco, il 1771, avvenuto per probabili avverse vicende familiari. L'edificio acquistato nel 1739 venne ceduto, già nel 1763 -quindi tre anni prima della nascita della donna- ai conti Galateri, da sempre proprietari dell'annesso palazzo nobiliare affacciato sulla piazza e dirimpettaio al Comune, che ne concessero però la residenza alla famiglia Chiarotti per altri otto anni.

Il trasferimento a Lagnasco, durato due anni, fu l'unico momento non saviglianese della madre di Benedetto Cottolengo. Le indagini storiche che le suore cottolenghine di Bra stanno compiendo hanno portato alla scoperta che la famiglia, con Benedetta ormai quasi fanciulla, al rientro in Savigliano cambiò più volte abitazione, trascorrendo probabilmente anche momenti di estrema difficoltà. Per cinque anni visse anche nell'«oratorio» della Misericordia -cioè l'annesso ed abbattuto edificio della Crosà Neira, quello che si distendeva lungo il profilo di via Ruffini Gattiera-, essendo uno zio, fratello di papà Chiarotti, cappellano della confraternita stessa per quei cinque anni, proveniente anch'egli dalla parrocchia di Lagnasco. Successivamente la famiglia, interrotte le difficoltà, andò ad abitare al quarto piano di un edificio di proprietà Arò, «isola Bolla», probabilmente in via Tapparelli, che i documenti affermano essere nell'area di san Filippo. Nella zona gli edifici di quattro piani sono di fatto soltanto due. Il primo è quello fatto costruire nel Settecento dagli abati benedettini, che si prolunga su via Tapparelli e che si affaccia, ad angolo, su piazza Molineri. È il medesimo nel quale ebbe i natali monsignor Nazari di Calabiana, arcivescovo di Milano. Il secondo si sviluppa ad angolo tra via Tapparelli e via Ferreri. Quando abitava in questa casa Benedetta Chiarotti si fidanzò con Giuseppe Antonio Cottolengo. Con il matrimonio si trasferì a Bra dove nacque, primogenito di dodici tra fratelli e sorelle, il nostro Giuseppe Benedetto. La famiglia dei genitori continuò invece la propria esistenza in Savigliano, destinando alla propria residenza numerose e diverse abitazioni, la maggior parte delle quali sempre all'interno dell'antico circuito murario.

luigi botta

©

Torna a casa