dal Notiziario di Crevalcore - dicembre 2000
     pubblicazione trimestrale del Comune di Crevalcore

Prima e dopo il "caso" centrale elettrica

Cronaca di un no motivato
e qualche considerazione per il futuro

Novello Lodi

Sindaco di Crevalcore

Centrale elettrica. Il nodo è stato sciolto, almeno per quanto riguarda il dilemma sì o no. Ora, a bocce ferme, possiamo mettere in fila i fatti di questi ultimi mesi e trarre qualche utile criterio per il futuro. 11 tema, se è stato allontanato dalle nostre case, non può dirsi espulso dal nostro orizzonte. Con esso, prima o poi saremo chiamati ancora a fare i conti.

Marzo 2000: la società Americana Southern Company chiede al Comune di Crevalcore il "gradimento" per costruire una centrale elettrica nella zona Beni

Comunali. Non è la richiesta per aprire un passo carraio o un chiosco per gelati.

La recente liberalizzazione dell’energia elettrica dà la facoltà di costruire una centrale a chiunque ne possieda la capacità tecnologica e finanziaria, previo "gradimento" della comunità che deve accogliere l’impianto. E, dato che ormai l’orizzonte è globale, si fanno avanti gli americani, che dal mappamondo scelgono la zona Beni Comunali.

Siamo presi alla sprovvista, ammettiamolo pure. Non ci sono precedenti, non c’è uno straccio di normativa, non ci sono piani regionali. Le istituzioni sono ancora indietro. Al Comune di Crevalcore tocca la "patata bollente", a lui tocca dare una risposta. Il nostro comportamento, per addivenire a una decisione meditata, è semplice e lineare. Sul piano del metodo: fare della questione un problema di tutta la collettività, allargandolo di cerchio in cerchio all’area dei comuni limitrofi, alle due province di Bologna e di Modena e infine alla Regione. Sul piano dei contenuti: acquisire tutti gli elementi di conoscenza per valutare l’impatto ambientale, paesaggistico, sociale, economico che un simile insediamento comporterebbe sul nostro territorio.

Si tratta di aspetti intrecciati, che vengono affrontati da un "tavolo" permanente, intorno al quale si siedono tecnici e amministratori di tutti i gruppi politici e di tutti i livelli amministrativi, dal municipio alla Regione, senza trascurare i vicini enti locali del modenese. A questo tavolo è stata invitata, per rispondere a molte domande, la stessa Southern Company. Inoltre, due assemblee aperte a tutta la popolazione la prima a maggio la seconda a settembre s’incaricano di tenere aperto un canale d’ascolto con tutti i cittadini.

Si è trattato di un vero e proprio percorso democratico, tecnico e politico insieme, per supplire all’assenza di un itinerario precostituito. E alla fine, la risposta è stata no. No all’insediamento presso Beni Comunali per incompatibilità con gli indirizzi del piano regolatore e per un gigantismo industriale che stravolgerebbe la zona fino a proiettare la sua ombra sul vicino capoluogo. E no ad altre aree del territorio comunale per l’insufficienza delle risposte fornite dalla società americana alle domande da noi avanzate circa le ripercussioni sull’ambiente.

Così il dilemma è stato sciolto. Ciò vuol dire che possiamo tornare a riposare sulle nostre certezze? Che il nostro senso di responsabilità ambientale è un’Arcadia chiusa e soddisfatta?

No. Dovremo ancora misurarci con questo problema. La questione energetica che vede il nostro Paese in deficit di produzione rispetto al fabbisogno nazionale turberà ancora i nostri sonni. Continueremo ad occuparci di questi argomenti su un orizzonte più vasto del nostro Comune. Intanto però le istituzioni hanno cominciato ad attrezzarsi. La Regione sta predisponendo un piano energetico al quale partecipano, in modo coordinato, gli enti locali dell’Emilia Romagna: servirà per capire se e dove il territorio è in grado di sostenere impianti di queste caratteristiche.

Noi faremo la nostra parte. Senza preconcetti, cercando di tenere sempre come bussola l’interesse comune.