LA PROVINCIA PAVESE  (11 febbraio 2001)
Un sì condizionato alla centrale
Sannazzaro, ieri ufficializzate le richieste del Comune all'Eni
Petizione promossa da Legambiente per bloccare i piani
Paolo Calvi
SANNAZZARO. Il parere del consiglio comunale sul progetto per la centrale termo-elettrica dell'Enipower è di «accettazione condizionata», un giudizio consultivo, ma di importante valenza politica. La lunga discussione di ieri pomeriggio ha sviscerato gli aspetti del problema (ambientale, industriale, sociale) giungendo ad una conclusione che se, da una parte ha ufficializzato i contenuti delle richieste nei confronti dell'Eni, dall'altra ha dimostrato come ininfluente può essere il ruolo dell'ente locale.
Ininfluente di fronte ad una procedura che la stessa Regione ha definito «non di sua pertinenza» rimandando il tutto in sede ministeriale dove, a quanto pare, i giochi sembrano già fatti.
Da qui l'impegno della maggioranza a promuovere un documento di richieste migliorative del progetto di base ed anche il modo costruttivo, fuori dagli schieramenti politici, dei due rappresentanti di minoranza Gianna Riva ed Ernesto Ardenti ad implementare il ventaglio di osservazioni che il sindaco Michele De Battista, martedì prossimo, sarà chiamato ad esporre nell'ambito della conferenza dei servizi promossa dalla Regione. E' invece mancato il previsto presidio degli ambientalisti fuori il municipio: solo il presidente del Circolo di Legambiente, Gaspare Amari, ha promosso tra il pubblico presente in aula una raccolta di firme a sostegno della petizione per il blocco dei progetti delle tre contemporanee centrali progettate a Sannazzaro e Ferrera, Casei Gerola e Voghera.
Il sindaco Debattista è stata esplicito nella sua illustrazione preliminare: «Quanto redatto in termini di osservazioni migliorative è da intendere quale condizione irrinunciabile per l'accettabilità del progetto. La centrale Enipower, per poter sorgere, deve offrire tutte le garanzie ambientali che ne consentano un sicuro inserimento sul territorio».
Il documento redatto dalla maggioranza prevede, tra l'altro, le richieste per l'innalzamento dei camini ad almeno 120 metri, un approfondito controllo sulle emissioni del nuovo impianto di «gassificazione» un bilancio dei consumi idrici sull'intero polo industriale, il recupero energetico attraverso il teleriscaldamento, il miglioramento della prevenzione sui rischi industriali e dei servizi viabilistici del territorio.
E sull'elettrodotto? L'assessore all'ecologia Giovanni Magnani è stato inamovibile: «Così come prospettato, l'elettrodotto comprometterebbe le possibili espansioni urbanistiche di alcuni comuni. Chiediamo pertanto lo spostamento della linea a sud dell'abitato e soprattutto vogliamo la garanzia dell'assenza di inquinamento elettromagnetico». In materia di modalità di partecipazione dell'amministrazione comunale nella gestione nel tempo dei nuovi impianti, il documento comunale prevede poi la creazione di un organismo pubblico di controllo con le più varie competenze tecniche.
Un solo rammarico constatato da Gianna Riva: «Di fronte all'assenza del ruolo istituzionale della Regione, quale organismo potrà garantire nel tempo il nostro Comune circa l'osservanza di queste richieste?».
Una domanda destinata ad alimentare in futuro nuove discussioni.

WWF e Legambiente $sul Piano energetico
Articolo
GAZZETTA DI PARMA  (13 febbraio 2001)
Il Comune si appresta a varare il Piano energetico, previsto da una legge nazionale del 1991, e le associazioni ambientaliste Legambiente e Wwf intervengono per dire la loro sul documento che dovrà dettare le linee guida in materia di approvvigionamento e consumo energetico a Parma nei prossimi anni.
Il giudizio, pur fra alcuni apprezzamenti, è sostanzialmente scettico. «Riconosciamo che con questo piano vengono fatti importanti passi avanti - ha spiegato il presidente di Legambiente di Parma, Fabio Faccini - ma permangono ancora perplessità anche su questioni di fondo».
Il riferimento è allo «sforzo ancora troppo ridotto a favore delle fonti di energia rinnovabili, a vantaggio ancora una volta delle fonti tradizionali non rinnovabili», cioè i combustibili.
In particolare, le associazioni ambientaliste rimproverano al Comune di puntare troppo sulla progettata centrale turbogas di cogenerazione nei confronti della quale avanzano un dubbio: «Appare legittima l'impressione - si legge nelle osservazioni presentate al piano energetico - che il vero scopo della costruzione della centrale sia la produzione e vendita di energia elettrica, mentre al teleriscaldamento sembra essere assegnato un ruolo residuale».
E Francesco Giusiano, docente di Fisica all'Università di Parma e membro del comitato scientifico di Legambiente, rileva come «sarebbe importante rendere chiaro nel piano energetico che anche se ora il contributo delle fonti rinnovabili è solo una piccola frazione del totale, la tendenza sarà sempre più quella di integrare e sviluppare questa risorsa». Insomma, il futuro è la produzione di energia «decentrata»: e la tecnologia, come ha ricordato Giusiano, è già ampiamente disponibile e applicabile, ad esempio, «rivestendo i tetti e le facciate degli edifici con coperture captanti (per l'energia solare, ndr)».
Nel piano non mancano, comunque, gli aspetti giudicati positivamente, come la previsione di un'Agenzia comunale per l'energia e la dotazione di impianti fotovoltaici in alcuni edifici comunali.
Ma non basta, anche perché, come ha ricordato il delegato del Wwf di Parma Paolo Casalini, «c'è il rischio che queste intenzioni rimangano solo sulla carta».
Interesse per le osservazioni di Legambiente e Wwf al piano energetico, è stato espresso dai consiglieri comunali di minoranza Luigi Gandolfi (Ds) e Marco Ablondi (gruppo comunista) e da Andrea Mozzarelli rappresentante di «Insieme per Parma».
f. ban.

 

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Sabato, 10 Febbraio 2001
CASTELMASSA
Spunta un'altra mega-centrale
Gli ecologisti si oppongono ad un nuovo impianto nel veronese

Gli ambientalisti altopolesani e i colleghi del mantovano non mollano. Le centrali Enel di Moglia e Ostiglia dovranno essere ambientalizzate, mentre si chiede un atteggiamento di trasparenza e condivisione agli enti rodigini, in primis l'amministrazione provinciale di Rovigo.
Mentre le associazioni altopolesane Lipu e Legambiente attendono i dati sulla qualità dell'aria, in possesso dell'assessore provinciale all'ambiente Pierluigi Valentini e dei sindaci della rivierasca, il coordinamento permanente che unisce le espressioni rodigine e le sezioni mantovane di Italia Nostra, Legambiente, Gant e Lipu sta combattendo un' altra lotta. A Gazzo Veronese, a pochi chilometri in linea d'aria da Melara e Ostiglia, dovrebbe essere costruita nei prossimi mesi una centrale elettrica da 800 megawatt, a due passi dalla riserva naturale europea "Oasi del busatello". Un'altro megaimpianto per la produzione di energia che si somma alle centrali di Ostiglia, Sermide, Castelmassa (la centrale di Cerestar), Polesine Camerini: un vasto bacino nel quale viene prodotto circa il 10 per cento dell'energia elettrica nazionale. Il comitato civico "Per Gazzo" si è affrettato a chiedere l'appoggio dei comitati ambientalisti polesani e mantovani che vantano un indefesso impegno per l'ambientalizzazione delle centrali Enel di Moglia e Ostiglia, e che hanno combattuto autofinanziandosi battaglie come quella contro l'insediamento della centrale a biomasse di Ficarolo.
L'amministrazione comunale di Gazzo ha votato una delibera, la 250 del luglio 2000, inerente proprio la localizzazione di questo impianto nel territorio comunale. «La gente - spiega Gianpaolo Boninsegna, esponente di Alleanza Nazionale in consiglio comunale - vuole che l'amministrazione comunale mostri volontà, revocando la delibera». Secondo il sindaco del Comune veronese, Fausto Fraccaroli, le proteste degli ambientalisti sarebbero "processi alle intenzioni" in quanto non vi sarebbe nulla di definitivo sulla centrale.
La notizia di un nuovo insediamento per la produzione di energia ha esasperato le popolazioni altopolesani e del Destra Secchia, desiderose di conoscere al più presto l'impatto dei mega impianti di Moglia e Ostiglia.
Annalisa Boschini

 

L'Eco del Chisone - numero 38 - 05 ottobre 2000
Trattative in corso da mesi con una multinazionale americana
A CUMIANA UNA CENTRALE TERMOELETTRICA A GAS
CUMIANA - Sarà costruita a Cumiana, nelle vicinanze della cascina Cascinassa ai confini con Piossasco, una centrale termoelettrica da 400 mega watt alimentata a gas? Una multinazionale americana da alcuni mesi sta lavorando per concretizzare questa ipotesi e ha già preso da tempo contatti sia con l’Amministrazione di Piossasco, sia con l’Acea di Pinerolo perchè Cumiana fa parte del Consorzio e sia - recentemente - con la Giunta di Piossasco. L’investimento dovrebbe superare i 100 miliardi.
Una centrale da 400 mega watt produce in un’ora una potenza pari a 133.333 volte quella di un’utenza domestica. Il progetto dell’americana Foster Wheller con sede a Corsico (Milano) è già abbastanza delineato: infatti è stato già incaricato il geom. Giorgio Maletto di Cumiana per contattare in veste di intermediario i proprietari dei terreni e acquistarli per conto della Foster Wheller. La superficie interessata raggiunge i 50/55.000 metri quadrati, di cui circa 10.000 saranno coperti. In questo stabilimento si costruirà il “nucleo di combustione” e i silos di raffreddamento. Dice Maletto: "La centrale sarà “mascherata” con alberature e verde, si vedrà solo la torre dei fumi prodotti dalla combustione del gas. Si noterà appena passando dalla Statale dei Laghi". La ciminiera è prevista con gli specchietti fotoelettrici che si colorano della stessa tonalità del cielo.
Servizio completo in pag. Pedemontana

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Sabato, 27 Gennaio 2001
Puiatti (Verdi) «Energia? Da vendere»

Udine
Altro che rischio di sottoproduzione! Nel 2005 la nostra regione potrà esportare energia elettrica , «anche senza l'ok (il parere favorevole della Giunta regionale - che sarà trasmesso al ministero dell'Ambiente - è stato espresso l'altra sera) alla centrale Caffaro a Torviscosa». A sostenerlo è il consigliere regionale dei Verdi, Mario Puiatti che muove sia da recenti articoli di stampa che riportavano un deficit di produzione elettrica da aver comportato nel '99 il 37\% del fabbisogno, sia dalle richieste di insediamenti di centrali nella Bassa avanzate da diversi privati.
«Il '99 è un anno anomalo e non fa testo», sostiene Puiatti, che rileva come successivamente solo nell'area triestina siano partiti gli impianti di Servola (170 Mw), l'inceneritore di via Errera (5 Mw) ed altri minori, come quello presso l'Area di ricerca. Inoltre il processo di privatizzazione dell'Enel prevede la vendita della centrale di Monfalcone unitamente al progetto di potenziamento sino a 1.100 Mw di potenza e con la prescrizione dell'utilizzo del metano.
Per questo Puiatti chiede che la Giunta regionale illustri "nelle sedi ufficiali" (in primo luogo in Commissione) i numeri sui quali sta costruendo il Piano energetico regionale.

 

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Giovedì, 1 Febbraio 2001
«Il progetto dell'Enel di adeguamento ...

«Il progetto dell'Enel di adeguamento ambientale della Centrale Termoelettrica di Porto Tolle, in corso di esame presso gli uffici della Regione Veneto e che prevede l'utilizzo come combustibile della sostanza orimulsion non può essere approvato».
Lo affermano in una nota i consiglieri regionali Gianfranco Bettin (Verdi) e Pietrangelo Pettenò (Rifondazione comunista). I due consiglieri hanno presentato una interrogazione con la quale chiedono alla Giunta veneta di far rispettare le norme previste dalla Legge Regionale n.36/97 istitutiva del Parco Regionale del Delta del Po, e che all'articolo 30, comma 1, recita: «gli impianti di produzione di energia elettrica dovranno essere alimentati a gas, metano o ad altre fonti alternative di pari o minore impatto ambientale».
«L'orimulsion - affermano Bettin e Pettenò - è il ricavato dall'emulsione di bitume naturale (70\%) in acqua (30\%) la cui composizione chimica presenta un rilevante contenuto in metalli pesanti quali vanadio, nichel e mercurio ed un elevato tenore di zolfo, caratteristiche che lo rendono potenzialmente cancerogeno e pericoloso dal punto di vista ambientale e, quindi, non rientra tra quelle fonti alternative previste dalla legge regionale».
I due consiglieri vogliono, inoltre, sapere se la Giunta non ritenga necessario, alla luce di questa richiesta dell'Enel e del procedere del Progetto del Terminal gasifero dell'Edison, anch'esso in area Parco, aprire una riflessione complessiva sul futuro di questo territorio investendo il Consiglio Regionale, la Provincia e le amministrazioni locali della discussione in merito.

 

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Giovedì, 1 Febbraio 2001
MORTEGLIANO. La giunta ha espresso parere sfavorevole dopo la richiesta del ministero dell’Industria Hanno pesato le valutazioni negative di Comune e Ass: la centrale causerebbe rischi alla salute dei residenti
La Regione boccia l'inceneritore
Pietra tombale sul progetto che la Praedium Ecologica voleva realizzare nella zona artigianale
Mortegliano
Una pietra tombale sul progetto di un inceneritore, che la ditta Praedium Ecologica srl voleva realizzare nella zona artigianale di Mortegliano, è stata messa dalla giunta regionale.
Le prime richieste, allo scopo di ottenere l'autorizzazione per un impianto di smaltimento dei rifiuti speciali, furono avanzate dall'azienda di Pradamano nel '97. Lo stabilimento prevedeva una linea di incenerimento nei pressi della statale 353 tra gli abitati di Pozzuolo e di Mortegliano; la superficie occupata sarebbe stata di oltre 27mila metri quadrati, con un camino alto 40 metri e per una potenzialità di circa centomila tonnellate di rifiuti all'anno. Inoltre era previsto uno stabilimento "gemello" di stoccaggio dei materiali nella Ziu, in territorio di Cargnacco. Un progetto che sollevò numerose proteste delle comunità coinvolte e delle amministrazioni locali, tanto che venne bocciato.
La Praedium però ripresentò sempre lo stesso progetto, che prevedeva 50 miliardi di investimento, sotto un'altra forma: "impianto per la produzione di energia elettrica attraverso la termodistruzione di rifiuti". La richiesta, anzichè al Ministero dell'Ambiente, competente per gli inceneritori puri e semplici, fu passata al Ministero dell'Industria nel 1998 e questo, prima di prendere una decisione, ha richiesto il parere alla Regione Friuli-Venezia Giulia. Nella seduta del 19 gennaio la giunta ha così espresso "parere non favorevole alla costruzione ed esercizio di un impianto di produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili (RdF e TdF) della potenza di 10mila kW e termica di 35.800 kW". A sostegno della decisione che in pratica affossa ogni progetto del genere in quest'area, hanno contribuito i pareri altrettanto contrari non solo dell'amministrazione comunale di Mortegliano, ma anche della Direzione regionale dell'Ambiente, di quella per la Pianificazione territoriale e dell'Azienda sanitaria "Medio Friuli". Quest'ultima ha evidenziato in particolare come sia palesemente legato questo tipo di produzione energetica con il trattamento di rifiuti, e per tanto subordinato al rilascio della Valutazione di impatto ambientale. Come sia inoltre incompatibile la centrale progettata dalla Praedium con la zona artigianale e industriale, così come è concepita dal piano urbanistico del Comune di Mortegliano. Quali infine siano i rischi per la salute dei residenti nella zona visto che simili impianti emettono dosi eccessive, e per tanto potenzialmente pericolose, di diossine e furani.
In questo modo si chiude definitivamente una vicenda che aveva creato molte preoccupazioni tra gli abitanti, costituitisi in comitati spontanei che avviarono anche una raccolta di firme che in pochi giorni raccolse quattromile adesioni.
Rossano Cattivello

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Giovedì, 2 Febbraio 2001
SANTO STEFANO. La centrale a biomasse produrrà energia senza inquinare
Santo Stefano
Il gradimento della proposta per la realizzazione della centrale a biomasse, almeno in questi ultimi giorni, dopo le delucidazioni di lunedì scorso, sembra essere in salita. Le spiegazioni e le assicurazioni date sull'impianto, che sarebbe di tutt'altra cognizione di quello di Ospitale che produce, fra l'altro, energia elettrica , hanno convinto più di quanto lo avessero fatto all'inizio, nel 1999. La struttura da realizzare in Comelico non produrrebbe, infatti, alcuna emissione nell'atmosfera di sostanze inquinanti, poiché appositi filtri convoglierebbero i resti in contenitori scaricabili, un paio di volte all'anno, come "materiale speciale". Dal camino, simile a quelli che abitualmente sono situati sui nostri tetti, addirittura non si vedrebbe fuoriuscire nemmeno il fumo di una sigaretta. Per portare prove concrete, registrate in un filmato, il vicesindaco di Santo Stefano, Ezio Alfaré Lovo, accompagnato da un assessore e da un consigliere, recentemente si è recato persino a Cavalese, dove una centrale con un volume doppio (l'impianto di Santo Stefano si svilupperebbe su 3mila metri inclusa l'area di stoccaggio) è sorta nelle immediate vicinanze di una zona sportiva. Una conferma, quindi, che nel sito di Medola, individuato per l'impianto comeliano, possono coesistere sia la centrale che l'area sportiva oggetto del "Concorso Idee". In realtà, erano state vagliate anche altre località, poi via via scartate. Per esempio, a suo tempo, era stata presa in considerazione l'area nei pressi dei capitelli, sulla destra prima del centro abitato per chi giunge dal Centro Cadore, ma qui è prevista l'uscita del secondo tronco della galleria. Successivamente si era optato per la zona compresa fra il distributore "Esso" e il ponte, ma qui l'Amministrazione comunale sta trattando con i Vigili del fuoco per realizzare la caserma. Poi l'attenzione si era fermata nei pressi del Monaco Sport Hotel o tra Campolongo e Santo Stefano, in località "Pezzecucco", ma tali ipotesi erano state accantonate per i rilevanti problemi di viabilità. Dovrebbero, infatti, giungere all'anno 130/140 camion contenenti la materia bruciante.Yvonne Toscani