Per comprendere, in termini ampi, Soleri ed il
successo delle sue conferenze ed iniziative negli ambienti universitari
americani, conviene considerarlo uno dei profeti della do‑yourself utopia.[1]
Egli, ovviamente, protesterebbe (ed ha protestato) per questa interpretazione.
Ma si tratta di obbiezioni terminologiche più che sostanziali. Utopia per lui, etimologicamente, è il non luogo, cioè i sobborghi, o
l’abitato sterilmente immerso nella natura. Ma utopia, storicamente, è il
tentativo di fondare e conservare una società migliore, meglio organizzata,
dunque, più compatta, unitaria ideologicamente o per
mezzo di vincoli esterni, o interni, o con entrambi i mezzi. Ed il do‑your‑self,
già sottoprodotto della produzione industriale (cioè vendita di
prodotti standardizzati finiti solo a mezzo, allorché era più conveniente per
il fabbricante troncarne il processo), sta ora diventando una potente alternativa
morale, se non economica, alla società di massa ed al consumismo.
Tutto il mondo a domicilio con il “The Last Whole Earth Catalog”
Per rendersene conto basta sfogliare – e richiederà molto tempo –
il gigantesco ma economico catalogo della Fondazione Portola “The Last Whole
Earth Catalog” (cito dalla edizione primavera 1971[2],
relativo a libri, oggetti, architettura e loro parti, strumenti e tipi di vita,
da acquistare – se si vuole – per corrispondenza presso il grande magazzino
omonimo, “Whole Earth Catalog”, 558 Santa Cruz Avenue, Menlo Park, Ca 94025.
Siccome esso muove da idee di Buckminster Fuller (che Kahn
definisce un metafisico, opponendolo a Soleri che sarebbe prevalentemente un
poeta), i principali volumi teorici di questo architetto sono recensiti
all’inizio, e seguiti da altri libri sull’universo, specialmente sulle
galassie, sulle visioni della terra dai satelliti, da atlanti ecologici, da album
documentanti la degenerazione ambientale, o imponenti trasformazioni, da saggi
sui processi organici di crescita, o di antropologia, di futurologia, ecc.
Una piccola parte di questa rassegna di libri (centinaia) da comperare (costano
in media ciascuno sulle due‑tremila lire) è dedicato all’antico socialista,
già combattuto nel 1930 dai Marxisti, ora rivalutato dagli anarchici, Lewis Mumford.
Succede quindi una serie di manuali per la coltivazione
generica o specializzata di piccoli campi (il catalogo, che proprio per questo
ha avuto un enorme successo, pur avendo ricevuto una pubblicità quasi solo
orale, si rivolge infatti ad una delle più larghe fette del pubblico giovanile
e di mezza età americano, cioè ai vari milioni di persone ormai coinvolte, in
un modo o nell’altro, in una vita di comuni, e attenti lettori della stampa underground),
dando accurate recensioni di strumenti agricoli, indicazioni circa gl’insetti
benefici, listini di prezzi per economici trattori (sulle trecentomila lire), per serre di
gomma, di legno, in genere geodesiche, ed
elementari strutture architettoniche: ricordo
in proposito che la scuola di Fuller ha preparato dei facili manuali per la
costruzione di cupole geodesiche con
ogni qualità di materiale. Un lato assai interessante, specialmente per il
basso costo degli strumenti, è rappresentato dai proposti sistemi di
ventilazione, irrigazione, pompaggio, cellule solari per il riscaldamento,
scavo di pozzi, e di miniere. Per il trasporto sono venduti camion a circa un
milione, e buses a 300.000 lire (usati e con alcuni vetri dei finestrini
spezzati). In mezzo al discorso sulla natura da coltivare ‑ una utopia
che capovolge, paradossalmente, la funzione agricola antica ‑ è inclusa
una bibliografia ragionata ed illustrata di Soleri, anche se le sue costruzioni
per ora non si possono acquistare per pochi dollari, o farsele individualmente
al contrario di quelle di Fuller.
Soleri è accostato alla esemplificazione di una
architettura senza architetti, e, dall’altro versante, a Gaudì. Di riviste moderne è indicata solo, e forse
giustamente, Arcbitectural Design.
Più pagine sono dedicate alle cupole (anche in seguito al loro uso nelle
comuni, una delle quali, Drop City, ha vinto uno speciale premio
architettonico, ed è realizzato con tetti di macchine usate). Per chi volesse
comperare queste strutture già fatte o loro elementi, gl’indirizzi sono:
Futuro Corporation, 1900 Rittenhouse Square, Philadelphia, Pa, 1903; Tension Structures, Inc: 419 East Main
Street, Milan, Michigan, 48160
(una cupoletta
di circa 7 metri, montabile in tre ore, da trasportarsi in macchina, che costa
un milione netto); Dyna Domes, 22226 North 23rd Avenue, Phoenix Arizona, 85027, che fabbrica in legno
elementi da montarsi, al costo finale di 2 dollari al piede quadrato. Ma
moltissimi, ormai, definendosi carpentieri (anche se sono professori
universitari) si costruiscono case, diciamo, normali, con tutti i servizi, per
cui esistono parti, strumenti e manuali. Il catalogo che stiamo esaminando segue,
pertanto, con una discussione sul legno, sui tubi, sulle viti, sulle stufe, sui
mattoni, sui sacchetti di sabbia (economicissimi per costruire mura), sulle tende di
copertura (il nome qui fatto ovviamente è quello di Frei Otto, sugli “
inflatables “ (chi voglia può comperarli per corrispondenza, o affittarli
presso Arista Custom Tapes foot of Farm Road, Secaucus. New Jersey), sulla plastica (gli strumenti
necessari per spargerla si acquistano presso W. E. Mushet
Co. 725 Bryant Street, San Francisco, CA 94107) e se per caso
capitasse un disastro, basta chiamare l’Adhesive Engineering Company, 1411 Industrial
Road, San Carlos, California 94070, che riattacca tutto, anche ponti di
autostrada spezzati a metà. Stiamo dando questi riferimenti perché tutto
quanto sto esponendo non soltanto è usato, sperimentato, ma prodotto in serie.
A pag. 110 del catalogo c’è un lungo elenco di fornitori.
Per costruire è necessario, almeno empiricamente,
un progetto. Ecco quindi elencati manuali sulla progettazione, e sulla storia
della tecnica, specialmente di paesi extraeuropei, la cui esperienza non è
ancora stata sufficientemente analizzata ed esperimentata nel nostro mondo. Le
pagine che seguono sono un’inventiva rassegna anche del disegno industriale e
dell’artigianato (gli esempi dati di nodi e legamenti ne sono l’aspetto più
ludico), ed in una situazione così bene esemplificata ritorna il piacere di
farsi artigiani (fabbricando dalla pipa alla culla del neonato in vimini,
dalla casa alla città), è veramente difficile distinguere ciò che è lavoro da ciò che è divertimento. I
boccettoni per marmellate e conserve, ad esempio, sono diventati rarissimi,
una merce da importare in America a tonnellate. Naturalmente chi fosse capace
a farseli soffiando il vetro si risparmierebbe molte noie.
Basta anzi comperare il libro Creative Glass Blowing di James E. Hammesfahr e
Clair L. Strong. Il relativo forno è già in vendita a
395 dollari.
Un
tornio per ceramista costa ventimila lire. Fra le forme di artigianato più
diffuso è ora la tessitura, per cui si sono iniziati corsi regolari ad esempio
ad Harmony, Pa., ed a cui si dedicano specialmente
benestanti pensionati. Il telaio, assolutamente non meccanico, va costruito
sulla base dei manuali distribuiti dal Craft & Hobby Book Service, Box 626,
Pacific Grove, Ca 93950; bellissimi esemplari, fedele imitazione di quelli settecenteschi,
costano da 90 mila (riempiono una
stanza intera) a 115 mila lire.
Risolti i problemi privati (cultura, ricovero, artigianato),
restano quelli della convivenza. Le leggi secondo cui le comunità durano o si
distruggono sono già state accuratamente studiate; sono infatti indispensabili
una ferrea, ma volontaria, unità, adattamenti reciproci, compatibilità, ecc.,
ed integrazione completa.
Una delle più antiche colonie fondate in questo
secolo è Bruderhof, una
federazione di tre cittadine, nello Stato di New York, Pennsylvania e
Connecticut, annoverante 750 abitanti, iniziatasi in Germania nel 1920,
trasferitasi in USA nel 1954 dopo insediamenti provvisori in Inghilterra e nel
Paraguay. Per informazioni correnti (anche relative a territori dove
insediarsi gratis) si possono leggere le due riviste Modern Utopian,
trimestrale, edito da
Alternatives P.O. Drawer A., Diamond Heights Station, San Francisco, CA 94131;
o Alternate Society, mensile, pubblicato dalla Alternate
Society, 47 Riverside Dr., Welland, Ontario, Canada. Sono regolarmente
pubblicate liste di tutte le centinaia di comuni esistenti, e documenti sulla
loro vita. Sono anche numerosi i corsi universitari e le esercitazioni su
questi argomenti. La ragione principale d’interesse è stata espressa assai bene
dalla lapidaria definizione: “Una delle ragioni per cui noi promoviamo le
comuni è che non c’è posto migliore per fare volontariamente tutti i possibili
errori”. I manuali
elencati a questo punto dal nostro catalogo sono studi di sociologia e
psicologia di gruppo, ed i prodotti delle comuni sono distribuiti in modo
economicamente redditizio, tramite i negozi e magazzini diligentemente elencati
nel Directory of Community Market. Il prezzo
di vendita, pur mantenendo un certo profitto, è la metà di quello normale. Con
questi prodotti è possibile, anche, cucinare assai meglio, perché per principio
non sono refrigerati, ma freschi; non hanno il rischio di avvelenare a causa
dei concimi chimici, e soprattutto sono coltivati con pazienza ed amore. A
cucinarli s’impara con i vari libri, sulle cucine di ogni continente, elencati
nel nostro catalogo da pag. 198 in poi.
Ne cessiamo, a questo punto, la rassegna, invitando
a comperarlo, e a metterlo negli scaffali accanto a Rolling Stone, la rivista della nuova generazione, o all’inglese Friends (la quale
pubblica in puntate un analogo catalogo). Infatti i consigli su come partorire
senza rischi, i prezzi dei synthesizers musicali, dei videopapes, o degli
strumenti di psychocybernetica interessano tutti, e non solo gli associati
viventi in comuni.
Il lavoro volontario dei
gruppi e l’arte di costruirsi la città
Chiuso l’enorme catalogo in folio, con le sue 447
pagine, torniamo a Soleri. Egli afferma che il suo esperimento in Arizona non è
una città, ma lo studio per la ristrutturazione
futura della città; ed una recentissima proposta, che speriamo si
realizzi, è infatti venuta da amici di Chicago, che vorrebbero vedere sorgere
una sua architettura ecologica al posto di uno dei vasti geometrizzanti quartieri
decaduti a ghetto. Il concetto di miniaturizzazione è infatti l’opposto
dell’isolamento arcadico: ma resta analogamente ancorato a
valori umani, implica, infatti, una intensissima frequentazione civile, quale
abbiamo con sorpresa constatato in questi giorni a Roma nelle zone fra Piazza
di Spagna e Via del Corso completamente chiuse al traffico. La dimensione
delle strutture portanti, di servizio, concepita dal Soleri è sul piano degli
ultimi grattacieli di trecento metri (che diventeranno nel prossimo decennio
la misura standard dell’habitat
urbano). Tuttavia il fatto essenziale, almeno per ora, è che in Arizona, come il Ricci
fece con più esplicite implicazioni politiche in Florida, la città sorge per
mezzo di lavoro collettivo, volontario, animato da un entusiasmo che è quasi
religioso.
Come è noto, all’inizio si trattava di pochi idealisti,
ma progressivamente i gruppi si sono accresciuti (il processo è maturato in
pochi mesi), cosicché ora sono centinaia gli studenti che si susseguono,
dando all’impresa la caratteristica d’un vero e proprio term[3]
universitario. Alcune università, assai intelligentemente, considerano tale
periodo di frequenza scolastica, e danno “crediti”, cioè punti per la laurea,
come se si trattasse d’un corso normale. Il fascino sta nel lavoro di gruppo,
nel mito della creazione d’una città, nella possibilità di fare una durissima
esperienza di lavoro diretto, non solo dirigendo un cantiere, ma percorrendone
le fasi operative come maestranza. Lasciatemi tradurre l’inizio del programma,
pianificato per una lenta realizzazione in un decennio. Per ora sono state costruite
le basi dei grossi piloni, una grossa abside, elementi per assicurare il
soggiorno agli studenti, ecc.
Arcosanti di
Soleri ovvero i pionieri nel deserto
“ARCOSANTI, 4 Agua Fria Mayer, Arizona
“
Regole per la domanda di ammissione al workshop. Informazioni.
1972.
Si prega di leggere accuratamente.
“Il programma Arcosanti è l’esecuzione,
in fasi successive, del progetto Arcosanti nell’Arizona centrale. Questo
consiste in una struttura in cemento ed acciaio che dovrà ospitare, una volta
ultimata, circa 3.000 persone. La struttura, concepita e progettata da Paolo
Soleri, sarà il risultato di lunghi anni di lavoro e dedizione.
Come partecipante, lei accetta implicitamente per il
periodo della sua presenza l’autorità e le decisioni della Fondazione. E’
importante comprendere che il grado di autorità e comando sarà proporzionale
al grado di responsabilità assunto ed alla intensità della partecipazione al
programma. Conoscenza, abilità, energia, convinzione e tempo sono
gl’ingredienti della partecipazione, cioè le credenziali per la responsabilità
e l’autorità.
Lei non troverà una città in cui lavorare, né una
società di cui divenir membro. I partecipanti sono pionieri nel deserto. L’idea
guida sarà la convinzione che il dilemma urbano può essere affrontato positivamente,
in modo ottimistico, e con misure radicali. Lei deve tuttavia comprendere che
fino a quando il nuovo tipo urbano sarà definito solo concettualmente, e non costruito concretamente, la sua benefica
azione non potrà né esistere né essere gioita.
Il fine principale del workshop sarà realizzato fra dieci anni. Il dogma
centrale dell’arcologia è che la città è uno strumento necessario per la evoluzione
dell’uomo. Lei
pertanto, lavora per qualcosa che si realizzerà solo se sarà fatto un sufficiente
sforzo per costruirla (situazione pioneristica). Quindi:
1. Il workshop non costruisce una comunità. Costruisce
una struttura che alla fine ospiterà una comunità.
2. Il workshop non è una classe. E’ una esperienza di
costruzione. S’impara facendo, ma ci saranno uno o due seminarí per settimana,
d’implicazione arcologica. Speriamo che lei parteciperà attivamente alle
discussioni.
3. Un lavoro di tipo sociale
non fa parte del workshop, ed è solo contingente al suo successo. Iniziative
“sociali” dovranno originare dai partecipanti e saranno bene accolte, purché
non interferiscano con le attività di costruzione.
4. L’intensità dell’esperienza dipenderà
moltissimo dalla sua capacità di adattamento alle condizioni di ambiente e di
lavoro.
5. Lei spenderà i primi tre
giorni familiarizzandosi con la Fondazione Cosanti, al numero 6433 di
Doubletree Road, Scottsdale,
e ad Arcosanti, con il suo concetto arcologico, con le attività in corso, con
gli strumenti, le macchine e le tecniche usate. Nei successivi 27 giorni, lei lavorerà
7 ore e mezza al giorno. L’ora d’inizio e il programma varieranno secondo la
stagione e le strutture in esecuzione.
6. Cerchi di essere all’indirizzo
di Doubletree Road il lunedi mattino in cui inizia il periodo di
workshop.
Dobbiamo ripeterlo: Lei viene ad un cantiere per
partecipare alla costruzione di Arcosanti. Questa resta il fondamentale scopo
del workshop “.
Pochi commenti. L’iscrizione, adeguata alle tasse
di ammissione ai corsi universitari, costa singolarmente 270 dollari, più 66
dollari di spese per vitto e cucina. Ma, quando il 10 per cento della città
sarà eseguito, i partecipanti avranno diritto di insediarvisi. La diffidenza
verso lavori sociali (cioè politici), e verso un tipo di comunità anarchico
nel peggior senso, sono specialmente dovuti a ragioni pratiche ed alla
necessità di mantenere un buon vicinato con le prossime comunità tradizionali
ed alla severità di vita delle comuni. Invece, l’insistenza sulla necessità di
costruire, prima, e di sperimentare poi (insistenza logicamente ovvia, ma
psicologicamente corretta) dipende dal concetto di Soleri che la funzione
seguirebbe la forma, e non viceversa; dalla imprevedibilità dei processi organici e
culturali, del valore mistico, come corpo vivente, attribuito alla città.
I cantieri delle comuni e la
“reverence for
life”
Ci sono numerosi punti di contatto fra il mondo culturale
ed economico delle comuni, e le anticose
di Soleri. Il farlo da sé è un cardine
essenziale. Secondo punto è di far le cose bene, e con amore. Terzo di farlo
in gruppo, con la soddisfazione soltanto del fare, e senza ipoteche per il
futuro. Quarto è la riverenza per la natura, che queste macrostrutture
lasciano intatta attorno.
Sì, la scala di Soleri è gigantesca; il suo sogno urbano
(come d’altronde quello parallelo di Ricci, per far solo esempi di architetti
nostri, paradossalmente spinti dall’esilio a rinnovare il tipo di città nato
dalle utopie socialiste dell’Ottocento, dedite alla villetta unifamiliare) è congestionato e frastornante.
Ma è commovente vedere che almeno in una delle nuove città, Reston, in
Virginia, c’è folla, animazione per le strade e soprattutto nella piacevole
piazzetta sul lago. Secondo Soleri è questo affollamento che dà alla città una
funzione irripetibile e insostituibile.
“The portent is to make the whole animal (the city) with its physiological and technological instruments and with its leaves growing amply up there, into
a pandemonium, a quivering, of grace, serenity, fire, joy, reverence, excitation,
consciousness, expaction”. Ed una sola legge è valida, per mantenere equilibrio: il rispetto
per ciò che è vivo. O meglio in inglese “reverence for life”.
Questa è forse la nuova aspirazione, un po’ romantica, stupita,
illogica, contemplativa, che gli architetti visionari
d’oggi, e le comuni stanno reintroducendo,
sommessamente, entro tutti noi.
Eugenio Battisti
Originalmente
pubblicato in:
Bollettino degli Ingegneri, Organo ufficiale del Collegio degli Ingegneri di Firenze e Toscana, n.1, 1972, pp. 23-27.
[1] Ho il dovere di ricordare
gli amici cui devo informazioni relative ai problemi su discussi: anzitutto i
miei allievi del corso sull’utopia, durante l’autunno 1971, Soleri,
Kahn che hanno dato
seminari entro tale corso, l’Institute for the Arts and the Humanities, ed il
Dipartimento di Architettura che ha creativamente collaborato a realizzare
questi incontri. Il titolo di queste pagine è suggerito da una ricerca di Mary
Ann Nitsche sul Whole
Earth Catalog
che discutiamo nel
testo.
[2] Mi baso anche su notizie
recuperate da Mary Ann Nitsche, e solo in parte incluse entro il catalogo
stesso, a pag. 435 e seguenti. Al 30 aprile 1971 esso era già un affare di
oltre duecento mila dollari. L’appoggio venne da Dick Raymond, già ricercatore
allo Stanford Institute, e fondatore del Portola Institute, posto dove far
germogliare nuove idee, specialmente riguardo all’educazione. L’idea è invece
di Stuart Brand, ed il lavoro di compilazione del catalogo, inizialmente
privato, poi divenuto collettivo, con una vasta collaborazione retribuita, durò
tre anni. Un contributo essenziale è venuto da un viaggio compiuto in un
camioncino, attraverso le comuni della California, cercando di soddisfare i
bisogni propri di questa larga società specializzata. Il successo è stato tale
da rischiare di far tassare la Fondazione Portola come impresa commerciale. Di
qui forse la decisione di cessare la pubblicazione di ristampe aggiornata da più recenti
recensioni ai prodotti o ai loro rivenditori, con l’autunno del 1971. Analoghi
cataloghi sono stati allestiti, in imitazione, per il Canada e per
l’Inghilterra. Esserne possessori di almeno una copia dà uno strano senso di
orgoglio. Ho lanciato un terribile sguardo d’odio ad un signore che, sullo
stesso aereo, trasportava a mano (sarebbe difficile fare altrimenti) un’altra
copia. Ma fortunatamente, egli si fermò in Inghilterra.
[3] Semestre.