Breve e non convinto lamento sull’inevitabile digitalizzazione delle cose.

 

Eugenio Battisti

 

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Mi dicono che si sono già fatti esperimenti per trasmettere, via cavo, non informazioni, «ma cose»; cioè fasci di elettroni con relativo programma per ricostruire le loro aggregazioni; d'altra parte tutti questi mirabilia li abbiamo già visti ai tempi della nostra infanzia nelle illustrazioni coloratissime dei giornaletti, tipo il Cartoccino, oggi venerati, raccolti nei musei, ma forse poco studiati come profezie. Gli effetti strepitosi della vernice contro la gravità, da spalmarsi sotto le scarpe, in modo da eliminare macchine ed aerei, chi li ha dimenticati? quand'è che verranno messi in funzione?

Che cosa ha a che fare, tutto ciò, con le cose e le immagini? Ahimè, moltissimo. Infatti il processo di smaterializzazione, condotto dall'arte contemporanea e su cui esiste ormai una bibliografia critica cospicua, dopo l'arte concettuale che sembrava costituirne una punta estrema, è continuato al di sotto dei revival figurativo e narrativo, ambiguamente librato fra simbolismo, espressionismo e fumetti, che riempie di nuovo le case di quadri da appendere in salotto. E’ passato in mano dei tecnici, ma si badi: tecnici pericolosi, sperimentatori di nuovi sistemi TV, che hanno portato ultimamente ai grandi panorami circolari animati da ologrammi, programmatori ad altissimo livello, che dopo aver incominciato ad eliminare le biblioteche per sostituirle con banche dati stanno ora saggiando le possibilità (ancora imprevedibili) connesse con la digitalizzazione delle immagini e delle strutture pluridimensionali; ragazzi che si sono abituati a giocare di fronte ad uno schermo, invece che con giocattoli meccanici o di plastica. Il prossimo passo sarà inevitabilmente una serie di macchine utensili invisibili che agiranno tramite forze di cui sarà negata del tutto all'uomo la percezione, e di cui vedremo solo gli effetti. Macchine che sostituiranno, anche nella mitologia collettiva, gli angioli. Molto presto, anche, scomparirà del tutto il rumore, appena si produrranno a basso costo gli apparecchi già usati per le grandi macchine che lo annullano mediante interferenze di onde sonore. L'elettricità, dominando tutta da sola, ricavata dal sole o anche solo da un lieve barlume, diventerà di nuovo, come ai suoi inizi, pura magia.

Essendo questo il contesto delle prossime settimane, la giustapposizione dei termini: cose e immagini, non può essere intesa, a mio parere, né come antitesi, né come coppia parallela ma come compiuta identità: l'immagine sarà la cosa e la sostituirà: non ci saranno più attori, ma il loro doppio olografico e televisivo, inesistente e convincente, costruito con lavoro snervante mediante rotazioni avanti e indietro di un videodisco, ricavato da filmati che ritraggono un uomo o una donna in tutti i loro atteggiamenti possibili. E questo repertorio sarà montato a volontà, ricavandolo da una apposita banca dati nel momento della performance, che ovviamente sarà programmata mediante una tastiera o più semplicemente mediante un comando ad alta voce.

 

 

Non avremo in questa forma Carmelo Bene, ma il suo successore generazionale. Per assurdo, sulla base degli esperimenti condotti dal MIT, in tale modo saranno programmati anche i grandi incontri politici fra oriente ed occidente. E non c'è speranza che ciò non accada. Lo si è visto, senza che si potesse resistere, durante le grandi consultazioni elettorali, i cui risultati non sono stati più consegnati alla storia dai voti, ma dai polls. Si è giunti al punto di celebrare l'elezione d'un presidente americano prima che gli elettori andassero a votare nella parte ovest del paese; e gli errori sono talmente minimi da rendere inutili gli spogli delle schede, anzi. viene il sospetto addirittura che proprio per le incongruenze con le previsioni si siano potuto scoprire in qualche caso brogli elettorali, mentre questi avvenivano. La stessa nostra biografia umana e sociale è ridotta ad una serie di numeri: ricavabili dalle carte di credito, dalle cartelle delle tasse, dalle statistiche dei consumi, dalle previsioni compiute fin dall'inizio del nostro ciclo lavorativo sulla nostra presumibile data di morte dalle società di assicurazione. Il corpo, di cui si sa a menadito capacità di resistenza e performance, usi e bisogni, specialmente superflui ed indotti, è anch'esso ridotto a indici digitalizzabili: si canta e ci si allena controllandosi su dei monitor, e tutta l'ultima storia è scritta su supporti smaterializzati, come il videotape, la registrazione su nastro, quando addirittura non si consuma e si annulla in una telefonata. Poveracci gli archivisti del futuro, a ricostruire tracce magnetiche vaghe, piene di rumori di fondo o di silenzi. Ed il mondo esterno che frequentiamo, anch'esso è pura immagine giacché lo conosciamo o lo memorizziamo non sulla base della fatica fisica per dominarlo, ma attraverso diapositive, documentari televisivi, libri a colori, depliant turistici. In realtà noi ne deleghiamo sempre di più la conoscenza ad occhi artificiali e meccanici, che ci portano in foreste inesistenti, in quanto solo parzialmente conservate o del tutto rifatte, in architetture e città arbitrariamente restaurate sulla base delle mode correnti, per costruire là dove lo si desidera un passato istantaneo, in pseudo-società primitive dai comportamenti censurati in modo da rendere irriconoscibili le motivazioni ed emozioni di base. Certo è qualcosa di più complesso, anche se naïf, della nostra socialità svolta solo più via cavo, e prossimamente codificata in linguaggio Ascii. Il bisticcio domestico, il delitto sentimentale, l'aggressione senza ragione, come la bora ed il ciclone (ingredienti che abbiamo subito assimilato esteticamente, cioè di nuovo a livello di immagine introducendoli in mille film del terrore), l'incidente di macchina o la morte per cancro (su cui le cronache cercano di sorvolare), sono gli ultimi guizzi di protesta di una natura che soleva essere sublime, indomabile, divina annichilando l'orgoglio dell'uomo. Sono ora topoi da schedare, se rivestono un certo grado di eccezionalità., nell'archivio fotografico di una grande agenzia di stampa. Così, c'è un'ultima parentesi lasciata ancora indenne ma fruita ahimè senza più senso di rischio, di gioia liberatoria, d'imbarazzo dopo: nonostante cosmetici, deodoranti, pomate o pillole antifecondative l'amore resta una cosa: sporca, umida, sudata, come ha da essere. Fino a quando?

 

Testo battuto con personal computer Epson PX8;

stampante: Epson FX 80; programma: Wordstar;

inviatoci dall'autore il 21-3-1985

 

Eugenio Battisti

Gran Bazaar, Giugno-luglio 1985

 

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