BOLLETTINO DI DIVULGAZIONE ASTRONOMICA - GENNAIO 1999

 

ATTIVITA` DEL GRUPPO

  Programma:
 

Gennaio 1999:
8: Videotape o diapositive a tema astronomico;
15: Osservazione (ritrovo in sede ore 20.00);
22: Assemblea annuale dei soci;
29: Conferenza "Luminosità e Magnitudine" di W. Girardin;
30: Cena sociale.
Febbraio 1999:
5: Videotape o diapositive a tema astronomico;
12: Osservazione (ritrovo in sede ore 20.00).

Le conferenze si terranno in sede dalle ore 20.45 e saranno liberamente accessibili al pubblico.

Il programma può essere variato senza preavviso. Per informazioni: ( 0445/529083.
 

AGENDA ASTRONOMICA

Gennaio 1999
 

gg.

Ora (TU)

Evento

2

02.50

Luna piena

3

13.00

Terra al perielio (0,98328 Unità Astronomiche)

3

23.25

Max dello sciame meteorico delle Quadrantidi (media di 121 meteore/ora nelle ultime 5 osservazioni)

9

14.22

Luna all’ultimo quarto

9

19.57

Luna a 2,7° a Nord di Marte (distanza dal Sole 86° a Ovest)

11

11.41

Luna all’apogeo (404.830 Km.)

17

15.46

Luna nuova

21

23.18

Luna 1°,8 a Sud di Giove (distanza dal Sole 54° ad Est)

24

19.15

Luna al primo quarto

26

21.25

Luna al perigeo (369.258 Km.)

31

16.07

Luna piena

Febbraio 1999
 

gg.

Ora (TU)

Evento

7

03.57

Luna 3°,1 a Nord di Marte (distanza dal Sole 103° a Ovest)

8

08.51

Luna all’apogeo (404.387 Km.)

8

11.58

Luna all’ultimo quarto

 

LEZIONI DI ASTRONOMIA

La misura del tempo

Nell’ambito astronomico il tempo è una grandezza di fondamentale importanza. La precisa locazione temporale degli eventi astronomici come eclissi, congiunzioni, occultazioni, opposizioni, elongazioni, transiti, passaggi al perielio, afelio, (solo per citarne alcuni), non avrebbero alcun senso (né pratico, né tantomeno scientifico) se non fossero collocati in un preciso sistema orario universalmente adottato dalla comunità scientifica.

Data la sua particolare natura immateriale, la misura del tempo non fu presa in grande considerazione scientifica fino alla formulazione, agli inizi del XX secolo, della Teoria della Relatività da parte di A. Einstein, nella quale occupa uno spazio di tutto rispetto al pari di altre grandezze fisiche (lunghezza, massa, temperatura , etc.).

I sistemi di misura del tempo sono molteplici, ed affidarsi ad uno piuttosto che ad un altro, dipende dall’uso che si deve farne e dalla precisione richiesta.

Per uso civile fino a poco tempo fa si usava il Tempo Locale Vero, contare cioè il tempo basandosi sul moto giornaliero del Sole con l’uso di meridiane ed orologi solari, ma, data la precarietà del sistema (moto apparente del Sole incostante durante l’anno e dipendenza dalla longitudine), venne sostituito dal Tempo Medio, ed infine, dopo la convenzione mondiale dei fusi orari, per noi europei fu dato inizio al Tempo Medio dell’Europa Centrale.

Per uso astronomico, la misura del tempo ha bisogno di una grande precisione, e contare il tempo per esempio in Tempo Locale Vero può creare una enorme confusione; per comprenderne il motivo faccio un esempio. Si calcola, per esempio, che la sera del 22/12/98 un asteroide raggiunga la luminosità massima e quindi si presti bene all’osservazione (sia dunque in opposizione). Interessati a questo evento siano un osservatore polacco, uno italiano ed uno portoghese. Tutti e tre si preparano a studiare il fenomeno ed a segnare l’ora precisa dell’evento in T.L.V.. Una volta ricavati e confrontati i dati dei tre osservatori si noterà che l’istante preciso del fenomeno sarà diverso per tutti e tre: l’osservatore polacco avrà segnato per esempio le ore 23:30, l’osservatore italiano le 22:30, ed infine quello portoghese avrà segnato l’evento alle ore 21:30. Per località intermedie si avranno avuti tempi intermedi. La spiegazione è da ricercare nel moto di rotazione della terra, ed è lo stesso motivo per il quale il Sole sorge ad ore differenti per località poste a longitudini differenti.

A questo punto appare chiara la necessità di affidarsi ad un computo del tempo che sia il più possibile costante e specialmente unico (adottato cioè da tutta la comunità scientifica astronomica). In astronomia si fa uso di due distinti sistemi orari: il primo (Tempo Universale) è adottato per calcolare e definire gli eventi astronomici in modo inconfutabile; il secondo (Tempo Siderale) è adottato per calcoli di posizione dei corpi celesti, dal T.S. si ricava una delle due coordinate necessarie per il puntamento degli oggetti celesti.

Il Tempo Universale (Universal Time in inglese) è definito come il Tempo Medio Locale dell’Osservatorio Astronomico di Greenwich (vicino a Londra), per il quale Osservatorio passa pure il meridiano zero, ovvero il riferimento per le longitudini terrestri. Il T.U. è lo stesso per tutto il pianeta, ma, senza una opportuna correzione dipendente dalla longitudine del luogo di osservazione, non corrisponderà mai all’ora letta sull’orologio (in T.M.E.C. per gli stati europei). Per osservare un evento previsto per una data ora in T.U., dovrò aggiungere (se mi trovo in una località verso Ovest rispetto a Greenwich), o togliere (se verso Est) un tempo dato dalla conversione della longitudine (solitamente in gradi) in unità di tempo, calcolo per nulla difficile se si considera che 15° di longitudine corrispondono ad 1 ora, e quindi 1° corrisponde a 4 minuti.

Vista l’importanza in astronomia ricoperta dal Tempo Siderale, ne ritengo utile una trattazione esclusiva, completa e specifica su un prossimo numero del Bollettino.

W.Girardin

I GRANDI TEMI DI ASTRONOMIA

VITA EXTRASOLARE

CAP. V – La ricerca e i progetti "SETI"

(1^ parte)

Fin dall’inizio degli anni ’60, diversi ricercatori per lo più americani, hanno intrapreso iniziative per la ricerca di intelligenze extraterrestri. Il mezzo usato è il radiotelescopio. Infatti, con l’attuale tecnologia astronautica il mezzo spaziale più veloce viaggia soltanto a circa 17 Km. al secondo, che rispetto ai 300.000 della luce è una velocità effimera.

Come abbiamo visto nel capitolo IV la distanza media tra 2 civiltà intelligenti sarebbe 630 anni luce circa. Il che rende impossibile ora, e improbabile per il futuro, la ricerca di civiltà aliene con i vettori spaziali. Oppure come già esposto in precedenza, potremo scoprire altri mondi abitati navigando su immense colonie autonome, ma se così deve essere la scoperta di vita aliena rimarrà nota solo ai coloni che probabilmente non rivedranno mai più la Terra una volta partiti.

Rimane però un altro sistema per scoprire altri mondi: le informazioni contenute nelle onde radio.

Dalla Terra, praticamente da quasi un secolo, sono state immesse nello spazio onde radio contenenti trasmissioni radiofoniche, segnali radar, ecc. e queste onde propagandosi alla velocità della luce hanno già percorso la distanza di 100 anni luce! Da questa considerazione è partita l’idea della ricerca radio: il mezzo più veloce (ed economico) per trovare eventuali altre civiltà.

Le frequenze usate per comunicazioni extraterrestri, anche dal punto di vista di altre civiltà, devono però essere soggette ad alcune restrizioni: non devono essere confuse o disturbate da emissioni radio naturali, come quelle provenienti da quasar, galassie, ecc., ma devono potersi riconoscere immediatamente come fonti artificiali. Per questo motivo la frequenza più idonea si pensa che sia compresa fra i 1420 e i 1665 MHz (lunghezza d’onda tra i 21 e i 18 cm.) e in questa gamma, considerando una larghezza per ogni canale di 10 Hz (la stessa che occorre per una normale trasmissione televisiva) abbiamo ben 24,5 milioni di canali da esaminare.

Di norma tutti i progetti di ricerca per la vita extraterrestre vengono identificati con la sigla SETI (Search for Extra Terrestrial Intelligence). La prima ricerca venne iniziata nel 1960 (progetto OZMA) e utiliz-zava un radiotele-scopio con antenna di 26 metri di diametro. Furono "ascoltate" 2 stelle distanti 11 anni luce alla frequenza di 1420 MHz per un totale di 300 ore, senza esito. L’ideatore del progetto, Frank Drake, continuò le sue ricerche nel 1964 dall’Armenia con un’antenna più grande e su più bersagli. Nel 1972 venne utilizzata un’antenna di 91 metri su 650 stelle. Un’altra ventina di progetti vennero iniziati e in parte abbandonati.

Un grosso problema è l’ascolto e l’interpretazione dei segnali in arrivo. Ad esempio oggi siamo in grado in un solo minuto di analizzare tanti canali quanti il progetto OZMA poteva analizzare in ben 190 anni!

E i progressi aumentano sia nella sensibilità degli strumenti (aumentata di oltre un fattore 1000) sia nella precisione che nella velocità di analisi dei canali in ascolto. Oggi infatti non solo si è potuta restringere la banda per canale (0,6 Hz) ma gli analizzatori sono passati da 8,4 milioni di canali degli anni ’80 agli oltre 160 milioni di canali analizzati in soli 1,7 secondi. Il nuovo strumento è chiamato SERENDIP IV ed è paragonato, come potenza, ad un supercomputer da 200 miliardi di operazioni al secondo. ……

Segue con una prossima uscita!

C.Negri

 

IL PERSONAGGIO

Giovanni Virgilio SCHIAPARELLI

Scienziato Italiano, nato a Savigliano (Cuneo) il 14 marzo 1835, Giovanni Virgilio Schiaparelli fu uno dei maggiori osservatori di Marte e di comete. 

Nel 1857 venne mandato a Berlino, da parte del governo piemontese, e successivamente all’Osservatorio dello Zar a Pulkovo. Dopo tre anni, complici gli incontri con noti astronomi, rimpatriò con l’esperienza dei più innovativi medoti astronomici e venne nominato astronomo dell’Osservatorio di Brera che trovò in un grave stato di abbandono.

Il primo successo fu quasi immediato: scoprì infatti l’asteroide poi chiamato "Hesperia". Ma il suo interesse era rivolto principalmente alle comete: studiò a fondo la forma delle loro code e mise in relazione i residui lasciati nello spazio con le cadute meteoriche. Capì che i nuclei delle comete non erano compatti ma solo agglomerati di materiale facilmente disgregabile.

Da studi approfonditi abbinò le meteore "Tauridi" con la cometa Encke, le "Leonidi con quella di Tempel e le "Perseidi" con la cometa del 1862.

Con questi successi Schiaparelli riuscì a dotare l’osservatorio di Brera di un nuovo rifrattore tedesco (Merz) di 22 cm. di diametro. Con tale strumento si dedicò all’osservazione di Marte fin dall’opposizione del 1877. Anche lui, erroneamente, credette di distinguere sulla superficie del pianeta i famosi canali descritti dall’americano Percival Lowell. Nel 1879 tracciò una mappa della superficie di Marte e diede nomi mitologici alle varie formazioni che aveva disegnato.

Continuò le osservazioni fino al 1890 poi ebbe a disposizione un nuovo telescopio con lente da 50 cm, uno dei migliori al mondo a quell’epoca. Col nuovo strumento osservò molte stelle doppie e la superficie di altri pianeti, cercando di determinarne il periodo di rotazione.

Curò inoltre delle ricerche sulla storia dell’Astronomia e celebre rimase quella sui precursori di Copernico.

Anche gli ultimi anni della sua vita furono interamente dedicati alle ricerche astronomiche.

Giovanni Virgilio Schiaparelli morì a Milano il 4 luglio 1910.

C.Negri

 

GUIDA ALLE COSTELLAZIONI

CANCRO (Cancer, Cancri, Cnc)

La costellazione zodiacale del Cancro (detta anche Gambero o Granchio) ha una estensione di 306 gradi quadrati e non è molto appariscente.

Tuttavia è facilmente rintracciabile in quanto l’oggetto più cospicuo della costellazione (l’ammasso aperto M44) si trova quasi esattamente a metà tra la stella b dei Gemelli e la a del Leone. Ed è proprio M44 ciò che merita attenzione: è infatti, dopo le Pleiadi, l’ammasso più luminoso ed è ben visibile ad occhio nudo in cieli bui e limpidi. La possibilità di vedere o meno tale oggetto era considerata, nell’antichità, come un barometro naturale.

L’ammasso è chiamato anche "Praesepe" o "Greppia" (in inglese anche Beehive "Alveare").

Nella costellazione trovano posto anche alcune stelle doppie. La più bella è zeta Cnc, un sistema multiplo molto famoso composto da tre stelle giallo-verdastre: due componenti più luminose (mag. 5,6 e 6,0) separate da soli 0",7 e una terza stella di mag. 6,2 separata da 5",9; dagli studi effettuati pare esista una quarta componente non rilevabile al telescopio. Citiamo anche la 24 Cnc, mag. 7,02 e 7,81 sep. 5",7. Poi la 22 Cnc mag. 6,3 e 6,32 sep. 5",2 entrambe di colore blu ed altre coppie interessanti tra le quali: ADS 6886, iota Cnc, 57 Cnc, 66 Cnc e ADS 7187.

Tra gli oggetti non stellari, spicca il già citato M44 (mag. 4,5) con un’età stimata in circa 700 milioni di anni e distante quasi 500 anni luce, è esteso ben 80 primi d’arco ed è composto da oltre 200 stelle. Fu osservato già da Galileo. Citiamo anche M67, altro ricco ammasso aperto posto a 9° a sud di M44. Esso è estero 15 primi ed ha una mag. globale di 7,4.

Un’unica galassia merita la nostra attenzione: la NGC 2775, di mag. 10,3 estesa circa 4’ con morfologia a spirale. E’ posta quasi al confine sud est della costellazione e la si può osservare discretamente con strumenti dell’ordine dei 20 cm. di diametro.

C.Negri

 


GRUPPO ASTROFILI DI SCHIO Bollettini 99

GRUPPO ASTROFILI DI SCHIO HomePage


Cocco Andrea - Maggio 2000 - Acocco@libero.it