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(Torino il 30.04.02)
Tutto in Algeria sembra andare male. Le ribellioni popolari si moltiplicano e si diffondono attraverso tutto il paese. Anche il grande Sud, che sembrava, fino ad oggi, risparmiato dalla febbre generale che tormenta il paese da anni ormai, aggiunge la sua voce al coro sempre più numerose delle voci di dissenso contro la politica suicida del governo e della giunta militare. El Golea e In-Salah, sono due città del profondo sud e queste due hanno conosciuto questi giorni delle proteste molto violente. I giovani, disperati di vivere in una delle zone petrolifere le più ricche del pianeta e di rimanere eternamente poveri, senza nessuna prospettiva di futuro, sono usciti nelle strade e hanno bruciato tutto. Queste sembrano essere solo le prime scintille che possono generare una scia di fuoco che può incendiare tutto il grande Sahara, dove è molto condivisa l’impressione di vivere in territorio occupato dalle multinazionali e dalla gente del nord e in cui non c ‘è niente per gli indigeni. Ma la rabbia (che non riguarda solo il Sud: ci sono tanti focolari sparsi attraverso tutto il territorio) non sembra convincere il governo a rinunciare ai suoi folli progetti totalitari e a lanciare un largo dibattito, franco, trasparente ed aperto a tutti. Esso continua a fare finta di niente e a sforzarsi ad organizzare le prossime elezioni legislative che rischiano veramente di essere esplosive. A fianco ai partiti della coalizione governativa (islamo-nazionalista) per partecipare alle elezioni, ci sono, all’eccezione (del Partito dei Lavoratori PT: estrema sinistra Trotskjsta) solo quei particeli che hanno gravitato attorno ai servizi segreti ed alla giunta militare, tutti i partiti d’opposizione si sono ritirati. Il derby si giocherà tra gli islamisti e la coalizione nazional-populista (RND-FLN) che si produrrà sicuramente a casa, come sempre, perché come sempre le elezioni saranno teleguidate. Nel frattempo, in Cabila,
la protesta continua senza mostrare nessun segno d’indebolimento. Le manifestazioni
sono quotidiane su tutto il territorio regionale. Il movimento cittadino
tiene e si organizza nonostante la repressione, e, nelle prigioni, i delegati
detenuti proseguono il loro sciopero della fame, contro la loro ingiusta
detenzione, che arriva al suo ottavo giorno. Ma continua anche la repressione
selvaggia e continuano le spedizioni punitive dei gendarmi contro i civili
disarmati, mentre l’integralismo armato si sta riorganizzando ed uccide
tutti i giorni.
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