|
I Masiri del Nordafrica sotto la pressione della politica araba
a cura di C.
Akli Kebaili
|
Loro stessi, ovviamente, si definiscono diversamente. "Imazighi" significa "uomini liberi". Precisamente, "Imazighi" é la forma plurale al maschile, la forma al femminile (plurale) sarebbe "Timazighe". La lingua dei Masiri é il "tamazight". Siccome i prefissi sono inconsueti ed il suono gutturale "gh" é difficile da pronunciare dagli italiani, si è convenuto a scrivere semplicemente "Masiri" e "lingua masira".
I Masiri sono gli indigeni del Nordafrica. Ci vivevano giá prima dell'epoca in cui i Fenici, a partire del 14° secolo a.C. cominciavano a colonizzare questa parte della costa del Mediterraneo. La terra dei Masiri viene anche denominata "Maghreb". Questa parola araba significa ovest. Dall'ottavo secolo in poi i conquistatori arabi consideravano il Nordafrica "l'ovest dell'Arabia". In questo secolo i governi degli "stati maghrebini", l'Algeria, il Marocco, la Tunisia, la Libia e la Mauretania hanno fondato un'organizzazione che si chiama "Unione degli Stati Arabi". Nonostante la presenza di Masiri in tutti questi stati, pare che per loro, a giudicare dalla scelta della denominazione geografico-politica, non ci sia posto. Per questo i Masiri chiamano il Nordafrica "Tamazgha", cioè terra dei Masiri.
Il numero dei Masiri, cioé delle persone che parlano il masiro come madrelingua, viene stimato con una cifra fra i 20 e 25 milioni. I governi nordafricani, di solito, li quantificano con numeri minori. La quota maggiore di Masiri sul totale della popolazione si registra nel Marocco, vale a dire il 50% circa. In Algeria i Masiri arrivano ad una quota fra il 25% e il 30%. Anche i Tuareg, che vivono nelle regioni desertiche dell'Algeria meridionale e della Libia meridionale, nel Mali, nel Niger ed nel Burkina Faso, sono Masiri.
I linguisti non concordano nella questione a quale gruppo linguistico sarebbe da assegnare la lingua masira. Alcuni affermano che si tratta di una lingua "afroasiatica" oppure "hamitosemitica"; altri invece la considerano una lingua indoeuropea come ad esempio il greco. Altri ancora sostengono di notare certe somiglianze con il basco, lingua altrettanto difficilmente classificabile. Infine, ci sono scienziati che hanno ormai rinunciato del tutto ad ogni classificazione del Masiro.
I Masiri hanno sviluppato una delle piú antiche scritture del mondo, il tifinar. Viene utilizzata soprattutto dai Tuareg. Nel Nord di Tamazgha invece, il tifinar é andato in gran parte perduto. Benchè ci siano sempre piú giovani disposti a scrivere nella loro madrelingua, si é imposto l'alfabeto latino.
Comunque, la lingua masira vive e si sviluppa soprattutto nella cultura
orale. Nelle zone rurali del Nordafrica la gente è molto comunicativa.
Quanto meno si legge, più si parla. Questa forma di comunicazione
ha molti vantaggi, bellezze e calore umano. Con l'andare del tempo il masiro
ha sviluppato un ricco patrimonio di linguaggio e di possibilità
espressive. Nell'amore ad esempio vengono usate come metafore molte parole
di animali e fiori per filosofare sui segreti della vita. Durante i secoli
anche racconti, poesie e canzoni venivano trasmesse oralmente. L'etnologo
e ricercatore africano Leo Frobenius ha ritenuto le fiabe masire come le
piú belle del mondo. Siccome i Masiri sono consapevoli del potere
delle parole, ognuno sta attento a quello che dice. Un detto dei Cabili,
dei Masiri dell'Algeria settentrionale, dice: "La parola é come
una pallottola: non torna". E un uomo del mio paese natale nella Cabilia
mi diceva: "Avessi solo un collo lungo come quello di un cammello! Le mie
parole avrebbero un cammino piú lungo per arrivare alla lingua e
potrei riflettere più a fondo!"
Benchè il mondo masiro sia pieno di vita, la lingua
masira oggi é minacciata. In Algeria, ad esempio, é in corso
una forte politica di arabizzazione, che non è diretta soltanto
contro la lingua francese, ormai malvisto.
Nel 1996 il regime militare ha proclamato per legge costituzionale
l'arabo unica lingua ufficiale. Scioperi e boicottaggio delle scuole in
Cabilia sono riusciti ad imporre che almeno in questa regione in alcune
scuole venga insegnato il masiro. Nel resto del paese si continua ad insegnare
l'arabo ed il francese. Siamo ancora lontani dal giorno in cui il masiro
sará utilizzato come lingua scritta e parlata.
Nessuna lingua é migliore delle altre, peró l'utilizzo
della propria lingua in tutti i settori pubblici é un diritto umano.
Per i Masiri il riconoscimento della loro lingua e cultura rimane il primo
passo verso una paritá di diritti negli stati del Nordafrica. Questa
dovrebbe articolarsi in tutta una serie di altri diritti culturali e politici
che i masiri rivendicano. Tre sono gli obbiettivi principali:
1) Un'autonomia culturale nell'ambito dell'attuale stato algerino.
Conditio sine qua non sarebbe la garanzia costituzionale per l'uso del
masiro accanto all'arabo. Di fronte alla resistenza dei panarabisti, ma
anche di tanti semplici arabofoni, sarebbe naturalmente irrealistico di
imporre a tutti gli algerini il masiro come lingua obbligatoria. Peró
a base regionale sarebbe senz'altro possibile stabilire il masiro nelle
scuole, nell'amministrazione e nei media.
2) L'istituzione di uno stato federale. In effetti, tutte le circostanze
che riguardano una struttura del genere, sono presenti nell'Algeria: paesaggi
tra di loro divisi (deserto e montagna), parecchie lingue e dialetti, diverse
tradizioni politiche etc.. Tuttavia, coloro che detengono il potere centrale,
finora non sono disposti a cedere il controllo diretto sulle regioni.
3) Un'autonomia politica per la Cabilia. A causa dell'inosservanza
testarda dei diritti democratici e delle barberie nel paese, preferiscono
oggi questa soluzione. L'isolazione della Cabilia includerebbe peró
il rischio di un declino. Siccome la regione non era stata comunque sviluppata,
i Cabili non hanno molto da perdere. Alcuni vorrebbero volentieri nutrirsi
solamente di fichi e olive come "ciacali", altri invece intravedono -ad
esempio nel turismo- la possibilitá di un nuovo benessere.
Dr. Akli Kebaili