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I Masiri e la loro battaglia per la libertà
SOMMARIO
 
  • Le comunità masire nell'Africa settentrionale.
  • Religione
  • La lingua masira
  • L'atteggiamento dell'Algeria nei confronti della minoranza masira.
  • Povertà, rivolte ed emigrazione in Cabilia.
  • L'affrancamento dalla Francia e la lotta per l'identità culturale.
  • Il Movimento culturale Berbero e la nascita dei partiti politici.
  • La guerra civile e la posizione masira

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    Bolzano, 14/2/2000

    Le comunità masire nell'Africa settentrionale.
    Il popolo masiro, comunemente noto come berbero, costituisce il gruppo autoctono che, prima dell'invasione araba, abitava le regioni del Magreb dall'Oceano Atlantico all'Egitto fino al Sahel. L'arrivo dei nuovi venuti comportò, nel corso dei secoli, un decremento della popolazione masira nelle aree da essa originariamente occupate e la sua conseguente relegazione in alcune isole geografiche sempre più ristrette e minacciate dall'arabizzazione incalzante promossa dai governi dei paesi nei quali i masiri vivono dispersi.
    Attualmente la maggioranza della popolazione masira è presente in Marocco ed in Algeria, ma gruppi meno consistenti sono presenti anche in Tunisia, Libia, Mauritania, Egitto (limitatamente all'oasi di Siwa), Burkina Faso, Mali e Niger. In queste ultime due nazioni il masiro è riconosciuto lingua ufficiale.
    Nonostante sia difficoltoso fornire cifre precise sulla consistenza numerica della comunità masira, possiamo stimare in circa 6.000.000 di individui (il 20% della popolazione) quella algerina, della quale i 2/3 sono concentrati in Cabilia nel nord del paese; tra i cinquecentomila ed un milione di abitanti, detti Scavi, sono invece stanziati sulle montagne di Aures mentre il gruppo dei M'zabiti conta oltre 100.000 elementi. Infine alcune decine di migliaia di masiri vivono sparsi tra Scenua e Djebel Bissa nell'Algeria settentrionale, nella zona a sud di Orano e nelle oasi di Uargla e Tuggurt.
    In Marocco vive invece la comunità più consistente formata da almeno 12.000.000 di individui, che arrivano a 18.000.000 a seconda delle stime, rappresentante tra il 40% ed il 60% dell'intera popolazione nazionale. Qui possiamo contare tre principali gruppi linguistici detti Rifis nel nord del paese, Tamazight nel Marocco centrale lo Scilico nella zone meridionali.
    Il terzo gruppo di una certa consistenza è quello dei Tuareg, detti Imajaghi in lingua masira, dispersi in diversi paesi del Sahel. In Niger la comunità conta 500.000 individui mentre in Mali varia tra 300.000 e 400.000. Gruppi di minor entità sono presenti in Algeria (20.000 ad Ahaggari ad Ajeri), in Libia (50.000 ad Ajer) ed in Burkina Faso (30.000 persone).
    Infine altri gruppi meno numerosi vivono sparsi in altri paesi africani. A Djerba ed in alcuni paesi della Tunisia meridionale risiedono circa 50.000 persone mentre sia in Mauritania che in Egitto sono presenti comunità che contano tra le 5.000 e le 10.000 persone. Nell'oasi di Siwa ed in Tripolitania, nelle zone di Zwarw e del Dschebel Nefussa, i gruppi masirofoni sopravvivono nonostante la dura repressione del governo.
    1) Localizzazione geografica delle principali comunità masire nell'Africa nord-occidentale.
    2) Un berbero Aït Atta del clan Uduruch, sul massiccio del Sarho nel cuore dell'Atlante.

    Religione
    Il popolo masiro dopo aver evitato la conversione al cristianesimo venne attratto dalla fede islamica e rapidamente convertito. Attualmente tutta la popolazione pratica questa religione ma non si è mai avvicinata alle forme estremistiche e fondamentaliste nate ovunque nel mondo dell'Islam, ma in particolare nel Magreb ed in Algeria.
     

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    La lingua masira
    Il termine di uso comune "berberi" deriva dal greco antico "barbaroi" e dal latino "barbarus" che significano estranei; inoltre in lingua araba il verbo "barbara" sta per mormorare o blaterare ma anche incivile e barbaro. Appare quindi chiaro che tale dizione sia ritenuta offensiva dagli stessi berberi che preferiscono appellarsi con i nomi Amazigh (pr.:amasir) o Tamazigh (pr.:tamasir) affermatisi come termini collettivi solo dopo il recente sviluppo di una concreta autocoscienza etnica.
    La classificazione della lingua in un determinato gruppo linguistico è tuttora irrisolta e dibattuta dagli studiosi. Alcuni affermano che si tratti di una lingua afroasiatica o Hamitosemitica mentre altri la considerano una di ceppo indoeuropeo. Addirittiura alcuni studiosi hanno ormai rinunciato ad una classificazione definitiva del masiro.
    L'alfabeto masiro, detto tifnagh, vanta una storia di 2500 anni poichè i documenti più antichi attestanti il suo utilizzo, scoperti nel Grande Atlante, risalgono al VII secolo a.C. Anticamente, ma anche in tempi più recenti, quest'alfabeto aveva funzioni simboliche e magico-religiose, e, presso i gruppi Tuareg, veniva utilizzato anche per la decorazione di oggetti e per la trasmissione di brevi messaggi.
    Nel recente passato anche la dominazione coloniale francese ha contribuito in maniera rilevante al degrado della cultura masira favorendo spesso l'arabizzazione dei territori masirofoni. Ciò fu dovuto alla politica imperialista francese da sempre centralista ed oppressiva anche nei confronti delle minoranze interne (bretoni, baschi, corsi ecc.).: l'atteggiamento inizialmente conciliante nei confronti della minoranza masira era dovuto infatti alla funzione antiaraba che essa poteva svolgere ma, successivamente, l'atteggiamento dei colonizzatori mutò radicalmente e non si ebbe mai una vera politica atta a favorire lo sviluppo della cultura masira; l'arabo divenne materia di studio obbligatoria mentre non si fece lo stesso per il masiro e neppure per quanto concerne la stampa si operò diversamente.
    La presa di coscienza etnica ed il frazionamento della popolazione masira dispersa in un'area vastissima rese necessaria l'individuazione di una caratteristica unificante per tutti i gruppi presenti nei paesi dell'Africa nord-occidentale. Nonostante questa enorme diaspora geografica abbia contribuito a frazionare la lingua masira in molte varietà dialettali, spesso incomprensibili tra loro, alcuni studiosi cabili, dalla metà degli anni sessanta, hanno tentato di fissare uno standard unificato scritto partendo proprio dal tifnagh ed individuando un vocabolario di base ed una grammatica comune a tutte le varietà esistenti.
    In Algeria non esistevano le premesse per un' adeguata attività culturale a sostegno della cultura e della lingua masira perciò, nel febbraio del 1967, venne fondata a Parigi l'Acadèmie berbére d'échange et de recherches culturelles  rinominata due anni più tardi Association Agraw Imazighen con lo scopo di diffondere l'uso tra gli emigrati masiri, ma anche tra quelli residenti in Africa, dell'alfabeto tifnagh attraverso il mensile Imazighen.
    Nello stesso periodo a Vincennes prese vita il Groupe d'Etudes Berbéres (GEB) che cominciò ad organizzare corsi di cultura berbera impegnandosi anche nella pubblicazione di libri, giornali e materiale didattico grazie anche all'editore Imedyazen.
    Successivamente l'apertura dell'università di Tizi-Ouzou creò un polo di aggregazione per tutte quelle associazioni e quegli studiosi impegnati sul fronte della difesa e della rivitalizzazione della cultura masira.
    La lingua scritta masira è stata però ufficialmente riconosciuta dal governo algerino solo per quanto riguarda la regione della Cabilia dove, almeno a livello di toponomastica, il suo uso è affiancato a quello degli alfabeti arabo e latino. Nel 1990 è stato aperto il Dipartimento di Lingua e Cultura Masira a Tizi-Ouzou, mentre nel 1991 avvene lo stesso all'università di Bedjaia.
    Inoltre, dopo l'entrata in vigore di una legge del 1996 che prevede l'utilizzo esclusivo dell'arabo quale unica lingua ufficiale, la vibrante protesta popolare e gli scioperi da essa scaturiti hanno ottenuto che, almeno in questa regione, in alcune scuole venga insegnato il masiro.Comunque la situazione attuale è ancora decisamente negativa e dovrà essere fatto molto per giungere al giusto riconoscimento della lingua, prima ed irrinunciabile tappa per la conquista dei diritti civili fondamentali che tuttora vengono negati ai masiri.
     

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    L'atteggiamento dell'Algeria nei confronti della minoranza masira.
    I governi dei paesi affrancatisi dal giogo coloniale non hanno dimostrato maggior sensibilità dei colonizzatori francesi nei confronti delle minoranze interne ed in particolar modo verso il popolo masiro. Ciò è dovuto in larga parte alla concezione islamica dello stato che, come nelle peggiori dittature, tollera solo i valori e la cultura araba avversando qualsiasi opposizione sia essa di ordine culturale, religioso, politico od etnico. Ad esempio, subito dopo la conquista dell'indipendenza il regime di stampo socialista arabao-islamico creato dal colonnello Boumedienne, da Ahmed Ben Bella e dai loro alleati in Algeria, promosse subito una massiccia campagna di arabizzazione forzata. Inoltre, la fortissima influenza dell'islamismo su tutta la vita sociale e politica, ha promosso concetti quali l'inscindibilità dell'Umma, la nazione araba, la cui violazione viene considerata una fitna, un'apostasia peggiore dell'assassinio e la Isdschmaa, il consenso di tutti, che prevede, in caso di conflitto, l'unità monolitica del consenso popolare e dell'opinione pubblica. Sono evidenti i motivi per cui una nazione ed una società simili considerino la presenza della minoranza masira quale fonte di pericolo e destabilizzazione. Conseguentemente la politica repressivo-razzista del governo algerino si attivò immediatamente attraverso la soppressione della cattedra universitaria di lingua masira, fondata nel 1962 ad Algeri. Successivamente l'arabizzazione forzata si espresse imponendo l'arabo quale unica lingua, il mutamento della toponomastica dalla forma masira e francese a quella araba, la censura di ogni attività culturale, artistica o sportiva che avesse un legame anche vago con la cultura masira. Inoltre, i militanti delle associazioni culturali venivano intimiditi e sottoposti ad arresti arbitrari ad interrogatori ingiustificati e spesso trattenuti in cella di isolamento (come si vede i metodi dell'oppressore sono sempre identici dall'Ulster alla Cabilia!!!); agli artisti ed agli intellettuali veniva negato il passaporto al fine di impedirne l'espatrio e la divulgazione all'estero delle istanze del popolo masiro.
    Con i medesimi intenti venne varata, nel 1990, una legge sull'impiego esclusivo della lingua araba nell'attività editoriale e giornalistica la quale impone che tutti i giornali debbano essere scritti in arabo vietando l'utilizzo di lingue straniere: il masiro viene ovviamente considerato una di esse. Una successiva legge del 1992 stabilisce che l'arabo"costituisce la lingua nazionale ed ufficiale di tutti gli uffici pubblici, delle istituzioni, delle imprese e delle associazioni." L'utilizzo di un diverso idioma, addirittura anche durante trasmissioni televisive o radiofoniche, costituisce una violazione di tale norma comportando, conseguentemente, la punizione attraverso pene disciplinari e pecuniarie. Significativamente, l'articolo 39 vieta l'importazione di articoli di cancelleria e computer qualora questi non includano caratteri arabi.
     

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    Povertà, rivolte ed emigrazione in Cabilia.
    La Cabilia è una regione situata nel nord dell'Algeria, prevalentemante montuosa e con scarse risorse agricole da sfruttare. La popolazione è dedita sopratutto alla produzione di prodotti artigianali. Escludendo i grandi centri urbani, è la regione più densamente popolata dell'intera Algeria. Anche le risorse minerarie non sono rilevanti e l'industria è poco sviluppata. Neanche la Rivoluzione Agraria ha potuto arrecare benefici a causa proprio della morfologia del territorio. Nonostante tutto, alla fine degli anni '60, venne intrapreso un piano di sviluppo quinquennale all'interno del quale venne realizzato il polo tesile di Draa ben Khedda e l'elettrodotto di Oued Aissi ed anche il turismo, all'inizio degli anni settanta conobbe un certo impulso. Purtroppo le carenze delle reti stradale e ferroviaria hanno sempre stroncato qualsiasi iniziativa e la creazione delle infrastrutture necessarie alla rivitalizzazione dell'economia cabila.
    Questa situazione si trascina da lungo tempo e, fin dalla seconda metà del secolo scorso, il sottosviluppo, l'incremento demografico e le carestie costrinsero parte della popolazione ad emigrare. La meta naturale del flusso migratorio era ovviamente la Francia e proprio qui, nel corso degli anni, si creò una numerosa comunità (l'87% degli 80.000 algerini registrati in Francia tra il 1914 ed il 1919 erano cabili) che avrà una parte importante nelle vicende che vedranno successivamente protagonista il popolo masiro.
    Nel 1871, a causa delle carestie del 1867 e del 1868 e della crescente povertà della popolazione, scoppiò la rivolta guidata da Al-Mokrani. Il crescente malcontento della popolazione masira era dovuto anche alla presenza, in Cabilia,dei coloni francesi che riuscivano ad arricchirsi ed al fatto che anche l'aristocrazia locale aveva perso molto del suo potere soppiantata dal governo francese. La goccia che fece traboccare il vaso fu la decisione di impiegare alcuni contingenti di gendarmeria locale, detti Spahis, oltre che in Algeria anche nella guerra di Prussia. In gennaio il primo episodio della rivolta quando un gruppo di Spahis si rifiutò di combattere contro le truppe prussiane al confine con la Tunisia ed attaccò invece la città di Souk Ahras. Anche l'approvazione di un decreto che assicurava agli ebrei algerini la cittadinanza francese, contribuì ad innalzare la tensione. La rivolta si concluse però dopo un anno di combattimenti con la sconfitta degli insorti che furono costretti a pagare tributi di guerra ed a vedersi espropriate le proprie terre assegnate successivamente a nuovi coloni francesi; molti rivoltosi furono inoltre arrestati e deportati.
     

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    L'affrancamento dalla Francia e la lotta per l'identità culturale.
    Già sul finire del secolo scorso la rinascita culturale e politica dei masiri in Algeria cominciò a crescere in forme organizzate. Alla metà degli anni quaranta alcuni giovani cabili fondarono un gruppo di lavoro a sostegno della lingua masira. Nel '48 esplose all'interno del movimento di liberazione, composto da arabi e masiri, lo scontro tra le due fazioni: ciò fu causato dalla proposta di un gruppo legato a Rachid Ali Yahia di equiparare le lingue masira ed araba. La proposta fu approvata da 28 dei 32 membri del comitato federale francese ma la parte araba accusò immediatamente il gruppo masiro di separatismo e di aver ordito un complotto reazionario-imperialista. A ciò seguì subito la repressione fisica di tutti coloro che venivano sospettati di far parte del complotto. Purtroppo alcuni esecutori del massacro furono masiri appartenenti al movimento di liberazione come Abane Randame, Krim Belkacem od il colonnelloAmirouche reo di aver ucciso centinaia di compatrioti per presunto berberismo*. Successivamente iniziò una spietata campagna contro la cultura e la lingua locale che arrivò a vietare opere teatrali, libri e trasmissioni radiofoniche prodotte in masiro.
    Dopo la conquista dell'indipendenza in Algeria si instaurò il governo di Ben Bella definito dal suo stesso compagno di battaglie Mohammed Boudiaf "uno stato di polizia retto da una dittatura personale". Da quel momento in poi il potere del FLN-Fronte di Liberazione Nazionale fu assoluto ed incontrastato. Anche Hocine Ait-Ahmed uno dei maggiori politici cabili definì Ben Bella un politico "testardo ed accecato dalla sete di potere". Nel 1963 Ahmed fondò il Front des Forces Socialistes (FFS) messo però fuori legge lo stesso anno dal regime come già in precedenza era accaduto con il Parti de la révolution Socialiste (PRS) ed il Parti Communiste Algerien. Ciò fiaccò notevolmente le tensioni riformatrici limitandole alla Cabilia e rendendole inoffensive. Durante gli anni'70, poi, vi furono ripetuti scontri tra le forze dell'ordine algerine e gruppi di giovani cabili in particolar modo nel '74 duranteb la "festa dei ciliegi" a Larba n ath Iraten e nel '77 ad Algeri durante un incintro calcistico quando scoppiò la contestazione contro il presidente algerino.
    Il regime algerino non fece concessioni di sorta ed anzi, nella primavera del 1980, arrivò addirittura a proibire una conferenza sulla poesia cabiliana organizzata dallo scrittore Mouluod Mammari. Ciò provocò una decisa reazione del comitato organizzatore che l'11marzo diede il via alle manifestazioni di protesta culminate nell'occupazione dell'università; a questo punto intervenne l'esercito che, irrompendo nell'ateneo, fece diversi arresti. La protesta divampò inarrestabile vedendo la partecipazione dell'intera società civile cabila contro l'azione repressiva del regime algerino che, il 20 aprile, aveva inoltre dato l'ordine ad esercito e polizia di irrompere in forze nelle università, nelle fabbriche e nell'ospedale di Tizi-Ouzou occupati dai dimostranti. Il governo arrivò ad accusare pesanti ingerenze di Francia, Marocco e Stati Uniti a fianco dei rivoltosi.
    Da quel momento il 20 aprile viene festeggiato come Tafsut Imazighen, la Primavera dei Masiri, in ricorrenza della quale viene organizzata ogni anno una grande manifestazione politica a ricordo della rivolta dell'80.
     

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    Il Movimento culturale Berbero e la nascita dei partiti politici.
    Sempre nel 1980 tra il 1 ed il 31 agosto si tenne un importante convegno che promosse l'adozione di un "documento culturale" in cui si chiedeva il riconoscimento ufficiale del masiro ma anche il rispetto della libertà d'opinione. Questo congresso sancì la linea d'azione del Movimento Culturale Berbero (MCB) quale forza sociale, democratica e politica che si rivolge a tutti quegli algerini rispettosi della specificità culturale ed etnica del popolo masiro.
    Nel giugno del 1985 venne fondata la Lega per i Diritti Umani il cui consiglio amministrativo venne arrestato senza reali motivazioni. Successivamente nel mese di dicembre 23 dei 40 fondatori vennero condannati per minaccia alla sicurezza dello stato a pene detentive da sei mesi a tre anni.
    Il 5 luglio del1989, anche in Algeria fu accettato il pluripartitismo mentre nell'ottobre dello stesso anno venne legalmente riconosciuto il Front Islamique du Salut (FIS) il gruppo islamico che negli anni successivi alla sua messa al bando si accanirà in modo particolare contro le popolazioni berbere.
    Questo ebbe immediate ripercussioni sull'MCB incoraggiando i fautori della trasformazione del movimento in partito politico nell'intento di conferirgli più forza ed efficacia nella sua azione. Le resistenze interne erano imperneate su una possibile snaturazione del movimento che avrebbe smesso di rappresentare tutte le varie componenti di un gruppo così eterogeneo. Comunque nel febbraio del 1989 a Tizi-Ouzou venne fondato il Rassemblement pour la culture et la Democratie (RCD) e suo presidente fu nominato Said Sadi senza comunque provocare lo scioglimento dell'MCB. Il nuovo partito proponeva la rivalutazione della lingua masira ma anche del dialetto arabo algerino ed il loro insegnamento scolastico; inoltre si dichiarava favorevole ad uno stato laico, ad un nuovo atteggiamento nei confronti dei paesi esteri ed all'abolizione del codice familiare varato nel 1984 basato sulla legge islamica e decisamente discriminatorio nei confronti delle donne.
    Contemporaneamente, però, anche l'MCB iniziò una stagione di riforme interne. Fino a quel momento, infatti, non era dotato di organi rappresentativi ne amministrativi e ciò, nonostante consentisse la libera partecipazione di tutte le componenti del gruppo, impediva un efficacie azione e quindi comprometteva spesso i risultati rendendo tra l'altro facile il controllo sulle attività da parte delle autorità del paese. Un'ala del movimento diede perciò vita all'MCB-Coordination National mentre un'altra fazione creò il MCB-Commissions Nationales. Successivamente Ferhat Mhenni, guida dell'MCB-C.N., fu esautorato dalla guida del movimento e fondò l'MCB-Rassemblemente National. Accanto all'RCD rimase comunque l'FFS-Fronte delle Forze Socialiste ideato proprio per dar voce alle istanze ed alle rivendicazioni culturali masire ed affermatosi alle consultazioni come uno dei principali partiti politici.

    La guerra civile e la posizione masira.
    La situazione è ulteriormente peggiorata dopo l'annullamento nel 1992, da parte del governo, del primo turno delle elezioni dominate dal FIS e la sua conseguente messa al bando. Da allora si è innescata una tremenda spirale di violenza che ha mietuto centinaia di migliaia di vittime. Dapprima la violenza dei terroristi si rivolse essenzialmente contro i rappresentanti delle forze dell'ordine ed i dipendenti statali ma ben presto si allargò a scrittori, giornalisti, artisti, medici, insegnante ma anche semplicemente stranieri, ovvero contro tutti coloro che rappresentavano la democrazia e la modernizzazione del paese ed un ostacolo al totalitarismo islamico. Gli attacchi ai villaggi della Cabilia si fecero sempre più frequenti e violenti tanto da costringere gli abitanti a formare milizie di autodifesa. In un clima da guerra civile anche il governo algerino ha svolto la sua parte impegnandosi in un'azione di repressione molto decisa. Questa situazione vede le popolazioni masire strette tra i  fuochi del fondamentalismo islamico e della dittatura governativa: entrambi sono egualmente inconciliabili con la cultura masira troppo distante dalle posizioni di entrambe le fazioni in lotta. I principali partiti d'opposizione, l'FFS e l'RCD radicati in Cabilia, perseguono infatti una terza via rifiutando sia la violenza del governo che quella dei fondamentalisti. Nel '95 l'FFS ha firmato a Roma, congiuntamente al FIS ed a altri cinque partiti, una dichiarazione dichiarandosi favorevole ad una soluzione pacifica del conflitto. L'RCD rifiuta invece di trattare con il FIS ritenendolo responsabile della guerra civile algerina. Entrambe le formazioni si trovano però a dover rappresentare un elettorato diffuso in tutto il territorio algerino ma anche a dover tutelare le rivendicazioni della popolazione masira ed in particolar modo di quella cabila.
    La reazione masira è stata decisa ma sempre pacifica. Il 10 settembre del'94 cominciò il boicottaggio delle scuole e delle università per chiedere il riconoscimento della loro lingua che costrinse il governo, spaventato da una possibile degenerazione della protesta, ad istituire una Commissione Nazionale allo scopo di studiare il problema ma la popolazione non paga organizzò scioperi e manifestazioni ai quali parteciparono oltre 100.000 persone. Il boicottaggio venne interrotto solo quando fu istituito un Alto Commissariato Masiro e venne riconosciuto il masiro come uno dei fondamenti dell'identità nazionale.
    Il 25 settembre '94, un gruppo appartenente al GIA (Gruppo Islamico Armato) sequestrò il cantante pop Lounes Matoub membro del Movimento Culturale Berbero perchè considerato "un nemico di Dio, un simbolo di rovina e di depravazione nella Cabilia". Al gesto criminale la popolazione reagì con grandi manifestazioni di piazza ed uno sciopero generale che paralizzò la Cabilia chiedendo la liberazione del cantante. Addirittura l'ala più radicale del MCB minacciò l'inizio della guerra totale. Il sequestro si concluse fortunatamente due settimane più tardi con il rilascio di Matoub e con una significativa vittoria del popolo sull'arroganza e la violenza dei fondamentalisti islamici. Purtroppo nello stesso periodo ad Orano, il GIA assassinò il cantante Cheb Hasni anch'esso ritenuto "nemico di Dio".
    Allo stato attuale non sembra che si sia ancora verificato un cambiamento nella situazione della popolazione masira. Recentemente il presidente algerino ha promosso un'amnistia generale per tutti quei guerriglieri che avessero accettato di deporre le armi entro l'inizio dell'anno; questa iniziativa ha permesso un certo assottigliamento delle file combattenti terroristiche ma comunque non è riuscita a spegnere il fuoco della rivolta e, anche recentemente, numerosi sono state la azioni violente dei gruppi non ancora domi.
    * per "berberismo" venne definita una dottrina reazionaria degli imperialisti atta ad ostacolare il processo indipendentista algerino favorendo gli interessi dei colonialisti francesi.

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            .Che cos'è l'arabizzazione per un Berbero algerino?        .

     
     

    L A   B A B E L E    D E L
    L E V A N T E
    da
    Awal  n Tmazight
    La Voce Berbera, bollettino della Associazione Culturale Berbera -  (nr. 2 - anno 2)
    a cura di Muhand U Qassi
     

    Già il fatto di voler "arabizzare" l'Algeria da parte del regime è una prova del fatto che l'Algeria non è un paese arabo. L'Algeria è un paese in origine berbero, in cui si sono sovrapposte tante altre culture. La cultura musulmana, turca, francese...Tutto questo è stato il risultato delle molte colonnizzazioni subite dai Berberi, in Algeria sono passati Romani, Fenici, Vandali, Bizantini, Arabi, Turchi e Francesi. Nelle lingue parlate dagli Algerini permangono molte parole provenienti da queste culture.

    Nella versione storica ufficiale, fatta circolare ad arte dai regimi algerini, la storia dell'Algeria comincia nel settimo secolo, cioè con l'arrivo degli Arabi. Come se, prima degli Arabi, il Nordafrica fosse stato deserto. Tutte le culture esistenti prima sono state ignorate e cancellate dai libri di storia. Dopo l'indipendenza, nei primi anni '70, il regime militare algerino ha posto mano ad una legge per imporre l'arabo come unica lingua ufficiale del paese, escludendo il berbero, l'arabo dialettale ed il francese. La politica di arabizzazione imposta dal regime è basata sul nazionalismo arabo. Essa punta soprattutto a dominare il popolo con una lingua che nessun Algerino usa nella sua quotidianità.

    Sul piano scientifico, l'arabizzazione si è rivelata un disastro. Infatti, in precedenza tutti gli studi si facevano in francese. Al momento di imporre l'arabizzazione, il regime non ha preparato questo passaggio all'arabo in maniera razionale, il che avrebbe richiesto di tradurre in arabo tutti i libri scientifici, di preparare i docenti ad insegnare in arabo, mantenendo contemporaneamente l'uso del francese per i contatti col resto del mondo. Invece tutto è stato fatto nell'improvvisazione.

    Tutto questo ha avuto gravi conseguenze. Ad esempio, sul piano politico, le idee fondamentaliste sono state importate dagli insegnanti egiziani, iracheni, siriani, ecc, che, fatti venire negli anni '70 per arabizzare l'insegnamento, seminarono tra gli studenti i germi dell'integralismo. Sul piano scientifico, con l'arabizzazione l'Algeria è tornata all'età della pietra, privandosi completamente di ogni contatto con gli sviluppi tecnologici che avvenivano nel resto del mondo. Senza parlare della fuga all'estero di tanti cervelli algerini, che si trovavano in difficoltà con la lingua araba.

    Sotto la pressione di un'arabizzazione forzata, i Berberi subiscono una doppia oppressione. Ad esempio, un Berbero che vive ad Algeri, quando si sveglia al mattino parla in berbero con la sua famiglia. Quande esce di casa per andare al lavoro, trova che per strada la gente parla in arabo dialettale, e quindi deve per forza imparare l'arabo dialettale...che però è completamente diverso dall'arabo "classico". Arrivato sul posto di lavoro, la lingua usata nell'amministrazione è di solito il francese, ma non mancano le occasioni in cui si deve per forza usare l'arabo classico.

    Così, la maggior parte dei Berberi dell'Algeria usa quattro lingue. Ma non tutti sanno il francese o l'arabo della strada, per non parlare di quello classico. Tanti Berberi vengono processati e condannati in tribunale (dove si usa solo l'arabo classico) senza capire una parola di quello che viene detto. Ed è loro assolutamente vietato esprimersi in berbero.

    Un altro problema è quello della scuola. Un bambino di sei anni che va alla scuola elementare per la prima volta si sente torturato da una lingua che sente per la prima volta. Tanti allievi rifiutano di andare a scuola perché hanno paura di una lingua che non è la loro. Un insegnante berbero che insegna in Cabilia ha fatto un semplice esperimento. Dapprima ha esposto in arabo un semplice problema di aritmetica ("Una donna ha comprato 12 uova. Tornando dal mercato gliene cadono 6. Quante gliene rimangono?"), e nessuno degli allievi di sei anni è stato in grado di rispondere. Riformulata la domanda in berbero, tutti gli allievi hanno fornito la risposta esatta. Questo semplice esempio basta ad illustrare il diritto democratico dei Berberi a ricevere l'istruzione nella loro lingua.

    Ultimamente  il governo algerino ha emanato una legge molto reazionaria, con cui si vieta l'uso del berbero e del francese, mentre è obbligatorio usare solo l'arabo classico, unica lingua ufficiale. Penso che questa legge così rigida non potrà che creare e peggiorare molti dei problemi economico-sociali dell'Algeria.

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