Un giorno un angelo stufo scese da cielo e si incammino` sui sassi del
greto di un fiume. In lontananza scorse un uomo chino che scrutava l’acqua.
Si fermo` ad osservarlo. In principio noto` le mani, screpolate, consunte,
poi lo sguardo si soffermo` sul viso rigato dalle lacrime che copiose riempivano
le rughe.
- Perche` piangi uomo? - Chiese.
- Perche` sono un minatore.- Rispose l’uomo.
- Raccontami se vuoi il tuo problema.- Insistette l’angelo.
- Orbene, - disse l’uomo – devi sapere, o illustre sconosciuto, che
ho trovato in questo fiume una bellissima miniera che mi donava le pepite
piu` belle e grandi del mondo.-
- E che e` successo? - Fece curioso l’angelo.
- Accadde che un giorno il fiume all’improvviso invece delle pepite
grandi e belle comincio` a darmi solo delle piccole pagliuzze. Vedi, mio
caro amico, io ero abituato a quelle belle ed enormi pepite. Ora le rimpiango.-
- Mmmmmh! Fece l’angelo – Ma senti, uomo, se prendi il cuore di una
delle pepite grosse e lo compari con una piccola pagliuzza, non trovi forse
lo stesso oro?-
L’uomo fisso` l’angelo, prese una delle vecchie grosse pepite ed una
pagliuzza, le guardo`, ci penso` un attimo e capi`.
Smise di piangere ed un nuovo sorriso gli spunto` sul viso.
Il saggio bastone
Nel cestino dei pensieri, ricettacolo di idee smarrite, trovo, nel silenzio
dell'inedia, rare e mai dimenticate sensazioni.
Le avvolgo in carta di giornale e con passo sicuro mi avvio sulla china.
Vedo un solitario bastone che appena mi scorge, un cenno mi fa.
Lo tiro meco e con far da saputello gli insegno la via. Ed il saggio
bastone mi segue in silenzio, sicuro che prima o poi l'erta incedera` la
mia ombra. Continuo le mie lezioni ignorando cio` che mi spetta e mentre
preso dal mio dire non guardo il sentiero, una buca beffarda accoglie il
mio piede.
Ora cammino zoppicando ed il saggio bastone aiuta il mio passo incerto.
Ecco come, senza bisogno di parole, ho avuto la mia grande lezione.
Considerazione:
I due personaggi del racconto, io ed il saggio bastone, altro non sono
che due aspetti della stessa persona. Due "me stesso". Il primo e` quello
che crede di sapere tutto, il secondo, piu` saggio, rimane in disparte
aspettando la giusta occasione. Ma ecco che alla fine le due personalita`
viaggiano insieme trovando il giusto equilibrio. Ora mi chiedo: perche`
dobbiamo trovare per forza una buca per riuscire in questo intento?
LA STRADA
Torno a casa stasera e guardo la strada. Una senzazione di strana mi
avvolge, mi sento improvvisamente straniero a quella strada, come se fosse
la prima volta che la vedo. Mi guardo intorno, mi soffermo sul suo manto
nero, una striscia di catrame che si snoda come un serpente. Le case hanno
una luce sinistra, i marciapiedi sono stretti, le auto parcheggiate sono
fredde. I lampioni fanno fatica a rischiarare l'orizzonte. Non e` la mia
strada, non e` la mia auto, non e` la mia vita. Ecco mi sono staccato dal
corpo e vedo la mia auto dall'alto. Ogni tanto mi capita anche quando sono
disteso a letto. Vedo i fari rischiarare l'asfalto, vedo delle buche che
non so come evito ed altre dove ci finisco dentro in pieno. Ma non mi sembra
di essere io, non so chi sta guidando, chi vive dentro quell'involucro.
Non conosco dove porti la strada.
Pero` so che c'e` una meta. Un fine a tutto questo. Ma non so quale.
La strada puo` essere giusta o sbagliata, ma e` quella che sto percorrendo
io, non un altro. Non so se capita a tutti ogni tanto di vedere la propria
vita come un film. Prendo improvvisamente coscienza che chi guida quell'auto
sono io. Mi ritrovo seduto al posto di guida. Freno. Il semaforo dell'arteria
principale sulla quale transitava un TIR era rosso.
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