Sera d'inverno, un piccolo paese di campagna. Manlio, il medico condotto, stava per chiudere lo studio, aveva appena terminato di visitare la solita vecchietta che ogni settimana lo andava a trovare, non perché malata bensì per scambiare quattro chiacchere con qualcuno che l'ascoltasse un pochino.
Ed ecco che suonò il telefono. Controvoglia Manlio sollevò il ricevitore, una voce dall'altro capo del filo lo esortò ad andare di corsa a casa del Giovanni quel vecchietto strano che abitava nell'ultima casa del paese, giusto dopo il cimitero. Era la prima volta che Giovanni lo chiamava. Manlio attacco` il cavallo al calesse e più in fretta che potette si recò a casa del Giovanni. Il tempo stava per mettersi al brutto, in lontananza qualche folgore disegnava cupi raggi di luce. La strada era tortuosa ma Manlio si fidava del suo cavallo che era già appartenuto al medico precedente e che quindi sapeva a memoria ogni buca ed curva del paese. Attraversò le vie, la piazza, sorpassò il cimitero e mentre lo fece non potete fare a meno di lasciare uno sguardo su quel lugubre luogo.
In poco tempo giunsero alla casa del Giovanni, Manlio fermò il
calesse e scese proprio davanti all'uscio. Posando i piedi in terra notò
che una strana atmosfera avvolgeva la casa, forse un eccessivo silenzio.
Bussò. Nessuna risposta, allora con fare circospetto, un po' intimorito
spinse la porta che dopo un minimo di resistenza cedette e si aprì
con un sinistro cigolio:- C'e' nessuno in casa? - Chiese mentre si diresse
verso una striscia luminosa che appariva dalla fessura sotto una porta.
Intanto fuori si alzo` un vento dispettoso che muovendo le chiome degli
alberi contribuiva a disegnare ombre furtive che balenavano dalle finestre.
Intanto una voce rispose:- Venga, dottore, sono qua a letto. - Che cosa
si sente? - Chiese Manlio che entrò - Niente - rispose Giovanni
- volevo solo parlarle - Manlio cominciò a spazientirsi, ma la luce
che vide riflessa negl'occhi di quello strano vecchietto gli impedì
di profilare una protesta. Però, timidamente, accennò:- Perché
mi ha chiamato? - Dopo qualche minuto Manlio era ancora sul suo calesse
pronto per tornare a casa, la risposta che Giovanni gli aveva dato lo aveva
spaventato e allo stesso tempo un po' scocciato. Il vecchietto gli aveva
raccontato un sogno. Nel sogno qualcosa di spaventoso ed importante sarebbe
successo proprio a lui: al medico del paese. Giovanni spronò il
cavallo e si diresse verso casa. Anche il cavallo sembrava strano ed arrivato
davanti al cimitero si fermò di colpo. - Che diavolo c'è
ora? - Inveì Manlio, ma il cavallo non volle saperne di ripartire.
In quel mentre una strana voce sopraggiunse da sinistra, forse proprio
dal cimitero:- Dottoreeeee, dottoreeeee… - Manlio sussultò e tese
l'orecchio. - Dottoreeeeeee…. Il giuramento di Ippocrate ebbe il sopravvento,
Manlio scese dal calesse e si diresse verso l'entrata del cimitero. Intanto
la voce continuava. Manlio rispose- Chi è? Che volete? Se è
uno scherzo giuro che…- Non fini` la frase, la voce continuo` sempre più
chiara ma anche più tetra:- Dottore sono quiiiii….- Manlio spinse
il cancello che naturalmente si aprì con il solito cigolio sinistro
e si incamminò per il vialetto. La voce lo guidava. Ad un tratto
vide una tomba mezza scoperchiata, si avvicinò con la paura trasformata
in coraggio e subito la voce si fece più forte, ma sempre tenebrosa:-
Dottoreeeee…, Doottooreeeee,- Manlio arrivò a pensare che fosse
il fantasma di qualche suo paziente deceduto, ma poi si ricordò
di essere uno scienziato e continuò ad avvicinarsi alla tomba. Il
vento intanto si placo` ed il silenzio intorno si fece pesante. -Dottoreee
continuo` la voce, Manlio scoperchiò la tomba, - Dottoreeeeee… -
Manlio vide qualcosa, - Dottoooreeee,--- Si`, mi dica! -Rispose Manlio.
E la voce con tono diverso fece: Dottore, ha niente per i vermi..?
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