La signora dell'orologio.
Ago/Sept 95 - Sept 96  (Hellsgate)
Sottotitolo: L'enigma della cattedrale maledetta.

Mentaga era una fiorente cittadina alle porte di Monila il capoluogo regionale. Tutto inizio` quando la "signora dell orologio" mi prego` di entrare in casa sua per sistemare l'ora di una vecchia pendola.

Ogni mattina, alle otto e dieci, sbucava da dietro un cancello e con infinita gentilezza, mi chiedeva di regolare un suo vecchio orologio da polso. Ed ogni mattina mentre mi recavo a prendere il treno passavo apposta davanti a quel cancello, perche` sapevo che dietro si celava quella gentile e quasi timida richiesta. Ormai era un rituale.

Pensavo, convinto che era soltanto una scusa, che prima o dopo di me anche altri passanti venivano fermati per scambiare quattro chiacchere, insomma una piccola richiesta d'aiuto non per aggiustare un orologio bensi` per alleviare un po’ di solitudine. Quel giorno invece la vecchina mi invito` ad entrare ed io non seppi dire di no a quella timida richiesta fatta con quel esile vocina, cosi` scelsi di prendere il treno successivo.

Fu un scelta infelice. Mentre il sole stentava a trovare un varco tra la sottile coltre di smog ormai persistente, io mi accinsi ad entrare. Appena varcato la soglia del cancello un'atmosfera irreale mi colpi`, ma non realizzai subito cos'era. In seguito capii che era l'assenza di rumori esterni. In fondo ad un corridoio buio c'era una vecchia pendola, all'apparenza innoqua, che ostentava tutti gli anni che aveva. -E` quella- Mi indico` la vecchina con voce improvvisamente piu` sicura. Mi girai per rispondere, mai rimasi muto, colpito dalla strana luce emessa dai suoi occhi divenuti sfavillanti di riflessi verdi. Come ipnotizzato mi avvicinai alla pendola e l'aprii.

Improvvisamente le mie orecchie vennero colpite da un assordante ticchettio e la mia mente comincio` a vacillare, una luce verde acceco` i miei occhi e tutto comincio` a ruotare.

Cadevo o cosi` mi sembrava ed intorno a me i colori si mescolavano in assurde sfumature, forme indistinte si attorcigliavano spasmodiche ed il mio cervello faceva fatica a realizzare cosa succedeva.

Di colpo tutto si acquieto` e mi ritrovai in piedi in un luogo che non avevo mai visto.

Era una stanza scura, o meglio, un grande corridoio. Intorno c'erano delle porte di foggie e colori diversi.

Girando la testa incrociai lo sguardo della "Signora dell orologio". I suoi occhi erano accesi e balenavano di una luce curiosa. - Che posto e` mai questo?- Chiesi. E la vecchina, con voce sicura, rispose:- E` l'antro del tempo, dove ogni cosa perde di significato finche` la condizione non favorisce l'evento.- E qui` s'interruppe. - Quale evento? - La esortai a continuare.- Finche` la scelta finale non viene fatta l'evento rimane sconosciuto.- Concluse la vecchina.

Cercai di fare il punto della situazione, di ricordare come ero capitato in quel posto, ma la mia mente era confusa; cosi` ripresi ad intervistare la vecchina che, oltre alle porte, pareva essere l'unica cosa reale presente, oltre a me, naturalmente.

- Ma che c'e` oltre alle porte? - Domandai con timore.- Scoprilo da te`, se hai coraggio!- Mi sfido` la vecchina. La guardai negl'occhi e decisi che non c'era fretta, tutto sommato dovevo cercare di capire il piu` possibile prima di intraprendere qualsiasi azione. Mi soffermai sulla semplice idea di andarmene e basta, ma per farlo dovevo trovare la porta giusta cosi`, alla fine, non avevo scelta: dovevo aprire quelle stra-maledette porte.

Dato che mi ero concesso un po' di tempo, per quanto di "tempo" si poteva ancora parlare, decisi che mi conveniva studiare le porte prima di aprirle. Il colore era diverso cosi` come il materiale che dal legno antico con maniglie di ottone lavorato passava all'alluminio moderno con i vetri opachi e le maniglie di plastica. Tutte apparivano ermeticamente chiuse,

l'unica differenza sostanziale che mi sembrava di percepire era il fatto che alcune sembravano piu` nuove di altre.

-Cosa succede se apro la porta sbagliata? - Chiesi di nuovo alla vecchina. - Il rischio e` di cadere vittima delle proprie paure.- Rispose enigmatica come sempre.

Decisi di aprire una porta anonima e ne scelsi una di legno con la maniglia nera. Di tutto mi aspettavo meno quello che effettivamente ci trovai dietro, cosi` rimasi impietrito ad osservare la scena.

Dinanzi si prospettava la panoramica di un supermercato visto dall'alto, con tanto di file di scaffali bene allineati che mostravano in bella vista un sacco di prodotti invitanti e appetitosi, una massa di persone indaffarate correva avanti ed indietro senza tregua con i carrelli pieni di prodotti, ma la cosa piu` strana era che ognuno di loro aveva sulla schiena una sorta di totalizzatore elettronico che si incrementava ogni volta che prendevano qualcosa. Guardando meglio osservai che le persone erano tutte di mezz'eta`, piu` uomini che donne e apparentemente non di bell'aspetto; in mano dovevano avere la lista della spesa che inspiegabilmente sembrava allungarsi ogni volta che il totalizzatore, con un sordo tintinnio, tornava a zero, mentre i prodotti sparivano dai carrelli.

- Chi, chi sono quelli? - Balbettai rivolto alla vecchina.

- Ma e` la stanza degli uomini politici - rispose sogghignando - sono costretti a fare la spesa mensile per quattro persone senza superare il limite disponibile di una famiglia monoreddito. Quando superano questo valore la lista si allunga e devono ricominciare da capo. Ne avranno per un'eternita`!-Concluse soddisfatta. Mi rigirai verso il supermercato proprio quando, per l'ennesima volta, il totalizzatore di un uomo grasso , calvo e con gli occhiali rossi si azzerava. Notai che la sua lista sembrava il tabulato di un computer.

Chiudendo la porta non potei fare a meno di notare un uomo piccolo con la gobba, gli occhiali e strane orecchie che nascosto da uno scaffale stava etichettando i prodotti.
 
 

Attonito e costernato mi avviai alla porta successiva: questa distava solo

pochi passa dall'altra ed ingenuamente pensai che poteva essere un'altra entrata del supermercato. cosi` la trascurai e mi spostai al centro dello stanzone. Osservando la panoramica delle porte non potei fare a meno di notarne una piu`grande delle altre; sembrava di legno e bronzo con strane antiche incisioni ai lati. Mi girai verso la vecchina come per trarre qualche suggerimento ma la sua impassibile espressione non tralasciava alcun indizio. Cosi` mi accostai al portone e l'aprii. Un sinistro scricchiolio accompagnato dalla forte luce del giorno mi preannuncio` cio` che i miei occhi non volevano credere: il cortile della villa si trovava la` invitante ed anonimo come fosse quello di una normale villa di periferia.

Senza pensarci troppo varcai la soglia e mi avvicinai al cancello.

Uscito in strada mi voltai per vedere la targhetta affissa vicino al campanello e lessi in caratteri gotici D. Alighieri. < Neanche molto originale > pensai ad alta voce ed ancora incredulo mi avviai a prendere il treno.

Ma non era ancora finita, anzi, ero solo all'inizio di questa storia.

Mentre camminavo capii che qualcosa non andava e mi infuriai per non averlo notato subito. Infatti, prima di tutto, i rumori non avevano la solita intensita` ed anche i colori sembravano sbiaditi. Inizialmente credetti che i miei sensi fossero ancora condizionati dalla strana vecchina poi con un certo terrore un pensiero si insinuo` nella mia mente: forse ero ancora dentro la villa in una stanza che riproduceva l'esterno. Cominciai ad analizzare la gente intorno a me ed osservai che tutti avevano uno sguardo torvo e sospettoso e che camminavano di fretta evitandosi l'un l'altro con eccessiva cautela. Con orrore vidi che qualcuno mi stava osservando.

Il panico ebbe il sopravvento quando un'auto che sopraggiungeva investi` in pieno un povero cane che stramazzo` a terra in una pozza di sangue mentre contemporaneamente una coppia di ragazzini, apparentemente dodicenni, si sbellicavano dalle risate additando la scena.

Mi alzai il bavero e cominciai a correre, se non altro per allontanarmi il
piu` possibile da quel teatro di orrore e senza accorgermi mi ritrovai davanti al cancello della villa. Dietro il cancello la villa non c'era piu`, al suo posto si ergeva una palizzata di legno scuro che circondava qualcosa di immenso, perche`, benche` ci si sforzasse di guardare in alto non si riusciva a scorgere la fine delle travi. Un vento freddo comincio` ad insinuarsi tra i capelli e tra le falde del giaccone che abitualmente portavo aperto e mentre mi accinsi a chiudere la cerniera una svolazzante pagina di giornale mi fini` in mano. Curioso lessi la data riportata in testa: 20 Ottobre 2017, 20 anni esatti in piu` del giorno che sapevo essere il mio "presente". Capii`, finalmente senza dubbi, di aver inforcato la porta sbagliata e con angoscia realizzai che la villa non era apparentemente piu` accessibile. < E` questo quindi il mondo fra vent'anni?> Mi chiesi sgomento.

Quando il panico raggiunge l'apice, fortunatamente puo` subentrare un periodo di freddezza come razionale forma di difesa dell'inconscio, cosi` cercando di distaccarmi, iniziai a formulare un piano.

Assunsi un'aria truce come quella dei passanti e mi allontanai con fare guardingo. Per nessuna ragione ci tenevo ad incontrare qualcuno della mia famiglia o qualche vecchio conoscente, sarebbe stato troppo sapere qualcosa di loro o addirittura di me stesso, forse non lo avrei sopportato.

Ma qualcosa dovevo sapere, per esempio cos'era accaduto negli ultimi vent'anni. Pensai che il posto migliore per conoscere discretamente le cose fosse la biblioteca cittadina, cosi` mi diressi verso quella che ai "miei tempi" era la fiorente sede sociale della cultura:
l'Universita` di Storia Contemporanea di Mentaga.

(continua su richiesta)
 
 
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