Giovedì 4 gennaio 2001 su Il Piccolo di Trieste è stato pubblicato il seguente intervento di Claudio Tonel della direzione nazionale dei D.S.: 
Nell'ambito della richiesta censura sui libri di testo dedicati alla storia con l'intento di promuovere manuali ufficiali, c'e una cosa che bisogna far emergere: il tentativo, neanche tanto coperto, di riabilitare il fascismo, nascondendosi dietro il manto della pietà per tutti i morti. Pietà sì per tutti, ma con la consapevolezza storica che da una parte stava la libertà e dall'altra la barbarie. In sostanza, il tentativo di fare scomparire l'antifascismo, che è invece anima e ragione attuali della nostra Europa.
Ma se non va dimenticato che fino a pochi anni fa la storia nelle scuole arrivava solo alla prima guerra mondiale, ora occorre dire che si arriva alla seconda, spesso con vistose omissioni, come la Risiera di San Sabba con l'Adriatische Kustenland, le foibe, l'esodo di massa dall'Istria, l'esodo di tanti triestini in Australia.
Grande è quindi la responsabilità degli insegnanti, la cui libertà di espressione e di insegnamento non vanno messi in discussione. Sta a loro favorire strumenti di riflessione che provengano da una interpretazione critica dei libri a disposizione. Altrettanta responsabilità hanno gli storici ed i grandi mezzi di informazione, che fino a ieri hanno vissuto di omissioni e di rimozioni per arrivare al revisionismo storico neppure per scoprire e far esplodere stereotipi sul confine orientale invece di prendere atto con umiltà che ci troviamo - come dice Galliano Fogar - davanti a un buco nero di ignoranza storica e didattica degli avvenimenti accaduti in queste terre?. E, quindi, da qui ripartire per dare conto realmente di ciò che è accaduto, senza deviare, ad esempio, come fa la Lega Nord con la sua mozione in Consiglio regionale, in cui chiede una Commissione "finalizzata ad avviare un'analisi dei testi scolastici per verificare l'obiettività e la veridicità dei fatti in essi riportati, nonchè per assicurare il rispetto delle diverse identità dei popoli italiani". Alessandra Guerra parte chiaramente da lontano per tentare di isolare - come ricorda Spadaro - la vicenda Friuli da quella italiana (i Celti con una mostra dal costo di 4 miliardi di lire, i patriarchi di Aquileia con la loro feudalità tedesca, Venezia come stato invasore) come se queste terre del confine orientale non fossero un capitolo della storia nazionale.
Per altro verso, c'è chi continua a fare o a chiedere l'autocritica della sinistra sulle foibe e sull'esodo istriano. Ci sono altri che ricordano la storia drammatica dei 2000 monfalconesi andati in Jugoslavia nell'immediato dopoguerra "per costruire il socialismo" e poi duramente perseguitati nel 1948, essendosi schierati con il Cominform, di cui la sinistra avrebbe parlato solo dopo la caduta del muro di Berlino. Tutto ciò non è vero. Voglio ricordare che su questi fatti ne ho scritto 20 anni fa nel volume "Comunisti a Trieste - Un'identità difficile", Editori Riuniti. E fu a seguito di quelle nostre riflessioni collettive di allora che
un'autorevole delegazione del Pci (Cuperlo, Costa, Spetic) andò il 6 agosto 1989 sulla foiba di Basovizza: fu un atto dirompente e giusto. Sull'esodo di massa dall'Istria, ho scritto più volte successivamente per dire che nell'immediato dopo guerra accogliemmo gli esuli come fascisti e definimmo traditori gli italiani che rimasero in Jugoslavia. Fu Paolo Sema che ci fece smettere e soprattutto ci fece capire l'errore per cui comprendemmo la necessità di un atteggiamento serio in tutti i decenni successivi, fino al punto di considerare aperta a Trieste, accanto alla questione slovena, anche una questione istriana. Vengono da lontano dunque, altri fatti simbolici, come l'omaggio alcuni anni fa da parte di una delegazione di sindaci della provincia (fra cui sloveni e membri del Pds) alla foiba di Basovizza. E va ricordato nello stesso tempo l'omaggio dell'Associazionismo istriano alla Risiera di San Sabba. E certamente quando il sindaco di Trieste Cecovini fu duramente contestato alla Risiera di San Sabba, non fu un contributo al consolidarsi della cultura della convivenza.
Ma perchè non giriamo la domanda, e veniamo all'inizio di questo intervento: perchè non si richiede la doverosa autocritica alla destra triestina, più specificatamente a quella neofascista, a quella missina, a quella di Alleanza Nazionale? Qui non c'è stata alcuna Fiuggi locale.
Anzi, nonostante gli scambi gratuiti di cortesia fra Spadaro, Menia e Fini, a Trieste tutti i rappresentanti di quel partito, le diverse fazioni contrapposte, hanno tranquillamente celebrato in vari ristoranti l'anniversario della marcia su Roma, come ha documentato Il Piccolo. Ma non si è capito ancora che i conti con la storia vanno richiesti una buona volta a lor signori? Altro che mozioni di censura sui libri di storia!
Ecco perchè mi appare incomprensibile il fatto che presso il ministero degli Esteri è depositata la relazione finale della Commissione di storici italiano e sloveni, istituita nel 1993, che ha esaminato la storia comune dei due popoli a partire dalla metà dell'Ottocento fino al secondo dopoguerra, relazione che dorme nonostante, voglio dirlo, i numerosi solleciti, anche miei, al sottosegretario agli Esteri, Ranieri. Perchè? Proprio le conclusioni di questa Commissione, come ho sempre sostenuto, dovrebbero trovare posto nei libri di testo scolastici nelle scuole di qua e di là del confine. Ciò potrebbe una buona volta sgomberare il campo da strumentalizzazioni e da tabù e potrebbe rasserenare il presente e il futuro della nostra città.

Claudio Tonel
della direzione
nazionale dei Ds

A questo intervento ho risposto con questa mia a Il Piccolo, inviata per conoscenza anche a Valter Veltoni, il 5 seguente.
Risposta a Claudio Tonel

Nell'ambito della richiesta di una commissione di esperti da parte della giunta regionale del Lazio del presidente Storace di A.N. per valutare il grado di correttezza e di completezza dei libri di testo dedicati alla storia e delle susseguenti polemiche che questa proposta ha innescato, c'e una cosa che bisogna far emergere: il tentativo, neanche tanto coperto, di far passare questa esigenza, sentita profondamente da grandi strati intellettuali italiani (anche della sinistra), come un tentativo di voler riabilitare il fascismo.

Beh costoro, a cominciare da Claudio Tonel, si mettano il cuore in pace!

La condanna del fascismo, della sua dittatura, delle sue leggi razziali, della sua politica di potenza che ci portò al disastro della II Guerra Mondiale resta ed è totale. Mi spiace togliere loro questo velo dietro cui nascondersi.

E si tolga il buon Tonel dalle labbra l'ipocrisia della pietà per tutti i morti. Noi esuli non vogliamo e non chiediamo pietà per i nostri morti, ma giustizia si. Io qui, e parlo personalmente, non chiedo neanche la giustizia del tribunale di Roma in cui si sta celebrando il così detto "processo delle foibe". Questa giustizia tardiva su di un vecchio a me non interessa. Quella che si richiede è la giustizia storica.

Finiamola quindi con la vulgata per cui da una parte stava la libertà e dall'altra la barbarie. Per citare lo scrittore e partigiano antifascista militante Beppe Fenoglio molti partigiani si trovarono come lui "in the wrong sector of the right side". E' inutile dire che il "wrong sector" era quello dei partigiani comunisti e che "the right side" era l'antifascismo militante. Questo è bene che sia ben chiaro.

Dietro il velo dell'antifascismo si è cercato di far dimenticare lo schema ideologico, altrettanto totalitario e liberticida, che ispirava Togliatti ed il P.C.I. d'allora. Fu grazie a questa ideologia ed all'internazionalismo socialista, che in Togliatti si traduceva in una pedissequa osservanza della linea di Stalin, che il PCI propugnò la seguente linea politica per le terre giuliane:

- Posporre a fine guerra il problema del confine Giuliano.
- porre i partigiani comunisti della  regione Giulia sotto il controllo operativo dei titini.
- favorire l'uscita del P.C.I. dal C.L.N. di Trieste per entrare nel C.E.I.A.S. (Comitato Anti Fascista Italo-Sloveno);

Quindi non so come il buon Tonel faccia ad avere "la consapevolezza storica che da una parte stava la libertà e dall'altra la barbarie". Noi che questa libertà abbiamo avuto il privilegio di gustarla siamo esodati in massa lasciando città e posti incantevoli per arrivare nella disastrata Italia del dopoguerra per venire accolti dai "compagni" di Tonel a fischi e sputi.

Tonel poi ci dice che "Ci sono altri che ricordano la storia drammatica dei 2000 monfalconesi andati in Jugoslavia nell'immediato dopoguerra "per costruire il socialismo" e poi duramente perseguitati nel 1948, essendosi schierati con il Cominform, di cui la sinistra avrebbe parlato solo dopo la caduta del muro di Berlino. Tutto ciò non è vero" ed infatti tiene a farci sapere che "su questi fatti ne ho scritto 20 anni fa nel volume "Comunisti a Trieste - Un'identità difficile"... Ovvero nel 1980!! che coraggio, che tempestività! E ci fa sapere poi che grazie a questa ferma presa di coscienza e a dolorose "riflessioni collettive" un'autorevole delegazione del Pci: Cuperlo, Costa, Spetic (ma chi sono costoro?) andò il 6 agosto 1989 sulla foiba di Basovizza e ci fa sapere che questo tardivo atto di resipiscenza "fu un atto dirompente e giusto"!!

Ma per finire Tonel, dopo queste ammissioni a denti stretti, spara il suo colpo di coda: "Ma perchè non giriamo la domanda, e veniamo all'inizio di questo intervento: perchè non si richiede la doverosa autocritica alla destra triestina, più specificatamente a quella neofascista, a quella missina, a quella di Alleanza Nazionale? Qui non c'è stata alcuna Fiuggi locale".

Beh qui non c'è nessuna frittata da girare! è ora che Tonel si renda conto che le vittime delle foibe non sono nè una "cosa di destra" nè un fatto locale che riguardi soltanto Trieste o gli esuli, ma sono vittime la cui sorte fu segnata, per versi diversi, da tutti e due i totalitarismi dell'epoca: sia il fascismo che il comunismo, a cui si aggiunse poi la miscela esplosiva del nazionalismo slavo ammantato di internazionalismo marxista. E sono vittime che appartengono a tutto il popolo italiano.

Quindi si finisca di strumentalizzare le foibe, si finisca di tirare noi esuli per la giacchetta. Nessun partito politico ha il diritto di rappresentarci, le foibe sono state e restano una tragedia italiana, una ferita inferta al corpo della nostra nazione che ha comportato l'amputazione di quasi tutta l'Istria, di Fiume e di Zara ed è bene che ciò non resti un fatto localistico di stretto ambito triestino con i suoi reduci e nostalgici di ambi gli schieramenti. Finitela con le meschine beghe di partito e fate riposare in pace i nostri morti, se non con una cristiana sepoltura, con la giustizia della verità.

La pietà io la lascio per gli illusi che, stregati da ideologie aberranti, contribuirono a quella tragedia.

Gianclaudio de Angelini
del direttivo della Società di Studi fiumani


 
 
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