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I. O Sull'amena sponda
Nata
del biondo Sile
Con le
membra leggiadre e i dolci sguardi,
E poi,
dove Saona estolle l'onda,
Nel costume
gentile
D'ogni
virtù, conforto ai dì più tardi,
Fra cure
alme cresciute,
Non fia
non fia che muta,
VITTORIA,
la mia cetra oggi ti guardi
Farti
col serto delle intatte rose
Novell'onor
delle prudenti spose.
II. Voi non
attese al varco
O fortunati
Amanti,
Il cieco
figlio della Cipria Dea,
E trionfo
non foste al fatal arco,
Cagion
di errori e pianti;
Per cui
signor del folgor non parea
Giove,
ma toro mite;
E violò
le fiorite
Sicule
valli l'altro Dio che ardea
Per Proserpina
bella; con la face
Etnea
Cerer seguiva il ratto audace.
III. Ma lusinghiera
storia
E' questa,
onde le carte
Colme
sono or di casti or rei diletti.
Di LUIGI
l'amor tua sola è gloria;
Che in
ciascheduna parte
E' quasi
Dea Vergin di pregi eletti:
Il vezzo
del tuo viso,
Da onestà
mai diviso,
La fiamma
in lui destò dei vivi affetti;
Ed a
te disse in suo linguaggio il core:
Ama il
gentil garzon di eterno amore.
IV. Oltre la
vetta alpina,
Muro
ad Italia mia,
Deh potessi
spiegar rapido il volo! -
Fra i
luoghi che tenean la peregrina
Fanciulla,
alto vorrìa
Parlar,
qual Fama: o Lionese suolo,
Che sei
per anco altero
Del militar
sentiero,
Onde
Agrippa ti ornava, unqua lo stuolo
De' fasti
tuoi fia spento, e mai ti guasti
Turbine
rìo, che a noi tal don mandasti. -
V. Quì
di pietà il verace
Sentir
VITTORIA apprese,
E il
dolce dir, cui l'alma si confida;
Quivi
del chiostro nella nobil pace
Bella
la mente rese
Di studio,
che all'oprar saggio la guida,
Più
che suol giovinetta;
Ed ebbe
qui la schietta
Dote
cortese che in lei sempre annida;
Che se
a danzar l'agile grazia spiega,
Lieve
aura par che l'erbe e i fior non piega.
VI. Il
cor VITTORIA integrò
Innanzi
all'ara diede
Ad uom,
cui cinge di virtù corona;
E col
pietoso dotto ingegno all'egro
Il dì
sereno riede;
Celeste
arte che speme ai mortai dona! -
Istria
alle nozze applaude;
Ma non
lieta è la laude
Di Parenzo,
cui sposa ell'abbandona;
Vien
mesta la città sino alle soglie:
Felice
chi così dal lito scioglie! -
VII. Voi che
in la prima etate
Compagno
foste a Lei,
Gìoite
del favor della sua stella -
E tu,
donna d'illustre alta pietate, (*)
Che altra
madre le sei,
E tu
gioisci: inclita gloria e bella
Di benefizj
è questa:
La rimembranza
è desta
E ferve
in Lei, qual sacra arde fiammella:
Così
t'indori il tetto, i campi, i tigli
Il fulgor
sempre degli augusti Gigli. -
VIII. VITTORIA,
agli occhi velo
Ti fan
stille di pianto,
E un
pallor dolce ti dipinge il volto? -
Ti consola,
che amor, dono del Cielo,
Anche
da lungi è santo:
Siegui
lo Sposo: a te Arupino è volto,
E gli
rechi tesoro
Di conjugal
decoro,
Cui sempre
un plauso immacolato è sciolto:
Lunga
al virgineo onor virtù vien dietro,
E vince
tal virtù di ogn'inno il metro. -