Gdea
Di Anteo alla cara imago le viole
Della stagion novella io porgo in dono;
E il dolce amico esulta innanzi il trono
Del sempiterno Sole.
Del colle, amor de' padri miei, che innalza
In Valteda fra pure aere la fronte,
Spesso lo invoco, ed ei con l'ali pronte
Ecco indora la balza.
E dianzi quel gentile angiol vid'io,
Più vezzoso dell'alba che nascea:
Del tuol fedel sovvienti - gli dicea -
Sovvienti l'amor mio.
Ahimè! - di giovinezza ove son gli anni ?
Muto è il priego gentil, spento il sorriso:
Jacopo, mira a virtù vera fiso,
Sola intatta di danni.
E ragionando mi venia cortese
Dell'agile dell'uom spirto immortale,
E di sue doti, e del mirabil frale,
Che per suo velo prese.
Degli elementi mi dicea l'azione,
E il vario ordin che il mondo anima e abbella,
E l'erba, e il fiore, e il mare, e l'aurea stella,
Opre di alta Cagione.
Di Euganea a lieti poggi, e al Brenta in riva,
Bella pace di Livio, e Cesarotti,
Lo fero gli almi studi, e il caro a' dotti
Lauro al crin gli fioriva.
O felice chi, i suoi strettisi al seno,
Varca il mar, passa i monti, e vola, e affretta
Al fonte del saper, quindi di eletta
Dote riede ripieno! -
E tu, DE-PRA, lo sai, che della brama
Ardesti, che a virtù l'uomo governa,
E quando più non è, memoria eterna
Di lui serba la fama.
Bello è sul giovin crin lucido e nero
L'arduo veder de' saggi illustre alloro:
Bello è da rosei labbri udir decoro
Di gravi sensi altero.
Dal mio mesto silenzio mi risveglia
Il tuo Giovanni; cui gli studi ameni
Onor fan di Arupino; i suoi dì pieni
Son di dottrina, e veglia.
Tuoi pregi a dirmi quel gentile viene,
E l'Alloro tua vergine mercede -
Ah! sì, è di premio immacolato erede
Chi a nobil via si tiene.
Le Leggi, che da Grecia navigaro,
E novelle a' Romani aggiunser glorie,
Più che di sangue le fere vittorie,
Lo spirto tuo formaro.
E deh felice il tuo sudar sui molti
Delle nazioni codici sapienti! -
Che i dritti son di ognuno, e de' potenti
Nudi a tua mente volti.
E, fatta l'alma tua forte, ed adorna
Del puro lume che Sofia dispensa,
Tutta al sublime e al bello ergesi accensa,
E il bujo ad essa aggiorna. - m
Di te la Patria che dirà ? - Deh lieta
Più di Arupin, che il suo perdette Anteo,
E funerea di lui gioja si feo
L'urna devota e cheta! |