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GIACOMO DOTTOR ANGELINI

(CENNO BIOGRAFICO)


 



            Il giorno 9 Agosto 1858 fu colpito Rovigno da un luttuoso evento. Il suo concittadino Giacomo Dott. Angelini, l'ottimo degli uomini, che tutta la sua vita sacrava a prò della patria, spirò in Dio quel dì, dopo breve e crudele malattia.
            Nacque in Rovigno l'ultimo di Ottobre l'anno 1789 da civile ed onorata famiglia. Ebbe per padre il Dott. Giuseppe giureconsulto distinto e per madre la signora Giovanna Rocco donna di cuore angelico e di quelle domestiche virtù, cospicuo ornamento delle antiche famiglie Rovignesi. Corsi in patria i primi studi passava all'Università di Padova, ivi dedicandosi alle leggi; e nel 1810 otteneva il grado accademico di dottore. Stabilitosi in patria cominciò quella carriera, che non ha abbandonato più mai. Prima Segretario dell'Autorità Politica, che reggeva Rovigno, allora parte del primo Impero Francese; quando l'Istria passò all'Austria ebbe il posto di Attuario Distrettuale; e sino al 1834 più volte resse l'uffizio; ed in questo intervallo di tempo per accidentale circostanza ebbe l'incarico di portarsi a Parenzo, nella stessa sua ufficiosa qualità. Era conosciuto da quel popolo, fu quindi accolto con dimostrazione di amore: seppe ognor più cattivarsi la benevolenza e la stima e quindi suo concittadino lo riguardava; e per onorarne la cara memoria, dolente di sì immatura morte ha voluto che Deputazione apposita assistesse ai solenni e commoventi funerali del 10 Agosto, testimonio consolante che la virtù si erige nei cuori un altare e nel popolo è la ingratitudine ignota, seppur talvolta nel tumulto degli affari per momenti oblìa colui, che è il suo orgoglio. Nel 1834 ottenne la nomina di Commissario per Rovigno, che conservò sino l'anno 1850. Fu nostro capo Politico pel corso di 16 anni, e nei più difficili momenti, allorchè pell'universale sconvolgimento, senza pacatezza di mente, bontà di cuore, fredda e assennata riflessione, gravi mali potevano funestare Rovigno. Nel 1850 colla nuova organizzazione amministrativa ottenne il posto di primo Commissario avendo, con singolare modestia non comune negli uomini, che si formano dell'onore e del decoro strane inconseguenti idee, pure dal comune tenute per vere e saggie, chiesto espressamente di non essere nominato capo dell'ufficio, ma sì semplice concepista onde prestare l'opera propria e fuggire da brighe e dispiaceri, sola ricompensa pur troppo, di chi sacrifica al bene comune la propria pace. Nel 1854 chiedeva dopo oltre 40 anni di pubblico servizio di essere posto nel ben meritato riposo, riposo concessogli, ma riposo che tale non era per il Dott. Giacomo Angelini, che continuò assiduo nel lavoro ufficioso, dedicandosi inoltre con tutte le forze del suo intelletto a prò de' suoi amati Rovignesi e con private prestazioni ed assumendo incarichi ed essendo di consiglio, di conforto a tutti quelli che a lui ricorrevano e sempre per amore del bene e solo dei suoi concittadini, che l'interesse individuo e suo era una parola, che se conosceva e comprendeva, non ebbe mai nessuna forza sull'elevato e generoso cuore.
            "Tutto per tutti nulla per sè" fu la sua divisa. E chi nella sua patria fu afflitto da sciagure che non lo ebbe santo consolatore? Chi mai invano gli si rivolse e non ne fu assistito, confortato?
            Egli era l'angelo di consolazione. Rovigno lo riguarava coi sentimenti di venerazione, e ne piange e piangerà l'irreparabile perdita. Era di vasta cultura letteraria; buon poeta, diligente scrittore nella lingua nostra, che ben conosceva per forti studj; pubblicò in vari incontri e poesie e prose e se il suo lavoro officioso non gli avesse tolto il tempo, ed avesse vissuto in grande città e potuto essere nel consorzio dei distinti uomini di lettere, e tutto dedicarsi alla bella letteratura, alto suonerebbe il suo nome ma certo più benefico di quello che fu non sarebbe stato, e forse le nobili doti del cuore non ammirerebbe la sua patria, che piange sul di lui recente sepolcro padre ed amico invocando. Nel 1847 che i Reali di Napoli soggiornarono alcuni giorni in Rovigno unitamente ai congiunti Arciduchi d'Astria, ebbe dal Re Ferdinando la decorazione di Cavaliere, della quale egli poteva fregiarsi con alta fronte, titoli non dubbi ed equivoci avendogliela meritata. Di un carattere che il nobile ed il generoso suo sentire rendeva degno dell'alta stima sì de' suoi concittadini, che di quegli illustri forestieri di varie classi e nazionalità, coi quali ebbe a trattare nei lunghi anni del suo pubblico servizio, chi di quelli che lo conobbero e che ora occupano alti posti nello Stato non onorano la memoria di un uomo, che se ebbe pochi pari nelle doti del cuore, niuno certo che fossegli superiore?
            Religioso per profondo convincimento dell'anima fu esemplare osservatore dei riti di quella religione, che bambino lo accoglieva al fonte battesimale e lo confortò nelle ultime lagrimate ore della sua vita. Gentile di maniere, tutto carità, senza fasto e ambizione, dignitoso e umile nel conversare, affettuoso marito e padre, amoroso congiunto, amico dell'uomo detestava il male, aborriva il vizio e sempre perdonò, neppur pensando che alcuno gli potesse esser nemico; mai le sue labbra pronunciavano parole, che potessero offendere l'onore; mai si permise un moto che offendesse i costumi; mai celiò sulle cose sacre e sante; mai disse un motto che potesse vilipendere o spargere ombra di dubbio sulle virtù di quel sesso, ch'egli idoleggiava e sempre amò colla delicatezza di sentimento, solo propria di un'anima qual era la sua e di un cuore sensibile nutrito ai più casti affetti.
            Accolse intimi secreti e confidenze, e niuno mai seppe quello, che l'amore, lo sdegno, la disperazione depositavano nel suo seno. Con l'affettuosa autorità, con dolcezza di parole e lo sguardo sereno, ha antivenuto mali; e quanti in Rovigno a Lui non debbono la loro salute?
            Quando la morte colpisce ai cospicui cittadini resta un vuoto nei cuori, e la perdita si considera pubblica sventura; e tale Rovigno considerava la morte del Dott. Giacomo Angelini; e perchè non si perda la memoria di lui e resti viva nelle più tarde generazioni, i suoi concittadini gl'innalzeranno un semplice monumento, che lo ricordi con amore e venerazione ai più tardi nostri posteri, e sia esempio e scuola perchè
                                "A egregie cose il forte animo accendono
                                "L'urne de' forti.  .  .  .  .  .  e bella
                                "E santa fanno al peregrin la terra
                                "Che le ricetta"
            Vale anima benedetta! nei cieli ove raccogli il premio di tue virtù prega ai tuoi Rovignesi la benedizione dell'Eterno, e meno dure le sorti che or tanto li travagliono; e nella santa pace del sepolcro tranquille riposino le tue ossa e loro sia lieve la terra.
            Chi scrive queste poche e disadorne parole ebbe la bella sorte di essergli amico, di conoscerlo nell'intimo dell'anima sua, e scrive questi cenni col cuore in pianto solo lenimento al suo profondo dolore.
 

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