Santa Eufemia V. e M. di Calcedonia 
Protettrice della Città di Rovigno
di
Gianclaudio de Angelini
16 Settembre 2001

 
 
particolare dell'affresco allegorico situato nell'anticamera del Consiglio Comunale di Rovigno:
Sant'Eufemia con la palma del martirio ed una rappresentazione simbolica della Città di Rovigno

 
Santa Eufemia, è la patrona di Rovigno insieme a san Giorgio. Eufemia, il cui nome in greco vuol dire "colei che parla bene" era una fanciulla cristiana di Calcedonia, in Bitinia, e subì il martirio durante la persecuzione di Diocleziano, all'inizio cioè del IV secolo. La santa viene festeggiata il 16 di settembre dato che in tale data nel 303 d.C. subì il martirio e nacque come Santa giovinetta: all'epoca Eufemia contava appena quindici anni.  Sulla modalità del martirio ci sono versioni discordanti: "Le notizie sulla sua Passione non sono molte, ma si sa per certo, per esempio, che la fanciulla dalla bella parola ebbe i denti spezzati con il martello, prima di essere consumata dalle fiamme del rogo." (Piero Bargellini, Mille Santi del giorno, Valecchi editore, 1977). 

Ma secondo la tradizione agiografica rovignese attestata nel volumetto stampato dalla tipografia di Antonio Coana nel 1891 a cura dei Minori Riformati di Rovigno il martirio, ordinato dal proconsole Prisco, dopo vari tormenti a cui la nostra santa resistette impavida dando prove miracolose della sua fede, avvenne tramite delle bestie feroci: "... dei quattro leoni e dei tre orsi fatti introdurre nell'anfiteatro, non fosse che un solo a morsicarla, comechè leggermente, nel braccio sinistro, nè gli altri, accostandosele riverentemente, non le avessero che a lambire i piedi. Ma quella leggera morsicatura, la quale tosto die' sangue, fe' sì che svenuta la martire invittissima, avesse omai la benedetta anima di lei a spiccare il volo in seno allo sposo divino..." 

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"Sulla sua tomba venne poi costruita una basilica, e in quella Basilica, nel 451, si tenne, a Calcedonia, il IV concilio Ecumenico, cioè universale, della Chiesa. Si disse allora che un miracolo della Santa avesse contribuito a confondere i seguaci dell'eresia eutichiana, che in quel concilio venne solennemente condannata. Da allora il culto di Sant'Eufemia si diffuse in tutto il mondo cristiano, e la sua fama e le sue reliquie si sparsero in Oriente, in Italia, in Spagna,  in Portogallo, in Germania, in Francia, dove si moltiplicarono le chiese dedicate alla Santa fanciulla di Calcedonia e le immagini della sua fresca bellezza, resa più bella dalla santità."  Così secondo il già citato Piero Bargellini, ma i rovignesi si vantano di avere l'unico corpo incorrotto della santa a cui dedicarono il bel Duomo a Mònto che domina la città, costruzione settecentesca consacrata al culto il 26 settembre 1756, e dal cui campanile svetta la statua bronzea della santa quasi a vegliare su i suoi fedeli.

 

 
La statua è cava ed è posta su dei perni girevoli che, allo spirare dei venti, le consentono di girare su sè stessa fungendo per i pescatori da... santa banderuola segnavento. Oltre che dai rovignesi, la santa era molto venerata in tutta l'Istria, soprattutto dai morlacchi e dagli istro-slavi delle campagne. 

Sonetto composto in occasione della posa dell'imponenta statua bronzea sul campanile avvenuta l'anno 1758.


 
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S O N E T T O
di Antonio Angelini fu Angelo

Illustri fabbri, che donar sapeste 
Forma al metallo, e quasi spirto e vita, 
Ed un'Opera ritrarne, onde smentita 
L'arte convien che dal lavoro reste: 

Se da fulmini, grandini e tempeste 
Noi difende la Santa, e il braccio addita 
Pronto; voi pur difende dall'ardita 
Morte, che i più bei pregi oscura, e investe. 

Finchè lassù l'immensa mole siede, 
E ogni poter dell'aria rende vano, 
Non fia di Lete che mai siate prede. 

Ma dirà il passeggiere da lontano: 
Felice, chi tal macchina possiede, 
Ma più valente chi prestò la mano. 


 
Poesia in onore della santa composta da Biagio Marin (Grado 1891-1985) considerato universalmente tra i maggiori poeti dialettali del '900 italiano, naturalmente la poesia è nel dolce e liquido dialetto di Grado:


Santa Eufemia de Rovigno

Santa Eufemia se svegia su l'altura
- ciusa ne l'arca la durmiva in pase -
scoltando 'l vento novo tra le case
e fémene cantâ la fioridura.

Sogni de paradiso qii de avril,
cô le pute xe sangue de roseri,
e vien da largo intorno el canpanil
el maestral co' svuli de sparvieri.

Vigniva alora zo dai sieli d'oro
anzuli alegri e ninbi, a refolàe
e i porteva la Sante per le stràe
fra sede e drapi, propio in bussintoro.
Soto quel svolo dute le marine
osaneva de sol, de rîe de l'onde,
e le fiole, le more e quele bionde,
gole d'órdole gera, cantarine.

Ela passeva ariosa e pur umana,
felisse de 'vê 'l cuor de la so zente:
l'amor incòra el tireva l'alsana
e la nave 'rivagia da l'oriente.
Púo la Santa turneva drento l'arca,
quela del paradiso e del so ben;
e Ruvigno la gera la so barca
che navegheva senpre un mar seren.

Santa Eufemia di Rovigno

Santa Eufemia si sveglia sull'altura
- chiusa nell'arca dormiva in pace -
ascoltando il vento nuovo tra le case
e le donne cantare la fioritura.

Sogni di paradiso (son) quelli di aprile,
quando le ragazze sono sangue di roseti
e giunge da lontano intorno al campanile
il maestrale con voli di sparvieri.

Venivano allora giù dai cieli d'oro
angeli allegri e nembi, con refoli di vento,
e portavano la Santa per le strade
fra drappi di seta, proprio in bucintoro.
Sotto quello volo tutte le mattine
osannava di sole, di riso l'onde,
e le bimbe, le more e quelle bionde,
erano gole d'uccellini, canterine.

Lei passava ariosa eppure umana,
felice di vedere il cuore della sua gente:
l'amore ancora tirava l'alzana
e la nave arrivata dall'oriente.
Poi la Santa tornava dentro l'arca
quella del paradiso e del suo bene;
e Rovigno era la sua barca
che navigava sempre in un mar sereno.


 
l'arca di Santa Eufemia

 
Per Sant'Eufemia si teneva anche una grande fiera che richiamava gente da tutta l'Istria, e che culminava con la processione dietro il corpo imbalsamato della santa:

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il corpo della Santa

 
L'Inno ufficiale dedicato alla Santa che si cantava nel Duomo di Rovigno nella grande festa che si teneva in suo onore. Si tratta di un Inno che risale almeno ai primi del XIX secolo:

 
oh, qual stile, qual dolce favella
tanta gloria potrebbe cantar
il tuo esempio invincibil donzella
chi potrebbe oggidì seguitar.

Forte è l'alma quand'arde d'amore
per colui che redenti ci fè.
Tu spezzasti i tormenti, il dolore
a soffrir nuova forza ti diè.

Tu vincesti le fiamme, le ruote
delle belve il selvaggio furor.
I supplizi più orrendi che puote
inventare un satanico cor.

Lei li affronta ridente e sicura
e raddoppia la fede e l'ardor,
gli strumenti d'orribil tortura
polce innocua li rende il Signor.

Oh, qual stile, qual dolce favella
anta gloria potrebbe cantar
il tuo esempio invincibil donzella
chi potrebbe oggidì seguitar.

Fa quel soglio ove siedi beata
Santa Eufemia Patrona fedel
per quel popolo che tanto t'ha amata
deh, tu prega propizia dal ciel.


 
Posto in contrada Santa Croce, Santa Cruz, dirimpetto allo Scùio da S. Catareîna vi è l'Arnu da Sant'Ufièmia. La leggenda popolare narra che in tale sito approdò miracolosamente il 13 luglio dell'800, galleggiando sul mare, e proveniente da Costantinopoli, la pesante arca marmorea di Santa Eufemia da Calcedonia, in una notte da tregenda con onde gigantesche che gettarono l'arca suglli scogli di quello che allora era l'Isola di Rovigno. A testimonianza del miracoloso evento venne fatta erigere una colonna quadrangolare. Anticamente e sino ai primi del '900 il popolo faceva uso devozionale della sua acqua ritenendola miracolosa;

 

La Stele posta in sostituzione di una precedente colonna eretta l'anno 1509 ed abbattuta dai
marosi, (prima ancora il sito era contrassegnato da dei semplici massi)  reca la seguente iscrizione:
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D.O.M.
DIVAE  EUPHEMIAE
RUBINENSIUM
NUMINI TUTELARI AC TITULARI
CIVITATIS OBSEQUIENTISSIMAE VOTUM
ANNO MDCCXX


Il retro della stele come risulta oggi. Sino a due anni fa il Bar Valentino nello stretto ballatoio
poneva dei tavolini. Nel 2002 i tavolini sono stati tolti ma intorno alla stele hanno comunque
collocato  menu, piattini, bicchieri... inutile dire che tutto ciò contrasta con il rispetto per la
santa e per la devozione popolare rovignese.


 
 
Narra la leggenda che i rovignesi, accorsi in gran numero, si avvidero che l'arca nel suo prodigioso arrivo aveva scavato una sorta d'insenatura e, convinti dal fatto miracoloso, vollero portare l'arca entro le mura di Rovigno ma non riuscirono nè in tale impresa nè a scoperchiare il sarcofago. La notte successiva ad una pia rovignese apparve in sogno una splendida giovinetta, che le rivelò di essere Sant'Eufemia, la martire di Calcedonia, dandole precise "istruzioni" per spostare la pesante arca in pietra, ovvero le "ingiunse di aggiogare all'arca stessa le due ancor vergini vaccherelle che le aveva dato il Signore, e di lasciar poi che desse la conducessero colà dove a Lui stesso fosse meglio piaciuto. Nè al dì vegnente  tardò guari la pia vedova a mettere in esecuzione il celestial comando; ed alla vista di tutti quell'enorme peso è sollevato facilissimamente dalle due vaccherelle, e condotto fino alla sommità del monte, dove poi si arrestò presso l'antica Chiesuola intitolata a S. Giorgio Martire".

Fu così che nacque il condominio tra San Giorgio e Sant'Eufemia che, nella devozione popolare, prese poi il posto principale. Il riconoscimento delle spoglie come quelle della martire calcidoniese venne poi confermato, almeno così si narra, da una pergamena ritrovata a fianco della santa una volta scoperchiato il sarcofago.


 
Qui una riproduzione del miracoloso trasporto

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 I Santi nella devozione popolare
 Sant'Eufemia di Rovigno
 Iconografia di Sant'Eufemia
 Cenni sulla Chiesa di Sant'Eufemia

 
 
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