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    Andrea Cammarata "Tuo figlio, Andrea" Edizioni Pendragon
    Recensione di Gabriella Bona (gabri.bona@libero.it)
       
      
    Quando negli anni Sessanta Franca Viola rifiutò pubblicamente il matrimonio riparatore con l’uomo che l’aveva rapita, la notizia ebbe ampio risalto su tutti i mezzi di comunicazione. L’opinione pubblica si divise tra chi la considerava una pazza e chi voleva farne un’eroina. Franca era una ragazza normale, che voleva vivere la sua vita, rivendicava il diritto di scegliere. Era il mondo in cui viveva, le logiche arcaiche, l’accettazione passiva della violenza, il silenzio che circondava questi avvenimenti, a non essere giusti né normali. Il gesto della ragazza siciliana aprì una breccia, aiutò a cominciare ad abbattere un muro che sembrava inviolabile. 
    Il muro della violenza, di quella violenza assurda che si annida nella famiglia, negli anni ha cominciato a sgretolarsi. Violenze fisiche, psicologiche, sessuali, per anni nascoste da chi le subiva e dall’intera famiglia per una forma di malinteso rispetto, di paura, di vergogna che non facevano altro che perpetuare un costume, hanno cominciato a essere dette, a essere denunciate. 
    “Telefono azzurro” ha lavorato per anni su un terreno difficilissimo, con coraggio e grazie all’intelligenza, alla passione e alla pazienza di Ernesto Caffo. Non è un caso che proprio a lui si sia rivolto Andrea Cammarata quando ha deciso – ormai quasi quarantenne, laureato, sposato e con quattro figli – di pubblicare la lettera aperta al padre dal quale ha subito violenze fin dai primi anni di vita. Una lettera che è diventato il libro “Tuo figlio, Andrea” pubblicato dalle Edizioni Pendragon. 
    Pagina dopo pagina si svolge la storia di trent’anni attraverso violenze, soprusi, processi che hanno coinvolto tutta la famiglia. Emerge la figura di una madre che ha il coraggio di denunciare il marito e di soffrire per lunghi anni lontana dai figli, per mantenere il loro rispetto e il loro amore, per essere solidale con loro, per dargli quella speranza nel mondo e nell’esistenza che il padre ha tentato in ogni modo di togliergli. 
    “Tuo figlio, Andrea” è un libro pieno di dolore e di speranza, il racconto di una vita difficile trascorsa nel tentativo di capire, di crescere, di recuperare brandelli di una situazione tragica. Andrea è cresciuto, superando momenti tragici, in cui l’autodistruzione sembrava la strada più facile, oggi è una persona che è riuscita a recuperare una serenità che gli permette di raccontare la propria vita senza vergogne, di scrivere una lettera che inizia con le parole “Caro papà” e che, soprattutto, affronta il compito di rivivere tutta la sua vita per raccontarla, sicuro che è soltanto attraverso il coraggio di dire che si può tentare di evitare che altri bambini debbano subire quello che lui ha vissuto. 
    “Dal sommerso, da un silenzio troppe volte colpevole, da dichiarazioni di facciata a favore dell’infanzia, - scrive Ernesto Caffo nella postfazione – sempre più emergono abusi e violenze che accadono quotidianamente all’interno delle mura domestiche e in contesti apparentemente sereni. […]I bambini hanno paura di tradire l’appartenenza familiare o le persone che amano […] La normalità di questa storia deve farci pensare che molte altre storie ‘normali’ coinvolgono ogni giorno, nel nostro come in altri paesi, tanti bambini e tante famiglie, distruggendo risorse umane e dando origine a infinita sofferenza.” 
      
    gabriella bona 
   
 
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