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    IVREA - INTERESSANTE INCONTRO CON GIORGIO CAVAGLIA’ AL ROTARY CLUB
    ANTICHE TRACCE IN CANAVESE 
     
    La professione del prof. Giorgio Cavaglià, calusiese, laureato in lettere classiche, è quella di un insegnante che coltiva anche la passione per le ricerche archeologiche. Residente in una zona in cui recentemente, grazie al suo impegno, sono venute alla luce numerose testimonianze dell’epoca romana ha esposto, al Rotary Club, la storia dei ritrovamenti avvenuti in Canavese qui sinteticamente elencati.
       I Romani sottomettono con fatica i Salassi e, cento anni a.C., fondano Eporedia. Di quell’epoca rimangono le tracce della centuriazione del territorio, diviso in aree quadrate di 710 metri di lato. Un reticolo sul quale sono state costruite strade, canali di irrigazione e di scolo. Strade che conducevano al passo alpino del S. Bernardo o al valico del Moncenisio che partivano, la prima da Vercelli transitando poi per Santhià, Ivrea e Aosta mentre la seconda congiungeva Pavia con Trino (Rigomagus), Verolengo (Quadrata), Torino e la Valle di Susa.
       A Mazzè sono stati portati alla luce i resti di una strada selciata che notevole spessore di terriccio teneva occultata. La strada è larga tre metri e mezzo e composta da grossi blocchi di pietre fluviali che si appoggiano su di un letto di ghiaia ricoperto di sabbia. Esiste traccia di un pontile parallelo alla Dora, eroso dalle acque, che conferma la navigabilità del fiume fino al Po. Analogamente esisteva ad Ivrea, nell’alveo della “Duria maior’’, un attracco per barconi in prossimità della torre di S. Stefano dove aveva termine un ponte, i cui resti sono ora coperti dall’acqua, largo più di sette metri e composto da campate lunghe 150 metri. Sempre in Ivrea esistono tracce dell’acquedotto romano che, partendo da Bienca, portava l’acqua percorrendo tratti sotterranei e superava le conche con viadotti in muratura.
       Una strada, analoga a quella di Mazzè, si trova in prossimità del lago di Viverone. Era una strada di arroccamento costruita all’interno di un vallo di difesa eretto dai Longobardi che non impedì ai Franchi di raggiungere Pavia. Altra strada romana è quella che si trova fra Bollengo e Piverone e che forse congiungeva Ivrea con Biella. Altrettanto romana la strada delle Gallie scavata nella roccia viva a Donnaz.
       A Mazzè, nel 1988, quando il bacino della Dora venne parzialmente svuotato per effettuare la manutenzione delle paratie della diga, viene alla luce un rinforzo artificiale dal quale spicca un enorme blocco di roccia che pesa due tonnellate, lungo venti metri, dall’aspetto di un “menhir’’. E’ invece una stele funeraria risalente all’età del ferro. La stele è rimasta a Mazzè ed è visibile in piazza della Repubblica. Monoliti analoghi sono anche a Chivasso e  a Lugnacco. Nel 1993 è stata scoperta, nel pavimento della  chiesetta campestre di S. Lorenzo e Giobbe, una lapide funeraria, con epigrafe, della prima metà del II sec. d.C. sistemata ora nella casa parrocchiale di Mazzè.

    maurilio trovati
     


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