Donne contro la discriminazione 
  
IVREA - La Casa delle donne nasce nel 1989 dalla comune volontà di un gruppo di donne, formatesi in seno al femminismo degliconcrete ai disagi femminili. Lo scopo fondamentale dell’associazione è quello di garantire un i anni ‘70, di trovare risposte concrete ai disagi femminili. Lo scopo fondamentale dell’associazione è quello di garantire un immediato supporto psicologico a coloro che si trovano ad affrontare difficoltà di varia natura. “Il Centro - chiarisce Sandra Marangoni, Presidente della Casa delle donne - dispone di un Consultorio giuridico che, grazie alla presenza di una competente avvocatessa, offre consulenze legali gratuite, finalizzate alla risoluzione di realtà drammatiche, quali casi di separazione spesso conflittuale, di affidamento dei figli, e di violenza sessuale, anche sui minori’’.
Nel 1994, tramite la fondazione del Centro multietnico Lilith, la Casa della donna estende il suo operato alle donne straniere, con l’obiettivo di confrontare culture, esperienze, abitudini e lingue differenti. “Il centro Lilith - prosegue Carla Busca, Responsabile del Centro Lilith - si prefigge di assicurare alle cittadine straniere un servizio di ascolto e di informazione all’utilizzo delle strutture socio-sanitarie, reso possibile grazie all’intervento di mediatrici culturali che agiscono da ponte tra le istituzioni e le donne bisognose di aiuto’’.
Nel 1995, presso l’Associazione eporediese, viene fondata la prima Banca del Tempo piemontese, il cui intento è di riscoprire i rapporti di buon vicinato, garantendo aiuto, disponibilità ed attuando uno scambio reciproco di prestazioni. “La Banca - spiega Giuseppina Tozzi, Responsabile della Banca del Tempo - ha una funzione amministrativa per quanto riguarda l’impiego del tempo; ogni Socia offre quanto possibile in base a capacità ed attitudini, ricevendo ciò di cui necessita: baby-sitting, corsi di informatica, attività ricreative’’.
Le iniziative ed i servizi di cui si è detto sono uniti dal desiderio di mettere fine allo svilimento femminile in tutte le sue espressioni. Riunirsi per scambiarsi opinioni, per cercare il dialogo e soprattutto per sfogare quei malesseri che se non trovano voce diventano logoranti, risulta essere un passo determinante per prendere coscienza dei propri mezzi. A tal proposito, i gruppi d’ascolto rappresentano uno spazio nel quale è possibile esprimere gioie, dolori ed incertezze, spesso causati dal confronto con una cultura maschile dominante che tende ad isolare la donna, costringendola al silenzio.  Attraverso il reciproco sostegno, si scoprono la volontà di superare la solitudine, di invecchiare serenamente e l’esigenza di attuare una nuova crescita personale, dove si riveste il ruolo di protagonista e non più di parte passiva.

federica gros-pietro