Il recupero "in  extremis" a Pozzale di testimonianze importanti sulle antiche origini del paese dimostra anche quanto sia difficile intervenire sui cantieri  edili, dove per interessi economici , non dico speculativi, non si pone alcuna attenzione al terreno che si ferisce e si asportano metri cubi di materiale senza indagini preventive o consulenze archeologiche. Riuscire in questa situazione a salvare dalle ruspe siti archeologici nascosti e sconosciuti è impresa aleatoria, tanto più che i cantieri sono interdetti ai non autorizzati. Pozzale è noto come antico insediamento dell'età del ferro e i suoi ritrovamenti sono tra i primi avvenuti in Cadore (1821), eppure negli ultimi anni all'interno del paese si sono operati consistenti movimenti di terreno a seguito di lavori edili, ma incredibilmente non è venuto alla luce alcun reperto, se si escludono gli scavi per il metano seguiti dalla Soprintendenza. Purtroppo questa è una situazione che si ripete anche in altre realtà simili in Cadore e deve far riflettere sul fatto che la vera tutela dei beni archeologici sta più nella sensibilità dei cittadini che non nella vigilanza delle autorità competenti. La recente scoperta a Pozzale è avvenuta in un cantiere aperto la scorsa estate , per la realizzazione di un piccolo parcheggio comunale in via Sopracolle, per migliorare la viabilità. Lo sbancamento è stato realizzato verso monte sul lato sinistro della strada che sale alle ultime case del paese e che poi prosegue per "le Ville". Passando sul posto alcuni soci del Gruppo hanno notato consistenti carboni , che marcavano vistosamente la sezione di terra portata in luce, con una spessa e lunga striscia nerastra a circa un metro di altezza dal piano di scavo sopra la massa di argilla. Avvicinatisi per studiare più da vicino il terreno, hanno trovato sulla parete più corta, subito a destra dell'angolo nord dello scavo, assieme ai carboni, tre piccoli frammenti di ceramica nera di grosso spessore, il cui impasto inglobava piccole impurità, che apparivano come puntini bianchi. Vi erano anche pezzi di ossi di qualche animale come probabili resti di pasto. Sulla parete più lunga, quella parallela alla strada e posta contro il declivio, pressappoco a metà e sempre a un metro dal piano di scavo c'erano dei sassi di grosse dimensioni, che potrebbero essere un'opera di drenaggio sezionata dalla ruspa. Costituivano anche il limite di quello che a prima vista poteva sembrare l'area di un'abitazione, ma poteva anche essere una necropoli distrutta dai lavori o altro; dal tipo di ceramica si poteva presumere dell'età del ferro. Questo sito occupava la metà superiore del cantiere, l'altra metà sottostante era invasa da un accumulo notevole di sassi di piccole dimensioni, tra i quali vi era anche qualche coccio di vaso di epoca recente, probabilmente una discarica agricola. Immediatamente veniva avvertito il dott. Roberto Granzotto, sindaco di Pieve, che con grande sensibilità e coscienza contattava all'istante il responsabile del cantiere e concordava la sospensione temporanea dei lavori. Contemporaneamente si informava la Sovraintendenza .Questo avveniva la sera del 16 settembre, appena in tempo, perché era prevista per il giorno dopo la realizzazione della scogliera di grossi macigni per il contenimento della scarpata, che avrebbe coperto ogni traccia e impedito ulteriori ricerche. Da allora c'è stato un intervento di Eugenio Padovan per la Sovraintendenza, che con gli operai dell'impresa ha proceduto alla pulizia delle sezioni. Sono venuti alla luce altri frammenti ceramici dello stesso tipo dei primi e appena a monte del presunto drenaggio è apparsa la sezione di una buca di palo, che sembra confermare l'ipotesi di una struttura abitativa, posizionata contro il declivio. In seguito c'è stato il sopralluogo della dottoressa Cangemi della Sovraintendenza, che si è dimostrata interessata al sito. Nell'autunno del 1999 è stato effettuato parzialmente lo scavo; sembra si tratti di un'abitazione , dal momento che si sono trovate delle buche di palo, ma soltanto la continuazione in piano potrà chiarire la situazione.                                     
Dino Ciotti