Svizzera

5° Giorno: Sabato 8 luglio 2000

LOSANNA - CASTELLO DI CHILLON - PASSO DEL GRAN SAN BERNARDO - AOSTA - VERONA

 

DA LOSANNA A MONTREUX - La nostra ultima giornata di viaggio incomincia alle ore 7 quando la sveglia ci sollecita a racimolare le nostre cose, sparse qua e là con oculato disordine, a chiudere definitivamente la valigia e a scendere al più presto nel salone del ristorante per un’abbondante ed energetica colazione. Come previsto, lasciamo l’hotel Agora di Losanna alle ore 8 per imboccare, poco dopo, la bellissima strada litoranea che, almeno a quest’ora, è frequentata solo da qualche ciclista dilettante e da alcuni villeggianti mattinieri che, con un po’ di footing, sperano di cancellare le conseguenze corporali dei loro peccati di gola. Ammiriamo i lussuosi alberghi di fine secolo XIX che ospitano il fior fiore della clientela internazionale, vale a dire, oltre ai miliardari che fioriscono sotto ogni latutudine, i politici che si danno tanto pensiero dei problemi esistenziali della povera gente del nostro pianeta oppure i disinteressati dirigenti sportivi del CIO (Comitato Internazionale Olimpico), di cui, spingendo il nostro sguardo oltre verdi prati e curatissimi giardini, scorgiamo la nuova fastosa sede e l’annesso Museo Olimpico.

La strada prosegue in riva al Lemano o ai piedi di ubertose colline sulle quali si allineano con precisione geometrica un numero incalcolabile di viti; ci sembra superfluo aggiungere delle parole per dire l’incanto e lo splendore dei panorami che godiamo durante questo mattiniero trasferimento lungo il lago di Ginevra. Purtroppo non riusciamo a distinguere, al di là dell’opposta riva francese, le imponenti cime alpine della Savoia perché all’orizzonte c’è un po’ di foschia eperché il cielo si sta facendo sempre più plumbeo a motivo di dense nubi che certamente preannunciano la pioggia.

Attraversiamo l’elegante centro di Vevey, dove amava soggiornare il grande attore e regista Charlie Chaplin che ora è ricordato con un minuscolo ma simpatico monumento posto sul lungolago e che immortala la sua inimitabile ed umanissima maschera di Charlot. In questa rinomata cittadina del Lemano possiamo vedere pure il centro direzionale e gli enormi palazzi di vetro e cemento che ospitano la Nestlè, la multinazionale che un tempo si interessava ai prodotti per l’infanzia e che ai nostri giorni controlla gran parte dei prodotti alimentari consumati nel mondo.

UN ROMANTICO TUFFO NEL PASSATO NEL CASTELLO DI CHILLON - Appena superata Montreux, detta la "Regina della Riviera svizzera" per la felice posizione, per la dolcezza del clima e per le sontuosità delle sue attrezzature ricettive, giungiamo in vista del celeberrimo Castello di Chillon, l’ultima importante meta turistica dei questo nostro viaggio di cinque giorni attraverso la Confederazione Elvetica. Mancano pochi minuti alle 9 che, quotidianamente, corrisponde all’orario della sua apertura alle comitive che lo prendono... d’assalto. Essendo il primo a staccare i biglietti d’ingresso, Piergiorgio ha la fortuna di trovare subito una giovane e simpatica guida locale, parlante italiano, disposta ad accompagnare il nostro gruppo in questa importante visita. E così, mentre comincia a cadere una leggera pioggia autunnale che sembra essere stata programmata da un accorto regista per favorire un nostro più completo ritorno al passato, scavalchiamo su di un ponte levatoio il fossato nel quale si specchiano le mura e le torri del settore settentrionale del castello Camminiamo sul selciato del cortile attorno al quale sorgono tracce di interessanti costruzioni medioevali e quindi scendiamo nei cupi sotterranei che furono usati come duro carcere e come luogo di esecuzione di sentenze capitali, come ce lo dice in modo piuttosto sinistro un cappio che vediamo ancora appeso ad una trave. Ci troviamo ora, come ci dice la nostra guida Graziella, nella celebre prigione di Bonivard, il priore di San Vittore di Ginevra, qui incatenato per quattro anni perché favorevole all’indipendenza della sua città. Questo detenuto politico divenne famoso soprattutto perchè ebbe l’onore di essere cantato da due grandi poeti del Romanticismo europeo: George Byron e Victor Hugo. In questo tetro ambiente i sofferenza, troviamo molto liberatoria un’apertura, sbarrata da una grata di ferro, attraverso la quale, in caso di necessità, era possibile la fuga attraverso il lago dei signori castellani. Salendo poi per strette e ripide scale, arriviamo ai bellissimi ed arredati appartamenti che appartennero dapprima ai Vescovi di Sion, poi ai Savoia e da ultimo ai balivi della città di Berna. Ricordiamo in particolare: la Sala degli Stemmi; la camera del Duca, fornita di una scala a vite e di un passaggio riservato e lontano da qualsiasi occhio indiscreto; la Cappella dei conti di Savoia, decorata all’inizio del XIV° secolo che, grazie ad un sistema di proiezione di immagini elaborate al computer, ci permette di ammirare le decorazioni come erano originariamente. Passando per la Camera da letto, con tanto di talamo con baldacchino e con ad un lato l’accesso ad una confortevole ma poco romantica latrina pluripersonale, raggiungiamo nel piano superiore un’ampia esposizione museale che documenta non solo le fasi relative alla costruzione di questo incantevole castello ma anche la sua lunga, tormentata ed avvincente storia. Prima di concludere la nostra visita passiamo anche attraverso dei suggestivi cammini di ronda, dai quali godiamo una magnifica vista del lago, sostando di tanto in tanto in una delle sue alte e munitissime torri semicircolari ovviamente provviste di feritoie e di tutte quelle diavolerie belliche che, nei tempi passati, erano di regola e di moda in un castello che si rispetti.

La nostra visita, che è durata più di un’ora, si conclude con la ricerca degli scorci più interessanti per immortalare, con delle più o meno artistiche foto-ricordo, le nostre inimitabili facce in questo storico castello di Chillon e quindi con un’altrettanto frettolosa ma coinvolgente attività di shopping presso un fornitissimo negozio per turisti dove troviamo ampia possibilità di spendere gli ultimi "franchi svizzeri" che ancora abbiamo in tasca prima di far felice ritorno nel Bel Paese dove circola, ma ancora per poco, l’italica liretta.

L’ARRAMPICATA ALPINA ATTRAVERSO IL COLLE DEL GRAN SAN BERNARDO - Mentre risaliamo l’alta valle del Rodano in direzione di Martigny siamo di tanto in tanto investiti da qualche piovasco che presto si dissolve per lasciare sempre più ampio spazio al sole.

Transitiamo, ma ci è impossibile sostare, per Saint Maurice, la romana "Agaunum" dove un’importante abbazia medioevale ricorda il luogo nel quale San Maurizio e i 300 suoi commilitoni della Legione Tebana (da Tebe d’Egitto, corrispondente all’attuale Luxor) subirono il martirio al tempo delle persecuzioni di Massimiano; poi, procedendo per una scorrevole strada in leggera ma costante salita e che per lunghi tratti è fiancheggiata da colline terrazzate a vigneto, arriviamo all’importante bivio di Martigny da dove è possibile proseguire per Sion e per altri rinomati centri di soggiorno alpino del Vallese oppure, come facciamo noi, deviare sulla destra per imboccare una delle più famose strade alpine, già praticata dai Romani e utilizzata da Napoleone nel maggio 1800 per la sua prima discesa in Italia, e culminante nell’impegnativo valico del Gran San Bernardo. Mentre il pullman arranca senza apparente fatica su questa tortuosa ma moderna strada di montagna, ammiriamo alcune bellissime valli alpine punteggiate da accoglienti centri di vacanze e di sport invernali. Molte sono le cascate ed i veloci corsi d’acqua che testimoniamo la presenza di nevi perenni e di ghiacciai sulle alte montagne dalle quali ormai ci troviamo circondati. L’aria si fa sempre più rarefatta al pari della vegetazione che si riduce a qualche basso cespuglio che riesce a sopravvivere con fatica nell’arida pietraia alpina.

Quando siamo ormai prossimi ai 2000 metri di altezza ci troviamo davanti all’imbocco del traforo del Gran San Bernardo, la grandiosa opera realizzata tra il 1958 ed il 1964 che permette di evitare gli ultimi e difficili tornanti del Colle del Gran San Bernardo (m. 2473). A metà circa di questa galleria di confine internazionale, che è lunga. 5813 metri, scorgiamo sulla umida e scura roccia un tricolore. Siamo in Italia...

Molto emozionante e ricca di vedute indimenticabili è pure la veloce discesa verso Aosta dove arriviamo proprio mentre le campane di Sant’Orso e quelle di tutte le chiese del capoluogo valdostano rintoccano festose l’ora del mezzogiorno. Per quanti finora non hanno avuto l’opportunità di visitare la bella città di Aosta, Bruno si premura di far loro conoscere almeno il bellissimo arco di Augusto posto proprio all’ingresso dell’antico impianto romano di questa importante base militare alpina che un tempo si chiamava "Augusta Praetoria".

COMMEMORAZIONE DI UN "OTTO LUGLIO" DI TANTI ANNI FA - In località Pont Suaz, nell’immediata periferia di Aosta, facciamo tappa presso il moderno ed accogliente hotel Miage dove ci viene servito un pranzo preparato come Dio comanda e come il nostro raffinato palato italico esige.

A questo punto, anche se nel pomeriggio ci rimane da portare a termine un normalissimo trasferimento fino a Verona, avvertiamo che il nostro viaggio dell’estate 2000 è terminato. Sui volti sorridenti e negli sguardi compiaciuti di tutti i partecipanti leggiamo un’incontenibile gioia per le indimenticabili esperienze accumulate durante questo nostro 44° viaggio culturale. L’ultima cosa che ancora ci rimane da compiere è la commemorazione di una data, quella di un ormai lontano 8 luglio, che è ben nota ai nostri amici turisti di Santa Croce e che scatena un coro festoso di applausi, di felicitazioni e di evviva non appena nel salone del ristorante fa il suo trionfale ingresso una gigantesca torta, offerta dall’agenzia Elite Viaggi di Vicenza, con la scritta "Buon compleanno Piergiorgio". Nell’occasione si intrecciano tante e gradite espressioni di simpatia e di affetto che sorprendono e sinceramente commuovono il festeggiato. Secondo un ben collaudato cerimoniale, non mancano nè l’estemporanea poesia in dialetto veronese della simpaticissima Carla nè il tradizionale dono del piatto, stavolta con autentico orologio svizzero, che andrà ad aggiungersi alla già ricca collezione che rende piena di colori e di ricordi la taverna del Capogruppo. Ma la cosa più bella di questa festa di famiglia è l’atmosfera di sincera amicizia che caratterizza il nostro stare insieme e che costituisce la condizione di base che ci stimola a continuare nel nostro impegno di volontariato.

Alzando tutti insieme i calici con lo spumante, brindiamo così alla nostra amicizia, alla riuscita di questo breve ma entusiasmante viaggio che ormai sta per entrare nell’archivio della memoria e forse a qualche ancora indefinito progetto che, a Dio piacendo, speriamo di poter realizzare nei prossimi anni mettendoci ancora in viaggio per conoscere insieme altri interessanti ambienti in Italia, in Europa e nel mondo.


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Data di pubblicazione: 22 settembre 2000

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