Svizzera

3° Giorno: Giovedì 6 luglio 2000

EINSIELDEN - LUCERNA - BERNA

 

LE NOSTRE DEVOZIONI NEL SANTUARIO DI EINSIEDELN - Questa mattina ci svegliamo presto, e precisamente alle ore 6.15, perché, prima di lasciare definitivamente Einsiedeln, desideriamo visitare la grande chiesa abbaziale che finora abbiamo sempre trovata chiusa, e quindi, da devoti pellegrini ai santuari mariani quali siamo per vecchia tradizione e per profonda convinzione, raccoglierci in preghiera davanti alla venerata immagine della nera Madonna degli Eremiti nella celebre e monumentale Cappella delle Grazie. Seguendo le precise indicazioni di un monaco incaricato dell’accoglienza dei visitatori, alle ore 7 in punto don Luigi celebra la Santa Messa per il nostro gruppo nel suggestivo e raccolto ambiente della moderna cripta. Al termine della celebrazione, Piergiorgio presenta, in forma sintetica, le vicende legate alla storia, all’arte e alla devozione di questo importante santuario svizzero. Poi, cercando di non disturbare nè i fedeli raccolti nell’ottagonale Santa Cappella nè i monaci che negli stalli del coro stanno cantando l’Ufficio Divino, visitiamo individualmente il vasto interno, a tre navate, impreziosito da un’esuberante decorazione rococò che, specialmente dopo un recente e radicale lavoro di pulizia, manifesta tutto il suo abbagliante splendore.

Restiamo sorpresi della magnificenza decorativa che appare non solo nella stupenda volta ma in ogni spazio architettonico di questa straordinaria chiesa, tutta stucchi, dorature e dipinti, e che sembra avere la funzione di convogliare lo sguardo del visitatore verso i due punti estremi: da una parte verso lo scenografico e policromo coro con l’altare maggiore e dall’altra verso già citata Cappella ottagonale di marmo nero all’interno della quale, in una raggiante nube dorata, spicca la dolce immagine della Madonna degli Eremiti.

Qui, messa da parte ogni nostra abituale considerazione di carattere estetico ed artistico, ci raccogliamo per qualche istante in umile preghiera e, prima di andarcene, accendiamo a nome di tutto il gruppo un piccolo cero perché anch’esso brilli davanti agli occhi della Madonna delle Grazie assieme a quelli, ben più ricchi ed adorni, che simbolicamente rappresentano tutti i Cantoni della Svizzera.

VERSO IL LAGO DEI QUATTRO CANTONI - Conclusa la colazione e stivati sul pullman i nostri bagagli, verso le ore 8 lasciamo l’albergo Storchen e l’interessante centro di Einsiedeln prendendo la direzione di Lucerna che è la meta principale dell’odierna mattinata.

Ancora una volta il tempo ci è amico e l’aria tersa e trasparente delle montagne ci evidenzia in continuazione delle vedute entusiasmanti e dei paesaggi montani veramente da favola. Intanto, mentre la nostra amica Renata ci intrattiene piacevolmente con una dotta conversazione sull’importanza che i monaci di San Benedetto hanno avuto in campo religioso, economico e culturale per la vita delle persone e per la prosperità di intere regioni nell’Europa medioevale, giungiamo in vista di un ennesimo lago, quello di Zug, incastonato tra scenografiche montagne ed ingentilito da civettuoli centri di villeggiatura di fama internazionale. Poco più avanti notiamo un cartello stradale che indica la non lontana e storica cittadina di Schwyz, il capoluogo di uno dei quattro Cantoni che si affacciano sull’omonimo lago e che ha dato il nome all’intera Confederazione. Il motivo di questo alto riconoscimento è dato dal fatto che furono proprio gli abitanti di Schwyz, nel 1291, assieme a quelli di Uri e di Unterwalden, a dare l’impulso decisivo alla stipulazione di quel patto di mutuo soccorso contro il dominio straniero che, storicamente, è riconosciuto come l’atto di nascita della Svizzera. Completando il nostro tranquillo e piacevole viaggio su una scorrevole autostrada, verso le 9.30 arriviamo a Lucerna dove, nei pressi della stazione ferroviaria, ci incontriamo subito con la signora Renata, la nostra guida locale che è di origine friulana ma che da diversi anni vive e lavora in questa prospera, interessante e raffinata città svizzera.

LA VISITA ALLA CITTÀ’ DI LUCERNA - Dopo una breve sosta tecnica ed un caffè Lavazza che "più lo mandi giù, più ti tira su", col pullman facciamo dapprima un interessante giro dei quartieri residenziali posti lungo la sponda orientale del lago e quindi imbocchiamo una strada in salita che ci porta su di un balcone panoramico dal quale godiamo una vista superba non solo della città di Lucerna ma soprattutto del suo incantevole hinterland. Con lo sguardo riusciamo a cogliere un ampio settore del meraviglioso Lago dei Quattro Cantoni ed il profilo seghettato di alcune catene di montagne dalle quale emerge il solido e roccioso massiccio del Pilatus la cui cima, a m 2132 s.l.m., è raggiungibile con un’ardita ferrovia a cremagliera che arriva all’incredibile pendenza del 48%.

Durante questa nostra piacevole escursione nei dintorni più paesaggistici di Lucerna, la nostra Guida ci parla della vita e della storia di questa città, dei suoi antichi commerci, resi ancor più floridi dopo l’apertura della ferrovia del San Gottardo (1882), e soprattutto della mancata adesione alla Riforma protestante che rese Lucerna la roccaforte del Cattolicesimo nella Svizzera tedesca.

Ritornati nel frattempo in centro, facciamo una visita al celeberrimo "Lowendenkmal", il celebre monumento del Leone, eretto in onore delle Guardie Svizzere, in servizio presso la famiglia reale di Francia, trucidate nel 1792 in un brutto episodio della Rivoluzione francese. All’interno di un ombreggiato parco, scolpita su di un’alta parete rocciosa, preceduta da un bacino d’acqua, ammiriamo la gigantesca figura di un leone accovacciato che, per quanto colpito a morte da una lancia, non cessa di proteggere con gli artigli uno scudo con i nobili gigli di Francia.

Lasciata quindi alle nostre spalle la Cattedrale dalle due alte ed appuntite cuspidi, percorriamo lentamente l’elegante lungolago sul quale si affacciano molti ed imponenti palazzi di fine ‘800 ed inizi ‘900 fino a raggiungere la centralissima Schwanenplatz da dove muoviamo a piedi per la nostra visita guidata del centro. Anche se in questa passeggiata procediamo sempre tra moderni negozi e tra eleganti vetrine, abbiamo chiara la sensazione di trovarci nella più antica zona urbana di Lucerna, caratterizzata, come la vediamo tuttora, da piazzette raccolte e silenziose, da interessanti palazzi con le facciate dipinte, da coloratissime fontane a colonna alla sommità della quale si erge o la ieratica figura di un santo oppure quella di un impavido soldatino con tanto di armatura di ferro. Non sappiamo il motivo per cui essi sono stati posti lassù ma crediamo che i primi vogliano ricordare una grazia ricevuta e che i secondi commemorino qualche esaltante impresa bellica.

Sostando qua e la, ora davanti ad una chiesa ora nei pressi di un artistico palazzo, sempre puntualmente descrittici dalla nostra brava guida italo-elvetica, arriviamo davanti all’antico Municipio (Altes Rathaus), che è un felice e riuscito connubio tra il tradizionale stile gotico tedesco ed il nuovo e più elegante gusto importato dall’Italia del Rinascimento. Poco più avanti ci troviamo nella bellissima piazza del Weinmarkt, che certamente fu a lungo il cuore pulsante della città medioevale ma che ancora riesce a trasmettere l’incantato folclore di un antico mercato.

Ancora pochi passi ci separano dal celeberrimo ponte di legno trecentesco, detto Kappell-Brucke, simbolo per eccellenza della città di Lucerna, che, come ci spiega Renata, ora si presenta nella sua fedele ricostruzione eseguita dopo il disastroso incendio che lo distrusse quasi per intero nel 1993. Ed è per noi, come per tutti i turisti che giungono a Lucerna da ogni parte del mondo, motivo di grande soddisfazione camminare sul più celebre ponte coperto della Svizzera, ammirando dai suoi fioriti balconcini di legno ora l’animato panorama delle vie che si affacciano sulle rive del fiume Reuss, ora la bella torretta ottagonale, detta Wasserturm (cioè torre dell’Acqua), che, come un fiore lacustre, sembra essere sbocciato solo da pochi istanti mentre, in realtà, essa emerge dalle acque del fiume fin dal lontanissimo 1350 con funzione non solo di fortificazione militare ma anche di archivio, di prigione e di "cassaforte" del tesoro civico.

Poco più avanti ripassiamo la Reuss su di un più modesto ponte pedonale dal quale però cogliamo un ampio panorama sulle incantevoli colline che incoronano il centro cittadino di Lucerna.

Quando poi, a conclusione del nostro suggestivo giro turistico, giungiamo davanti alla monumentale Chiesa dei Gesuiti, la prima costruita in Svizzera nello stile barocco che è tipico di quest’Ordine religioso, la troviamo momentaneamente chiusa per urgenti lavori di... pulizia. Questo piccolo inconveniente non impedisce alla nostra eccellente Guida a descriverci l’interno in ogni dettaglio mentre noi, all’ombra degli alberi del lungolago, possiamo godere il vivace viavai dei residenti e dei turisti. Solo pochi passi più avanti, concludiamo la nostra passeggiata turistica attraverso Lucerna in una piazzetta dove, accanto ad un moderno monumento in ferro battuto riproducente un vecchio pastore con il suo gregge, troviamo Bruno che puntualmente ci attende e che subito ci fa accomodare sul pullman.

IL TRASFERIMENTO E LA SISTEMAZIONE ALBERGHIERA A BERNA - E’ quasi mezzogiorno quando, salutata con riconoscenza la nostra esperta guida Renata, lasciamo il centro di Lucerna e, raggiunta velocemente la zona periferica, imbocchiamo una moderna ed assai trafficata autostrada che dapprima si spinge a Nord in direzione di Basilea e quindi, deviando verso sinistra nell’ampia valle del fiume Aar, scende veloce verso Berna.

Per rendere più rilassante questo nostro trasferimento nelle ore centrali della giornata, senza tuttavia privarci della gioia di ammirare gli interessanti ambienti attraverso i quali passiamo, grazie al video di bordo seguiamo le brillanti vicende e soprattutto ascoltiamo la spumeggiante musica dell’operetta "La vedova allegra", di F. Lehar, registrata l’anno scorso da Rai Uno all’Arena di Verona.

E così, unendo nelle arie più belle e popolari la nostra sommessa voce a quella ben più squillante e raffinata di Cecilia Gasdia, di Andrea Boccelli e di altri celebri interpreti areniani, il tempo passa velocissimo ed i chilometri si riducono a vista d’occhio tanto che, ad un certo punto, dobbiamo interrompere questa gradita registrazione perché ci troviamo già nel centro della capitale politica della Svizzera.

Qui, ancora una volta abbiamo una dimostrazione dell’abilità con cui il nostro autista si muove con il suo pesante veicolo nel caotico traffico di una grande e poco conosciuta città; imboccando sempre la strada giusta, egli ci porta senza alcuna difficoltà fino davanti al palazzo in cui si trova l’Hotel Alfa, in Laupenstrasse, a breve distanza dalla stazione ferroviaria di Berna.

Dato l’orario, accatastiamo provvisoriamente le nostre valigie nella hall per portarci subito nel salone ristorante dove ci viene servito immediatamente il pranzo. Nel frattempo il Capogruppo provvede all’assegnazione delle stanze e al ritiro per tutti delle chiavi. In questo modo, non appena ogni componente il gruppo ha terminato il pasto, può raggiungere coi propri bagagli la stanza assegnatagli e, cercando di non cadere nella forte tentazione di abbandonarsi al sonno, concedersi qualche istante di relax psicofisico prima di riprendere, alle 14,45 in punto, il programma pomeridiano che prevede la nostra visita guidata di Berna.

UN INTERESSANTE POMERIGGIO ALLA SCOPERTA DI BERNA - Non manca proprio nessuno - si potrebbe anche dire che oggi nessuno fa... Berna - e così, conclusa l’operazione "caffè", il Capogruppo può dare puntualmente il via alla seconda parte dell’odierno menù turistico che, in questo caldo ma non opprimente pomeriggio estivo, ci darà l’opportunità di conoscere nel modo migliore la capitale politica della Confederazione Elvetica. Abbiamo infatti sul nostro pullman una delle più esperte e preparate guide locali, quella Fra Geltrude che, pur esprimendosi in un gutturale italiano da "Sturm-truppen" e spostando a suo capriccio gli accenti dei vocaboli nostrani (ne risulta così, ad esempio, che " le pistòle" dei poliziotti diventano "le pìstole" non sappiamo se di San Paolo o di qualche altro sacro autore), riesce comunque a tenere desta la nostra attenzione e a darci delle informazioni sempre molto valide ed interessanti. E questo grazie non solo alla sua preparazione professionale ma anche al suo teutonico, per quanto naturale, cipiglio da Fuhrer in gonnella.

Iniziamo con un ampio giro della zone prospiciente al centro, rendendoci così conto che di Berna è nata e si è sviluppata su di un promontorio roccioso posto nel punto in cui in fiume Aar forma una grande ansa. Facciamo la nostra prima sosta presso il celebre Rosegarten che, oltre ad essere un coloratissimo e profumato polmone verde frequentatissimo nel periodo estivo da turisti e da innamorati, è soprattutto il balcone ideale dal quale si può cogliere un’ampia e suggestiva visione d’assieme della sottostante città vecchia. Oltre alle torri e ai campanili cuspidati, dal nostro ottimo punto di osservazione notiamo i ripidi spioventi dei tetti e la selva dei camini che li sormontano a ricordarci che, passati i giorni della breve estate, il clima di Berna è tipicamente alpino e che le precipitazioni nevose sono frequenti ed abbondanti. Per rientrare in centro, transitiamo su di un moderno ed altissimo ponte dal quale è altrettanto suggestivo ammirare la sottostante città antica abbracciata dal suo fiume che, proprio qui, dove si trova il quartiere di Matte, si allarga fino a prendere l’aspetto di un vezzoso laghetto.

Parcheggiato in pullman, con una breve passeggiata per le movimentate vie del centro, giungiamo alla famosa Torre dell’Orologio (Zeitglockenturm) in tempo per assistere, assieme ad altri turisti e curiosi, al breve ma simpatico spettacolo meccanico che si ripete allo scoccare di ogni ora. In verità, esso inizia tre minuti prima del rintocco quando un galletto lancia il suo gutturale chicciricchì sbattendo contemporaneamente le ali, Subito dopo, sulla parte più alta di una edicola laterale, si vede un giullare che percuote le sue due campane dorate. Poi il gallo canta per la seconda volta mentre una figura di vecchio barbuto, ci dicono che rappresenti il mitologico dio Crono, gira la clessidra e muove lo scettro annunciando con la bocca spalancata l’arrivo della nuova ora. Con un terzo canto del gallo si conclude lo spettacolo mettendo contemporaneamente fine anche al movimento della testa di un leone e al lento girotondo di alcuni personaggi, a piedi e a cavallo, che non riusciamo proprio ad identificare. Naturalmente ammiriamo pure l’originale orologio astronomico, costruito nel 1530, che, oltre all’ora, indica il movimento degli astri, la posizione del sole rispetto allo zodiaco e la fase lunare. Ci piace ricordare, come ci dice Gerthrude, che questa torre dell’orologio fu costruita al centro della città di Berna e con funzione di edificio principale. Proprio da questa monumentale torre, nei secoli scorsi, venivano calcolate le ore di cammino necessarie per raggiungere varie località della Svizzera, distanze che allora erano indicate con appositi cartelli lungo le strade cantonali. Camminando poi sotto i caratteristici portici di una delle lunghe e diritte Gassen (vie) che corrono parallele nella zona più tipica del centro, arriviamo in una tranquilla piazza in cui si erga l’imponente mole della Cattedrale, ora appartenente alla Chiesa Riformata, la cui facciata, di stile neogotico, è sormontata da un’alta e complessa torre che, per non poche analogie, ci fa pensare a quella di Ulm in Germania. Per sottrarci alla canicola, che oggi si fa sentire anche a Berna, ci portiamo subito nell’ampio e severo interno, a tre navate, del quale, come elemento di maggior pregio artistico, segnaliamo le policrome vetrate quattrocentesche, di autore e di argomento diversi.

Seguendo le spiegazioni di Gerthrude, facciamo il giro completo del tempio ammirandone ora la spoglia ma armonica architettura ora una ciclopica mensa d’altare, ora il profondo coro ornato di affreschi cinquecenteschi. Appena fuori, siamo attratti da un ricco portale, ornato di rilievi e di statue, nel cui timpano è raffigurato un originale Giudizio Universale con oltre duecento figure di eletti e di dannati che, a quanto ci dice la nostra Guida, riproducono personaggi noti e facilmente riconoscibili da quanti, sul finire del secolo XV, risiedevano a Berna.

Proseguiamo la nostra visita con il pullman passando accanto ai maestosi palazzi che sono la sede della politica della Confederazione svizzera e poi tuffandoci nelle acciottolate strade a portici sulle quali su affacciano non solo grandi magazzini e negozi esclusivi ma anche nostalgiche drogherie, botteghe artigiane d’arte e d’antiquariato, ristoranti, pizzerie e caffè per tutti i gusti. In queste strade, nelle quali circolano solo i mezzi pubblici e qualche bus turistico, si sono sempre tenuti i principali mercati cittadini ed ancora oggi, in determinati giorni della settimana, esse ospitano un numero incalcolabile di bancarelle con frutta, verdura, selvaggina, fiori ed ogni altro prodotto che possa interessare agli abitanti di Berna. Qui, come in altre città svizzere, troviamo particolarmente interessanti le fontane a colonna, sormontate da statue dai colori vivacissimi, che, ad iniziare dal 1500, i ricchi cittadini di Berna vollero erigere lungo queste vie centrali per utilità non solo dei residenti e dei passanti ma anche dei cavalli e di tutti quegli animali che erano loro inseparabili collaboratori nelle attività produttive e commerciali. E, a proposito di bevande, ci è d’obbligo fare un cenno alle numerose cantine accessibili direttamente dalla strada che rendono tipica la bella Gerechtigkeitstrasse anche se, da alcuni decenni, esse sono state trasformate in anonimi magazzini o in depositi di merci. La nostra esperta Guida ci informa che se proprio vogliamo assaporare, oltre al vino, l’atmosfera tipica di questa enoteche del bel tempo che fu, è sempre possibile fare una sosta al n° 62 di questa via dal nome impronunziabile dove, per antica consuetudine, il Comune affida la gestione del locale ad una donna purché vedova e con a carico almeno un figlio maschio.

Facciamo la successiva sosta nei pressi del fiume Aar in un punto vicino alla popolare "Fossa degli Orsi", gli animali che, almeno secondo racconta un’antica storia, o forse solo una bella leggenda, hanno dato il nome a Berna come, d’altra parte, risulta sullo stemma civico. Completata anche questa tappa obbligatoria, scendiamo sulla vicina sponda sinistra dell’Aar dove si adagia il caratteristico quartiere di Matte, un tempo punto d’approdo per i mercanti che giungevano in città per via fluviale. Ormai il pomeriggio è inoltrato e, per mantenere fede alla promessa fatta ai nostri amici, concludiamo le nostre visite nei pressi della stazione, da dove per tutti è agevole dirigersi sia verso centro cittadino per le compere o far ritorno al nostro albergo per un anticipato riposo. Per tutti l’appuntamento è fissato per le cena delle ore 20,30 nel ristorante dell’hotel Alfa. Quando poi, al termine del pasto, vediamo la città tempestata di luci ed accarezzata da una invitante brezza, ci diventa impossibile rinunciare a fare una passeggiata lungo le vie centrali di questa simpatica capitale che, forse a causa della serata particolarmente bella e calda, troviamo affollate di giovani e di anziani che passeggiano accanto noi o che se ne stanno seduti attorno al tavolo di un bar all’aperto sorseggiando una bibita fresca.


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Data di pubblicazione: 22 settembre 2000

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