Svizzera

1° Giorno: Martedì 4 luglio 2000

VERONA - BERGAMO - LECCO -_SONDRIO - TIRANO - PASSO DEL BERNINA -

POSCHIAVO - ST. MORITZ - COIRA - EINSIEDELN.

SIGNORI, SI PARTE! - Si respira un’aria frizzante e particolarmente gioiosa tra le persone che, cariche di valigie e di bagagli a mano, già prima delle ore 6, si trovano questa mattina nei pressi della chiesa parrocchiale di Santa Croce per l’avvio dell’atteso viaggio dell’estate 2000 che, in cinque giorni, toccherà le località di maggior interesse culturale e paesaggistico della Svizzera.

L’arrivo del bianco pullman della Elite Viaggi di Vicenza, con al volante Bruno impegnato da subito a distribuire sorrisi e strette di mano ai suoi numerosi ed affezionati amici di Santa Croce, provoca quella frenetica, per quanto ormai abituale, attività che caratterizza le operazioni relative alla sistemazione dapprima dei bagagli e quindi delle persone. A questo punto s’inserisce l’attenta ma non intrigante regia del Capogruppo per mettere, come d’abitudine, in perfetto ordine ogni cosa e per dare una non sgradita sistemazione ad ogni partecipante secondo quel complesso piano di assegnazione e di rotazione dei posti da lui preventivamente programmato in ogni dettaglio.

Accertata la presenza di tutti gli iscritti e verificati a tempo di record alcuni essenziali adempimenti organizzativi, lasciamo puntualmente il nostro quartiere e velocemente puntiamo verso il casello autostradale di Verona Sud mentre don Luigi, a conclusione di una semplice ma devota preghiera, impartisce una speciale benedizione su questa ennesima iniziativa turistica e su quanti ad essa partecipano.

LUNGO LE STRADE DELLA LOMBARDIA - La giornata, dal punto di vista meteorologico, è abbastanza favorevole e non eccessivamente calda anche se, come previsto dagli esperti, proprio a partire da oggi, sulle zone montuose dell’Italia Settentrionale, incombe la possibilità di violenti temporali e di insistenti piogge. Per il momento tuttavia non ci spaventano né quel po’ di foschia mattutina che avvertiamo sulla rigogliosa pianura veneta e lombarda né quegli sporadici addensamenti nuvolosi che talora vediamo tingere di nero alcune lontane fasce dell’estremo orizzonte. Poco prima di Bergamo, in una ben attrezzata area di servizio dell’autostrada, facciamo la classica e tonificante sosta della colazione; quindi, mentre davanti noi si si staglia il suggestivo profilo della monumentale "Città Alta," imbocchiamo la Strada Statale n° 342 che, per quanto intasata da un traffico intensissimo, gradualmente ci porta verso quegli ameni e super-industrializzati centri orobici posti tra le ultime ondulazioni delle prealpi lombarde e la piatta e verdissima pianura bagnata dall’Adda. Tra essi, citiamo solo Pontida, famosa un tempo per quel "giuramento" fatto nel 1167 dai rappresentanti dei Liberi Comuni lombardi allorché essi si sentirono minacciati di estinzione dall’imperatore Federico I° Barbarossa e, ai nostri giorni, dai folcloristici raduni celtico-padano-leghisti, istrionicamente diretti da quel "Senatur Bossi" che rientra indubbiamente tra i più qualificati interpreti della nostra politica... da operetta.

Intanto, interessati dal bel paesaggio circostante, non ci rendiamo conto che l’andatura del nostro pullman è estremamente lenta e solo quando giungiamo nei pressi di "quel ramo del Lago di Como", di manzoniana memoria, constatiamo di aver accumulato oltre un’ora di ritardo rispetto alla nostra tabella di marcia. Ci consola un po’ il fatto di poter imboccare, proprio all’inizio dell’abitato di Lecco, un tunnel di recentissima costruzione che in pochi minuti ci immette direttamente sulla superstrada che costeggia la sponda orientale del Lago e che, nei brevi tratti in cui corre al di fuori delle gallerie, ci offre delle straordinarie vedute sia dei monti che si specchiano nell’acqua sia di alcuni piccoli centri rivieraschi con le case raggruppate attorno ad una medioevale pieve romanica di pietra grigiastra.

IN VALTELLINA, TRA VIGNETI CHE SI ARRAMPICANO VERSO LE ALTE CIME - Poco prima di Colico, il centro posto al limite settentrionale del Lago dove c’è il bivio per Chiavenna e quindi per il valico alpino del Maloja, siamo sorpresi dalla "coda" di un temporale estivo che sta investendo con estrema violenza proprio questa zona di alta montagna. Per nostra buona sorte, non appena deviamo verso destra per imboccare la Valtellina, ecco riapparire il sole che rende ancora più gradevole il tragitto che ci rimane da compiere per arrivare a Tirano.

Qui notiamo che dopo un tratto iniziale abbastanza ampio e ben coltivato, già nei pressi del capoluogo Sondrio, il fondovalle si restringe e tutto l’ambiente circostante assume le tipiche connotazioni delle zone dell’alta montagna alpina. Eppure, nel versante più esposto ai caldi e benefici raggi del sole, si avverte una lunga e tenace presenza dell’uomo, testimoniata non solo dai molti casolari sparsi fino ad alta quota e da paeselli raggiungibili con delle ardite e tortuose strade incise nella roccia, ma anche da quei ben ordinati vigneti a terrazzo, che qui prendono il nome di "terragne, disposti a gradoni sulle ripidissime fiancate del monte e sostenuti da solidi muretti di pietra.

"SCUSI, MA E’ SICURO CHE IL SUO OROLOGIO SIA ESATTO?" - Mentre non ci concediamo un solo istante di tregua per poter cogliere ogni dettaglio paesaggistico dell’incantevole Valtellina, specialmente quando, come ora, é inondata di sole, il nostro autista ci avverte che, a causa del ritardo finora accumulato e del traffico intenso e lento presente anche lungo l’alta valle dell’Adda, è assolutamente impossibile giungere alla stazione di Tirano in tempo utile per prendere, come da prenotazione, il Trenino del Bernina in partenza alle ore 10,30 con destinazione Sankt Moritz. Ma, prima di arrendersi e di optare per la corsa dell’ora successiva, il nostro intraprendente autista Bruno col suo cellulare avvia una serie di frenetiche telefonate dapprima con l’ufficio dell’Agenzia di Vicenza e quindi con il capostazione di Tirano dell’elvetica "Ferrovia Retica". Convenuto che il nostro ritardo è abbastanza limitato ed accertato da parte di Bruno che, ahi noi, l’orologio del capostazione funziona benissimo ed è in perfetta sintonia con la proverbiale precisione svizzera, trattandosi di un gruppo, e per di più italiano, riusciamo ad ottenere che il treno si muova con un ritardo massimo di cinque minuti. Anche se si tratta di una concessione eccezionale per le ferrovie svizzere, questi dannati cinque minuti non sono ancora sufficienti per noi che stiamo, nel frattempo, implorando tutti i Santi patroni che abbiamo in Cielo e sulla...Terra. Ristabilito poco dopo un nuovo contatto telefonico col capostazione, che con la nostra fervida fantasia immaginiamo con il volto severo ed accigliato ma con il cuore buono e tenero come il burro delle sue malghe alpine, Bruno lo informa dapprima di essere già in vista del cartello di Tirano, poi, quasi in radiocronaca diretta, lo tiene costantemente informato della nostra posizione fino al momento in cui, alle 10,42, finalmente sbuchiamo nel piazzale della stazione. A questo punto, vista l’insolita animazione che regna davanti alla stazione, abbiamo la conferma che il treno rosso, con un’intera carrozza riservata al "Gruppo Fiori", non si è ancora mosso dal mitico binario n° 1. Ce l’abbiamo fatta; siamo riusciti in un’impresa impossibile e veramente degna di essere annotata sul libro dei primati delle sempre efficientissime ferrovie elvetiche.

A questo punto, guardati con stupore dagli stessi ferrovieri svizzeri, vorremmo affrettare al massimo il nostro imbarco ma purtroppo dobbiamo perdere ancora qualche istante per esibire agli agenti della polizia confinaria italiana il nostro documento di espatrio. Poi, un’ultima corsa verso il convoglio e finalmente, trafelati ma felicissimi, ci accomodiamo negli spartani sedili di legno di un romantico vagoncino rosso della Ferrovia Retica che, come per incanto, ci trasforma in bambini spensierati in partenza per un irreale paese del Mondo dei balocchi.

LA LINEA DEL BERNINA, TRA BOSCHI, LAGHI E GHIACCIAI - Un subitaneo scossone ci riporta alla realtà: infatti, tra uno stridulo cigolio di lamiere e un penetrante sferragliare di ruote sulle rotaie, il piccolo convoglio rosso inizia la sua ardita marcia verso il Bernina, riservandoci ad ogni istante eccezionali spettacoli naturali e soluzioni tecniche che ci sembrano dei veri capolavori dell’ingegno umano. Di tanta genialità costruttiva, che possiede inoltre il vantaggio di non guastare l’ambiente circostante, abbiamo quasi subito una straordinaria dimostrazione nell’ampio ed ardito viadotto elicoidale che ci porta al suggestivo centro di Brusio (m 781). Sulla strada statale, che inizialmente corre spesso vicina al binario ferroviario, scorgiamo talora il nostro bianco pullman che, senza passeggeri, sta lentamente salendo verso il passo alpino del Bernina. Intanto il nostro spettacolare viaggio prosegue costeggiando per un lungo tratto la sponda occidentale del lago di Poschiavo e quindi inerpicandosi, per mezzo di serpentine, di viadotti e di gallerie sempre più mozzafiato, fino ai 2.323 metri della località Ospizio Bernina che è il punto più elevato raggiunto da questa incredibile ed affascinante linea ferroviaria inaugurata nel lontano 1910.

Durante l’ascesa attraversiamo dei meravigliosi boschi di conifere ed abbiamo anche l’opportunità di seguire tutte le variazioni arboree e vegetali che sono determinate dall’altitudine. Quando poi intorno a noi vediamo resistere solo l’erba di verdissimi pascoli, il maestoso anfiteatro dei picchi rocciosi e delle alte cime innevate del Bernina, che ora vediamo a noi vicinissimo, assume l’ aspetto solenne e quasi irreale proprio delle zone glaciali alpine. Ci piace osservare i numerosi corsi d’acqua che, in questi giorni estivi, escono particolarmente copiosi dalle bocche degli estesi ghiacciai, adagiati nel loro gelido letto azzurrognolo al di sopra di orridi canaloni sassosi. Osserviamo che l’acqua, da poco liquefatta, corre veloce e talora precipita con fragorose cascate nell’ampio bacino naturale del Lago Bianco che, mentre il trenino rosso, giunto felicemente anche questa volta a tanta altezza, si concede una breve sosta, si distende immobile a pochi passi da noi.

Ci sembra superfluo aggiungere delle parole per descrivere le forti emozioni e per esprimere l’incontenibile entusiasmo che tutti noi proviamo trovandoci davanti a questo grandioso spettacolo naturale. Le conserviamo profondamente incise nel nostro cuore e nella nostra memoria assieme a tutte le altre indimenticabili esperienze che abbiato goduto durante le oltre due ore di ardito viaggio sul rosso trenino alpino della linea del Bernina. Durante la discesa ammiriamo il piacevolissimo panorama dell’alta Val Bernina che scende a precipizio verso Pontresina e Sankt Moritz dove si conclude questa nostra straordinaria esperienza ferroviaria in un ambiente di enorme suggestione.

LA SOSTA A SANKT MORITZ - Nel piazzale della stazione di St. Moritz (m 1.822 s.l.m.) troviamo Bruno che ci attende con il suo elegante pullman. Dopo un breve giro di orientamento attraverso questo rinomato centro di soggiorno della Valle dell’Inn, raggiungiamo l’hotel "Steffani", sito nella centralissima "Sonde Platz", dove siamo attesi per il pranzo. Qui abbiamo il piacere di incontrare i nostri cari amici Luigi ed Erica Giovannini che oggi, da una località della Valtellina dove abitualmente soggiornano quando non sono a Verona, hanno deciso di fare un’escursione in macchina a St. Moritz per passare un’ora in nostra compagnia. E così, al termine del pranzo, assieme a loro, visitiamo questo lussuoso centro alpino caratterizzato principalmente da grandi e lussuosi alberghi frequentati, sia d’inverno sia d’estate, dai VIP della più ricca e mondana società del nostro mondo. Percorriamo delle eleganti vie centrali, dove proprio oggi si sono dato appuntamento internazionale i proprietari delle più gloriose e tuttora funzionanti automobili d’epoca che, viste da vicino, suscitano la nostra curiosità ed ammirazione. Saliamo verso il Rathaus (Municipio) e la vicina Chiesa riformata dallo slanciato campanile a cuspide, quindi prolunghiamo la nostra piacevole passeggiata fino alla caratteristica Fontana dell’Orso nei pressi della quale notiamo il campanile pendente di una vecchia chiesa romanica dedicata a San Maurizio, il comandante della celebre Legione Tebana, martirizzato assieme ai suoi 300 commilitoni cristiani nell’anno 286, in territorio elvetico, durante la persecuzione dell’imperatore Massimiano. Ci sembra doveroso dare questa sintetica informazione agiografica in considerazione anche del fatto che, durante il nostro viaggio, ci siamo imbattuti spesso in chiese, cappelle e persino in località dedicate a San Maurizio verso il quale tuttora si mantiene viva una plurisecolare e fervente devozione da parte di molti cristiani elvetici.

LO STORICO JULIERPASS E L’INCANTO DELLA VALLE CHE CI PORTA A COIRA. - Alle 15.30, come previsto, lasciamo la lussuosa St. Moritz proprio nel momento in cui, scomparso il sole, un brivido di freddo ci annuncia un imminente peggioramento delle condizioni del tempo. Dal finestrino del nostro pullman ammiriamo intanto la splendida posizione della vicina Silvaplana e l’incanto del suo lago di smeraldo; proprio da qui imbocchiamo una moderna strada di montagna che in pochi chilometri ci porta allo Julierpass (m 2.284), lo storico valico alpino aperto da Giulio Cesare non solo per le legioni romane conquistatrici ma anche per i carri, carichi di ogni tipo di merce, dei coraggiosi mercanti.

Alla sommità del Passo intravediamo a mala pena i due caratteristici tronchi di colonna romana, probabili resti di un antico tempio votivo, perché, contemporaneamente al nostro arrivo, si scatena un violento e pauroso nubifragio che costringe il nostro esperto autista Bruno a procedere con estrema cautela. Tanta furia della natura si esaurisce tuttavia in uno spazio di tempo brevissimo e, con nostra incredula meraviglia, già prima di raggiungere il vicino lago artificiale di Marmorera, ecco che già il sole torna a risplendere in un cielo straordinariamente sereno e luminoso. Nella continuazione del nostro veloce tragitto verso Coira possiamo godere lo spettacolo di un affascinante paesaggio di montagna, con boschi fittissimi e con torrenti irrequieti per l’acqua abbondante e preciptosa. Guardando in alto, dove finisce la vegetazione arborea, osserviamo verdi prati e rigogliosi pascoli che, con l’azzurro del cielo, incorniciano maestose cerchie di cime rocciose e spesso ammantate di neve. Durante la discesa verso l’alta valle del Reno incontriamo anche delle incantevoli stazioni di soggiorno alpino, come Tiefencastel e Lenzerheide, con eleganti e ben curate abitazioni dai balconi traboccanti di fiori e dalle vie sempre pulite, ordinate e pavesate a festa da centinaia di bandiere multicolori. Non meno interessanti ai nostri occhi appaiono i piccoli paesi che troviamo lungo il nostro percorso o che scorgiamo, in tutta la loro naturale bellezza e semplicità, sugli scoscesi versanti di montagne tanto belle da sembrare irreali. Veramente non ci sorprenderemmo se venissimo a sapere che proprio qui, in uno di questi casolari immersi nella natura incontaminata, abita Heidi, la dolce bambina dalle trecce dorate che può vivere felice solo quassù, sulle montagne del Cantone dei Grigioni, portando al pascolo le sue amiche caprette.

COIRA, UNA CITTÀ’ SILENZIOSA MA PIENA DI FASCINO - A pomeriggio già inoltrato, ma ancora pieno di luce e di sole, giungiamo a Coira, il capoluogo del Cantone dei Grigioni, città ricca di storia e di nobili tradizioni culturali, civili e religiose. Parcheggiato il pullman lungo il corso del fiume Plessur, attraverso la bella e decorata Obertor (Porta occidentale), entriamo nel suggestivo centro medioevale, caratterizzato da strade strette e da splendidi palazzi nobiliari con le tipiche finestre a sporto. Seguendo il Capogruppo, che per l’occasione si improvvisa guida turistica, saliamo verso l’interessante chiesa riformata di St. Martin nelle vicinanze della quale scattiamo una foto ricordo anche ad una graziosa fontana settecentesca con i segni zodiacali. Passando attraverso quanto rimane dell’antica cinta muraria, raggiungiamo quindi la silenziosa piazzetta triangolare sulla quale prospettano sia la Cattedrale dedicata all’Assunta (St. Maria Himmelfarth) sia il grandioso ed elegante Palazzo Vescovile, di stile barocco, sopra il tetto del quale vediamo emergere la cuspide appuntita di una vecchia torre. Dell’interno della Cattedrale, eretta in forme romaniche ma più volte rimaneggiata nel corso dei secoli, ricordiamo in particolare il pregevole altare maggiore in legno intagliato e policromo e alcune interessanti pale d’altare cinquecentesche fra le quali spiccano una suggestiva "Adorazione dei Magi" di pittore ignoto ed una "Trasporto della Croce" attribuita al giovane Durer.

Sulla via del ritorno diamo occhiata al palazzo signorile che ospita il Museo Retico e quindi ci concediamo un po’ di sosta nell’accogliente piazzetta chiusa tutt’intorno dal cinquecentesco Municipio e da altri notevoli edifici pubblici e privati. Ancora pochi passi e, all’ora stabilita, ci ritroviamo tutti sul pullman per affrontare l’ultima parte dell’odierno trasferimento.

Appena fuori dell’abitato di Coira ci immettiamo in una moderna ma piuttosto trafficata autostrada che segue da vicino il corso superiore del Reno fino al punto in cui il grande fiume gira a destra per entrare nel territorio del Principato del Liechtenstein. Nei pressi di Sargans anche noi deviamo, ma sulla sinistra, in direzione di Zurigo. A questo punto ci troviamo in una valle abbastanza ampia e soleggiata nella quale notiamo la presenza di estesi e ben ordinati vigneti. Da alcuni cartelli stradali che contengono, oltre al toponimo del luogo, anche l’appellativo "bad", scopriamo di attraversare una zona termale e questo non ci sorprende più di tanto notando spesso delle alte pareti rocciose dalle quale devono certamente sgorgare delle acque ricche di sostanze minerali. Poco più avanti ecco apparirci, a breve distanza dall’autostrada, lo specchio lacustre del Walensee a cui segue quasi immediatanmente il ramo orientale del Lago di Zurigo le cui rive pullulano di belle e moderne ville immerse nel verde dei boschi e nella frescura delle acque.

ALL’OMBRA DELL’ABBAZIA BENEDETTINA DI EINSIEDELN - Poco dopo lasciamo l’autostrada e, percorsi senza alcuna difficoltà alcuni chilometri di strada di montagna, verso le 19,30 arriviamo finalmente ad Einsiedeln, la meta programmata di questo primo giorno del nostro lungo ed interessante trasferimento. Sopra un pianoro circondato da dolci colline, a m. 884 sul livello del mare, ecco improvvisamente comparirci la grande abbazia benedettina che, con la sua solida struttura a quadrilatero di bianchi fabbricati e di ombreggiati cortili interni, costituisce da secoli la più importante cittadella dello spirito esistente in territorio elvetico. Certamente, durante le brevi pause del nostro soggiorno, avremo modo di conoscere questo celeberrimo complesso religioso; per il momento ci limitiamo ad una visione d’assieme e, scesi dal pullman nel vasto piazzale della chiesa, ad uno sguardo frettoloso alla grande facciata barocca delimitata da due campanili e preceduta da un emiciclo attorno al quale in questi giorni è stata costruita una complesa struttura metallica per una rappresentazione teatrale all’aperto.

L’unica nostra preoccupazione al momento é quella di trovare una buona e celere sistemazione presso il centralissimo hotel Storchen nel cui ristorante, dopo una doccia ristoratrice, alle 20,30 ci ritroviamo al gran completo per la cena.

Anche se col calare della sera l’aria si è fatta un po’ fresca, come d’altra parte ben si addice a questa località di villeggiatura montana, non rinunciamo ai tradizionali "quattro passi della buona digestione" che, naturalmente ci riportano dapprima nel grande piazzale della chiesa e quindi, trovandola chiusa, in alcuni cortili interni della vasta abbazia. Qui, a motivo dell’ora e dell’ambiente, cerchiamo di non essere eccessivamente rumorosi; in questo modo possiamo girare ovunque troviamo la via d’accesso aperta rendendoci così conto, "de visu", della grande estensione di questa cittadella monastica retta dalla regola di San Benedetto "Ora et labora".

In un esteso settore riservato alle stalle, incontriamo delle persone - non sappiamo se villeggianti o ospiti dell’abbazia - che stanno provvedendo al ricovero dei loro bei cavalli ancora accaldati per una galoppata nei boschi della zona. In un altro cortile salutiamo un monaco, con il caratteristico saio nero dei benedettini; vorremmo avere da lui molte informazioni sul luogo in cui ci troviamo e sulla vita che conducono gli attuali figli di San Benedetto ma purtroppo il nostro colloquio, per motivi di reciproca... incomprensione linguistica, è tanto breve nella durata quanto limitato nei contenuti.

Più tardi , e cioè non appena ci rendiamo conto di essere gli ultimi nottambuli che ancora gironzolano per la piazza e per le deserte vie di Einsiedeln, riteniamo opportuno rientrare nelle nostre stanze d’albergo per concludere questa lunga ed impegnativa giornata con un meritato sonno ristoratore.


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Data di pubblicazione: 22 settembre 2000

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