La nostra Cina

8° giorno: Sabato 28 agosto 1999:

AVVICINANDOCI ALL’OTTAVA MERAVIGLIA DEL MONDO - L’inizio dei questa ottava giornata di viaggio in Cina è scandita dai seguenti impegni: ore 7 sveglia, ore 7.30 colazione a buffet, ore 8 partenza. E, come sempre, gli orari vengono rispettati da tutti con scrupolosa puntualità. Con il nostro pullman attraversiamo dapprima il centro di Xian, costeggiando un tratto delle mura Ming che ci appaiono quasi una grandiosa ed artistica scenografia per l’opera Turandot all’Arena di Verona. Poi, gradualmente ci portiamo verso la periferia, prevalentemente industriale, dove notiamo dei grandi e modernissimi opifici nei quali si producono beni di largo consumo che, in un futuro ormai prossimo, potranno cambiare radicalmente le condizioni di vita del popolo cinese e forse anche conquistare il mercato mondiale. Ma, accanto alle speranze del domani, ecco la semplice e modesta realtà dell’oggi. Infatti, lungo la strada, e specialmente sul marciapiede che corre davanti alle case, vediamo sempre i consueti negozietti e bancarelle nei quali sono esposti prodotti alimentari, bibite, frutta e verdura. Molto spesso scorgiamo una pompa a pedale o una camera d’aria arancione, rappezzata fino al limite del possibile, come insegna di una primitiva officina meccanica per la riparazione delle biciclette. Ma forse farsi riparare la gomma della bicicletta è ancora un lusso inaccessibile a molti cinesi. Frequentissimi sono inoltre i posti in cui i passanti possono fermarsi per una rapida ristorazione; spesso, attorno ad essi, vediamo delle ragazze con camice bianco e cuffietta in testa che all’aperto lavorano la pasta su di un tavolino o che cuociono a vapore, in un fumante con coperchio di legno, dei grossi ravioli, con il ripieno di carne o di verdura, da loro stesse confezionati. Continuando la nostra marcia di avvicinamento alla zona della tomba di Qi Shi Huang Di, che si trova ad una quarantina di chilometri dal centro di Xian, passiamo attraverso delle fertili zone agricole coltivate prevalentemente a frutteto. Lungo la strada vediamo molti contadini che espongono delle mele e soprattutto delle rosse e ben mature melagrane che ci fanno venire l’acquolina in bocca. Su questa strada, abbastanza stretta e piena di buche e sulla quale circolano molti motocarri e camion con il cassone carico di merce e talora di persone, procediamo abbastanza lentamente e ad un certo momento restiamo addirittura bloccati a seguito di un incidente stradale per fortuna non molto grave. Ancora una volta, a ripristinare una quasi normale circolazione stradale, provvede il nostro bravo accompagnatore Roberto che ormai ha dimostrato di possedere tutti i titoli per essere promosso Direttore Generale della C.S.C.I.P. , che, per chi non lo sapesse, sta ad indicare: "Circolazione Stradale Cinese In Panne".

PARATA MILITARE DEL GRANDE ESERCITO DI TERRACOTTA - Ed eccoci finalmente giunti all’interno della zona archeologica del celebre "Esercito di terracotta", preceduto, come è prassi universale, da un coloratissimo mercato con un incalcolabile numero di bancarelle e di negozietti stracolmi di souvenir. Seguendo le nostre esperte guide, ci apriamo un varco tra la folla dei visitatori giunti, come noi, fin qui per ammirare quella che è universalmente nota come "l’ottava meraviglia del mondo". Senza difficoltà e con calma assoluta, entriamo dapprima in un salone nel quale sono esposti i due famosi carri di bronzo, trainati da quattro cavalli, che facevano parte dell’arredo funerario della tomba del grande imperatore Qin Shi Huang Di e ritrovati non lontani dalle fosse dell’esercito di terracotta. Di dimensioni ridotte della metà rispetto a quelli veri, questi veicoli avevano la funzione di accompagnare l’imperatore nel suo estremo viaggio dopo la morte. Sotto il profilo artistico essi sono degli autentici capolavori dell’arte universale; sono inoltre una straordinaria testimonianza dell’alto livello raggiunto dagli artigiani cinesi nella tecnica della fusione del bronzo, della sua saldatura, della scultura e dell’intarsio. Basti ricordare che il carro n° 1 è formato da ben 3064 pezzi ed il n° 2 da 3462 e che i vari pezzi sono decorati con fili d’oro, con bellissime incisioni e perfino con pitture tanto che gli studiosi sono concordi nel dire che una simile raffinatezza nella lavorazione dei metalli non è riscontrabile in nessun reperto archeologico coevo finora riportato alla luce.

Stimolati da curiosità e da entusiasmo crescenti, entriamo quindi un immenso capannone dove sta schierato a battaglia un vero esercito imperiale di 2.200 anni fa e che ora noi, con indicibile emozione, ci accingiamo a "passare in rassegna". Vogliamo dire subito che, sebbene fossimo giunti preparati all’incontro con questo straordinario tesoro archeologico, scoperto solo 25 anni or sono, la realtà che si prospetta solenne e grandiosa davanti ai nostri occhi incantati supera di gran lunga ogni nostra aspettativa. Confrontando poi il nostro giudizio con quello degli altri componenti il gruppo, arriviamo alla conclusione che, da sola, una così straordinaria ed emozionante esperienza giustifica largamente un viaggio in Cina. Da una sporgente balconata costruita per agevolare l’osservazione da parte dei visitatori di questo incredibile esercito, che sembra attendere un ordine imperiale per iniziare la sua marcia travolgente, restiamo a lungo in una contemplazione veramente esaltante di tutti questi preziosi pezzi che vediamo affollare l’immensa fossa n° 1 (m. 230 di lunghezza e m. 62 di larghezza) nella quale, secondo quanto ci dicono le nostre Guide, sono raccolti circa 6.000 figure di terracotta tra guerrieri, cavalli e carri da guerra. Dietro le figure che compongono l’avanguardia, notiamo che la fossa è divisa da terrapieni, alti circa tre metri, che formano 11 lunghissimi corridoi dove sta in perfetto allineamento la fanteria, il nerbo di ogni esercito, alla quale si accompagnano numerosi carri da battaglia tirati da quattro cavalli. Nell’ultimo settore sta infine la retroguardia per difendere l’esercito da possibili aggressioni nemiche alle spalle. Anche durante questa visita constatiamo la fortuna di avere a nostra disposizione delle guide preparate e disponibili come Yang-Li e Roberto. Grazie alle loro incessanti informazioni, riusciamo non solo ad avere un ottimo inquadramento storico ed artistico di un’opera tanto insolita e tanto avvincente, ma anche ad avere una risposta convincente al nostro inesauribile desiderio di conoscere e, talora, di approfondire. Possiamo così vedere non solo il settore in cui le figure, spesso ridotte ad un informe mucchio di cocci, vengono ricomposte e restaurate ma addirittura assistere coi nostri occhi al disseppellimento di alcuni pezzi che presentano ancora i colori originali. Soffermandoci poi davanti ad alcune vetrine nelle quali sono esposti alcuni di questi antichi guerrieri cinesi della dinastia Qin, possiamo coglierne la bellezza e la precisione della rifinitura di ogni particolare elemento che esalta esteticamente queste figure piene di espressività e di realismo. Come in un vero esercito, qui ogni soldato esprime attraverso i dettagli del volto, del portamento e della divisa una propria individualità che lo rende unico e sempre diverso da tutti gli altri. Ricordiamo che, per quanto concerne la statura, queste figure di guerrieri vanno da un minimo di m. 1,68 ad un massimo di m. 1,87. Naturalmente, oltre alla fossa n° 1, che è la più grande, visitiamo la n° 2, che dovrebbe corrispondere all’ala destra dell’esercito schierato a battaglia, e la n° 3, che pur essendo la più piccola per dimensioni, doveva essere molto importante in quanto in essa era posto il quartiere generale. Lasciamo questa eccezionale "cava delle meraviglie" verso le 11.30 per trasferirci nell’annessa rivendita di libri e di illustrazioni che vogliono portare come ricordo di questo luogo dove ai visitatori è severamente proibito scattare delle foto o girare dei filmati. Qui, abbiamo anche la buona sorte di incontrare quel contadino che, nel 1974, informò le autorità delle sue ripetute scoperte di cocci di terracotta lavorata mentre badava ad arare il suo campo. Ora, benché anziano pensionato, egli rimane un personaggio famoso conteso da giornalisti e da visitatori illustri. A noi, semplici turisti venuti dall’Italia, con serietà e con fierezza, appone uno svolazzante autografo sulla prima pagina del volume ufficiale che documenta, con suggestive foto, l’importanza e la suggestione che riesce a comunicare questo straordinario esercito cinese di terracotta di oltre 2000 anni fa.

UN POMERIGGIO PER SCOPRIRE XIAN - Rientrati in città verso le 13, provvediamo subito a consumare un succulento pranzo a buffet, con menù cinese, nel fastoso salone di un ristorante-teatro nel quale ritorneremo anche questa sera per assistere ad uno spettacolo di folclore locale. "Panem et circenses", avrebbero commentato i nostri antenati romani, anche se tale abbinamento sembra non dispiacere neppure ai loro girovaghi discendenti, specialmente quando essi si trovano "in Sinorum funibus" che, "volgarmente" detto, significa..."in Cina".

Iniziamo le visite del pomeriggio in quell’incantevole oasi di pace e di silenzio che regna attorno alla cosiddetta "Pagoda della Piccola Oca", un suggestivo ambiente nel quale, un tempo, molti monaci vissero la loro vita di preghiera e di contemplazione. Tra questi, come ci viene qui spiegato, ve ne fu uno che, dopo aver girato attraverso molti paesi dell’Asia, si ritirò in questo luogo per studiare e soprattutto per tradurre i testi sacri che aveva raccolto durante le sue peregrinazioni. Si racconta che un giorno questo monaco, stremato dalla fame assieme a tutti i componenti della comunità religiosa, esortò i suoi giovani seguaci ad aver fiducia perché certamente Buddha avrebbe fatto qualcosa per salvarli dalla morte. Ed infatti, quasi all’istante, da uno stormo di oche selvatiche che volava nel cielo, ne precipitò una che, benché piccola, salvò quei monaci dalla drammatica situazione in cui si erano venuti a trovare per il lungo digiuno. Così, forse con un po’ di fantasia, viene spiegato il nome di questa celebre pagoda cinese, costruita intorno all’anno 700 d.C., che, durante la sua lunga esistenza, riuscì a reggersi sempre nella sua alta e bella struttura architettonica nonostante i terremoti e i cataclismi naturali di ogni genere da cui fu minacciata. Tutt’intorno vi sono dei padiglioni sacri (tra tutti ricordiamo quello della campana e quello del tamburo) sparsi tra gli alberi ed i cespugli fioriti che, per la loro bellezza e la suggestione che conferiscono all’ambiente, ci sollecitano a scattare decine di foto ricordo.

Assieme a noi stanno lavorando anche dei fotografi professionisti che riprendono, nel loro bianco vestito, alcune neo-sposine che hanno il volto tirato e lucente come quello di una bambola in vetrina..

Lasciato questo luogo pieno di romantica suggestione, ci portiamo col pullman verso la cinta delle Mura dei Ming, arrivando fino all’interno del poderoso bastione eretto a difesa della Porta del Sud. Abbiamo così la possibilità di conoscere molti particolari di un sistema difensivo veramente possente ed inespugnabile se si considerano le dimensioni e la struttura di una simile opera militare. Attraverso una lunga scalinata prospiciente un grande cortile interno, raggiungiamo la sommità delle mura da dove abbiamo una veduta veramente grandiosa e spettacolare non solo sull’ampio camminamento che si allunga per ben 14 chilometri attorno al centro storico di Xian, ma anche sull’intera città della quale possiamo ammirare le vie trafficate ed alcuni significativi edifici antichi e moderni. Saliamo anche nell’antico e monumentale padiglione di legno che domina la Porta, all’interno del quale è allestito un museo di cimeli militari e di documenti storici. Ci piacerebbe conoscere la lingua cinese per capire molte cose che ci rimangono oscure; vorremmo inoltre avere del tempo libero per fare una passeggiata sulle mura dove vediamo alcuni settori sistemati a parco pubblico con giochi per i bambini e poi, allungarsi all’infinito, il camminamento di ronda sul quale ora passano dei veicoli scoperti che trasportano i turisti che desiderano fare il giro completo di questa antica e perfettamente conservata cinta muraria. Peccato che il cinese per noi è tabù e che il tempo a nostra disposizione è sempre terribilmente scarso. Ad ogni modo siamo felicissimi e più che soddisfatti di quello che possiamo fare ora ed in ogni altra circostanza di questo nostro entusiasmante viaggio.

La giornata è bellissima ed il sole scotta: niente di meglio quindi che continuare nel nostro programma che, a questo punto, prevede una sosta in un laboratorio dove viene lavorata la preziosa giada cinese. Qui, in accoglienti saloni climatizzati, abbiamo infatti la possibilità di riposarci, di bere una tazza di tonico tè cinese, e soprattutto di vedere come degli artigiani di grande talento riescono a lavorare questo minerale dalle tinte e dalle tonalità diverse all’interno dello stesso blocco, ottenendo degli artistici oggetti che sono dei veri capolavori d’inventiva e di luminosità. Qui, naturalmente le nostre signore devono lottare con tutte le loro forze per non cedere alla tentazione di fare incetta di ninnoli e di soprammobili che, secondo i furbi commercianti cinesi, hanno poteri ed influssi veramente magici, fra cui quello di trasformare le nostre abitazioni veronesi in padiglioni cinesi degni di un "mandarino". Scherzi a parte, constatiamo che in questo laboratorio, con annessa esposizione e vendita, si trovano degli pezzi di grande pregio e di incredibile bellezza tanto che, almeno per qualcuno di essi, è stato fatto un pensierino anche da parte di chi ora sta riordinando i suoi scarabocchiati appunti di viaggio con qualche nota di colore per renderli leggibili ai suoi fedelissimi ...cinque o sei lettori.

L’ultima importante meta di questo nostro pomeriggio xianese è costituito dal quartiere musulmano nel cuore del quale si trova una delle più antiche moschee della Cina, la cui prima costruzione risale addirittura all’anno 742, vale a dire poco più di un secolo dalla morte di Maometto, in un periodo nel quale gli imperatori della illuminata dinastia Tang avevano buoni rapporti con tutti i commercianti che facevano giungere in questa capitale dell’Estremo Oriente, assieme alle merci, anche nuove forme di cultura e di civiltà.

Veniamo a sapere dalla nostra Guida che oggi, a Xian la comunità islamica che, per antica tradizione, vive esclusivamente in questo quartiere, conta circa 60.000 membri, praticando attività commerciali e conservando intatti usi e costumi della tradizione coranica. Ed è vera delizia per i nostri occhi e per le nostre macchine fotografiche passare per quello stretto passaggio pedonale, che si allunga per alcune centinaia di metri, nel quale al folclore tipico di un vivace suk arabo si deve aggiungere l’affascinante caratterizzazione propria di un coloratissimo mercato cinese. Anche se il tempo a nostra disposizione è limitato, qui ci diventa impossibile non fare qualche acquisto, se non altro per provare la soddisfazione della contrattazione del prezzo che, alla fine, ci permette di pagare l’oggetto prescelto meno della metà di quanto inizialmente richiesto dal venditore

Gli ambienti che stanno attorno alla moschea, non visitabile per l’imminente inizio della preghiera del pomeriggio, sono molto suggestivi nelle loro linee architettoniche e denotano una forte caratterizzazione cinese anche quando esprimono concetti e strutture legati alla pratica dell’Islam, finora da noi ammirati solo nei Paesi di lingua araba. Si tratta per lo più di cortili, affiancati da vecchi padiglioni di legno di colorazione scura, e di giardini con qualche fresca fontanella. Vediamo alcuni uomini, per lo più anziani, con in testa un bianco berrettino, che si avviano alla moschea mentre, in disparte, alcuni giovani, con una sega a mano, lavorano attorno ad un grosso tronco per ricavarne delle belle tavole da opera. "Ora et labora", sembra il motto anche di questi seguaci del Profeta che, ogni giorno, vedono il sorgere del sole con sei o sette ore di anticipo rispetto a noi.

Durante la passeggiata che ci riporta al pullman, ci dilettiamo ad osservare da vicino altri aspetti della vivace vita all’aperto che caratterizza questo avvincente quartiere musulmano di Xian. In particolare ci interessiamo ai negozi che espongono prodotti alimentari, alle macellerie dove evidentemente non ci sono controlli igienici e sanitari, ai ristoranti sempre in piena attività. Talora riusciamo a farci sollevare il coperchio di fumante un pentolone oppure a sostare accanto a delle donne che, con estrema abilità, impastano intrugli per noi misteriosi che, a gesti, ci fanno capire che sono veramente squisiti. Provare per credere! Ma, per quanto ne sappiamo, nessuno di noi si presta a questo esperimento. Troviamo interessante e divertente riuscire a comunicare con loro, grazie un po’ alla nostra mimica e molto alla loro pronta intuizione. Così le nostre esperienze si fanno sempre più vive e ci danno l’opportunità di constatare che, per quanto inseriti in paesi e culture tanto diversi, alla fin fine, apparteniamo tutti all‘unica categoria che mette insieme, con i loro pregi e i loro difetti, le persone umane. Come conclusione di questa piacevolissima passeggiata nel quartiere musulmano, ricordiamo quel tale cinese che, per alcuni metri, si mette a camminare in fianco a noi mentre, ora guardandoci in faccia ora dando dei colpi di forbici ad un cartoncino nero che tiene in mano, riesce a delineare un profilo umano nel quale, senza esitazione e come in una foto ben riuscita, riconosciamo le fattezze del nostro volto. Ci sembra inutile aggiungere che ora questo cartoncino è diventato un quadretto che conserviamo, tra i ricordi più cari, nel nostro studiolo.

Peccato che questo straordinario pomeriggio passato nel cuore di Xian sia ormai vicino alla sua conclusione per cui, ripreso il nostro sempre disponibile pullman, ci avviamo verso il lussuoso Le Garden Hotel non senza aver prima scattato una foto alla bella Porta dell’Ovest, da dove si dipartiva la mitica Via della Seta, e ad altri importanti monumenti di questa bella ed interessante città di Xian.

Ceniamo molto presto, cioè alle ore 18,30 perché non più tardi delle 19,20 dobbiamo essere nuovamente in pullman se vogliamo arrivare in tempo nel già citato teatro-ristorante dove puntualmente, alle ore 20, inizia l’atteso spettacolo folcloristico al quale partecipano tutti i componenti il nostro gruppo. E, dalle espressioni di soddisfazione e di consenso che si leggono sul volto degli spettatore al loro rientro in albergo, abbiamo la conferma che questo intrattenimento, pieno di colori, di luci, di musica, di movimento e di autentico folclore cinese, non solo è stato gradito da tutti ma che addirittura ha entusiasmato anche coloro che, come lo scrivente, nutrono dei dubbi atroci sulla validità di alcuni spettacoli per turisti proposti come riempitivi inutili di serate noiose. E questa nota, derivata da precedenti esperienze negative, vuol essere un nostro speciale elogio a tutto quello che di veramente piacevole, simpatico e spettacolare questa sera ci è stato proposto da un affiatato gruppo cinese di veri professionisti del palcoscenico.


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Ultimo aggiornamento: 17 febbraio 2000