La nostra Cina

7° giorno: Venerdì 27 agosto 1999:

UNA RILASSANTE MATTINATA NEL CENTRO DI GUILIN - L’impegno principale di questa nostra settima giornata di viaggio è il lungo trasferimento aereo (oltre Km. 2.000) che, nel pomeriggio, ci porterà nella storica città di Xian, capitale per oltre un millennio dell’Impero cinese. Per occupare nel modo migliore il tempo dell’attesa, alle ore 8.30 e cioè subito dopo la colazione, lasciamo con "armi e bagagli" lo splendido hotel Gui San e con il nostro pullman ci dirigiamo verso il centro dove, grazie ad una serie di piacevoli e rilassanti visite, completiamo la conoscenza di Guilin. Questa mattina il tempo è buono: notiamo però che, con il sole, il caldo cresce di momento in momento e l’aria si fa sempre più pesante per la stagnante umidità che avvolge, come un velo, ogni cosa.

Anche se ormai ne siamo un po’ abituati, assistiamo con sempre vivo interesse a quelle scene di quotidiana vita agreste e a quelle semplice attività commerciali che riteniamo essere le manifestazioni più autentiche a documentare gli usi ed i costumi ancestrali di un popolo che, nonostante tutti i cambiamenti intervenuti nei secoli, conserva ancora profondi legami e perenne continuità con il suo passato plurimillenario.

Intanto col pullman arriviamo davanti ad una collina dedicata al mitico condottiero Han che, molti secoli fa, in questa zona si coprì di tanta gloria da meritarsi un tempio del quale ora rimane solo una grossa campana. E’ interessante scoprire, cosa che noi facciamo quasi subito, che questa collina si trova a pochi passi dal fiume Li che si raggiunge passando per una cavità della roccia. Si tratta, come ci raccontano Francesca e Roberto, di una Grotta, detta "della Perla Restituita", a motivo di una simpatica leggenda che ha per protagonista un pescatore il quale, dopo aver qui rubato una perla che dava luce a questa cavità, si pente della propria cattiveria e riporta la gemma dove era sempre stata perché la grotta continui ad essere splendente anche di notte. L’elemento più interessante di questa suggestiva caverna, che ad un certo momento si apre con una panoramica balconata sullo scintillante corso del fiume Li, è dato da una trentina di sculture di Buddha incise nella roccia durante un periodo di persecuzione dei buddisti. Intorno alle nicchie in cui sono poste le statue, si possono vedere delle antiche iscrizioni cinesi che, secondo quanto ci dicono coloro che sono in grado di leggerle e di capirle, contengono dei testi sacri e delle preghiere assai poetiche. Roberto ci fa notare inoltre che questi cimeli religiosi si salvarono per vera fortuna dalla distruzione di tutto quanto ricordava il passato, operata in ogni angolo della Cina durante il drammatico periodo della cosiddetta Rivoluzione Culturale (1976). Affrontiamo quindi, senza particolare difficoltà, la lunga scalinata che in pochi minuti ci porta sulla sommità di questa collina, che è una "scheggia di Giada" inserita nel cuore di Guilin, dalla quale si gode un vasto panorama. Intanto una strana miscela di sole e di aria umida ci fa sudare tanto abbondantemente che ci sembra di essere diventati delle spugne appena estratte dal vicino fiume Li e strizzate con forza per farne uscire anche l’ultima goccia. In attesa di risalire sul pullman, ammiriamo degli abili calligrafi che, con il tratto sicuro e veloce del loro pennello, compilano, in estroso stile cinese, delle simpatiche strisce di carta di riso con il nome dei nostri numerosi nipotini che certamente attendono un ricordino cinese dai loro nonni ...giramondo.

Sempre col pullman ci portiamo quindi in un suggestivo giardino pubblico adiacente al fiume Li e posto di fronte alla celebre Roccia dell’Elefante che già conosciamo per averla più volte vista durante gli spostamenti di questi giorni nel centro di Guilin. La nostra passeggiata ci permette di ammirare non solo il paesaggio fluviale e la bella vegetazione che affonda le radici nelle acque del Li, ma anche alcuni animali esotici messi qui in mostra per il divertimento dei visitatori. Ecco pertanto una buffa scimmietta con il vestito delle grandi occasioni ed il cappello piumato: è ovvio che, non appena la prendiamo in braccio, la bestiola ricambia le nostre gentilezze con i più impensabili dispetti. Per i più coraggiosi, ecco un enorme boa da mettere sulle spalle e da attorcigliare attorno al collo nel momento in cui fotografi e cameramen immortalano l’epica impresa che sbalordirà gli amici pantofolai e che sarà raccontata ai nipoti dei nipoti fino alla settima generazione. E, muovendoci intorno, per poche monetine cinesi, qui troviamo a nostra disposizione una vera "arca di Noè" con rettili, quadrupedi e volatili di ogni genere che ci appassionano e ci fanno felici come bambinoni in visita allo zoo di un circo di periferia. Alla fine, per conservare il ricordo della nostra visita in questa zona agricola della Cina Meridionale, sostiamo presso un emporio di prodotti alimentari locali dove facciamo un’ampia provvista non solo di osmanthus, di tè e di dolciumi dagli aromi più strani, ma anche di liquori confezionati in simpatici recipienti di canna di bambù e di grappa aromatizzata da ben attorcigliati ma non poco disgustosi...serpenti.

Ormai è giunto il momento del pranzo che consumiamo, un po’ prima di mezzogiorno, in un accogliente salone del Guilin Park Hotel: poi, scattata un’ultima foto di gruppo con sullo sfondo una incantevole "Scheggia di Giada", lasciamo con rimpianto questa città di Guilin ed il suo territorio che in questi giorni di soggiorno e di visite ci ha procurato delle fortissime ed indimenticabili emozioni. Durante il lungo trasferimento per raggiungere l’aerostazione ci rilassiamo al punto da trasformare il nostro pullman in un vero e proprio dormitorio pubblico. Ma, al momento giusto, a scuoterci da tale deprimente situazione provvede non il volgare trillo di una sveglia meccanica ma lo squillante e prolungato "chicchirichì" di un galletto di razza che, imbarcatosi forse clandestinamente sul pullman, provoca a tutti noi un allegro risveglio ma terrorizza e mette in crisi il nostro povero autista cinese abituato, da chissà quanto tempo, a trasportare persone e non ...pollame. Resosi poi conto che l’aria del Monte Baldo, con tutti i suoi benefici effetti, è arrivata con noi fino in Cina, scende dal suo posto di comando per salutarci con calorose strette di mano mentre i suoi occhietti a mandorla non cessano un istante di esprimere stupore, simpatia e tanta serena allegria.

A XIAN, L’ANTICA CAPITALE DI UN MITICO IMPERO - Sarà forse perché già circola la voce che un "galletto" clandestino si è aggregato al nostro gruppo, sta di fatto che i funzionari dell’aerostazione di Guilin si dimostrano alquanto fiscali nei nostri confronti. Ne sanno qualcosa Roberto e Piergiorgio che, mentre il gruppo se ne sta in attesa degli eventi, devono verificare il peso di tutte le valigie e trascriverlo su moduli cinesi di non facile ... lettura. Poi, manco a dirlo, tutto fila per il verso giusto compreso il nostro decollo sull’Airbus 747 della China NorthWest Airlines che avviene pochi minuti prima delle ore 15. Dall’alto dei quasi 10.000 metri in cui ci troviamo per oltre un’ora e mezza, notiamo l’avvicendarsi di territori con caratteristiche morfologica assai diverse tra loro: dalla verde e ben coltivata campagna della pianura alluvionale passiamo ad estesi altopiani e ad aridi rilievi nei quali diventa sempre più difficile e raro scorgere qualche segno di vita. Durante questo volo confortevole e tranquillo le gentili hostess cinesi ci "coccolano" portandoci ad ogni momento: tazze di tè, dolciumi, sacchetti di noccioline e regalandoci alla fine, come ricordo della compagnia C.N.W.A con la quale abbiamo volato, un astuccio con una elegante penna a sfera. Ma eccoci ormai a sfiorare i tetti delle case dell’estesa periferia di Xian; ecco la pista sulla quale, alle 16,30, dopo un’ultima corsa a terra, andiamo a fermarci proprio davanti ad un tunnel mobile al quale subito agganciano in nostro grosso jet affinché noi possiamo accedere direttamente negli spaziosi ambienti dell’aerostazione.

Quando usciamo sul piazzale per provvedere alla immediata spedizione in albergo delle nostre valigie, troviamo un bel sole caldo ma soprattutto avvertiamo un clima più mite e più secco rispetto a quello umido e talora opprimente della Cina Meridionale. Infatti Xian è stata sempre considerata una città-capitale dal clima dolcissimo perché un vasto altopiano, che si estende verso la Mongolia, la protegge dai venti freddi del nord e la catena dei monti del sud la difendono dalle calure estive. Sul pullman che ci aspetta troviamo la simpatica e bravissima guida Yang Li che, esprimendosi perfettamente in lingua italiana, ci comunica molte ed interessanti notizie di carattere geografico e storico relative alla zona che stiamo attraversando e alla città di Xian, che dall’aeroporto dista circa Km. 70, verso la quale ci stiamo velocemente dirigendo. Durante il tragitto ammiriamo la fertile valle del Fiume Wei che, poco dopo aver bagnato il territorio di Xian, confluisce nello Huang Ho o Fiume Giallo. Questa zona, come ci dice Yang, può essere considerata la culla della storia e della civiltà cinese in quanto almeno 1100 anni prima di Cristo qui si stanziarono definitivamente alcune tribù nomadi provenienti da Est che diedero inizio alla dinastia Zhou. Quando Xian si chiamava ancora Chang An, ebbe la sorte di essere governata da quell’importantissimo sovrano di nome Qin Shi Huang Di che nel 213 a.C. riuscì ad unificare politicamente e militarmente la Cina e a promuovere ovunque opere colossali quali la Muraglia Cinese e il Grande Canale Imperiale che abbiamo avuto occasione di vedere a Suzhou. Inoltre, per la propria sepoltura, questo Imperatore si fece erigere quel mausoleo, recentemente riportato alla luce e già universalmente considerato come l’ottava meraviglia del mondo, in cui un intero esercito di terracotta è schierato a difesa del corpo di colui che, almeno nei suoi ambiziosi progetti, avrebbe dovuto regnare per diecimila generazioni. Ma di questo straordinario reperto archeologico ci soffermeremo nella cronaca di domani quando avremo la possibilità di conoscerlo direttamente. Prima di giungere in città, la nostra Guida ci indica dei tumuli a forma di cono che custodiscono delle tombe imperiali non ancora aperte dagli archeologi. Attraversata una zona cittadina nella quale fervono dei colossali lavori stradali e di edilizia pubblica per l’imminente svolgimento di una non ben definita manifestazione sportiva internazionale, arriviamo in vista delle colossali e bellissime mura, costruite intorno al 1370 da un imperatore della dinastia Ming, che hanno uno sviluppo rettangolare di ben 14 chilometri. Restiamo sbalorditi nel considerarne l’altezza (metri 12), la solidità e l’ottimo stato di conservazione. Ci piacciono enormemente le caratteristiche torri di osservazione, poste sopra i quattro ingressi principali, da uno dei quali (Porta Occidentale) si dipartiva quella celeberrima Via della Seta sulla quale per secoli si avventurarono carovane e mercanti. A distrarci dai nostri pensieri sul passato provvede anche qui il moderno e sempre caotico traffico di questa città che, pur non essendo tra le maggiori della Cina, raggiunge il rispettabile numero di sei milioni di abitanti. Siamo intanto giunti davanti all’elegante hotel "Le Garden" dove ci sistemiamo in modo veramente imperiale. Ci ritroviamo puntualmente alle ore 20 in un raffinato ristorante del primo piano dove abbiamo anche la gioia di festeggiare, con torte, spumante e canti beneauguranti, il compleanno di due nostri amici di viaggio. Poi, per concludere gioiosamente anche questa settima giornata di viaggio, ci organizziamo per fare i consueti quattro passi della buona digestione nelle strade vicine che, come era prevedibile, vediamo animate da molti giovani che si comportano con una vivacità incredibilmente... seria e controllata.


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Ultimo aggiornamento: 18 febbraio 2000