La nostra Cina

5° giorno: Mercoledì 25 agosto 1999:

VERSO GUILIN, LA CITTA’ DELLE SCHEGGE DI GIADA - Sono molte le pubblicazioni turistiche che mettono Guilin tra le mete più interessanti per chi compie un viaggio in Cina. Essa dista da Shanghai più di 1300 chilometri in linea d’aria; si trova sul fiume Li (Li Jiang, in cinese), in uno dei settori agricoli più fertili della Cina Meridionale, a non più di 200 chilometri dal confine con il Vietnam. Qui il tempo è caratterizzato dalle piogge che, fatta eccezione per un breve periodo dell’inverno, sono pressoché quotidiane. Il clima è ovviamente caldo e umido tenendo conto anche del fatto che Guilin si trova più o meno alla stessa latitudine di Luxor (Egitto). Ma Guilin, per chi fa del turismo, è essenzialmente la città delle "schegge di giada", vale a dire di quelle colline che, come conseguenza della millenaria erosione prodotta dagli agenti atmosferici, hanno preso delle forme così strane e fantastiche da formare uno dei paesaggi più suggestivi esistenti al mondo.

Per potervi iniziare le nostre visite nel primo pomeriggio, alle ore 8 lasciamo il bellissimo Sofitel Hotel di Shanghai e con il pullman puntiamo decisamente verso l’aeroporto nel quale, solo alcuni giorni fa, siamo sbarcati. Salutiamo con riconoscenza ed amicizia sia Wang Wen, la nostra ottima guida locale, sia il nostro un po’ spericolato autista cinese che per noi ha guidato sempre ...in guanti bianchi.

Intanto Roberto provvede all’acquisto dei biglietti per l’obbligatoria tassa d’imbarco e al ritiro dei biglietti per il volo delle ore 9.55 della compagnia China Eastern Airlines diretto appunto a Guilin. Come "vecchi lupi ...dell’aria" occupiamo tranquillamente il posto assegnatoci su di un modernissimo Airbus 747 che, dopo una lunga fase di rullaggio, si stacca dalla pista esattamente alle ore 9,55. Il tempo è abbastanza buono: il cielo infatti è solo parzialmente coperto e non si avverte il benché minimo alito di vento. Il volo è pertanto tranquillissimo ed allietato talora da suggestivi paesaggi agricoli, con imponenti corsi d’acqua, che vediamo passare velocemente sotto di noi. Avvicinandoci poi alla nostra meta notiamo distintamente delle alture che luccicano al sole: si tratta delle famose colline terrazzate nelle quali i tenaci e laboriosi contadini cinesi riescono a coltivare il riso. Poi, in fase di atterraggio, ecco il mitico corso del fiume Li; ecco alcune di quelle emozionanti "schegge di giada" che renderanno indimenticabile il nostro soggiorno in questo estremo lembo dell’immenso territorio cinese.

TRA BELLEZZE NATURALI E FOLCLORE DELLA CINA CONTADINA - Sono le 12,30 quando, recuperate e spedite in albergo le nostre valigie su di un furgone, usciamo dalla nuova e bellissima aerostazione di Guilin. Sul piazzale, inondato di sole, ci aspetta il pullman dell’organizzazione con una giovanissima guida cinese, da poco laureata in lingua e letteratura italiana, che ha un nome per noi impossibile e che dai turisti italiani si fa chiamare Francesca. Durante il tragitto verso la città di Gulin - sono più di 70 i chilometri che dobbiamo percorrere - Francesca, nel suo italiano ancora piuttosto stentato, ci parla delle attrattive turistiche di questa interessante zona meridionale della Cina che, forse più di tante altre, conserva un carattere eminentemente agricolo. Da lei apprendiamo molte notizie relative alla coltivazione del riso - qui si riesce ad ottenere due e talora anche tre raccolti all’anno - e all’osmanthus che è una pianta tipica della zona dalla quale si ricava una rara essenza profumata che viene usata anche in cucina. Ma non appena scorgiamo vicino a noi alcune delle circa 33.000 colline calcaree, totalmente ammantate di verde, che rappresentano il più suggestivo elemento naturale di questa regione, tutto il nostro interesse si concentra su di esse provocando nel nostro animo un senso di stupore e di incanto che si protrarrà per tutta la durata del nostro soggiorno guilinese. Ora soltanto ci rendiamo conto di quello che avevamo letto sulle guide turistiche e cioè dell’importanza di questo paesaggio nell’ispirazione artistica dei più significativi pittori e poeti cinesi di ogni tempo. A Guilin, tipica cittadina del sud, troviamo il sole e, nonostante l’ora ormai tarda, una pittoresca attività commerciale all’aperto disseminata in quasi tutte le vie del centro che percorriamo. Veniamo infatti a sapere che, dopo il totale fallimento delle "collettive agricole", mediante le quali il governo comunista nel 1952 abolì ogni forma di proprietà agraria privata, da oltre un decennio è stato sperimentato con maggior successo un nuovo sistema che concede ai produttori agricoli minuscole proprietà (mq. 650 per ogni contadino maschio) con la possibilità, naturalmente dopo aver versato una tassa allo stato, di vendere nei mercati e nelle fiere agricole quanto è stato prodotto in più rispetto alle necessità alimentari della famiglia. Ecco il motivo di questa folla di ambulanti che, talora su una cassetta di plastica, ma per lo più su di un telo di plastica o su di un foglio di giornale, espone e cerca di vendere un po’ di frutta o di verdura. I più ricchi o i più fortunati ostentano con fierezza una gallina ruspante o, ben custodito da una gabbietta di ferro, qualche animale selvatico, come topi di risaia e serpenti di ogni tipo e misura, che la cucina locale considera delle vere leccornie. Questi poveri contadini, per racimolare qualche yuan (il cui attuale valore è di circa £it. 220), arrivano fin qui in bicicletta da chissà quale sperduto casolare posto a decine e decine di chilometri e, data la forte concorrenza, non sempre sono sicuri di trovare un acquirente per quel paio di cespi d’insalata o quel mucchietto di mele che per loro valgono un tesoro dal momento che sono essenziali alla sopravvivenza della loro famiglia. Anche qui, e forse in modo ancor più caotico di Shanghai, sulla strada c’è un continuo movimento di autocarri, di carrozzelle a motore e a pedale, che fungono da taxi, e di biciclette a cui si aggiungono i moltissimi pedoni che vanno in tutte le direzioni. Osserviamo che alcuni di essi, con in testa il tradizionale cappello conico di paglia, trasportano dei secchi pesanti o dei pacchi voluminosi appesi alle estremità di uno oscillante bilancino di bambù. Intanto arriviamo davanti al centrale hotel "Osmanthus" dove facciamo la nostra ormai consueta "abbuffata" di specialità cinese sulla natura delle quali, prima di assaporarle, chiediamo sempre notizia a Roberto, il nostro eccezionale accompagnatore del quale ci si può fidare anche come esperto di gastronomia locale. A proposito di questa che è indubbiamente la "vera" (ed inizialmente un po’ temuta) cucina cinese, confermiamo che, almeno nei ristoranti di lusso che noi qui pratichiamo, essa si mantiene sempre ricca di proposte, leggera e quasi sempre capace di soddisfare i nostri non facili gusti.

IN GIRO PER GUILIN E NELLE VICINANZE - A conferma del principio che qui piove sempre, all’uscita dal ristorante dobbiamo aprire i nostri ombrelli. Per fortuna si tratta solo di un acquazzone violento ma di breve durata. Intanto raggiungiamo la riva del fiume sulla quale sostiamo un po’ per osservare qualche esotico "quadro vivente".

Ci impressionano anzitutto quelle tipiche zattere lunghe e strette, con la punta leggermente inarcata, formate artigianalmente legando insieme sei o sette grosse canne di bambù, che vediamo scivolare veloci dall’una all’altra riva. Con colpi di remo assestati al momento giusto da un esperto traghettatore, esse scivolano veloci sul pelo dell’acqua trasportando della merce, ma spesso anche delle persone che, per quanto vediamo, devono starsene immobili ed in perfetto equilibrio se non vogliono raggiungere la loro meta...a nuoto. Parcheggiate nei pressi della riva, notiamo decine di queste strane "imbarcazioni" che attendono forse il proprietario, momentaneamente impegnato in "attività" commerciali, o qualche pescatore che lavora di notte con i cormorani. A pochi passi dal pullman vediamo una squadra di operaie che, con vanga e stivaloni, sta alacremente lavorando per sistemare a giardino una lunga striscia di terreno dove è possibile passeggiare lungo il fiume Li. Ma la scena più imprevedibile è quella che, poco dopo, vede protagonista il nostro Roberto il quale, ad un certo momento, deve scendere dal nostro pullman bloccato, urlare in cinese e mettersi a dirigere il traffico per far sgomberare la strada da alcuni risciò che erano venuti a collisione tra loro. Solo in questo modo, dopo una lunga ed inutile attesa di un "amichevole accordo" da parte dei due conducenti, la strada viene riaperta al traffico e anche il nostro pullman può proseguire verso la sua meta che è la "Grotta del Flauto" posta ad una decina di chilometri dal centro. Nei pressi dell’entrata incontriamo molti visitatori a conferma che si tratta di una grotta carsica di grande interesse. Ce ne rendiamo conto anche noi quando, poco dopo, ci avventuriamo in un fantastico mondo sotterraneo, impreziosito da stalattiti e da molte altre concrezioni calcaree formatesi con lo scorrere dell’acqua e...dei millenni e che, artisticamente illuminate, creano nel visitatore delle straordinarie ed indimenticabili suggestioni. Naturalmente, come già ci è capitato in altri analoghi complessi speleologici, la nostra guida ci indica delle rocce che, più o meno vagamente, richiamano la forma di un pesce, di un fungo, di un drago, di una pagoda. Veramente interessanti sono quelle che danno il nome all’intero complesso e che sembrano riprodurre un grande flauto di pastore. Bellissimo è pure lo scorcio che rappresenta, in miniatura, un paesaggio con delle "colline di giada" che si specchiano in un luminoso laghetto dai riflessi argentati. All’uscita, siamo assaliti da uno stridulo "sciame" di ragazzini che, per pochi centesimi, ci riempiono di zufoli e di fischietti da loro stessi confezionati con la canna di bambù. Poi, ricomposto il gruppo, facciamo ritorno in città costeggiando delle estese risaie. Poco oltre la caratteristica collina della Proboscide dell’Elefante, passiamo il fiume su di un ponte appena al di là del quale si trova il nostro "Gui Shan Hotel" nel quale ci sistemiamo ottimamente. Prima della cena, fissata per le ore 20 in una stupenda sala che si affaccia sulla hall, un gruppetto di amici esce con Roberto per fare l’esperienza di un rilassante massaggio cinese ai piedi. E, vedendoli ritornare leggeri come libellule e agili come scoiattoli, abbiamo motivo di ritenere che le sensibili e fatate mani delle inimitabili massaggiatrici cinesi abbiano lavorato in modo veramente splendido.

Per concludere la serata non ci resta che fare quattro passi attorno all’albergo, per ammirare una bella e vivace fontana illuminata che cambia continuamente forma, e quindi per intrattenerci un po’ nella stupenda hall dove una brava pianista ci propone, senza un attimo di tregua, un programma musicale con celebri melodie classiche e moderne.


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Ultimo aggiornamento: 18 febbraio 2000