La nostra Cina

3° giorno: Lunedì 23 agosto 1999:

NELLA CITTÀ’ VECCHIA DI SHANGHAI... CON IL SOLE - Al nostro risveglio facciamo finalmente conoscenza con il "sole " della Cina che, fino a questo momento, se ne è rimasto accuratamente nascosto dietro ad una "muraglia" di nuvole. Il cielo è terso come quello che talora si gode da noi dopo un violento ma liberatorio temporale estivo. In previsione di un notevole aumento della temperatura, indossiamo vestiti leggeri e mettiamo nella borsa un berrettino di cotone ed un paio di occhiali da sole.

Dopo un’energetica colazione, alle ore 9 lasciamo il nostro albergo e con il pullman ci avviamo verso la cosiddetta "Città vecchia" che, come ci informano le nostre Guide, è un dedalo di viuzze strette e tortuose che nei secoli passati costituiva il centro di Shanghai. Dalla storia sappiamo inoltre che proprio qui avvennero importanti vicende durante la cosiddetta Guerra dell’Oppio e che per tutto il periodo della successiva dominazione coloniale straniera ai cinesi era consentito risiedere solo in questo limitato settore della città, pena gravissime e sempre applicate sanzioni.

Dopo aver parcheggiato il pullman in una piazzetta circondata, al pari delle vie circostanti, da bancarelle con ogni tipo di mercanzia e da ristorantini presi d’assalto da una miriade di persone in ogni momento della giornata, procediamo attraverso degli stretti varchi che, in qualche modo, riusciamo ad aprire a davanti a noi e che, immediatamente dopo, vengono invasi da una interminabile processione di pedoni e di ciclisti. In tanta concentrazione umana, ci preoccupiamo di mantenere unito il gruppo anche se la nostra sollecitudine diventa inutile per l’istintivo bisogno che ciascuno di noi sente di non trovarsi isolato dai propri compagni di questa insolita avventura. Con crescente emozione e stupore, arriviamo finalmente in uno esteso "insieme" di vecchie case di legno che, per la loro struttura architettonica e soprattutto per forma dei tetti, corrisponde in pieno ad un tipico quartiere cinese non contaminato dal tempo né guastato dall’intervento dell’uomo. A completare questa incantevole atmosfera esotica, osserviamo ovunque: lanterne rosse, bandiere e striscioni pubblicitari colmi di bellissimi ideogrammi, rosse portantine con attorno ragazzi in costume, insegne e vetrine di negozi decorate con gusto per noi nuovo ma nel più autentico stile della "Old China". Anche se sappiamo che questo ambiente è stato quasi interamente ricostruito, dopo gli incendi e le altre drammatiche vicende che nel passare del tempo lo hanno colpito, riconosciamo che esso ci ha provocato delle straordinarie e fortissime emozioni perchè qui ci troviamo in un mondo veramente nuovo ed assai avvincente. Durante la nostra passeggiata, guidata con eccezionale bravura da Huang e da Roberto, viviamo molti momenti magici: tra questi ci limitiamo a ricordare quelli relativi al nostro passaggio attraverso il mercato vecchio e alla sosta presso la storica e bellissima casa da tè Wu Xing Ting il cui primo piano era adibito ad elegante fumeria di oppio.

IN UN GIARDINO CINESE, OSPITI DEL MANDARINO YU - Quando lasciamo il caratteristico ponte a zigzag, attraverso il quale si accede alla sopra citata casa da tè, dobbiamo compiere solo pochi passi per trovarci davanti all’ingresso dello "Yu Yuan", o "Giardino del Mandarino Yu", che senza dubbio costituisce la parte più importante dell’avvincente visita che stiamo compiendo in questa Città Vecchia di Shanghai.

Si tratta, come ci spiegano Wang e Roberto, di una delle realizzazioni più geniali ed armoniche esistente in questo Paese in cui l’arte si abbina quasi sempre alla natura e al paesaggio e che rispecchia gli elementi più tipici dello stile architettonico delle ultime due dinastie cinesi, quella Ming (1368-1644) e quella Qing (1644-1911).

Per completare l’informazione relativa a questo capolavoro, aggiungiamo che esso venne costruito tra il 1559 ed il 1577 per la gioia degli occhi e per l’armonia dello spirito di Pan Yunduan, un ricco proprietario terriero che per un certo periodo ricoprì, si dice in modo "molto onorevole", la funzione di Mandarino presso un imperatore cinese della dinastia Ming.

Suddivisi in due gruppetti, ci accostiamo gradualmente a questo favoloso mondo creato dal Mandarino Yu e scopriamo anzitutto i quattro elementi chelo caratterizzano: il verde delle piante e delle aiole, il lucente distendersi dell’acqua in laghetti con carpe rosse, ninfee e fiori di loto, le artistiche sistemazioni di rocce scabre che stimolano la fantasia ad immaginare paesaggi irreali, ed infine l’eleganza dei padiglioni in cui il proprietario vive, lavora, pensa, ammira. Grandissima ed assai varia è ovunque la combinazione artistica di questi elementi che creano nel visitatore l’impressione di trovarsi in uno spazio molto esteso anche se, come in questo caso particolare, l’area dell’intero giardino risulta in realtà molto limitata. Credo che ciascuno di noi, come il saggio Mandarino Yu, abbia qui capito quanto sia grande e positivo l’influsso di un ambiente esterno bello ed armonioso per la quiete dell’animo e per lo sviluppo delle facoltà intellettuali ed artistiche dell’uomo. Peccato che anche noi, sospinti al pari di quasi tutti i turisti moderni da una fretta esasperante, anche in questo luogo tanto suggestivo corriamo da un settore all’altro invece di cogliere l’invito del padrone di casa, il saggio Mandarino Yu, a fermarci per considerare quanta armonia e quanta serenità riesca a darci questo incantevole paesaggio creato dalla natura e dall’arte.

I padiglioni e le strutture murarie presenti in questo giardino sono tinteggiati esclusivamente con i colori: bianco, rosso e nero. Visitiamo una trentina fra sale e padiglioni, separati tra loro da muretti sulla cui sommità vediamo distendersi un gigantesco e fluttuante drago che tiene nella bocca spalancata una enigmatica palla nera. Non vogliamo aggiungere ulteriori elementi per presentare questo straordinario giardino cinese; pensiamo infatti ognuno di noi ricordi almeno un angolino straordinariamente bello ed indimenticabile dove si è lasciato andare a qualche istante di vera contemplazione estetica. Delle tante altre meraviglie presenti, più che nelle nostre parole, si può avere una efficace documentazione dalle foto che qui abbiamo scattato in continuazione e dalle lunghe riprese fatte da chi disponeva di una telecamera.

Usciamo verso le 11.15 in tempo per completare la nostra passeggiata nella Città Vecchia e per fare una sosta in un vicino magazzino nel quale, a prezzi convenienti, é possibile acquistare delle ottime confezioni di cashmire. Poi, col pullman, girovaghiamo per le trafficate vie del centro fino a raggiungere, verso le 12.30, il grattacielo del Park Hotel, dove, al 14° piano, gustiamo, oltre ad una vasto panorama, un pranzo assai vario e saporito, naturalmente della più tipica cucina cinese alla quale ci stiamo abituando fin troppo in fretta.

NEL TEMPIO DEL BUDDHA DI GIADA - A differenza di quanto ci è capitato di osservare nei diversi Paesi del mondo finora da noi visitati, in Cina, almeno fino ad ora, non abbiamo mai visto spiccare, al di sopra delle case degli uomini, un segno attestante la presenza di luogo dedicato alla Divinità. Accogliamo quindi con particolare piacere l’annuncio dalle nostre Guide della visita, che faremo subito dopo il pranzo, al Tempio buddista di Yufo, o del Buddha di Giada, che è uno dei più importanti della Cina e di tutta l’Asia Orientale. Mentre ci avviciniamo verso questo luogo sacro, avvertiamo quanto sia intenso il dardeggiare del sole quando, come oggi, esso picchia con tutta la sua forza sopra le nostre delicate testoline. Notiamo inoltre il grande numero di venditori ambulanti che, reggendo tra le mani tutto il loro ...negozio-emporio, ci offrono: ventagli, cartoline, bastoncini e mille altre diavolerie al prezzo fisso di "mile lile". E’ interessante considerare che, in luoghi come questo frequentati da turisti provenienti da ogni parte del mondo, questi scaltri commercianti di cianfrusaglie cinesi hanno scelto l’italiano come lingua straniera da imparare più o meno bene, e questo non per una loro particolare predilezione per Dante o per Manzoni ma per la semplice ragione che sono quasi esclusivamente i nostri connazionali coloro che si interessano alle loro mercanzie e che talora non badano a spendere qualche bigliettone... da "mile lile".

Ma eccoci nel vasto cortile antistante il tempio, al centro del quale arde un grande braciere dove, tra nuvole di fumo profumato, si consumano dei bastoncini di colore marrone offerti in voto dai fedeli e dai visitatori. Attraverso dei corridoi e delle scale di legno, arriviamo in un padiglione, che corrisponde ad una specie di cappella - qui è severamente proibito scattare delle foto - al centro del quale si trova la preziosa e venerata statua del Buddha di giada bianca. Anche se non siamo particolarmente esperti di arte orientale, avvertiamo la bellezza di questa figura, dal volto sereno e dalla bocca leggermente aperta ad un sorriso. Roberto coglie questo raro momento di tranquillità per darci qualche informazione sulla storia del buddismo in Cina e sui princìpi fondamentale di questa religione che, cogliendo l’attuale momento di tolleranza da parte del regime comunista nei confronti della pratica religiosa, ritorna ad annoverare un crescente numero di seguaci.

In un padiglione vicino ammiriamo quindi un’altra importante statua di Buddha sdraiato, dalle graziose sembianze giovanili, davanti al quale, come offerta dei fedeli, spiccano dei colorati vassoi colmi di frutta. Nel momento in cui stiamo scendendo da questi padiglioni un po’ discosti dal tempio vero e proprio, abbiamo la fortuna di vedere un gruppo di monaci che, con la testa rasata ed il corpo coperto da una svolazzante tunica arancione, si stanno portando in un padiglione dove, seduti attorno ad un lungo tavolo, celebrano un rito incentrato sulla monotona lettura di alcuni testi sacri. Le loro voci sono ritmate dal monotono ed ininterrotto rullio di un piccolo tamburo che, come ci dicono le nostre Guide, intende rappresentare il veloce ed inesorabile trascorrere del tempo. Sul lato opposto della sala osserviamo delle persone che nel frattempo si dedicano a preparare dei cibi e a ritagliare dei fogli di carta per formare degli origami da bruciare alla conclusione della cerimonia. Siamo interessati anche alla successiva visita del tempio, diviso in due ampi padiglioni, nel quale ci imbattiamo in una quantità enorme di figure e di statue, alcune delle quali sono dorate e altre dipinte con colori vivacissimi. In questa ampia e un po’ caotica rassegna di Buddha e di altri personaggi legati alla storia e alla cultura buddista, che per noi è quasi del tutto sconosciuta, ne ricordiamo particolarmente alcuni che ci hanno impressionato o per il loro atteggiamento iracondo o per il loro volto minaccioso e terrificante.

IL TRAFFICO IN UNA GRANDE CITTÀ’ CINESE - Ed eccoci pronti ad affrontare col pullman un altro lungo attraversamento della città di Shanghai per visitare la Filanda di Stato n° 7 dove ci è possibile acquistare tessuti e confezioni della più pregiata seta cinese. Durante questo trasferimento, al pari di ogni altro movimento che facciamo nelle città cinesi, abbiamo modo di fare una eccezionale ed emozionante esperienza del traffico presente sulle strade di questa immensa metropoli nella quale vivono, ci sembra utile ribadirlo, circa 14 milioni di abitanti. Anche se le autovetture circolanti a Shanghai sono appena 60.000, di cui 50.000 sono taxi e le rimanenti appartengono in gran parte ai funzionari dello Stato ed in piccola parte ai privati, per capire il caos che regna perennemente su queste strade, bisogna tenere conto soprattutto del numero incalcolabile di motocicli, di risciò a motore e a pedale e soprattutto di biciclette che qui non si contano non nell’ordine delle migliaia ma in quello dei milioni.

E’ veramente uno spettacolo inimmaginabile a chi non lo ha potuto vedere coi propri occhi quello che qui ci diventa abituale ogni volta che col pullman sostiamo presso un incrocio semaforizzato. Infatti, non appena compare il rosso, ecco già le prime decine di ciclisti che mettono un piede a terra ed arrestano la loro marcia. Ma, nel volgere di pochi secondi, le decine diventano un centinaio, due centinaia e forse più, tanto che non appena ricompare il verde si può assistere all’immediata e contemporanea partenza di un plotone compatto di ciclisti, come avviene in una importante corsa ciclistica quando lo starter abbassa la bandierina del "via". Riteniamo che non sia né facile né agevole procedere in simili folti gruppi di ciclisti che pedalano, l’uno vicinissimo all’altro, lungo le trafficate vie di una metropoli, eppure, sarà per bravura sarà per abitudine, la biciclettata di massa procede, quasi sempre, senza scatti ma anche senza imprecazioni ed incidenti. Come nota conclusiva di questo continuo e veramente spettacolare "show ciclistico", vogliamo richiamare alla memoria dei nostri compagni di viaggio taluni enormi parcheggi per biciclette che abbiamo visto non solo nelle zone più frequentate, come nei pressi della stazione ferroviaria o di qualche altro importante ufficio pubblico, ma in qualsiasi posto dove possa crearsi un po’ di spazio per accogliere la bicicletta che, senza dubbio, è la più cara, servizievole ed inseparabile amica di ogni cinese.

IN PASSEGGIATA LUNGO L’HUANGPU - Al nostro rientro in centro, carichi di pacchi e pacchetti con lucenti, fruscianti ed... autentiche sete cinesi, ci fermiamo nella zona del Bund per fare una distensiva passeggiata nel rinomato Parco Huangpu, all’ingresso del quale, nel periodo delle Concessioni agli Stranieri, era stato collocato il non meno famoso cartello con la scritta "Vietato ai cani e ai cinesi". A scanso di equivoci, precisiamo che, in questo caso, il termine "parco" è senz’altro improprio perché, più che un insieme di alberi, esso si presenta come un rialzato stradone pedonale che corre lungo il corso del fiume Huangpu. Qui, come in una animatissima piazza di città, abitualmente si incontrano o ben volentieri passeggiano gli abitanti di Shanghai. Per noi questa passeggiata è un’occasione piacevolissima sia per ammirare lo straordinario paesaggio circostante sia per osservare volti ed abitudini di vita della marea umana che qui fluttua incessantemente come le acque del vicino fiume che vediamo solcato da chiatte e da imbarcazioni di vario genere. Volgendo poi lo sguardo al di là di questo grande fiume, dall’acqua perennemente marrone, abbiamo una veduta avveniristica degli eleganti grattacieli e dei più moderni complessi edilizi di Puton, la nuova zona direzionale di Shanghai. Rivolgendoci invece in direzione opposta, possiamo individuare gli ottocenteschi palazzi che furono al centro delle vicende politiche ed economiche nel periodo della dominazione straniera. Tra i principali, ricordiamo: l’Hotel Peace, già Cathay, dal caratteristico tetto verde a forma di piramide, la vicina Bank of China, il celebre Palazzo della Dogana, con torre e orologio, e quello che ospitò la potente "Hong Kong and Shanghai Bank", di proprietà britannica. E, nel bel mezzo di queste realtà che ci ricordano il passato e che ci danno delle anticipazioni sul promettente futuro di questa città, sta il presente rappresentato dalla marea umana che in qualsiasi momento della giorno e della notte anima di vita e di movimento questo vivacissimo Parco Huangpu. Notiamo la presenza di tanti giovani, di pochi anziani, di numerose coppie di giovanissimi sposi che sospingono una carrozzina o che controllano l’esuberante vivacità di qualche paffuto bamboccio dai begli occhioni a mandorla. Ci sembra inutile aggiungere che qui scattiamo numerose foto ricordo perché il posto non è soltanto interessante ma anche bellissimo. Poi, parte in pullman e parte a piedi, facciamo rientro al vicino Sofitel Hotel dove possiamo concederci un po’ di relax prima della cena, con menù internazionale, prevista nel consueto ed accogliente ristorante del quarto piano. E per concludere questa indimenticabile giornata piena di sole e di meravigliose esperienze, dopo la cena, passeggiamo in allegra brigata sulla Nanjing fino a raggiungere il Bund per godere il suggestivo spettacolo notturno di questa metropoli illuminata da una miriade di lampadine.


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Ultimo aggiornamento: 15 febbraio 2000