La nostra Cina

2° giorno: Domenica 22 agosto 1999:

L’ARRIVO A SHANGHAI - Sono esattamente le ore 6.25 (ora locale) quando il nostro maestoso aereo, con l’eleganza e la delicatezza di un gabbiano, conclude sulla pista di Shanghai il suo straordinario volo che, senza scalo, ci ha portato dal cuore dell’Europa a questo estremo lembo del continente asiatico. Ci sembra impossibile constatare che, non appena saremo scesi dalla scaletta, calpesteremo con i nostri piedi il mitico suolo della Cina. Siamo felici ed emozionati come se in queste ore, passate a quasi 11.000 metri di altezza e ad una velocità oraria di circa 900 chilometri, avessimo superato una prova al limite delle nostre umane possibilità.

Salutati con un sorriso e con qualche espressione di riconoscenza i bravi componenti l’equipaggio tedesco, ci affidiamo a Roberto che, con passo svelto e sicuro, ci guida dapprima a ritirare i nostri bagagli e quindi, attraverso una lunga teoria di corridoi tappezzati da ideogrammi per noi incomprensibili, al salone posto nei pressi dell’uscita dove alcuni poliziotti in divisa ma con la faccia da bambini, provvedono ad un controllo minuzioso dei documenti - passaporto e visto consolare - richiesti per il nostro ingresso in Cina. "Tutto OK", ci dice poco dopo il nostro bravissimo Accompagnatore assieme al quale usciamo sul piazzale dell’aerostazione che, data l’ora e la giornata festiva, troviamo del tutto sgombro di veicoli e di persone. E da questo momento inizia per ciascuno di noi l’emozionante e stupenda avventura che ci porterà gradualmente a conoscere molti aspetti di uno dei più straordinari ed affascinanti Paesi del mondo.

ANTEPRIMA DI SHANGHAI... AD OCCHI SEMICHIUSI PER IL SONNO - Con una breve passeggiata attraverso il moderno piazzale dell’aerostazione, avendo sempre lo sguardo attento ed incuriosito verso le molte cose che già da qui ci appaiono nuove o insolite, giungiamo in un vicino parcheggio dove ci attende un pullman dall’aspetto abbastanza rassicurante e funzionale sul quale subito prendiamo posto. Qui facciamo la conoscenza di Wang Wen, che ci farà da guida durante il nostro soggiorno a Shanghai, e dell’autista che durante questi giorni si rivelerà un po’ estroso e spericolato ma che per noi "lavora" sempre con ...guanti bianchissimi.

Poiché il vecchio aeroporto di Shanghai si trova a qualche decina di chilometri dal centro - ci dicono che quello nuovo verrà aperto ai voli intercontinentali tra poche settimane - dobbiamo compiere un lungo tragitto attraverso vari ed estesi quartieri popolari di questa metropoli che, con oltre 14 milioni di abitanti, occupa il terzo posto tra le città più popolate del mondo. Durante il trasferimento Huan e Roberto si alternano al microfono per presentarci la storia di Shanghai e per fornirci molte altre interessanti notizie su questa città che, specialmente nell’ultimo decennio, ha conosciuto uno sviluppo e delle trasformazioni impensabili e veramente epocali. Peccato che proprio in questo momento tutti noi stiamo soffrendo una incontrollabile crisi di sonno: bisogna infatti tenere presente che, per quanto qui sia mattina, per i nostri consueti ritmi di vita, ci troviamo invece nell’ora della notte in cui abitualmente dormiamo più profondamente. "E’ la conseguenza del cambiamento del fuso", si premurano a dirci le nostre esperte guide, dal momento che il sole arriva in Cina con sette ore di anticipo rispetto all’Italia, anche esse si riducono a sei quando, come in questo periodo, da noi viene adottata l’ora legale. E così, lottando con le limitate forze che ancora ci rimangono per non sprofondare tra le braccia... di Morfeo (il benefico dio del sonno della mitologia greco-latina), dal finestrino del nostro pullman riusciamo a scorgere l’incessante teoria dei quartieri da poco ultimati e di quelli che sono ancora in fase di costruzione, al di sopra dei quali spesso si elevano decine e decine di palazzi colossali o di arditi grattacieli. A mano a mano che, per mezzo di veloci superstrade, spesso sopraelevate, ci accostiamo al centro, notiamo anche i più caratteristici vecchi quartieri cinesi con una selva di casette basse che si affacciano su un labirinto di strade strette ma straripanti di persone, di biciclette, di incredibile vivacità commerciale.

Veramente indicibile è l’emozione che proviamo quando, dopo aver scavalcato un ottocentesco ponte di ferro, vediamo distendersi davanti a noi il "Bund", la celebre strada che corre lungo l’ampio corso del fiume Huangpu che, con i suoi maestosi palazzi di stile coloniale inglese, ci ricorda sia le vicende della ingloriosa Guerra dell’Oppio (1842) sia quelle della costituzione delle cosiddette "Concessioni" mediante le quali, negli anni successivi, le potenze industriali dell’Occidente riuscirono ad imporre il controllo del commercio e di ogni altra attività economica che faceva capo in questa attiva ed importantissima città portuale dell’Estremo Oriente. Di grande effetto scenografico è inoltre quel concentrato di avveniristici palazzi e grattacieli, disposti attorno alla leggiadra "silhouette" della torre della televisione, che vediamo sulla sponda opposta del fiume, nel punto in cui inizia la sconfinata zona del porto. Anche se questo passaggio sul Bund costituisce solo una fugace anticipazione della visita che certamente faremo con più calma in questa centralissima zona di Shanghai, qui ci sembra di aver già colto alcuni elementi caratterizzanti questa città che, non dimentica del suo passato, ci appare la più aperta alle novità del futuro e la più vicina a tutte quelle forme di progresso tecnologico che caratterizzano i Paesi più evoluti del Mondo Occidentale.

Poco dopo giungiamo al lussuoso Sofitel Hotel, situato in posizione invidiabile sulla elegantissima Via Nanjing, a poche centinaia di metri dal Bund.

Purtroppo, prima di stenderci su di un letto, forse mai tanto precedentemente sospirato, ci dobbiamo accontentare di sistemarci nelle pur confortevoli poltrone della hall, in attesa che il personale addetto alle pulizie provveda a completare il riordino delle camere che fino a pochi istanti prima del nostro arrivo erano occupate da quella frotta di turisti - molti dei quali sono italiani - che vediamo aggirarsi nei saloni circostanti. L’attesa, confortata nel frattempo da un buon te al gelsomino, è abbastanza breve tanto che, ad iniziare dalle 9.30, ci è già possibile accedere nelle prime camere pronte dove finalmente ci lasciamo andare ad una non più rinviabile "dormita" che può protrarsi al massimo fino alle 12.30.

UNO SGUARDO A SHANGHAI E PRIMO PRANZO CINESE - Al trillo del telefono-sveglia ci sentiamo un po’ meno "fusi" per il cambiamento del ..."fuso". Riusciamo infatti a spingere il nostro sguardo incuriosito sul vasto panorama metropolitano che possiamo cogliere dai luminosi finestroni del 14° piano del Sofitel Hotel dove è posta la nostra camera. Oltre alla sempre movimentata Via Nanjing, sulla quale attualmente fervono i lavori per la sua ripavimentazione con lastre di bellissimo granito grigio, notiamo anzitutto le alte e moderne strutture edilizie di molti grattacieli che sembrano voler ingabbiare la volta celeste sopra questa città. Tutt’intorno notiamo centinaia di gru, la macchina che più evidentemente indica un cantiere edilizio e che, come ha detto scherzosamente un giornalista americano, dovrebbe essere dichiarata il simbolo nazionale della Cina dei nostri giorni. E, come ultima osservazione dal momento che dobbiamo affrettarci all’appuntamento delle ore 13, constatiamo con un po’ di rammarico che il cielo appare grigiastro e pieno di nuvoloni bassi e densi che, per almeno per questo primo pomeriggio di visite, non promettono nulla di buono. In compenso, la temperatura non è molto calda e l’aria che respiriamo è assai gradevole per la presenza di un piacevole venticello che ci impedisce di sudare.

Lasciamo con puntualità l’albergo e con il nostro pullman ci inseriamo nel caotico traffico cittadino che è determinato, più che dalle autovetture, da un numero incalcolabile di biciclette e di motocicli, spesso trasformati in "risciò" e utilizzati per il trasporto di persone e di merci di ogni tipo.

Passiamo per viali ampie moderni ma anche per vecchie e fatiscenti stradine, quasi sempre alberate e affiancate da un sentiero-marciapiede in terra battuta, dove si affacciano le più tipiche case cinesi, per lo più a due piani con mansarda, di cui il primo è sempre utilizzato come negozio oppure come ristorante capace di soddisfare, in qualsiasi ora del giorno e della notte, le limitate esigenze gastronomiche dei passanti. Ci piacciono le coloratissime scritte, formate da artistici ma per noi incomprensibili ideogrammi, e ci entusiasma l’animazione dei pedoni che si muovono attorno a noi come una ben organizzata comunità di instancabili formiche.

Parcheggiamo il pullman davanti Palazzo delle Telecomunicazioni; qui, raggiunto con l’ascensore il secondo piano, ci sistemiamo in un elegante ristorante dove ci viene servito il nostro primo pranzo secondo le regole e le abitudini della più classica tradizione gastronomica cinese. Tralasciando di soffermarci sulla nostra iniziale ed un po’ comica difficoltà nel maneggiare quei dannati bastoncini che anche i bambini cinesi, beati loro, usano con tanta disinvoltura - col passare dei giorni però noi ci troveremo sempre più a nostro agio... con la forchetta - dobbiamo riconoscere che tra le molte specialità, a base di carne, di verdure cotte a vapore e dell’immancabile riso, che ci vengono proposte in continuazione sul rialzo girevole posto al centro del tavolo, ne troviamo parecchie di ottima fattura e di accettabile sapore. Qui, come altrove, assaporiamo numerose novità gastronomiche alcune delle quali sono una vera delizia per il nostro palato mentre altre incontrano la nostra decisa disapprovazione. Avvertiamo che qui si fa un gran consumo di aglio, di cipolla, di zenzero e di peperoncino piccante e che non mancano mai le vivande in agrodolce. Come bevanda, oltre al te, che qui ci viene servito senza alcuna limitazione ma anche ...senza zucchero e ...senza limone (!), gustiamo la birra locale a bassa gradazione alcoolica mentre tra i dessert prediligiamo la succosa frutta fresca con la quale di solito chiudiamo il nostro nutriene e leggero pasto cinese.

UN POMERIGGIO CULTURALE CON... LA CODA DEL TIFONE - All’uscita dal ristorante dobbiamo fare i conti con una pioggia torrenziale, accompagnata da forti raffiche di vento, che sta investendo il centro di Shanghai e che rende problematici persino i pochi passi che dobbiamo fare per riprendere i nostri posti sul pullman. Vediamo le chiome degli alberi agitarsi come la vela di una fragile barca bersagliata dalla tempesta, notiamo cartelli pubblicitari abbattuti e trascinati qua e là lungo le strade diventate improvvisamente deserte. "E’ la conseguenza del tifone che da qualche giorno sta imperversando sulla zona costiera attorno ad Hong Kong e che riesce ad allungare la sua... 'coda' fino a qui"- ci dice la nostra esperta Guida cinese che, per nulla impressionato, sta accordandosi con Roberto per il programma pomeridiano. Sfidando la furia del vento e della pioggia che, almeno per il momento non sembra intenzionata a calmarsi, raggiungiamo con una certa prudenza la centrale zona del cosiddetto Parco del Popolo, realizzato dall’attuale regime comunista nello stesso luogo in cui al tempo delle Concessioni si trovava l’Ippodromo di Shanghai. Nelle immediate vicinanze recentemente è stato costruito un grande edificio circolare, interamente rivestito di marmo rosato, per accogliere un importante Museo dotato di reperti rarissimi che raccontano la nascita e i più importanti momenti di evoluzione dell’arte cinese. Questa è la nostra prossima meta e, data la situazione meteorologica, non era possibile trovare un altro un ambiente altrettanto interessante ed istruttivo per conoscere alcuni fondamentali documenti dell’antica ed in gran parte a noi sconosciuta civiltà cinese. Naturalmente non ci è possibile citare qui i molti oggetti di bronzo, di ceramica e di giada disseminati con gusto e con criterio scientifico nei quattro piani di questo avvincente palazzo museale. A rendere ancor più straordinaria la nostra visita aggiungiamo soltanto di aver qui avuto la fortuna di disporre delle chiare, esaurienti e precise spiegazioni di Roberto il quale, come ci appare subito evidente, oltre ad essere un esperto conoscitore dell’arte orientale, ha fatto oggetto di studi particolari non pochi pezzi presenti in questa eccezionale esposizione.

Quando usciamo, troviamo che la furia degli elementi si è un po’ placata e quindi, nonostante il persistere della pioggia, possiamo completare il giro della città come era nei nostri programmi. Ci piace ricordare, in questa situazione di pioggia perdurante, la coloritissima esibizione delle lunghe e pratiche mantelline incerate, provviste anche di comodo cappuccio, che vediamo indossate da tutti i ciclisti i quali possono così pedalare sicuri e perfettamente protetti.

ANCHE IN CINA, OGGI E’... DOMENICA - Si stanno già accendendo le prime luci dell’illuminazione publlica e delle mille vetrine colme di ogni ben di Dio, anche se veniamo a sapere che sono ben pochi i cinesi che li possono acquistare, e noi non abbiamo ancora concluso il nostro giro turistico attraverso le vie e le piazze centrali di questa metropoli che senza dubbio può competere con le più ricche ed eleganti città dell’Occidente.

Ad un certo momento, abbiamo da Roberto una gradita sorpresa: faremo una sosta fuori programma presso una delle pochissime chiese cattoliche aperte al culto che si trovano a Shanghai. Ed infatti, poco dopo, il nostro pullman si ferma in una strada piuttosto malandata sia a motivo della recente pioggia sia dei lavori per la posa di alcuni grossi tubi. E proprio qui diventiamo oggetto di un simpatico gesto di cortesia da parte di una squadra di operai cinesi che non solo ci stupisce ma addirittura ci commuove. Infatti, quando essi capiscono che noi abbiamo delle difficolta a scendere dal pullman a causa delle pessime condizioni della strada, per evitare che ci sporchiamo le scarpe o che scivoliamo nelle pozzanghere, si premurano di farci cenno di attesa. Poi, dandosi da fare nel’acqua e nel fango, stendono a modo di passerella alcune pesanti lamiere di ferro sulle quali noi possiamo alla fine camminare all’asciutto e senza pericolo fino davanti alla porta della chiesa. Esprimiamo a questi simpatici amici cinesi tutta la nostra fraterna riconoscenza anzitutto con un sorriso e quindi con un’intenzione speciale durante le nostre preghiere che faremo in chiesa.

L’interno di questa chiesa, dedicata a Gesù Buon Pastore, è alquanto semplice ed assai modesto sotto l’aspetto estetico. eppure questo ambiente, frequentato da persone sconosciute ma legate a noi dal vincolo della stessa fede, ci comunica, oltre ad una indicibile serenità interiore, il senso e la gioia di appartenere all’unica e universale Chiesa voluta da Cristo. Ci rattrista solo il fatto di non avere con noi, come avviene di norma in tutti i nostri viaggi, un sacerdote che possa celebrare per questa piccola e nomade comunità cristana l’Eucaristica dell’odierno giorno festivo in questa chiesa di Shanghai. Ci limitiamo ad ascoltare e a riflettere sulla Parola di Dio di questa XXI Domenica del Tempo Ordinario, proclamata straordinariamente in una chiesa dal Capogruppo, e a formulare quindi con la voce e con il cuore alcune preghiere che, ne siamo certi, il Signore avrà ascoltato e gradito anche se giunte a Lui da uno sparuto gruppo di cristiani "erranti" ... in una metropoli della lontana Cina.

Rientriamo in albergo in tempo per una doccia e per qualche momento di relax prima di ritrovarci, alle ore 20, nel ristorante del quarto piano dove ci viene servita una cena dal più sicuro menù internazionale. Poi, come è nostra abitudine, facciamo i classici "quattro passi" della buona digestione sulla Via Nanjing resa scintillante dalle luci delle vetrine e delle insegne pubblicitarie. Spingendo lo sguardo al di sopra degli grattacieli, in qualche brandello di cielo rimasto ancora libero, notiamo con gioia il ritorno del sereno ed il timidoma rassicurante occhieggiare di qualche stella.


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Ultimo aggiornamento: 18 febbraio 2000