La nostra Cina

11 giorno: Martedì 31 agosto 1999:

ESCURSIONE NEI DINTORNI DI PECHINO - In quest’ultima giornata del nostro soggiorno in Cina abbiamo in programma un’escursione a Nord di Pechino che ci permetterà di ammirare in mattinata le tombe della dinastia Ming, alle quali si accede attraverso la Via Sacra, e quindi, nel pomeriggio, come botto finale del grandioso spettacolo pirotecnico che è stato in ogni momento questo viaggio, la Grande Muraglia Cinese. Ma andiamo con ordine e ricostruiamo, come d’abitudine, la cronaca di questa giornata che meteorologicamente non poteva essere migliore. Infatti splende il sole, l’aria è tersa e la temperatura, tendente al caldo, non ci procura alcun fastidio.

Appena conclusa la colazione, alle ore 8 lasciamo con assoluta puntualità l’hotel sperando di non trovarci così coinvolti nel traffico dell’ora di punta mattutina della capitale cinese. Le cose ci vanno abbastanza bene anche se talora dobbiamo rallentare e procedere incolonnati presso alcuni incroci che, pur con caratteristiche diverse, ci ricordano quelli assai più vivaci e pittoreschi di Shanghai. Pechino infatti è una città del Nord, sede di un potere politico assoluto nel quale l’iniziativa e la fantasia individuale soccombono di fronte alla serietà e all’ufficialità richieste all’individuo anche nel comportamento stradale Qui, d’altra parte, anche nelle zone centrali, le strade sono quasi sempre ampie e moderne e l’uso della bicicletta è per lo più relegato su apposite piste laterali. Abbiamo l’impressione che a Pechino circolino molte più autovetture rispetto al Sud, anche se sappiamo che da sempre le autorità cinesi hanno adottato una politica che scoraggia l’acquisto e l’uso della macchina da parte dei privati sia con una forte tassazione sia non prevedendo la costruzione del garage nell’edilizia di carattere popolare. E forse con buoni motivi perché non riusciamo ad immaginare come sarebbe la circolazione stradale cinese se, al posto delle biciclette, circolassero altrettante autovetture.

LE TOMBE DEI MING - Intanto, proseguendo sempre verso Nord su una moderna autostrada poco trafficata, arriviamo in una zona di campagna ben coltivata e circondata da dolci e verdi colline. Siamo nella vallata scelta, con criteri geomantici (principalmente: direzione dei venti e delle acque), dagli Imperatori della dinastia Ming per le loro monumentali tombe nelle quali riposano per sempre anche le loro mogli e concubine. Un tempo questo luogo ameno era interdetto ad ogni persona non fosse addetta alla custodia dei sovrani defunti; oggi invece è la meta preferita dei pechinesi che possono permettersi di trascorrere fuori città il loro fine settimana. Qui, senza il rispetto di alcun ordine cronologico, sparse nelle vicine alture, si trovano le tombe di tredici imperatori della penultima dinastia che regnò in Cina dal 1368 al 1644. Parcheggiato il nostro pullman accanto a quello di diversi altri visitatori, raggiungiamo in breve un padiglione sormontato da un duplice tetto e nel quale si apre un grande arco. Al centro, sulla schiena di una enorme tartaruga di pietra finemente scolpita, si erge una grande stele con delle lunghe, ma per noi incomprensibili, iscrizioni. All’esterno, in corrispondenza ad ognuno dei quattro angoli dell’edificio, si trovano delle belle colonne di marmo bianco lungo le quali sono scolpiti dei draghi serpeggianti mentre sulla sommità se ne stanno appollaiati dei fantastici animali mitologici. Nelle vicinanze inizia forse il settore più suggestivo della Via Sacra, caratterizzato da una processione di coppie di animali e di figure umane, disposte con perfetta simmetria sui due lati della strada. Ecco due leoni seduti e due in piedi, due unicorni accucciati e due in piedi, due cammelli inginocchiati e due in piedi, due elefanti piegati e due in piedi, due mitici mostri seduti e due in piede, due cavalli inginocchiati e due in piede; ecco quindi, a conclusione della rassegna: due generali con la sciabola al fianco, due funzionari civili e due molto onorevoli mandarini che, per non rendere più noioso il nostro elenco, da secoli, se ne stanno tutti... in piedi. Queste statue sono di ottima fattura e vengono esaltate dalle fresche e pallide chiome di un lungo filare di salici piangenti. La "processione delle statue funerarie", che ci ricorda quella delle sfingi egizie di Luxor, termina dopo quasi un chilometro nei pressi della cosiddetta Grande Porta Rossa che segna l’inizio della necropoli vera e propria. Visitiamo l’ampio padiglione, dominato al centro da una grande statua dell’Imperatore Yong, alle pareti del quale, in bacheche ben illuminate, sono esposti preziosi gioielli ed interessanti vesti che appartennero all’Imperatore, alla moglie e alle sue concubine. Sempre all’interno ammiriamo con particolare interesse un raffinato soffitto a cassettoni mentre, appena fuori, ci entusiasmano i giardini con molte aiole e diverse varietà di fiori. Mediante una scala esterna saliamo su di una specie di torretta posta alla fine di questo settore funebre e, da una terrazza, cogliamo un ampio panorama della zona, contrassegnato qua e là da alcuni padiglioni imperali che costituiscono certamente le tombe non visitabili di altri imperatori Ming.

Passando attraverso un vociante mercatino dove ci vengono proposti gli articoli più disparati e che sollecitano la nostra curiosità alla pari, se non di più, dei monumenti Ming, arriviamo in un parcheggio dove troviamo il nostro pullman che ci porta in un vicino ristorante dove, addirittura prima di mezzogiorno, consumiamo il nostro ultimo pranzo con menù cinese. E questo anticipo ci è di grande vantaggio per l’ultima e attesa esperienza del nostro programma: la visita, con passeggiata, alla Grande Muraglia.

LA GRANDE MURAGLIA CINESE - Proseguendo verso Nord, al di là della dolcissima valle delle Tombe dei Ming, il paesaggio si fa più aspro per la comparsa all’orizzonte di alte montagne quasi del tutto prive di vegetazione. La valle si restringe sempre più e spesso, ora a destra ora a sinistra, vediamo scorrere un corso d’acqua tumultuoso come un torrente d’alta montagna. Roberto, di tanto in tanto, ci segnala il binario della linea ferroviaria che collega Pechino alla vicina Mongolia e quindi alla Transiberiana russa. Anche se siamo nelle ore centrali della giornata ed il sole picchia abbastanza forte sulle nostre teste, avvertiamo che l’aria è frizzante e rarefatta come se, dalle nostre parti, ci trovassimo in una zona di montagna sui 1200/1500 metri di altezza. Dopo qualche fugace "anticipazione" della più grandiosa opera di difesa eretta dall’uomo in ogni tempo ed in ogni luogo, eccoci finalmente giunti a Badaling, che è uno dei posti in cui vengono portati quasi tutti i turisti che visitano la Cina per poter avere la più ampia ed emozionante visione possibile della Grande Muraglia, il cui nome cinese è "Wan Li Chang Cheng" che significa " il Lungo Muro dei Diecimila Li". Ed eccola, davanti ai nostri occhi incantati questo lungo, alto, possente serpentone che sale il crinale di un monte per scendere quindi altrettanto forte, terribile e invalicabile verso valli che tendono a scomparire verso l’ultimo orizzonte. Ma si capisce subito che la Grande Muraglia prosegue anche dove il nostro occhio non può arrivare, per chissà quanti altri crinali di monti e per quante profondità di valli. Riconosciamo che nel trovarci davanti ad un’opera umana così colossale e famosa la nostra emozione è talmente grande che non riusciamo quasi a balbettare delle parole perché ci sembrano del tutto inadatte ad esprimere quello che vediamo e che proviamo dentro di noi. E’ un grande sogno che si realizza per ognuno di noi, un sogno cullato da chissà quanto tempo e alimentato dalle tante immagini e dalle tante descrizioni che abbiamo letto nei libri di scuola e nelle cronache dei più grandi viaggiatori.

In gruppo compatto ci accostiamo alla scala che ci porta sulla sommità dell’ampio camminamento lungo il quale, quasi a darci il benvenuto, garriscono al vento migliaia di bandiere dai più diversi colori. Seguendo il consiglio di Roberto, ci incamminiamo verso sinistra e, ad ogni nostro passo, la Grande Muraglia ci appare sempre più lunga, imponente e bella. Scorgiamo, in entrambe le direzioni, migliaia e migliaia di visitatori che, come formichine instancabili, arrancano con fatica verso una torre posta sul cocuzzolo del monte o che scendono guardinghi lungo una scivolosa scalinata. Nei loro e nei nostri volti si legge la gioia di trovarci a vivere un’esperienza indimenticabile in uno dei luoghi più avvincente del nostro Pianeta. Passo dopo passo, fermandoci spesso per fissare saldamente nella nostra memoria l’immagine sconvolgente di questo ciclopico manufatto o per scattare, una dopo l’altra, decine di foto, facciamo una lunga passeggiata che ci porta a sperimentare direttamente le caratteristiche tecniche di questa muraglia e a raggiungere una torretta di avvistamento sita sulla punta più alta del settore di montagna in ci troviamo. Osserviamo le belle torri di guardia che si innalzano a distanza regolare una dall’altra, abbastanza vicine - come ci spiegano le nostre Guide - per essere collegate dalla voce umana in modo che il grido delle sentinelle potesse propagarsi da torre a torre per tutta la lunghezza della muraglia. E, lo confessiamo, più di una volta abbiamo volutamente chiuso gli occhi per immaginare gli antichi eserciti schierati a battaglia intorno a questo baluardo capace di fermare la cavalleria più focosa e scalpitante oppure per fantasticare sui rapidi spostamenti dei soldati che utilizzavano questo camminamento come una strada veloce e sicura. Ma non trascuriamo di riflettere anche su quante lacrime e su quante vite umane venne a costare una simile realizzazione. La storia ci dice che più di 300.000 uomini lavorano per dieci lunghissimi anni per completare, con un ininterrotto baluardo lungo circa 6.000 chilometri, quei precedenti frammenti di muraglia che erano stati innalzati contro le invasioni esterne dai vari signorotti che reggevano gli staterelli che c’erano in Cina prima della sua unificazione. Come già abbiamo accennato ciò avvenne circa duecento anni prima di Cristo per iniziativa del grande imperatore Qin Shi Huang Di, del quale abbiamo ammirato a Xian il leggendario esercito di terracotta.

Ovviamente un’opera tanto imponente ma anche difficile da gestire, nel corso dei secoli, conobbe alterne vicende tanto che più volte cadde in rovina e più volte fu restaurata. Dalla storia del passato sappiamo bene che essa ebbe scarsa efficacia ed utilizzazione per le finalità militari per cui fu innalzata. Eppure, il gran numero di persone che giungono fin qui da ogni parte del mondo per visitarla e per provare, come è capitato anche a noi, delle emozioni fortissime, sta a testimoniare che si tratta forse del più significativo monumento esistente al mondo che dà gloria al genio e al lavoro umano.

Intanto il tempo ci passa fin troppo velocemente e così, dopo aver scattato le ultime foto ed aver fatto anche una provvista delle cartoline più caratteristiche che vediamo esposte, scendiamo verso la grande piazza di Badaling dove è parcheggiato il pullman. Già al nostro arrivo avevamo notato che questa grande piazza, in lieve pendenza, è delimitata tutt’intorno da una "Grande Muraglia" di bancarelle con i soliti articoli per turisti. C’è da credere che, anche per l’imminente conclusione della nostra esperienza cinese, questi negozi vengono presi d’assalto per i nostri "ultimi acquisti", anche se già da qualche giorno ci stiamo un po’ tutti ponendo il non semplice problema dello stivaggio in valigia di tutto ciò che abbiamo acquistato in questi straordinari giorni di visite e di "shopping" in Cina.

IL RIENTRO A PECHINO - Rivolto un ultimo sguardo panoramico alla Grande Muraglia da questo eccezionale punto di osservazione che è Badaling, iniziamo il viaggio di ritorno verso Pechino imboccando quasi subito una moderna autostrada che scende velocemente tra aspre montagne e con una galleria di oltre tre chilometri che, a quanto ci dicono i nostri esperti accompagnatori, è stata inaugurata solo una decina di giorni fa. Il pomeriggio è luminoso ma la posizione del sole ormai degradante a occidente ci spinge a considerare che, completato in modo entusiasmante ogni punto del nostro programma, si sta purtroppo avvicinando la malinconica ora della conclusione di questa esperienza cinese. Se ne fa intreprete il Capogruppo che, seguendo i suoi scarabocchiati appunti, richiama alla nostra memoria il vorticoso susseguirsi di vicende e di esperienze indimenticabili che, giorno dopo giorno, ha caratterizzato questo nostro memorabile viaggio. Ne consegue un ringraziamento, non formale ma sentito e riconoscente, a quanti hanno contribuito alla perfetta riuscita della nostra iniziativa, dall’insuperabile Roberto, sul quale abbiamo sempre potuto contare come su di un caro e premuroso amico, a tutte le brave Guide cinesi che abbiamo avuto nelle diverse località visitate, dai temerari autisti, coi quali abbiamo superato indenni situazioni di traffico veramente impossibili, al personale degli alberghi, dei ristoranti che hanno avuto premura e gentilezza nei nostri confronti. Non dimentichiamo di esprimere la nostra riconoscenza alle agenzie Elite Viaggi di Vicenza e Mistral di Torino che hanno confermato le già ben conosciute ed apprezzate doti professionali nell’organizzare, in modo pressoché perfetto, un viaggio lungo, intenso ed impegnativo. Con un caloroso applauso vogliamo dire tutto il nostro grazie anche alla Cina, questo grande e meraviglioso Paese che in questi pur brevi giorni del nostro soggiorno ci ha veramente sorpreso, stupito ed entusiasmato. Il Capogruppo ringrazia infine tutti i componenti il nostro gruppo per la loro puntualità, disponibilità e soprattutto per il clima di serena cordialità e di fraterna amicizia che ha contraddistinto lo stare ed il viaggiare insieme durante tutti questi giorni.

Prima di arrivare a Pechino, ci fermiamo in uno stabilimento della periferia per conoscere la tecnica con la quale degli esperti artigiani costruiscono e colorano dei bellissimi vasi "cloisonnè". Arriviamo al Grand View Garden Hotel verso le 18.45 per un po’ di relax prima della cena occidentale a buffet che consumiamo, in un clima di grande euforia, in un elegante ristorante del piano terra. Poi c’è l’ultima frenetica corsa nei negozietti ancora aperti che stanno intorno al nostro albergo dove ci liberiamo delle nostre ultime banconote cinesi per avere in cambio: cravatte, ventagli e quant’altro nei prossimi giorni ci solleciterà a ricordare la nostra straordinaria esperienza in Cina.


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Ultimo aggiornamento: 17 febbraio 2000