“Dawn…mi sembra piuttosto strano…che c’entra stavolta? A me questi sembrano proprio stupidi…scambiare Dawn per la cacciatrice?” Spike era visibilmente preoccupato, anche se cercava di non darlo a vedere. Faith uscì dalla stanza in quel momento. Sembrava l’ombra di se stessa, camminava come un automa verso di loro.
“Se vi chiedessi del caffè? Caldo, magari…” Nessuno rispose, rimasero a guardarla.
“Okay, non devo essere uno spettacolo decente…per quello ho bisogno di un caffè, forte…e di una doccia bollente. Ma scommetto che qua non c’è acqua, vero?”
“Beh, una volta c’era…Non la rubavamo dalle tubature?” Spike guardò Angel.
“Sì, appunto, rubavamo…probabilmente c’è ancora, ma di sicuro non è calda. Noi non…avevamo bisogno di una doccia calda….” Faith si avvicinò ad una scatola di biscotti che stava sopra il tavolo, riparato alla meno peggio. Guardò le carte e fece una smorfia.
“Che palle.” Spike rise, mentre la guardava allontanarsi tranquillamente verso la sua stanza.
“Una vecchia vasca da bagno c’è. Bisognerebbe scaldarle dell’acqua…forse con dei secchi o qualcosa del genere…il camino è ancora acceso, basterebbe ravvivarlo un po’.” Angel parlava a voce bassa, guardando il vampiro.
“Riesci a farlo?”
“Meglio di te senz’altro.” Spike si mise all’opera, mentre Angel e Wesley continuavano a discutere. Dopo aver messo l’acqua a scaldare si avvicinò nella stanza di Faith.
“Ti abbiamo svegliata?” La ragazza osservava il suo volto allo specchio, cercando di togliersi il trucco rimasto con un fazzoletto di carta.
“Non lo so. Sono sveglia e basta.” Si sedette accanto a lei, guardando l’immagine riflessa allo specchio.
“Che buffo. Non ti vedo.” Lui prese a baciarla sul collo.
“In compenso ti sento…” Lo lasciò fare, chiudendo gli occhi languidamente.
“Questo risveglio non è male. Poteva essere meglio, ma non è male.” Lui sorrise, baciandola sulla bocca.
“Ti sto preparando un bagno.”
“Wow. Potrei abituarmi a questi vizi…”
“La doccia in albergo sarebbe stata meglio, senz’altro…”
“Vero…Ho una fame nera. Vado a rubare un altro po’ di biscotti. Mi sa che dovrò accontentarmi del te di ieri…”
“Perché non vai in bagno? Dammi qualche minuto e sarai riverita come una principessa…” La baciò ancora, delicatamente.
“Stiamo ancora facendo finta di essere una coppia normale? Cercando di ignorare che stiamo progettando lo sterminio di una setta di vampiri? Dimmelo, Spike.” Lui scosse la testa, uscì dalla stanza senza fiatare. Faith intanto si mise a cercare degli abiti puliti da mettersi addosso. In fondo cosa contava? Aveva solo bisogno di non pensare. E poi comunque non riusciva a dimenticare quelle parole: “Potrei innamorarmi di te.” Le sentiva dentro, come in un eco dolcissimo. Anche se continuava ad essere pessimista. Ma quanti uomini le avevano detto parole del genere? Nessuno. Proprio nessuno.
Nel bagno era quasi tutto pronto. L’acqua nella vasca, un braciere cercava di riscaldare l’ambiente. Lei si spogliò lentamente, ammucchiando gli abiti da una parte, per poi aggiungere il bagno schiuma ed immergersi. Chiuse gli occhi. Era una sensazione tremendamente piacevole e dolce. Nessun pensiero. Solo relax. Spike entrò nella stanza, ma rimase a guardarla da lontano.
“Devi aiutarmi per sciacquarmi.”
“E ti fidi?” Rise di quelle parole, alzandosi in piedi e scuotendo i capelli pieni di schiuma. Spike le fu subito accanto, e con una pazienza infinita versò l’acqua calda sopra la sua testa. Poi la aiutò con un asciugamano, anch’esso scaldato davanti al fuoco. Nessuno dei due parlava. I gesti sembravano rallentati e solenni, come in un rituale magico. Lui la stringeva tra le braccia, massaggiando il suo corpo delicatamente con la spugna. Faith rimaneva passiva, a godersi quelle piccole attenzioni. Per poi ringraziarlo con un bacio, lungo, sensuale, dolcissimo. Lui uscì dalla stanza, mentre lei lentamente si rivestiva. Tutto era durato sin troppo poco. Ma l’aveva lasciata stravolta. Spike si comportava come il più tenero degli amanti. Poteva averla, e lo sapeva. Ma aveva preferito accarezzarla ed aiutarla, senza chiedere niente in cambio. Innamorarsi di lei. Lei che ora si guardava allo specchio sentendosi così strana e confusa. Si pettinò i capelli, per poi raccattare gli abiti sporchi e tornare nella sua stanza. Lo trovò là. Che l’aspettava.
“Ehi.”
“Ora va meglio?”
“Decisamente. Anche se ho ancora un po’ di freddo…” Sorrise maliziosa.
“Il camino è acceso. Devi asciugarti quei capelli, o ti prenderai un malanno.”
“Perché stai facendo questo per me?”
“Perché me lo chiedi?” Ad un passo di distanza. Lei tornò a baciarlo, intensamente, sentendo il desiderio invadere il suo corpo. Spike la allontanò delicatamente.
“E’ una nuova strategia?”
“Per cosa? Mi hai detto che non ne ho bisogno per ottenere quello che voglio. Che strategia dovrei utilizzare?” Lei scosse la testa. Raggiunse ancora la sua bocca e lo baciò a lungo.
“Qualunque cosa sia… sta funzionando.” Faith uscì dalla stanza, e poi dalla casa. Il sole splendeva alto, doveva essere il primo pomeriggio. Rimase seduta nel giardino, con una spazzola in mano, cercando di asciugare i capelli. Il calore del sole la faceva sentire un’altra, più positiva e tranquilla. Chiuse gli occhi. Sorrideva. Ogni cosa perdeva di significato. Conosceva quella sensazione, era da un pezzo che ci combatteva. Ma stava iniziando ad innamorarsi di lui. E lui ci stava giocando. Perché non aveva bisogno di un olfatto eccezionale per sapere che Spike voleva infilarsi nella vasca con lei. Che quella notte, e quei giorni che stavano passando insieme erano speciali. Persino per uno che di anni ne aveva parecchi. Uno che non aveva l’anima. Abituato alle relazioni pericolose con donne pericolose…sorrideva, Faith. Si sentiva quasi forte. Anche se la paura di sbagliare continuava a rimanere accanto a lei.
Spike la guardava da lontano. Angel lo osservava, mentre sbirciava dalla finestra stando attento ai raggi. Sorrise del suo ex compare, per poi concentrarsi sui volumi che Wesley aveva portato da LA.

“Dovevo immaginarlo. Non potevi che essere qui.” Faith si voltò, ma aveva già riconosciuto la sua voce.
“Immagino che avrai una teoria a riguardo.”
“Dov’è lui? Ho chiamato LA.”
“Angel. Certo. Beh, sai com’è, stavamo prendendo il sole insieme e si è dissolto…” Faith si alzò in piedi. Buffy era ancora piuttosto pallida, ma la sua lingua era piuttosto biforcuta, come sempre.
“Cos’è, gli sbavi ancora addosso?”
“Tu non sai niente di me, ricordi? Sei stata via a lungo. Tu non sai più un cazzo di quello che succede da queste parti. Comunque vai pure, lo trovi dentro. L’ho informato della tua piccola resurrezione.” Buffy si avvicinò al portone.
“Vuoi l’elenco degli altri miei ex ancora in circolazione? Scommetto che potresti trovare qualcuno adatto a te….Oppure, visto che ti piacciono tanto i vampiri, perché non ti prendi Spike? Magari ti interessa…ieri notte ha detto di amarmi, questo dovrebbe eccitarti, no?” Faith la colpì con uno schiaffo. Quelle gelide parole avevano fatto breccia nel suo stomaco, nelle sue viscere. Anche troppo. Sorprendentemente Buffy cadde a terra.
“Va all’inferno. Oh, scusa, sei appena tornata…scordavo.” Le porse la mano per rialzarsi, ma lei non accettò. Faith la seguì dentro la casa, per niente e nessuno al mondo si sarebbe persa quello spettacolo.
Spike ed Angel erano immersi nella lettura. Wesley cercava di aprire un’antica mappa delle fogne della città. Buffy rimase stranita nel vedere quella scena. Spike alzò lo sguardo e pronunciò il suo nome. Angel sobbalzò. Rimase immobile a guardarla, come se le parole fossero scomparse dal suo vocabolario. Faith si allontanò da lei, come per osservare il tutto da lontano. Buffy corse da Angel, e lui l’accolse tra le sue braccia. Gli occhi lucidi, un’espressione a metà tra il dolore e la felicità. Le baciava i capelli. Spike non riuscì a rimanere in quella stanza. Raggiunse Wesley che nel frattempo aveva raccattato tutto quanto e stava andando via. Faith rimase ancora un istante. Vide Angel e Buffy che si baciavano. Incrociò gli occhi del vampiro e si sentì morire. Corse, nella camera da letto Spike si stava accendendo una sigaretta. Nessuno voleva parlare. Raccattò una bottiglia che aveva messo da parte, versò il whisky nelle tazze del tè del giorno prima e propose un brindisi.
“Ai nostri Romeo e Giulietta. Che continuano ad amarsi tra una morte ed un’altra. Che riescono ad affrontare tutto tranne la loro relazione. Un esempio per tutti noi.” Tracannò dalla bottiglia un lungo sorso. Faith scolò la sua dose tutta d’un fiato, per poi gettare la tazza alle sue spalle. Spike la prese tra le braccia, con un’espressione allo stesso tempo divertita e triste.
“Che dici, possiamo competere con loro?” La ragazza lo fece letteralmente volare. Wesley fece appena in tempo a scansarsi.
“Ragazzi, devo scappare dalla finestra? No, basta dirlo…se volete un po’ di privacy”
“I fantasmi, Spike. A volte ritornano. In carne ed ossa. Ti ho già avvertito ieri notte. L’amore non esiste. Sei solo una scopata, una bella scopata. E dosa le parole quando stai con me. Quante ne hai dette ieri? A me, a lei? Usi lo stesso copione per tute e due?” Lui non rispose.
“Non ti paragonare ad Angel. Non ti paragonare a nessuno. Sei solo un figlio di puttana d’altri tempi, amore mio. E le tue recite mi stanno stancando. Sei entrato nel mio letto e nel mio corpo. E quasi ci riuscivi con il mio cuore…ma perché cazzo lo hai fatto, perché quelle parole? Solo perché ieri notte le hai detto che l’amavi e lei ti ha rifiutato? Ripeto, fino alla nausea. Sei una bella scopata, e niente di più.”
“Neanche tu credi alle parole che stai dicendo.” Faith era davanti a lui e lo guardava con disprezzo. Illusioni. Ne aveva avute tante nella sua vita. Questa di diverso aveva gli occhi azzurri. E gli mancava il battito cardiaco.
“Sapevo a cosa andavo incontro. Avevo semplicemente ragione. Tu la ami, la vuoi…ma Buffy è là con Angel. E tu mi fai credere qualcosa di diverso. Ma in fondo sono io la stronza. Come sempre.” Aprì la porta di scatto. Angel era seduto sulla poltrona, e Buffy era sopra di lui. Parlava a voce bassa. Lui le accarezzava i capelli. Faith incrociò nuovamente gli occhi del vampiro, ma questa volta gli sorrise. Angel amava quella ragazza. Come anni prima, come quando li aveva conosciuti. Odiava Buffy per questo. Perché in una cosa Spike aveva ragione: quei due non sapevano costruire una relazione degna di essere chiamata tale. Lei non riusciva ad uscire dal suo bieco egoismo ed accettare tutto di lui. E Angel continuava a proteggere quella creatura come se fosse una statua di cristallo pregiato e delicato. Mentre non faceva altro che massacrare ogni piccola cosa bella che quel ragazzo portava nel suo cuore freddo. Malgrado tutto era bello vederli così. Malgrado tutto.
Faith tirò dritta, mentre Buffy si irrigidiva nel scorgere la sua figura allontanarsi. Tornò al sole. Quello che vedeva così di rado oramai. Wesley era là nel giardino. Faith neanche si era accorta che era uscito dalla stanza.
“Tutto bene?”
“No. Insomma, come al solito. È complicato. Se no, che gusto c’è?” Si sedette accanto a lui. Il sole aveva un altro significato adesso.
“Parlami di questo nuovo mostro. Magari riesco a distrarmi.”
“Si chiama Ariesith. Riesce ad individuare il sangue di una cacciatrice lontano un miglio.”
“E come diavolo fa? E perché non mi ha ancora preso, allora? Ne ha avuto l’occasione più volte…”
“Gli piace giocare con le sue vittime. Da quello che ho capito vi ha fatto credere che…non so….è un incompetente…o comunque non un pericolo serio, non è vero?” Faith annuì.
“Per quanto riguarda il suo potere di trovare le cacciatrici ci sono diverse versioni di una leggenda. Una volta agiva da solo, e ne ha ucciso parecchie. Poi si è unito a questo gruppo, sfidando il capo e massacrandolo prima del colpo di grazia. Ha circa 300 anni ed è un amante dell’arma bianca. Sfida le prescelte in un’arena, davanti ad un folto pubblico. Possibilmente cattura anche persone importanti per le cacciatrici.”
“Plateale.”
“La definizione calza a pennello. Non so perché non è ancora entrato in azione. È probabile che sia…confuso? Due cacciatrici al posto di una…per non parlare di Dawn…”
“Che c’entra la ragazzina?”
“Ha lo stesso sangue di Buffy e questo deve averlo ingannato, o almeno così credo.”
“Troppe cose non quadrano. Spike mi ha salvato la vita, altro che arena…in quella chiesa i proiettili erano veri, e destinati a me.”
“Non ho tutte le risposte.”
“Bisogna attaccare prima che lo facciano loro, allora.”
“E’ proprio quello che stavamo discutendo prima del tuo risveglio. Che ne diresti di…sai, per non lasciare niente di intentato…”
“Spade?” Wesley sorrise. Lui le aveva portate da LA. Sapeva a cosa sarebbero andati incontro. Era decisamente rassicurante. Era un pezzo che non si allenava con il suo Osservatore, ma non le dispiaceva affatto. Il pomeriggio dipingeva un’atmosfera bellissima in quel giardino. Alcune piante sempreverdi si alternavano ad arbusti ormai rinsecchiti dall’autunno. Un letto di foglie veniva spostato dall’elegante lotta trai due contendenti. Wesley la riprendeva di continuo per la sua scarsa tecnica, ma la forza era innegabile. Ci metteva l’anima e si vedeva. Usava l’arma come un prolungamento del suo essere. Disordinata, letale, risoluta, imprevedibile. Le ombre si allungavano con il passare del tempo e finalmente Wesley si arrese, stremato. Ma soddisfatto. Faith lo era ancora di più, si sentiva svuotata dalle emozioni e pronta per affrontare qualsiasi cosa. Videro Buffy uscire dalla magione. Le gote arrossate, i capelli spettinati.
“Vado…a prendere Dawn.” Disse all’Osservatore.
“Bene. Conviene non perdere tempo…torna il prima possibile.” Lei annuì e filò dritta.
“Mi preoccupa un po’.”
“E’ ancora spaesata. Starà bene. Abbiamo una pellaccia, noi due…” Faith sorrideva amaramente. Wesley le diede una pacca sulla spalla. Decisero di andar a prendere qualcosa da mangiare.
“E quei due? Li troviamo cotti prima del tramonto? Dobbiamo pensare ad uno spuntino anche per loro?”
“No, Faith. Angel si è portato una scorta di sangue…più che altro non so se Spike accetterà qualcosa da lui…” Lei rise, divertita. Si dirigevano alla tavola calda poco lontano. Si sentiva bene. Mai avrebbe creduto e sperato di trovare un amico o qualcosa che ci somigliava, in un osservatore. Erano cambiati tantissimo, tutti e due. Non si trattennero molto. Il tempo era decisamente volato e bisognava agire. Rientrarono alla magione, stupiti di trovare Spike ed Angel che tranquillamente spaparanzati davanti al camino discutevano in modo assolutamente sereno.
“Ehi. Se questo è l’effetto di toglierci dalle palle…me ne vado di nuovo…” Spike le andò incontro, ma Faith lo trattò freddamente. Non aveva dimenticato le parole di Buffy. Doveva tenere le distanze.
“Ma Buffy e Dawn? Non erano con voi?”
“Scherzi? Dovevano tornare qua.” Angel sobbalzò. Prese il cellulare, mentre guardava fuori dalla finestra. Ormai era buio. Non aver risposta non lo fece sentire affatto meglio. E ancora peggio fu vedere, qualche istante più tardi, Tara e Willow che entravano dalla porta, ferite e stanchissime.
“Le hanno prese. Willow ha tentato di fermarle, ci ha provato... Ma erano troppi e Buffy…sembrava non riuscire a reagire…ogni suo colpo sembrava una carezza…hanno lasciato questo messaggio per voi.” Wesley fece sedere la piccola strega, per darle da bere, e vedere le ferite. Niente di grave, qualche graffio. Ma tutte e due avevano forzato troppo i loro poteri, esaurendo solo le energie.
“Come hanno fatto ad entrare? Come sono riusciti a prenderle?”
“Sostanzialmente per imprudenza. Dawn faceva i capricci, doveva aspettare un’amica per avvertirla che non potevano andare a non so quale festa…ma quando Leila è arrivata…era una di loro, ed è stata invitata…” Tara piangeva. Angel prese il pezzo di carta lasciato dai vampiri. Faith si avvicinò, mentre Spike continuava ad imprecare come un matto. Era una mappa. Il loro covo.
“E’ sicuramente una trappola.”
“Spiegatemi un po’…cosa gliene frega di noi se hanno già una cacciatrice? O quest’anno hanno deciso di ucciderne due?” Spike le fu addosso.
“Non te ne fotte un cazzo di salvarle, non è vero?” Faith gli tirò un pugno.
“Razza di coglione…sto solo cercando di capirci qualcosa. Dalle informazioni che abbiamo non se ne capisce niente. E’ tutto molto strano. Scusami tanto se ho ancora voglia di usare il cervello…” Spike si avventò nuovamente, ma Angel lo bloccò.
“Sta cercando di ragionarci sopra. Dobbiamo farlo tutti, senza perdere la testa. Questa è sicuramente una trappola, e molte cose non hanno senso…perché Buffy non è riuscita a difendersi? Perché ci vogliono là?” Si calmò un attimo. Angel era preoccupato sicuramente quanto lui, ma riusciva sempre a mantenere il controllo.
“Scusami…io non…”
“Tu…sei uguale agli altri…c’è qualcun altro che vuole attaccarmi? Che crede che io non sia una cacciatrice, che non voglia fare il mio lavoro? Ti credevo un tantino diverso.” La sua voce era tremendamente rabbiosa. Anche Willow tentò di scusarsi, ma lo sguardo di Faith non ammetteva repliche. Fronteggiava Spike mentre gli altri stavano a guardare in silenzio. Lui cercò di allungare una mano verso di lei, ancora chiedendo perdono.
“Fottiti, vampiro. Ne riparleremo dopo aver spaccato il culo ai signorini. Sempre se avrò ancora voglia di parlarti. Adesso vedi di trovarti un’arma e andiamo. Non perdiamo altro tempo.” Spike rimase indietro, mentre Angel e Faith continuavano a parlare delle incongruenze e Wesley cercava di interpretare la mappa. Salirono in macchina e in breve tempo si trovarono all’imboccatura delle fogne, nel lato est della città.
Buio. Odori non proprio gradevoli. I due vampiri conoscevano quella parte del mondo sommerso di Sunnydale. E andavano avanti. Il tunnel finiva in uno slargo, una specie di stanza. Sembrava che qualcuno ci fosse passato da poco. Improvvisamente un odore strano fece girare la testa a Faith e Wesley, e prima ancora di realizzare qualcosa stramazzarono a terra. Angel e Spike cercarono di soccorrerli, invano. Svenuti. Delle pesanti sbarre chiusero ogni uscita.
“Bene, ora si che siamo nella merda…”
“Stai zitto. Stanno arrivando.” Una decina di persone si avvicinavo chiacchierando amabilmente. Il padrone di casa si poteva distinguere da lontano. Riccamente agghindato, sorridente, affascinante. Si accostò alla gabbia, tranquillamente.
“Bene, signori. Buonasera. Mi spiace, ma dovrete raggiungere i cari umani nel mondo dei sogni. Nathaniel, i bastoni…” In un istante due vampiri armati di lance li tramortirono con delle fortissime scosse elettriche. Ariesith applaudì dell’impresa, facendo alzare le sbarre. Il gioco era appena cominciato.

Risvegliarsi. Faith si riprese quasi per ultima. Si guardò intorno, mentre cercava di scacciare la nebbia dai suoi occhi. Legata. Catene. Ad un muro. Scarsa umidità. Come se quel posto fosse stato in qualche modo bonificato. Anche gli altri erano nelle sue stesse condizioni. Si risvegliò anche Spike, che con un ringhio cercò di staccare le catene, senza ottenere nessun risultato. Videro Ariesith avvicinarsi.
“Bene, signori. Ripeto il mio benvenuto nella mia piccola dimora. Immagino che voi sappiate già qualcosa di me, come io so molte cose di voi.”
“Beh, che sei un gran figlio di puttana penso che sia lampante a tutti…cos’altro? Che ti vesti veramente male…una vergogna per la nostra categoria…”
“Il senso dell’umorismo non ti manca mai, vero William?” Il vampiro si avvicinò, sempre sorridendo. Accarezzò il volto del suo avversario, ridendo delle sue proteste.
“Povero il nostro Spike…cattivo, buono, cosa sei? Questo chip che ti hanno conficcato nel cervello ti confonde le idee…o è il tuo amore per lei che ti frigge la materia grigia?” Indicò Faith.
“Uhm, mi sa che hai sbagliato cacciatrice…”
“Non credo, bellezza…di te mi occuperò più tardi…vediamo cosa possiamo fare per far stare meglio questo collega….” Impose le mani sulla sua testa. Spike chiuse gli occhi, senza riuscire a muoversi, per poi tremare violentemente ed abbandonare il capo su una spalla.
“Che cazzo gli hai fatto?”
“Niente, amore. L’ho liberato. Non da te, si intende…quello è più difficile…”
“Sto…sto bene…non ti preoccupare…” Spike ancora non apriva gli occhi, e si vedeva che stava soffrendo tremendamente. Ariesith continuava ad andare su è giù per la stanza, guardando le sue vittime. Buffy e Dawn erano tra loro.
“Questa volta il nostro pubblico è veramente interessante. Abbiamo un osservatore, un’ex cacciatrice, una futura cacciatrice, la cacciatrice in carica…mamma mia, quanta gente…e poi il vampiro con l’anima. Il padre del prescelto. Del bambino del miracolo….Non siete contenti?” Si riferiva ad un pubblico nutrito che stava davanti a loro. Faith era confusa, di cosa diavolo stava parlando? Buffy cercò di dire qualcosa, ma fu subito zittita.
“Mia cara, la magia è pericolosa. Ti hanno strappato da chissà dove, ma sei tornata qua senza i tuoi poteri…che beffa, eh? La più potente cacciatrice degli ultimi secoli che rinasce da umana…le tue streghe sono patetiche, e giovani, troppo giovani ed inesperte. O credevate che Anyanka potesse aiutarvi sul serio? È sempre stata un demone da quattro soldi, e da umana non è molto meglio…”
“Io…non sono più…”
“No, bella. Ma l’ironia più grande è che la tua dolce sorellina, che porta a spasso il tuo stesso sangue, sarà il futuro della categoria. Non è una bella combinazione? Appena Faith morirà, e morirà oggi, Dawn sarà “attivata”. Buffo, eh? Prima avevo pensato di uccidere Faith, in quella chiesa, così la mia sfida dei cinquanta anni sarebbe stata con una bambolina inesperta…ma no, non c’è gusto…voglio divertirmi. Voglio un rituale con i fiocchi. E mi piace avervi tutti qua.” Il silenzio regnava sovrano. Tutti sembravano piuttosto sconvolti dalle rivelazioni di quel vampiro. Solo Spike iniziò a ridere…
“Io non credo ad una parola…sono tutte cazzate…perché non ci uccidi subito e la pianti con questa buffonata?” Ormai stava meglio, anche se il suo corpo sembrava più che altro appeso a quelle catene.
“AH, William…non hai mai capito ne rispettato le regole. Per questo non sei diventato il capo di questa bella congrega….Per questo ti hanno escluso prima del mio arrivo…Per questo sarai sempre un perdente…Se vuoi fare l’outsider devi essere veramente potente…come Angelus…lui era un fuoriclasse…ma poi guarda come si è ridotto…lui e le sue profezie, lui e il suo bambino magico. Mi dà il voltastomaco.” Si avvicinò ad Angel, che completamente serio e distaccato continuava a non fiatare.
“Cosa vuoi? Tutte queste pagliacciate a cosa ti servono? Per legare a te queste pecore?”
“Oggi è la notte della sfida…la tua protetta sarà mia. E voi morirete tutti. Se invece lei vince e mi uccide, sarete liberi. È semplice, mio caro.”
“Perché invece non ti batti con me? Non hai abbastanza fegato?”
“Non mi serve a niente…tutto qua…”
“O hai paura?” Ariesith rise di gusto.
“No…non posso crederci…stai cercando di provocarmi…per difendere la brunetta…no, non ci casco. Puerile. Liberatela! Voi siete il suo pubblico. Le persone alle quali è legata. Fa parte della cerimonia.” Due vampiri si avvicinarono a Faith, sciogliendo le catene. Lei li eliminò velocemente, estraendo un paletto dallo stivale.
“Ohi, ohi, ohi…così imparerete…ma devo insegnarvi tutto io? Sempre perquisire una cacciatrice, mai sottovalutare la sua forza…e la sua bellezza…” Un inchino davanti a lei. Faith non aprì bocca. Tolse dalla tasca un legaccio e piegò i capelli. Si sentiva abbastanza bene, ormai. Ariesith si teneva a distanza e si fece aiutare da un servitore a togliere la lunga giacca chiara. Faith ne approfittò per avvicinarsi a Spike.
“Tutto bene?” Gli sfiorò il volto sofferente.
“Mi sento come se mi avesse cotto un uovo sulla zucca…con l’olio bollente…Falli neri, cacciatrice!” Lei sorrise. Tolse il maglione, rimanendo con una canotta sdrucita. Lo baciò, tenendogli la testa con una mano. Lui la guardò stupito.
“Ehi, penso sempre che tu sia un grandissimo bastardo…ma potrebbe essere il mio ultimo bacio…chissà che non mi porti fortuna…”
“Madame è pronta? Un ultimo desiderio?”
“Vediamo un po’…caviale? Champagne? Nah…mi accontento di vedere la tua testa rotolare in questo pavimento…Poi ci penserò io a spazzar via quella poca cenere che rimarrà di te…” Lui rise. Le porse una spada, una magnifica arma con una ricca impugnatura.
“Credi di riuscirci? Io penso di no. Ho già ucciso sei di voi. Ma sette è sempre stato il numero perfetto…”
“Ma tu pensa…e io che non ho contato quanti coglioni ho fatto fuori…ho sbagliato?” Faith provò la lama, velocissima, tagliando di netto le catene di Angel.
“Ottima fattura, meglio di guerre stellari…permetti che io mi premunisca, non è vero? Lui ci lascerà combattere. Ma che io vinca o perda non importa…così avranno una chance in più…”
“Io combatto lealmente…se vincerai tutti saranno liberi…la mia parola è sacrosanta…”
“Un vampiro che parla di sacro…l’unica cosa sacra che ho è la mia vita. E credo in pochissime cose. Sono tutte qua dentro, mio caro. E non riuscirai a togliermele facilmente.”
“E’ da vedere, cacciatrice…in guardia…e tieni il tuo mastino lontano da me.” Faith si voltò verso Angel, che annuì. Si spostarono verso il centro della sala. Il pubblico fece spazio e il combattimento finalmente ebbe inizio.
Ariesith era piuttosto atletico. Faith se ne rese conto immediatamente. Gli altri vampiri continuavano a stare in silenzio, e ben presto la cacciatrice si rese conto che anche i suoi amici erano al sicuro. Sorrise. Non aveva molto da perdere. Comunque Angel li avrebbe salvati. Partì all’attacco con una ferocia inaudita. Aveva voglia di lottare, di dimostrare a tutti i presenti la sua forza. Ma soprattutto a se stessa. Era nuovamente la cacciatrice. L’unica e sola.
La lotta durò a lungo. I soli rumori che si sentivano erano quelli delle lame che si confrontavano. Due rivali altrettanto validi.
“Non mi capitava da tempo…sei brava, ragazzina…” Il vampiro riusciva sempre a rialzarsi in tempo, ma lei non si arrendeva.
“Scommetto che ti sei pentito…ti conveniva seriamente uccidermi con la pistola e affrontare Dawn…” Gli avversari si studiavano, a qualche metro di distanza.
“Ma hai voluto fare il grand’uomo, vero? In effetti, si vede che hai 300 anni.” Lei rideva. Rossa in volto, spavalda.
“Non cambia niente….vorrà dire semplicemente che ci metterò più tempo…e avrò più gloria nell’ucciderti…Voi cacciatrici, non siete più pure come una volta. Quella legata al muro è stata morsa due volte e ha amato un vampiro. Tu hai ucciso degli uomini per il puro piacere di farlo, e hai concesso il tuo corpo ad uno di noi…io sono quello che ristabilisce l’ordine, le regole…vampiri e cacciatrici devono combattere e morire.” Faith lo guardò incuriosita.
“Ma ti stai ascoltando o dai solo aria alla bocca? Per quello che ti serve l’aria, naturalmente…” La lotta riprese ancora più feroce. Ariesith non si aspettava né una tale forza né una tale resistenza, e dava segni di cedimento. Anche Faith iniziava a stancarsi, ma cercava di non darlo a vedere. Fu ferita comunque. Il braccio sinistro iniziò a sanguinare copiosamente, all’altezza della spalla.
“Non riuscirai mai a sconfiggermi, ragazzina.” Il vampiro fece scorrere il dito sulla lama, catturando le gocce di sangue, per poi succhiarle avidamente, come un bambino.
“Bene. Ora hai visto cosa mi scorre nelle vene. Vediamo cosa c’è nelle tue….” Fulminea. Imprevedibile. Letale. Wesley poteva essere fiera di lei. Lo trafisse all’altezza dello stomaco, rigirando la lama ben bene. Ariesith cadde a terra, con un’espressione stupita.
“Te l’ho detto…sei troppo sicuro di te…troppo maschione…ma non ti preoccupare, ci penso io a metterti la testa a posto…Benvenuto nel nuovo millennio.” Un colpo preciso, in due tempi. La spada che lasciava le sue viscere per incidere il collo. Polvere. Faith si lasciò andare sul pavimento. Angel in un lampo si avvicinò a soccorrerla, prendendole la spada e minacciando i presenti. Ma nessuno si avvicinava. Come detto dal loro ex capo, tutti si allontanarono in silenzio.
Faith sorrise al vampiro.
“Ehi…ce l’ho fatta…qual’è il mio premio?”
“Una bella vacanza tutto spesato?”
“Okay…al mare. Ma con chi cazzo vado? La protezione solare per voi non la hanno ancora inventata…” Angel l’aiutò ad alzarsi, per poi liberare tutti gli altri. Spike sembrava quello messo peggio, riusciva a malapena a camminare. Lo prese in braccio, malgrado le proteste. Mai come in quel momento l’aria fresca fu un toccasana.
Tornarono tutti alla magione. Ancora c’era molto da discutere, e anche se la notte ormai volgeva al termine. Le rivelazioni di Ariesith avevano lasciato decisamente il segno. E un nuovo equilibrio era decisamente difficile da trovare.