Caffè. Fissava quella tazza da parecchio tempo ormai. Rinchiusa in un bar, con il sole che fuori splendeva alto, che giocava con i riflessi del suo orologio. Fogli sparsi sopra il tavolo. Idee ancora più sparse che giravano attorno ad un chiodo fisso. Già. Proprio un chiodo. La cameriera si avvicinò un’altra volta, con il suo bel completino lindo e inamidato, a chiedere se ne voleva ancora. Faith ripose al sorriso, e si immerse nel liquido bollente. Era fuori da un paio d’ore. E ancora non aveva voglia di tornare. Cioè, una parte di lei voleva essere là, a continuare quello che avevano iniziato. Ma poi ci ripensava. Anya. Le sue parole. Scarto di Buffy. Iniziava ad odiare sempre di più il fantasma di quella ragazza. Tutto doveva essere confrontato, e lei usciva sempre perdente. E odiava essere una perdente. Ma ciò che più la spaventata era ripercorrere le sue stesse tappe. Si era innamorata di Angel. Anche lei. Se quello poteva essere amore, visto che non era contraccambiato…e flirtava con Spike.
Giocava con lo zucchero. Il quaderno accanto a sé, aperto e sempre fermo alla stessa pagina. Sapeva benissimo che doveva pensare ad altro. Ma era troppo tempo che non si trovava un uomo tra le mani e…rise da sola. E aveva scelto di giocare con il suo nemico naturale…si alzò dalla sedia. Pagò il conto. Passò accanto all’albergo, tirando dritta. C’era ancora del tempo. Vide la sua stanza, la finestra chiusa. Lo immaginò sdraiato sopra il letto, con il telecomando. Tornò a passeggiare tranquillamente, osservando la gente che correva da una parte all’altra, nella vita frenetica di ogni giorno. Quella che lei non aveva mai avuto.
La cripta. Entrarci era una tentazione. E perché resistere? Guardare tra le sue cose. Scendere nei sotterranei e sbirciare. I disegni. Le foto. Il mondo di un vampiro stranissimo. Buffy. Sempre presente. Faith rideva di sé stessa. Tutte quelle parti di vita intima violate…tutto per convincersi che stava sbagliando. Che poteva anche scoparselo, se voleva, ma il cuore di Spike stava da un’altra parte. E lei sapeva bene quanto era difficile dimenticare Buffy…Tornò in superficie. Continuava a vagare senza meta, passando davanti all’albergo senza fermarsi. Doveva agire. Doveva aspettare la notte.

Spike era stufo di aspettare. Non riusciva a chiudere occhio e la tv funzionava da schifo. Peggio che nella sua cripta. Per passare il tempo aveva iniziato anche lui a guardarsi intorno. a scoprire qualcosa in più dell’inquilina di quella stanza. Ma non aveva trovato niente di strano. Cassette, un’enorme quantità di musica inascoltabile anche per le sue non tenere orecchie. Niente di personale. A parte i vestiti. Niente di sexy. Magliette sdrucite e jeans, pantaloni in pelle. Nessun vezzo inutile. Niente di niente. Ordinò qualcosa con il servizio in camera. Sprofondò ancora una volta nella poltrona e chiuse gli occhi. Per molte ore non aveva pensato a Buffy. Era quasi un conforto. Ma gli faceva anche paura. I fantasmi della cacciatrice ormai gli facevano compagnia da parecchio tempo, e quasi gli mancavano. I mesi si accumulavano, ma cos’era per lui il tempo? Concetto relativo e dilatato. Come il suo viso che non invecchiava, il suo corpo che si rigenerava. Come quelle ferite nella schiena che ormai non pulsavano più di tanto. Tutto relativo.

Faith entrò di soppiatto, cercando di non far penetrare i raggi del sole che tramontava all’orizzonte. Vide Spike nella sua poltrona, con il viso appoggiato al bracciolo. Per terra una bottiglia quasi vuota di whisky. Il posacenere pieno di cicche. L’aria impestata dal fumo. Il vampiro aprì gli occhi. ma si vedeva che non aveva molta voglia di reagire. La guardava fissa, mentre appoggiava qualcosa sopra il letto e apriva una finestra ormai in ombra.
“Senti, ho capito che tanto non creperai mai di cancro, ma c’era bisogno di ridurre la stanza in queste condizioni? E vedi di alzare il culo, che adesso sgomberiamo.”
“Ciao, amore, bentornata.”
“Se, se…come no.” Faith si avvicinò al vampiro, tirando su la bottiglia.
“E questo? Ecco perché il conto dell’albergo era così salato…” Lui sorrise, incurante dei rimproveri.
“Sei stata via tutto il giorno. Mi stai evitando?”
“Già. E dovevo farlo da prima.”
“Vieni qua” Lui la tirò verso di sé, facendola quasi cadere. Si trovarono ad un soffio l’uno dall’altro. Spike prese ad accarezzarle il viso, delicatamente.
“Sei bella…”
“E tu sbronzo da far schifo.” Ma non si ritrasse.
“Non avevo niente da fare…E sono incazzato. Dawn è andata dal padre e non mi ha neanche salutato. Ho telefonato.”
“Per quello il mio armadio è aperto? Non ti preoccupare per Dawn. Vedrai che la bambolina sarà passata magari alla cripta e non ti ha trovato…Impossibile che si sia dimenticata di te…” Lui sorrise ancora. Giocava con i capelli di Faith, come ipnotizzato.
“Mmmm, forse hai ragione. Comunque là dentro mi aspettavo di trovare qualcosa di diverso.”
“Che vuoi dire?” Faith chiuse gli occhi. Spike continuava con le sue carezze, sfiorandole il collo.
“Non so…catene, frustini, lingerie in cuoio…”
“E’ così che ti piacciono le donne? Vuoi essere dominato?” Fece finta di strozzarlo. Spike tirò la testa indietro, ridendo sguaiatamente…
“Non ho detto questo…”
“Beh, sai cosa regalarmi al compleanno, tesoro…” Glielo sussurrò in un orecchio, mordendogli leggermente il lobo.
“Comunque ti ho letto nel pensiero, amore, ho preso qualcosa che ti piacerà…una sorpresa…ma prima dobbiamo andare via. Qua potrebbero trovarci. Raccatto la mia roba e si parte.” Faith era di nuovo in piedi, lontano da lui. Spike continuava a guardarla, mentre apriva la sacca e ci infilava dentro tutto quello che trovava, alla rinfusa.
“Non ti sei neanche arrabbiata…in fondo ho violato la tua privacy…”
“Beh, siamo pari. Ho fatto un salto a casa tua.”
“Cosa? E perché diavolo…io almeno avevo una scusa…”
“No, non avevi scuse neanche tu, quindi piantala di fare la commedia. E’ un modo per conoscerci meglio…non credi?” Spike si alzò dalla poltrona.
“Cristo. Sei più pazza di me.”
“Beh, te ne sei accorto…”
“Dove si va?” Faith intanto svuotava l’armadietto del bagno. Il vampiro si avvicinò al letto, cercando di sbirciare nei due involucri trasparenti che aveva portato la ragazza.
“In un posto dove hai abitato anche tu. Abbandonato, un po’ tetro…Giù le mani!” Spike rimase a bocca aperta. Due costumi.
“Che cazzo vuol dire?”
“Halloween, tesoro. Non mi sono mai travestita. Quest’anno voglio farlo. E se ti va di venire con me…se no, amen. Lo riporto indietro.”
“Tu sei pazza.”
“Inizi ad essere ripetitivo.”
“Scusa un po’, io mi dovrei travestire da vampiro? Ma che roba è?” Lei rideva.
“Beh, mettiamola così…non hai neanche bisogno di trucco…”
“E poi guarda…un mantello…Conte Dracula…io lo conoscevo, e non andava in giro vestito in questo modo schifoso!”
“Dai, non ti obbligo…è meglio del cinema, no?”
“Io non lo faccio.”
“Okay. Io sto andando, Spike.” Portò la borsa verso la porta, mollandola lì.
“Tu che fai? È buio, ormai. Non voglio essere trovata.”
“Vengo con te. Ma non mi travesto.” Buttò il vestito per terra. Faith lo raccolse. Tirò le chiavi della moto al vampiro, che le mancò.
“L’hai ripresa?”
“Certo. Andiamo.” L’aria era piacevolmente fresca. La moto molto scomoda per chi si ritrova con abiti e qualcosa che somigliava ad una valigia…Ma Faith si sentiva bene ugualmente, sbirciando scorci di realtà. I bambini venivano fuori a gruppi dalle loro case, con ogni ben di Dio e schiamazzando allegramente. Lei non ne aveva mai avuto l’occasione, le sembrava di non esser mai stata bambina…
Raggiunsero la magione. Spike era titubante. Quel posto aveva troppi ricordi, e tutti spiacevoli. Ma entrò ugualmente. Il posto non era cambiato molto. Faith lo aveva un po’ ripulito, ma ciò non cambiava le sensazioni che riusciva a provocargli.
“Come ti è venuto in mente? Preferivo l’albergo. Di sicuro più comodo. Non ho bei ricordi qua. Grazie a quel bastardo del tuo amichetto!” Gettò le chiavi sopra un tavolo, cercando di recuperare dalla tasca dei pantaloni troppo stretti le sue sigarette. Lei intanto accendeva dei lumi nella sala principale, quasi correndo da una parte all’altra..
“Sei una lagna, sempre a lamentarti… Dammi cinque minuti, mi cambio e si esce. A proposito, questo è tuo…” Aprì la confezione del suo abito, che Spike ancora non aveva visto. Gli lanciò la sua giacca in pelle. Bucata. Ma tornava al suo proprietario. Lui sorrise, accarezzando il cuoio consumato. Gli faceva compagnia da tanti anni…
“Ma vuoi davvero travestirti? E’ così che prendi sul serio la tua missione, cacciatrice?” Lei non rispose. Era scomparsa dietro una porta. Quando venne fuori rideva come una bambina. Ma non lo sembrava affatto.
“Eh…che vuoi fare con i mostri? Sedurli? Cos’è questa roba?”
“Xena, Spike. Ma non sei tu il teledipendente?”
“L’avevo capito…ma non sei troppo nuda?”
“E questo ti spaventa o…” Si era avvicinata al vampiro, che rimaneva impalato a fissarla.
“…o ti piace? Spiegami un po’, perché non l’ho capito.”
“Ti diverti, eh? Ti piace prendermi per il culo?” Sembrava improvvisamente serio. Faith non se l’aspettava.
“E se la smetto di fare il bravo ragazzo, tu che fai?” Lei indietreggiò appena, mentre Spike si muoveva lentamente, andandole incontro.
“Scappi? Togli fuori i tuoi paletti? Oppure….” Si tolse la maglietta.
“Perché non ci proviamo? Così vediamo un po’ come va a finire…” Faith aveva trovato un tavolo dietro di sé non poteva più muoversi. O forse non voleva muoversi. Spike le tolse i capelli dalla faccia, toccando appena la pelle nuda del collo. Lei respirava a fatica. Lui se n’era accorto, e sorrideva. Faith finì per fare un salto e sedersi sopra il tavolo. Lui le aprì le gambe, dolcemente, senza trovare nessuna resistenza. I corpi aderenti. Le mani di Spike che iniziavano una lenta esplorazione del suo profilo.
“Non dici più niente? Cosa devo capire? Chi tace acconsente, cacciatrice? O hai paura di me?”
“Tu sei bravo a capire ciò che provo…non è vero? Senti le variazioni dell’adrenalina o qualcosa del genere? Cosa senti in me? Paura?” Lui la baciò nel collo, ispirando profondamente. Faith gli sfiorava i capelli, come per invitarlo a proseguire.
“Sento che sei calda. E morbida. E invitante…e non faccio l’amore con una donna che respira da secoli…no. Non hai paura. Ma potrei sbagliarmi. Perché in questo momento non capisco più un accidente.”
“Prova a baciarmi. Magari ti schiarisci le idee…”
“Hai ripreso a sfidarmi, ragazzina? Dimmelo…” Le mani di lui le stringevano la gola, ma lei non smetteva di sorridere. Una fitta alla testa lo sorprese, e mollò la presa.
“Ma vuoi l’invito in marca da bollo? O devo chiederti di scoparmi, per piacere? Come se tu non ne avessi voglia, eh?” Spike si allontanò improvvisamente. Faith risistemò i capelli, tossendo appena. Non riusciva a guardarlo negli occhi. Non credeva alle parole che aveva pronunciato. Ma sapeva di provare tutto quello che aveva detto.
“Perché? Perché io?”
“Perché no? Cos’hai che non va?”
“Beh, tanto per iniziare sono un vampiro. E tu una cacciatrice.”
“Nessuno di noi due vuole uccidere l’altro…e poi non fa la cosa più eccitante? Beh, prova a pensare che tu sei un uomo. E io una donna…In questo caso siamo compatibili…” Saltò giù dl tavolo. “Accidenti a me, adesso vuoi farmi sentire una cogliona per quello che ti ho detto, per quello che faccio? Scusa. Ho sbagliato, paparino. Ho recepito male il messaggio. Pensavo interessasse anche a te…” Andò verso la sua borsa ed iniziò a togliere fuori i paletti, sistemandoli nel costume. Spike si accese una sigaretta.
“Dove credi di andare?”
“A fare il mio dovere. Ad uccidere i cattivi. Così magari riesco a convincermi di far parte dei buoni…E poi il piacere è finito, no?” Spike le sbarrò la strada.
“Ma tu provi piacere ad uccidere, non è vero?” Faith gli tirò uno schiaffo, allontanandosi da lui. Il vampiro rimase a terra, perplesso, per poi iniziare a ridere. Lei lo sentì da lontano, e non riuscì a non sorridere. Si fermò un attimo, intenta a guardarsi la mano con la quale l’aveva colpito. Riusciva a tenerle testa. Capitava di rado. Si spaventò quando si accorse che era appena dietro di lei.
“Ah beh…ora ti ho fatto paura, non è vero? Non dovresti essere un po’ più attenta? Posso strisciare accanto a te quando voglio…”
“E farmi cosa?”
“Tu vieni con me.” La prese per i polsi, per avvicinarla a sé. Poi prese a baciarla, senza darle tregua, bloccando ogni suo movimento.
“Mmmm, non lo so….mi hai quasi fatto cambiare idea, mi hai fatto incazzare….” Ma la sua voce era roca, e persa, mentre Spike le baciava il collo e il viso.
“Io so quello che vuoi…”
“Allora dimostramelo…” La prese in braccio, come se fosse un fuscello. Non smetteva di baciarla. Finì per depositarla sul tavolo, tornando alla posizione di pochi minuti prima.
“Dov’eravamo rimasti?” Non ci fu risposta. Non ci furono più parole. Né ruoli da interpretare. Né sarcasmo. Ma passione e calore che battagliava con il gelo.

Dopo la frenesia dei sensi, che in effetti li aveva consumati a lungo, lui la portò a letto. Nel silenzio più assoluto. La sdraiò sopra le lenzuola cambiate di fresco, cercando qualcosa per coprirla. Si coricò accanto a lei, tornando ad accarezzare quella pelle bianca, quei capelli morbidissimi. Era come se nessuno dei due volesse spezzare l’atmosfera con delle parole. O contaminare quei momenti con i loro pensieri. Solo sorrisi. Solo una strana ed infinita dolcezza, che li lasciò uno tra le braccia dell’altro, a chiudere gli occhi e far finta che tutto fosse tremendamente normale. E bello.

Faith si lasciò andare al sonno. Si sentiva stranamente tranquilla. Solitamente buttava fuori gli uomini dalla sua vita e dal suo letto, con velocità impressionante. Come se avesse paura del risveglio, di far vedere cosa poteva esserci dopo. Di far scoprire la vera Faith, quella che andava oltre il sesso occasionale e sporadico, passionale e vuoto. Oltre lo sfogo del corpo.
Sentirsi sicura. Malgrado la natura del vampiro che gli stava accanto. Malgrado sapesse benissimo che senza quel chip lei non sarebbe stata là a pensare niente. Appunto, non sarebbe stata da nessuna parte. Se non all’inferno. Aveva visto gli occhi di Spike illuminarsi a volte di una vena cattiva, e cambiare il suo volto, e vedere i suoi denti che potevano morderla, e non per un gioco erotico innocuo. Stava bene e basta. E non voleva chiedersi il perché. Rimanere tra quelle braccia ancora un po’. Sorrise pensando a Rossella O’Hara. Domani è un altro giorno. E domani l’avrebbe affrontato. In fondo Spike era molto meglio di tanti altri. Sapeva riconoscere molti lati del suo carattere. Non doveva fingere di essere niente di diverso da quello che effettivamente era. Una cacciatrice. Forte. E debole allo stesso tempo. E sola. Esattamente come lui. Le sue carezze erano lontane e dolcissime. Si addormentò di botto.

Spike continuava a guardarla. Sembrava un’altra persona, quasi indifesa e “normale”. Con il trucco sbavato, rannicchiata sul suo petto. Un peso leggero e caldissimo. Lui continuava a chiedersi il perché. Perché quella creatura così strana era finita per darsi a lui, senza preoccuparsi delle conseguenze. Una donna. Una ragazzina. Una cacciatrice. L’aveva sognato tante volte, amare così Buffy, in modo completo e carnale. E poi tenerla accanto a sé, proteggerla e quasi cullarla. Stava sostituendo una con l’altra? Faith era diversa. E forse incomprensibile. Ma calda e profumata come non avrebbe immaginato. Viva, naturalmente. Ricordava ogni minima espressione del suo volto. Ogni cambiamento dell’eccitazione. Ogni singolo bacio. Era stravolto. E travolto dall’accaduto. Mentre lei se la dormiva tranquillamente, come se nulla fosse successo. Sentiva il battito del suo cuore. E quanto aveva desiderato morderla! Farla sua, “marchiarla” e renderla simile a lui…no, non era proprio così. Ma sentire il sapore del suo essere, del suo sangue, senza ucciderla...Sarebbe stata diversa. I pensieri si rincorrevano all’impazzata. Confusi e strani, come avvolti in una nebbia fitta. E poi lasciavano quelle sensazioni così forti. Di possesso. La sua piccola amante. Ma chi possedeva chi? Sorrise, ascoltando quel respiro. Osservando le curve del suo corpo disegnate dal lenzuolo. Doveva stare attento. Era troppo propenso alle ossessioni. E quella notte sembrava proprio la prima dose di una droga fortissima ed inebriante. Riuscì a spostare Faith senza svegliarla. Si alzò da quel letto, coprendola amorevolmente, per poi andare a prendersi da bere. Quel poco che era rimasto della bottiglia dell’albergo. E una sigaretta. Seduto di fronte a lei, nudo, a guardarla ancora.

Qualche ora più tardi venne svegliato da un urlo. Lui era rimasto nella poltrona di fronte e poi si era addormentato. La vide seduta sul letto, con un’espressione terrorizzata. Corse da lei e le prese le mani. Sanguinavano. Le unghie consumate. La abbracciò, stringendola a sé.
“Ehi, che succede?” Lei non rispondeva, ma continuava a singhiozzare violentemente.
“Beh, non è una bella reazione…ti sei resa conto di chi ti sei portata a letto stanotte? Tipo…effetto ritardato del più grosso errore della tua vita?” Nessuna parola. Lui iniziava ad essere seriamente spaventato.
“E’ stato un incubo…dai, ne hai visti così tanti nella tua vita che camminavano su due zampe…cosa hai visto di così terribile? A parte la mia faccia, si intende…” Faith sbucò fuori dal suo piccolo rifugio. Spike cercò di asciugarle le lacrime. Lei tremava.
“L’hanno fatto…lei è tornata…”
“Chi? Ti prego, non dirmi Glory…tutto ma non lei…” Fece segno di no con la testa.
“E’ Buffy…Willow…l’ha fatta tornare…”
“Piccola, non è possibile. Buffy è morta, non può tornare.”
“Sei tu che non capisci…” Le mani le coprivano il viso. Spostò i capelli, spettinandoli ancora di più.
“Io lo sento…Ho sempre sentito le altre…Quando Kendra è morta, e io non sapevo di essere la prescelta…è stato un dolore fortissimo, al petto. Quando è morta Buffy, ed io ero in galera, e nessuno mi ha detto niente, perché Angel non c’era, era a Pylea…Io l’ho sentito. E ora…ora…” Spike l’abbracciò di nuovo, cercando di bloccare il suo tremore. Non riusciva a credere alle sue orecchie. Non era possibile, basta. Certo che le aveva fatto un bell’effetto…erano le conseguenze di quella sbornia di sesso?
“Ora…capisco. La pacchia è finita, l’ha detto Anya…ricordi? Sono tutti coinvolti…l’hanno riportata qua! Dawn…hanno mandato via Dawn…Ma Buffy non sta bene…guarda le mie mani!”
Lui le guardò sul serio. Era come se avesse scavato. E sicuramente quella notte non erano così…le ricordava bene, come ogni centimetro della sua pelle…Cercò di scuoterla, di farla calmare. Ma per tutta risposta lei svenne. Come colpita da un fulmine. La tenne tra le braccia, accarezzandole il volto devastato. Buffy. Non era possibile. Ma aveva anche visto ciò di cui era capace Willow. Magia nera. Pericolosa. Ingovernabile. Proprio uno scherzo da Halloween.