Istinti
primordiali
CAPITOLO
I
“E’ Buffy” Dacché aveva visto Willow e la sua espressione, non
aveva potuto pensare ad altri se non a lei. Tutto il suo essere sembrò
annientarsi: il suo sguardo si fece vacuo, la sua bocca si zittì e – se avesse
potuto – il suo cuore avrebbe smesso di battere, invece si spezzò
irrimediabilmente. In compenso, la sua anima fu lacerata da un dolore così
grande da tramortirlo… Ora tutti i pezzi di questa infausta giornata
collimavano tragicamente: nel momento fatale, Angel stava combattendo contro un
demone che minacciava da settimane ormai un quartiere della periferia e stava
per eliminarlo definitivamente quando il mondo si era oscurato.
Intorno a
lui solo il nulla.
Il demone non solo era riuscito a fuggire ma prima di
darsi alla macchia, era riuscito ad infierirgli una ferita così grave da
spaventare sia Wesley che Cordelia, che gli facevano da retroguardia in questa
missione: un taglio molto profondo – Cordelia giurò di aver visto le ossa – gli
attraversava il torace… Lo avevano caricato sulla macchina e lo avevano
riportato a casa sua, dove era rimasto incosciente fino a pochi attimi prima che
arrivasse la rossa strega di Sunnydale. E non era stata solo la sua
incoscienza a preoccupare così tanto i sui amici: un delirio incontrollabile
squassava il suo corpo esanime…Anche se neanche una parola usciva dalle sue
labbra, il suo corpo esprimeva tutto lo strazio che stava
attraversando. Tremiti scuotevano le sue braccia e gambe, come se stesse
attraversando chissà quale landa gelata…come se stesse provando un freddo
polare… E in fondo, era tutto vero: una volta che Buffy era morta, tutto il
calore che aveva pervaso la sua vita – poteva chiamarla così finché c’era stata
lei, ma ora come l’avrebbe chiamata? - e che aveva continuato a pervaderla anche
dopo la loro separazione, si era estinto.
La sua parvenza di vita si era
estinta con lei.
Lui se ne era andato con lei.
O almeno, così
avrebbe voluto.
E invece, si era risvegliato, come scosso da una forza
superiore, superiore a quella che lo aveva tormentato durante l’incoscienza…E
appena aveva messo piede nella stanza attigua, aveva capito chi lo aveva fatto
risvegliare: i poteri di Willow si erano molto accresciuti da quando lui era
partito, su questo non c’erano dubbi. Poteva sentirli espandersi da lei, come
un’aura luminosa, ma che poteva vedere solo lui… Dal suo sguardo percepiva
tutto il dolore di chi aveva perso un’amica che era come una sorella… Aveva
sempre provato un’ammirazione notevole per Willow, sapeva che era una ragazza di
cui potersi fidare e per lui, fidarsi di qualcuno che non fosse stato Buffy, era
stata un’impresa non da poco. Ma lentamente, questa minuta ragazzina dai capelli
rossi, aveva saputo conquistarsi la sua amicizia e la sua fiducia: innumerevoli
volte li aveva aiutati, in modi anche pericolosi, mettendo a repentaglio anche
sé stessa pur di essere d’aiuto, e senza mai chiedere nulla in cambio. Se non
la loro amicizia. Era riuscito a sopportare solo per qualche attimo il suo
sguardo, dopodiché le aveva voltato le spalle per uscire di corsa
dall’abitazione: aveva afferrato al volo la sua giacca di pelle nera – che
strano, si era affezionato a quell’indumento per il semplice motivo che gli
ricordava quella che le aveva regalato quattro anni prima…gliela faceva sentire
più vicina in ogni momento della giornata – ed era sparito in strada.
Letteralmente ingoiato dal buio della notte.
Si era mosso con una
tale velocità da spiazzare completamente tutti i presenti… Solo Willow era
rimasta impassibile di fronte alla sua reazione: in fondo chi, oltre lei, poteva
capirlo appieno? Lei era stata testimone del loro amore, dalla sua nascita –
tra mille timori e dubbi – fino al suo tragico epilogo……Nel mezzo, c’erano
infinite situazioni in cui Buffy ed Angel si erano trovati, e le avevano sempre
affrontate con coraggio, dato anche dall’amore e dalla fiducia che provavano
l’uno per l’altro…
Nonostante tutto e tutti, erano andati avanti, avevano
difeso il loro amore con tutte le loro forze, mettendo però davanti ad esso il
bene degli altri…
Nonostante tutto l’amore che provavano l’uno per
l’altro, o forse proprio grazie a questo, avevano superato infinite battaglie,
innumerevoli nemici e mortali pericoli, sacrificando più di quello che avrebbero
dovuto.
Se nemmeno due persone che si amavano così tanto e che avevano
dato così tanto potevano vivere il loro amore, allora chi poteva?
Chi
poteva anche solo osare di pensare di essere degno di vivere l’amore se a loro
non era stato concesso?
Willow proprio non era mai riuscita a darsi una
risposta: dopo la partenza di Angel, aveva visto Buffy continuare con la sua
vita, ma tante, troppe volte l’aveva scoperta a fissare il nulla, lo sguardo
perso in qualche punto indefinito… Lei non se ne era mai accorta, ma il tono
della sua voce si era modificato dacché lui era partito: un velo di tristezza
l’aveva avvolta, e così il suo cuore…Non aveva più permesso a nessuno di
avvicinarglisi… Certo, c’era stato Riley che quasi l’aveva toccato, ma giusto
un attimo prima, Buffy si era ritirata. I sospiri intercalavano le sue
parole, più volte del normale, ma quando le chiedeva che cosa c’era che non
andava, lei faceva finta di nulla e rispondeva che andava tutto bene, che era
solo un po’ stanca. Willow sapeva bene a chi erano rivolti quei pensieri rubati
durante il giorno, durante la solita routine…Quello che più le dava dolore, era
vedere Buffy andare avanti come nulla fosse, ormai rassegnata a questa
situazione che nessuno dei due aveva realmente voluto: lei non aveva mai avuto
il coraggio di dirglielo apertamente, ma pensava che avrebbe dovuto lottare di
più per Angel, per impedirgli di andare via…
Ma chi era lei per dire alla
Cacciatrice di lottare di più?
Di sicuro, ne aveva abbastanza della
lotta, e nonostante questo, doveva continuare in questi suoi sforzi perché lei
era la Prescelta…la ragazza predestinata ad ergersi contro i demoni, i vampiri e
le forze delle tenebre… No, di sicuro non spettava a Will dirle che doveva
lottare di più: avrebbe lottato quando lo avrebbe ritenuto necessario. Certo
che, se non ci fosse stata quella maledizione gitana, non ci sarebbero stati
tutti questi problemi…Già la signorina Calendar aveva iniziato la traduzione
dell’antico e ormai perso incantesimo, ma purtroppo, poco prima di morire, aveva
detto a Willow che si era bloccata – temeva irrimediabilmente – su di un
passaggio piuttosto complicato, in cui comparivano alcuni segni che proprio non
era riuscita a decifrare…Era ancora assorta nello svolgere questo compito,
quando Angelus l’aveva barbaramente uccisa… Lei aveva ripreso in mano sia il
manoscritto originale che quello tradotto, ma anche lei si era arenata nello
stesso identico posto: non che avesse pensato di saper fare meglio di Jenny, ma
in fondo al suo cuore, sperava di avere un lampo di genio, o qualche magica
illuminazione tale da consentirle di completare la traduzione. Da un po’ di
tempo però, aveva abbandonato ogni studio, e precisamente da quando nella sua
vita e in quelle dei suoi amici era irrotta Glory. Davvero non aveva avuto molto
tempo a disposizione per continuare con i suoi studi e così, era finito tutto
nel dimenticatoio… Certo che ora, ne aveva di tempo libero…sicuramente, più
di prima. “State tranquilli, non gli accadrà nulla di male…” “Ah sì? E tu
come fai a dirlo? Lo hai visto nella tua sfera di cristallo?” “Cordelia, ti
prego…” Wesley aveva cercato di rabbonire una Cordelia più acida e infuriata
che mai…Si era girata verso Willow con una tale velocità e cattiveria che lo
aveva davvero spaventato: in fondo, era certo che la strega avesse pronunciato
quella frase più come speranza che come rassicurazione… “Ti prego un
accidente! Angel è appena sparito, in uno stato fisico e mentale che mi
preoccupa non poco, e tutto quello che lei dice è state tranquilli, non gli
accadrà nulla di male? Beh, non so te, ma io ho intenzione di andarlo a
cercare!” Si era appena voltata, per andare a prendere anche lei una giacca,
quando una mano l’afferrò saldamente al polso. Cordy alzò iraconda gli occhi,
pronta a sfoderare gli artigli, ma quando vide lo sguardo dell’ex-Osservatore,
si placò un poco. Poso l’indumento e incrociò le braccia, dando sempre le
spalle, però, a Willow. “Cordelia, ragiona…Sai benissimo che non riusciremmo
mai a trovare Angel: quando vuole, sa sparire come nessuno che abbia mai
conosciuto prima. So come ti senti e so che sei preoccupata per lui: lo siamo
tutti, tutti gli siamo affezionati e vorremmo che non gli capitasse nulla di
male…” fece una pausa, lasciandole il polso ora che si era calmata “…Sono sicuro
che tornerà solo se, e quando, vorrà lui.” Cordelia, questa volta, diresse il
suo sguardo proprio verso di lui e parlò con molta, molta freddezza. “Ma non
capisci che è proprio questo che mi terrorizza, stupido inglese? Che non voglia
più tornare! Ora che la sua amata Buffy è morta, che ragione avrebbe di
continuare in questa estenuante lotta che ogni giorno gli si presenta davanti,
come a voler timbrare il cartellino?” Wesley, attonito, abbassò i suoi occhi
da quelli di lei.
Cordelia aveva espresso a voce alta la paura di
tutti.
Tutti temevano che questo si avverasse.
Sapevano benissimo
che l’unica cosa che spingesse Angel a perseverare in questa lotta, era solo
Buffy. Anche se era distante decine e decine di chilometri, non aveva
nessunissima importanza. Lui sapeva che lei era a Sunnydale, che stava bene e
che stava provando a costruirsi una vita normale, ragione per cui lui aveva
deciso di lasciarla.
Ragione per cui aveva deciso di sacrificare il suo
amore per lei.
E questo gli bastava. Gli bastava per andare avanti a
lottare contro orde di demoni infernali.
Anche se frequentava ragazzi che
non gli piacevano neanche un po’ – ma in fondo, CHI gli sarebbe piaciuto accanto
a lei? – doveva darle questa possibilità che a lui era preclusa.
Lei
meritava solo il meglio che questo marcio mondo potesse offrirle.
Aveva
dovuto sacrificare troppo per privarsi anche di una vita
normale.
“Dobbiamo avere fiducia in lui, ora come mai in passato: e
pregare affinché non faccia nulla di stupido ed insensato” Dopo le ultime
parole di Wesley, nessuno ebbe più il coraggio di dire nulla.
ISTINTI PRIMORDIALI
CAPITOLO
II
Per la strada, poteva sentire in lontananza, gli echi di una città
che non dormiva mai. Aveva vagato, senza meta, per diverse ore: in fondo, la
notte era appena iniziata e lui aveva a disposizione un bel po’ di tempo. Era
saltato in macchina e si era lanciato a velocità folle lungo una strada che
portava all’estremo nord della città: alla fine di essa, si trovava un
belvedere, da cui poter ammirare lo splendido panorama di Los Angeles. Aveva
fermato la macchina e ne era disceso come in trance. Non era mai stato capace
di ammirare un tale spettacolo…né lì né altrove…ma quella notte gli sembrò un
tale insulto, una tale onta che tutta quella gente continuasse a vivere - a
vivere grazie a LEI e al suo estremo sacrificio – che prese a lanciare sassi giù
dal dirupo… Quando i sassi finirono, passò alla nuda terra che, data la
rabbia con cui la raccoglieva, finì presto per scorticargli tutte le mani, ma
lui non se ne accorse…la disperazione fu incontenibile e sgorgò dalla sua bocca
in un urlo disumano… Tutti gli animali intorno a lui, che erano indaffarati
con le loro occupazioni notturne, tacquero all’istante e non si fecero più
sentire per il resto della nottata: anche la natura aveva rispetto per la
perdita subita. Cadde in ginocchio: non aveva più forze per continuare a
stare in piedi… Si prese la testa fra le mani e pianse, pianse come mai aveva
fatto in vita sua. Sembrava che le lacrime non dovessero finire
più…continuavano a scendere copiose dai suoi occhi, occhi che – anche se erano
chiusi – continuavano a fissare il volto più delizioso e solare che si fosse mai
visto…volto che adesso non poteva più sorridere o essere triste, perché Buffy
era morta.
Questa era la verità.
Lei non c’era più.
E non
sarebbe più tornata.
Ancora sperava di potersi svegliare da quest’incubo
terribile, che gli aveva attanagliato l’anima e che la stava straziando, pezzo
dopo pezzo… Incapace di resistere oltre, urlò la sua rabbia e il suo dolore
al cielo stellato, più e più volte, fino a che restò senza ‘fiato’. Quando si
zittì, restò col viso rivolto alla volta stellata sopra di lui che, silenziosa,
vegliava su tutti loro, anche sui più immeritevoli…Proprio come lui. Perché
non era lì con lei, nel momento più difficile di tutta la sua vita, per offrirsi
come sacrificio? Anche se ancora non sapeva che non avrebbe fatto la
differenza – dato che ci voleva il sangue della chiave, sangue della
Cacciatrice, per richiudere il portale che Glory aveva aperto – questo pensiero
si insinuò nella sua mente, nei suoi pensieri, torturandolo lentamente. I
minuti si trasformarono in ore e queste scorsero velocemente, fino a quando
Angel poté sentire l’alba ormai imminente. Pensò di aspettarla, per farla finita
– una volta per tutte – ma, improvvisamente sentì una voce…
“What about
me? I love you so much…And I tried to make you go away…I killed you and it
didn’t help…”
Era impazzito.
Definitivamente.
Non c’era
altra spiegazione…Non poteva essere davvero la voce di Buffy quella che aveva
appena sentito…Si alzò da terra, e tentò di asciugarsi le lacrime dal viso: ma
erano troppe perché due mani sole bastassero. Con la voce della memoria –
perché di quello si trattava – era riandato ai tempi in cui, volendo sapere
perché era tornato dall’inferno, aveva scoperto che un demone l’aveva ricondotto
in questa realtà per fargli di nuovo perdere l’anima in lei…a questo e alla
decisione che aveva preso: di farla finita. Poi era arrivata lei, che le
aveva toccato il cuore più di ogni altra volta passata con le sue parole…E lui
non glielo aveva mai detto. Non le aveva detto quanto importante fosse per
lui il suo amore… Ora si accorgeva, con una consapevolezza che lo straziò
come mai prima d’ora, che non le aveva mai detto tante cose…
Quanto fosse
bella… Quanto lui l’amasse… Quanto prezioso fosse per lui il suo
amore… Quanta forza gli desse, anche solo con la sua presenza… Quanto
ammirasse il suo coraggio… Quanto orgoglioso fosse di lei…
Orgoglioso
e fiero……
Non glielo aveva mai detto. E ora non avrebbe più potuto
dirglielo.
O forse sì.
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ISTINTI PRIMORDIALI
CAPITOLO
III
BUFFY ANNE SUMMERS
1981 – 2001
BELOVED
SISTER DEVOTED FRIEND
SHE SAVED THE WORLD A
LOT
Come erano fredde queste parole. Solo questo riusciva a
pensare. Lei che era così solare…Dopo tutto quello che aveva dovuto passare,
affrontare e subire, tutto si riduceva a queste poche, fredde parole. Non
c’era la foto…ma non ne aveva bisogno: Buffy non se ne sarebbe mai andata dalla
sua memoria, dalla sua vita, dal suo stesso essere.
Non si poteva
strappare da un corpo il cuore e sperare che questi andasse avanti a
vivere…
E così, Buffy non poteva uscire da lui, dal suo essere vampiro
con un’anima.
Si inginocchiò presso la tomba: c’erano fiori freschi, di
ogni colore…quasi a voler ricordare che lì riposava una ragazza straordinaria,
che riusciva a colorare con la sua presenza qualsiasi posto in cui andasse o si
trovasse. Quei fiori sembravano risplendere di una luce particolare, quasi
irreale, che fari nella notte, lo avevano condotto lì. La notte precedente,
quando aveva deciso di raggiungerla, era ormai troppo tardi per viaggiare e
così, aveva trovato riparo in un vecchia casa abbandonata, che si trovava
proprio sulla strada che portava da Los Angeles a Sunnydale. Aveva passato lì
il giorno, fino a che il sole era sparito dietro le montagne: non aveva atteso
un secondo più del necessario. Era saltato in macchina e si era precipitato
accanto a lei.
Aveva trovato finalmente un posto dove dar sfogo a tutto
il dolore che aveva dentro… Anche se aveva paura a lasciarsi completamente
andare… L’ombra del demone dentro di lui lo perseguitava da ormai molte
decine d’anni, ma in un modo o nell’altro, era riuscito a tenerlo a bada. Anche
negli ultimi tempi, da quando cioè si era trasferito a L.A., aveva rischiato
grosso un paio di volte, ma era sempre andata a finire nel migliore dei
modi.
Ma sapeva che ora sarebbe stato diverso.
Sapeva che lei non
c’era più.
Ed era lei che aveva fatto sì che Angelus non tornasse. Ed
ora che lei non c’era più, aveva paura che tutto questo dolore lo portasse ad
avere la meglio su di lui, sulla sua anima…Sì, era vero che solo un momento di
pura felicità poteva cancellare la maledizione, ma era anche vero che, se avesse
perso del tutto la ragione e il controllo, Angelus poteva anche
riaffiorare. E lui era troppo terrorizzato da questa eventualità per restare
nei paraggi…Aveva già preso la sua decisione, ma gli restava ancora una cosa da
fare, prima di partire.
“Il mio sangue per il tuo sangue, amore mio…Sarò
sempre con te, non dimenticarlo mai…come se non un istante fosse passato, come
se mai fossi partito”
Detto questo, si sfilò l’anello claddagh, lo infilò
alla sua catenina, poi si tagliò e lo bagnò con il suo sangue, dopodiché lo
sotterrò a pochi centimetri di profondità, proprio alla base della sua
lapide. Voleva lasciare lì il suo cuore…ma si era spezzato in troppi
pezzi. Decise così di lasciarle il simbolo del loro amore, che sarebbe durato
per sempre.
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ISTINTI PRIMORDIALI
CAPITOLO
IV
Tre mesi erano passati dalla morte di Buffy e dalla partenza d
Angel.
Nessuno ne aveva più saputo nulla.
Alla Angels
Investigations erano tutti preoccupatissimi: Cordelia stava quasi facendo
impazzire Wesley e Gunn. Dacché il loro capo si era volatilizzato, lei aveva
sguinzagliato orde di segugi, demoniaci e non, per ritrovarlo...Tante volte,
erano andati a soccorrerla in qualche bettola malfamata, in cui era andata solo
perché aveva sentito che lì c’era il migliore investigatore mezzo demone che si
potesse sperare di trovare. Ma ogni volta, ad ogni incarico, la risposta era
sempre quella.
Di Angel neanche la minima traccia. Niente di
niente.
E ogni volta Cordelia se la prendeva con loro, almeno
all’inizio…Li accusava di non fare niente per ritrovarlo, che solo a lei
importava qualcosa… Anche se sapeva benissimo che non era affatto
vero. Infatti, ogni volta, puntuale come un orologio, dopo la sfuriata si
chiudeva nell’ufficio di lui, continuando a mettere a posto le cose che aveva
ordinato il giorno prima per almeno una mezz’oretta, dopodiché usciva e andava a
scusarsi coi suoi amici, che la rassicuravano come meglio potevano. Ma senza
troppo successo. Anche loro, ormai, iniziavano ad essere scoraggiati: tre
mesi non erano un’eternità, d’accordo, ma per Angel era molto, specie se
consideravano la situazione in cui si trovava…Ma più di quello che già facevano,
proprio non sapevano che inventarsi: si tenevano regolarmente in contatto con
Giles e gli altri, a Sunnydale, sperando che, almeno loro, scoprissero qualche
indizio che gli permettesse di scovarlo. Ma niente. Angel non voleva
ancora farsi trovare.
Tibet. Kangrinboqe Feng. 6714 metri
di immortale bellezza. Selvaggia e testimone dello scorrere del tempo. Le
montagne svettavano regine sulla pianura brulla che si estendeva a perdita
d’occhio. Dominavano il panorama, da dovunque lo si guardasse. La bruma
serale le accarezzava dolcemente, come una calda coperta che copre un bimbo
mentre dorme. Piccole luci qua e là illuminavano un paesaggio altrimenti buio:
anche la luna non voleva saperne di uscire da dietro le nubi che erano arrivate
da occidente…
Non sapeva quanto tempo era passato…e non gliene importava
niente. Ormai non gli importava più niente se non vedere un’altra luna
sorgere. A dire la verità, non gli importava più nemmeno di quello, ma aveva
ancora nelle orecchie la sua voce che gli diceva che lei lo amava e che non
aveva potuto mandarlo via dalla sua vita… Angel si trovava all’imbocco di
quella che orami era la sua casa da qualche tempo: una grotta a metà strada di
un lato di una montagna…Era quello più impervio, in modo da evitare le comitive
di scalatori che ogni tanto si prodigavano in questo genere di avventure. Era
seduto sulla nuda roccia, e fissava le nubi che celavano la silhouette della
luna: i suoi occhi passavano così quasi tutta la notte – escluso il tempo
necessario a cibarsi, grazie ad alcuni piccoli mammiferi che si avventuravano da
quelle parti – persi nel cielo, e cercare tra le forme delle nuvole, il suo
viso…
Non aveva bisogno d’altro per andare avanti…solo pensare a
lei.
Aveva provato a eliminarla dai suoi pensieri, ma non ci era
riuscito…lo sapeva fin dall’inizio a dir la verità… Non avrebbe potuto
estirpare il suo ricordo da lui neanche con tutta la forza del mondo.
Lei
era in lui. Sarebbe sempre stata in lui. Per l’eternità.
Ormai, non
pensava ad altro. Non si alzava per altro. Non andava avanti per
altro. Non si nutriva per altro motivo se non quello di poter continuare a
pensare a lei.
Durante la notte, dopo essersi nutrito solo se era
strettamente necessario, seduto all’ingresso della grotta fissava il cielo…e
cominciava a parlarle. Le raccontava storie e leggende che udiva quando gli
capitava di doversi allontanare dalla sua tana e, per caso, incontrava qualche
abitante del luogo: allora, si nascondeva e ascoltava. Tante volte, gli era
capitato di ascoltare i vecchi del paesaggio raccontare vecchi miti ai bimbi che
lo ascoltavano estasiati…e lui assorbiva tutto quello che sentiva per
poterglielo raccontare una volta scesa l’oscurità. E quando aveva esaurito
ciò che aveva appreso, solo allora le raccontava dei miti e leggende della sua
terra, l’Irlanda…Riandava indietro con la memoria, a quando lui era piccolo e
sua madre gli raccontava una storia prima di andare a dormire: solo che a Liam
una sola non bastava mai e così la madre doveva andare avanti con il racconto
finché il bimbo non crollava esausto sul cuscino. Ridendo da solo, le diceva
che non le sarebbe piaciuto come bambino, era sempre indisciplinato e tendeva
sempre a fare ciò che gli piaceva…O forse sì, le sarebbe andato a genio quel
ragazzino sempre sporco, che giocava con tutto e tutti, indifferentemente dalla
posizione sociale…Poi si rabbuiava, pensando a tutto quello che era accaduto
dopo: a come crescendo, la severità del padre e la sua posizione gli andarono
presto strette… Le raccontò di quanto avrebbe voluto sistemare le cose, a
come avrebbe voluto poter andare indietro nel tempo per aggiustare i mali
fatti. E così passava tutte le sue notti, una dopo l’altra. E così
facendo, passò questi tre mesi.
La luna splendeva alta nel cielo,
come ogni notte, solo che questa volta neanche una nube aveva osato sfiorarla o
anche solo passarle accanto…La limpidezza della nottata stupì perfino Angel che,
durante tutta la sua esistenza, ne aveva passate parecchie: dall’ingresso della
grotta si poteva vedere fino alla montagna che si trovava dall’altra parte della
vallata, distinguendo ogni albero e ogni sentiero…e questo poteva farlo
chiunque, non solo un vampiro. L’attività nei boschi sottostanti era
frenetica: un gruppo di yack stava passando dal sentiero sottostante…sentiero
che era agibile solamente agli animali, visto com’era scosceso…l’erba secca,
sotto i loro zoccoli produceva fruscii che andavano a sommarsi con gli altri
rumori della foresta: in lontananza, Angel sapeva che pascolava un piccolo
gruppo di cavalli selvatici…più di una volta li aveva notati, subito dopo il
calar del sole, sulla strada del ritorno dal pascolo, ed era rimasto abbagliato
dalla loro libertà. Correvano selvaggi, con le criniere al vento, l’uno
accanto all’altro ed in quel momento li aveva profondamente invidiati…avrebbe
voluto essere libero, libero come loro, per poter…Poi un dolore lancinante lo
aveva trafitto al cuore e lo aveva fatto accasciare al suolo: il pensiero che
lei non c’era più non l’abbandonava un solo secondo in tutta la giornata, tutti
i giorni. Tornare, seppur con la sola mente, a quel crepuscolo, lo aveva
stordito, lasciandolo – accovacciato – a fissare il fuoco scoppiettante…nel
movimento delle fiamme gli sembrava quasi di vederla, di vedere il suo volto
sorridente, quando…il fuoco prese vita.
Letteralmente.
Le fiamme
si alzarono e cambiarono colore: dal rosso virarono prima al violetto e poi al
blu intenso, fino a non irradiare neanche più calore. Se ne accorse subito: il
tepore era scomparso in fretta, inghiottito dall’umidità della notte e del
freddo pungente che stava velocemente facendosi sempre più intenso. Appena le
fiamme iniziarono a cambiare, si alzò e si allontanò un poco da esso: in fondo,
il suo istinto di sopravvivenza non si era estinto, ma era ancora vigile, dentro
di lui. Era al margine della zona illuminata quando, tra le fiamme ormai blu
scuro, apparve davvero un viso, solo che non era quello di Buffy – come il suo
cuore aveva ingenuamente sperato – ma quello di un vecchio del luogo. Anche
per Angel era impossibile dargli un’età: le infinite rughe che solcavano la sua
pelle lo rendevano estremamente vecchio all’apparenza, ma aveva imparato,
durante quei tre mesi, che le rughe non indicavano per forza un’età
avanzata…Decise di lasciare all’apparizione l’onore della prima mossa. Lui
decise solo di essere guardingo.
‘Non volevo spaventarti, mio giovane
amico…Da me non devi temere alcunché di male…E’ da un po’ che ti sto osservando
e ho deciso che è venuto il momento di incontrarci……Presentati al monastero di
La-Chi Kangra due lune da oggi e la tua curiosità verrà soddisfatta……Attenderò
con ansia la tua venuta!’
Angel era rimasto a fissare l’immagine parlante
per tutto il tempo, con lo sguardo torvo e l’anima in subbuglio. Non gli
piaceva che qualcuno lo avesse trovato, anche se poteva non sapere realmente chi
– o cosa – egli fosse in realtà… Dopo che l’immagine sparì, il fuoco tornò
normale, rosso e scoppiettante come prima: anche il calore tornò ma non gli fu
di alcun aiuto…non che potesse scaldarsi veramente, come un normale essere
umano, ma anche solo psicologicamente, fu inutile. Iniziò a camminare avanti
e indietro per la grotta, dal suo imbocco fino al suo angolo più buio, cercando
di pensare a cosa fare: se da una parte era incuriosito dall’invito del vecchio
– una parte di sé voleva sapere, voleva scoprire, voleva conoscere cosa sapeva
di lui – dall’altra non si fidava di chi diceva di osservarlo da un po’. Come
poteva essere se perfino lui non si era accorto di nulla? In fondo, l’unico
lato buono dell’essere vampiro era avere questo sesto senso che permetteva di
non farsi spiare o scoprire impreparati… Tre mesi e niente, neanche il dubbio
di essere spiato.
No.
Doveva vederci chiaro. Aveva deciso di
andare.
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ISTINTI PRIMORDIALI
CAPITOLO
V
Era estasiato. Anche se non voleva darlo a vedere, era incantato
dall’immensa bellezza del posto. Ancora non si era mostrato: era alla fine
del sentiero che portava al monastero. Arrivare lì era stata un’impresa anche
per lui: si meravigliava al solo pensiero di come, dei semplici essere umani,
potessero percorrere strade come quella. Non avrebbe mancato di chiederlo,
visto che ormai era giunto. Aveva fatto il giro della collina, per poter
studiare almeno il perimetro del luogo in cui si stava per addentrare, senza
saperne nulla…Voleva avere un’idea di dove poter trovare delle vie di fuga,
giusto in caso di pericolo… Non che sentisse un’aura malvagia provenirne, ma
non voleva correre rischi inutili. Lì, dal sentiero, poteva osservare il
monastero in tutta la sua maestosità: abbarbicato sulla cima di un monte, era
circondato da mura alte e possenti, con torrette di guardia agli angoli in cui
un paio di monaci montavano la guardia accanto a bracieri in cui bruciavano
fascine di legna. Lo separava dal punto in cui stava un lungo ed esile ponte,
costruito in legno e dall’apparenza molto insicuro: un semplice arco si trovava
all’estremità del ponte e, una volta attraversato, si poteva accedere
all’interno. Era un’area molto estesa. All’interno, tra ogni punto di
guardia, si trovava una piccola costruzione in mattoni, con tetto di tegole
rosse, mentre al centro si trovava l’edificio più grande dell’intero complesso,
e dove pensava si svolgessero tutte le attività di preghiera, in quanto aveva
più decorazioni ed era in generale più imponente degli altri: inoltre, fuori si
trovavano alcune statue del Buddha, davanti alle quali erano inginocchiati
alcuni monaci molto giovani. Davanti ad esso, ai lati della scalinata che
portava all’interno dell’edificio, si trovavano due costruzioni minori dai cui
camini si elevavano rivoli di fumi dai profumi inebrianti, che arrivavano fino
alle narici di Angel: anche se era da secoli che non assaggiava più cibo, non
era indenne ai suoi profumi…Sapeva riconoscere quando qualcuno cucinava bene, e
lì c’era sicuramente una, o più, persone del genere. Mentre, sul retro
dell’edificio principale, si trovavano due lunghi edifici, più bassi, intorno ai
quali c’era molto movimento: una decina di monaci stavano rastrellando del
fieno, dall’esterno all’interno, molto probabilmente per alimentare i cavalli e
gli yack che erano di proprietà del monastero. Piccole finestrelle senza vetri
correvano lungo tutto il perimetro degli edifici, a quasi due metri e mezzo di
altezza: i versi degli animali fuoriuscivano da esse, insieme alle voci
rassicuranti dei monaci. Gli animali, quella sera, erano particolarmente
agitati, come se sentissero che qualcosa di strano si stesse avvicinando alla
loro dimora…Angel represse a fatica un sorriso di sarcasmo: lui sapeva di essere
qualcosa di strano, quindi perché meravigliarsi se gli animali potevano
percepire questa sua diversità? Dato un ultimo sguardo al monastero, decise
che era giunto il momento della verità e di affrontare questo misterioso vecchio
che era stato così sibillino…
Con passo deciso ma molto, molto lento
attraversò il ponte e arrivò fino all’arco d’entrata: si soffermò un attimo a
guardare il frontone su cui era stata riportata una frase che diceva pressappoco
così: ‘ENTRA PELLEGRINO ERRANTE, E NON DOVRAI PIU’ TEMERE PER TE
STESSO’ Certo, il suo tibetano lasciava abbastanza a desiderare…erano passati
anni – centinaia – dall’ultima volta che l’aveva usato…ma era sicuro del
significato di fondo.
Oltrepassò l’arco e niente cambiò: la vita che
stava scorrendo così placidamente quando la osservava dal sentiero non mutò
minimamente. Lui si era aspettato che qualcuno avrebbe impedito il suo ingresso
o, quanto meno, gli avrebbe sbarrato la strada una volta entrato…e invece niente
di tutto ciò era accaduto. I monaci avevano continuato con le loro mansioni
come se nulla fosse accaduto. Aveva così continuato il suo cammino verso
l’edificio principale, dove pensava che si potesse trovare il vecchio che gli
era apparso due notti prima…e anche perché sentiva qualcosa che lo attirava,
come se fosse importante la sua presenza lì… La poca luce del dopo crepuscolo
illuminava la scalinata che lo divideva dallo scoprire tutto: fermo al primo
gradino, fissò il suo sguardo sulla porta di legno dipinta, chiusa da un enorme
sigillo di ferro battuto, lucidato fino a farlo risplendere come uno
specchio. Sopra la porta, c’era una lastra in cui c’era inciso, in
bassorilievo, il mantra del buddhismo tibetano ‘Om Mani Padme Hum’, Onore al
Gioiello del Loto. Riuscì a sollevare il sigillo e ad entrare senza alcun
problema.
L’interno era buio, più buio di quello che si era lasciato alle
spalle. Ma non maggiore di quello che aveva nell’anima.
L’arredamento
era ridotto al minimo: attaccato al muro si trovava un piccolo altarino con una
statua del Buddha sorridente, alla base della quale bruciavano una serie di
incensi che stordirono per qualche attimo i sensi di Angel… Tutti gli aromi
che emanavano, rimandavano la sua mente sempre e solo a
lei.
Gelsomino…bianco e puro come la sua anima. Rosa di
montagna…colorata come le sue guance. Lavanda…intensa come solo lei sapeva
essere.
Sentì che le lacrime riempivano i suoi occhi e non riuscì ad
impedir loro di uscire. Sarà stata l’atmosfera serena del posto, o il
silenzio assoluto che vi regnava, non riuscì a saperlo di preciso: sapeva solo
una cosa.
Stava piangendo.
Di nuovo.
E tante lacrime come
mai in passato. Anche se sembrava impossibile. Con gli occhi offuscati dal
pianto, si avvicinò all’altarino, e vi si inginocchiò davanti. E fu con mani
tremanti che prese un bastoncino di incenso al gelsomino e lo depose a bruciare
insieme agli altri. Non seppe perché, ma affidò il suo sguardo perso nelle
lacrime al Buddha che, sereno, fissava lo spazio intorno a sé: invidiava quella
piccola figura che riusciva ad emanare un tale senso di
pace.
Pace.
Una cosa a lui preclusa per uno stupido
sbaglio. “Ma agli sbagli si può sempre porre rimedio. Stupido l’uomo che
pensa il contrario…O troppo orgoglioso”
Sussultò.
Ancora una
volta, non si era accorto di essere in compagnia, per non dire spiato: ma in
effetti, spiato, non era la parola che gli era venuta subito in mente…non si
sentiva giudicato, lì, né tantomeno condannato. “Sì, ma ci sono certi sbagli
a cui non si può porre rimedio, sbagli troppo grandi o troppo remoti per poter
essere corretti…” La sua voce era tremante, ma aveva parlato lo stesso alla
figura che ancora era al riparo dalla fioca luce disponibile. Piano piano,
questi venne avanti, mostrando finalmente di essere lo stesso vecchio che due
notti prima gli era apparso tra le fiamme. “Tu…Come hai fatto a trovarmi,
vecchio? Io non ho mai percepito nulla intorno a me, tranne la natura che
scandiva il lento proseguire del tempo…” Il vecchio sorrise, e, ancora più
lentamente di una piuma che cade a terra, gli si avvicinò e si inginocchiò
vicino a lui. Sempre sorridendo, prese anche lui un bastoncino di incenso da
un cassettino nascosto sotto la statua del Buddha e lo mise a bruciare vicino a
quello di Angel, dopodiché giunse i palmi delle mani e si inchinò alla
statua. Solo allora, rivolse il suo sguardo verso il suo ospite. “Chi non
vuol percepire nulla è il solo che non percepirà mai nulla…La natura è la sola
forza troppo grande e maestosa per essere anch’essa esclusa dalle tue
percezioni. Io ho solo messo il mio spirito nelle mani della natura ed è
solamente per questo che tu non ti sei accorto di nulla” Continuava a
fissarlo sorridendo. Dal suo viso si espandeva come un’aura di pace e
benessere che riuscì a placare un poco anche le ansie e i tormenti di Angel.
Non gli lasciò il tempo per rispondere, continuando il suo discorso. “So
che mille e mille domande si affollano nella tua mente, ma non riuscirai a
cavarne nulla di buono e sensato se non ti riposi un poco…Sicuramente vorrai
rinfrescarti: non sono molti quelli che riescono a raggiungere il nostro
monastero, a parte noi monaci, ovviamente…” Si interruppe per una breve e
cristallina risata. “…immagino che sarai stanco. Segui Chro…” Indicò un
giovanissimo monaco che era apparso dal nulla alle loro spalle “Ti
accompagnerà in una stanza dove potrai lavarti e indossare abiti più comodi e
puliti. Solo allora potremo parlare e tu potrai sapere” Un sorriso
particolarmente malizioso apparve sul suo volto. “E vedere”
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ISTINTI PRIMORDIALI
CAPITOLO
VI
La stanza che gli avevano assegnato era sobria come tutto il resto
dell’edificio ma anch’essa emanava una serenità che giovava all’animo tormentato
di Angel. L’arredamento era ridotto al minimo: un letto rudimentale era
adagiato nell’angolo più nascosto della stanza, che – si meravigliò – essere
esposta in tal modo da non ricevere mai direttamente la luce del sole…come
poteva il vecchio sapere del suo essere? Aveva già dimostrato di vedere oltre la
sola apparenza, ma ancora il come gli restava inspiegabile. Sperava che, con
il calar della notte e la successiva riunione, gli avrebbe spiegato
qualcosa…anche se tutto sarebbe stato meglio. Decisamente
meglio. Nonostante la semplicità della struttura del letto, c’erano lenzuola
fresche e pulite a ricoprirlo, pesanti coperte di lana intessuta a mano e il
cuscino sembrava molto allettante. Ai suoi piedi, in un altro angolo, si
trovava un piccolo tavolino con sopra un catino e una brocca, piena di acqua
fresca e limpida: accanto ad essi, un pezzo di sapone fatto a mano faceva
compagnia ad un telo, disposto ordinatamente sul bordo del tavolo. Sfiorando
con le mani ogni manufatto che trovava, ad Angel pareva di sentire tutto l’amore
e attenzione che quelle persone avevano messo nel fare e preparare ogni singolo
particolare di quella stanza…e di tutto l’intero complesso monastico. Chiuse
gli occhi per un momento, respirando lentamente e profondamente, ascoltando
solamente i rumori provenienti dall’esterno: ormai che il giorno volgeva al
termine, i monaci erano occupati a finire le attività diurne per dare il via a
quelle serali. Poteva sentire gli addetti agli animali tornare dalle stalle,
chiacchierando piacevolmente di come erano prospere le piccole comunità animali
che accudivano: il pascolo era abbondante, quest’anno, così da non dover temere
un inverno di ristrettezze alimentari. Non volendo spiare oltre quelle
persone che si erano finora dimostrate molto benevole e ospitali con lui, smise
di ascoltare e continuò ad osservare la stanza. Tutto il centro era occupato da
una stuoia, molto logora ma pulitissima, che sotto i piedi emanava un piacevole
fruscio di erba fresca…aveva il profumo della libertà, delle colline che vengono
frustate dal vento, ma che senza di esso si sentirebbero inequivocabilmente
perse. A ridosso dell’altro muro, proprio all’opposto del letto, si trovavano
una piccola libreria contenente molti piccoli volumi rilegati in pelle ormai
consumata dalle infinite letture ed un tavolo lineare con una sedia dallo
schienale molto alto in cui si stava seduti divinamente. Sul tavolo, erano
disposti – piegati ordinatamente – degli abiti di cotone molto vecchi ma puliti
e molto più confortevoli di quello che Angel si aspettasse: era piacevole
indossare qualcosa di fresco… Incuriosito molto di più di quello che voleva
ammettere, si avvicinò agli scaffali pieni di libri: scorrendo con lo sguardo i
titoli, si accorse che molti si occupavano di occultismo e credenze popolari
locali, mentre altri erano saggi sulla magia legata alla natura e sulla
scissione degli spiriti maligni. Leggermente turbato da un simile
assortimento, prese un volume riguardante la magia e la natura: accovacciato
sulla stuoia, lo sfogliò e si immerse nella lettura fino a quando sentì un
leggero bussare alla porta: era Chro, il giovane che l’aveva
accompagnato. “Il saggio Nyag ti aspetta…seguimi, prego” Non gli lasciò il
tempo di controbattere che si voltò e si incamminò senza indugi. Per non
perderlo, Angel ripose il libro, chiuse velocemente la porta della stanza e lo
seguì. Percorsero un lungo corridoio illuminato solamente da alcune fiaccole
la cui fiamma tremolante donava vita alle ombre che si riflettevano sui muri e
sul pavimento: sembrava che tanti piccoli spiritelli dispettosi giocassero a
nascondino tra le statue e gli altorilievi che fregiavano il loro percorso.
Quasi andò a sbattere contro Chro: per osservare le ombre muoversi, non si
era accorto che si era fermato, cedendogli il passo per entrare in una stanza
molto più illuminata: da essa non proveniva alcun suono ma un aroma molto
intenso di incenso…Non avrebbe saputo dire quale aroma esso fosse, perché
sembrava il risultato di un bouquet di fiori selvatici, catturati per dare
piacere a chi li bruciava. La stanza non era spoglia come le altre: oltre ad
un altare un poco più grande di quello che aveva visto nell’altra stanza, sui
muri tutt’intorno erano appesi dei thanka, le tipiche pitture su rotoli di
stoffe tibetane: dai colori molto vivaci, sembravano trasportare l’ospite in un
campo fiorito…mentre al centro della stanza si trovava un tavolo molto lungo con
due sole sedie della stessa fattura di quella che aveva in camera sua. Erano
disposte alle due estremità ed ad una c’era seduto Nyag, che lo accolse con un
largo sorriso. Si chiese se quell’uomo fosse stato capace di essere
accigliato o di infuriarsi. Ne dubitava fortemente… “Avanti, avanti…non
essere sospettoso…ma prego, accomodati” Gli indicò l’altra sedia. Chro se ne
era andato più silenzioso di una nuvola, chiudendosi la porta alle spalle.
Lasciandoli soli. Visto che Angel non sembrava propenso ad accogliere il
suo invito, il vecchio si alzò e, sempre col sorriso sulle labbra, fece il giro
del tavolo fino ad arrivare all’altare. Giunse le mani e si inchinò al Buddha,
dopodiché si rivolse nuovamente ad Angel. “Come ti ho detto in precedenza,
solo grazie alla natura ho potuto accorgermi della tua presenza. Vedi,
occasionalmente, elevo il mio spirito ad un livello diverso, e cavalcando le
onde del vento, esploro i dintorni. Anche se siamo ben difesi dalla montagna –
come tu stesso hai potuto constatare – a me piace dare un’occhiata in giro…ogni
tanto…e poco tempo fa mi sono accorto della tua solitudine e del tuo
dolore” Parlando, il suo tono di voce era andato approfondendosi,
accarezzando ogni parola come se fosse il capo delicato di un bimbo… Angel
era rimasto affascinato da quel vecchio: prima la sua ospitalità, poi il suo
sorriso e il senso di pace, ed ora la sua voce così profonda e calma… I suoi
sentimenti erano in subbuglio, voleva disperatamente fidarsi di qualcuno, per
poter parlare, poter sfogarsi, ma sapeva che se qualcuno si fosse troppo
avvicinato a lui, poteva essere messo in serio pericolo, prima o dopo. E lo
disse al monaco. Sorridendo come se avesse scoperto un bambino a rubare la
torta appena sfornata, gli parlò dolcemente. “E allora? Tutti corriamo dei
pericoli, è inevitabile…fa parte della vita. Non dovessimo correrne, sarebbe un
vero peccato perché significherebbe che non avremmo vissuto” Angel abbassò
gli occhi: non riusciva a sostenere lo sguardo così placido e fiducioso del suo
interlocutore…In cuor suo, sapeva che aveva ragione, lo aveva sperimentato
intraprendendo la relazione con Buffy: all’epoca, entrambi sapevano che sarebbe
stato difficile, non senza problemi…anche se non pensavano certamente di dover
correre così tanti pericoli come in effetti era accaduto. Nessuno dei due,
però, avrebbe mai rimpianto quella scelta, perché l’amore che avevano condiviso
era stato così totale e così forte da aiutarli ad affrontare tutte le sfide che
erano state poste loro davanti durante quegli anni. “Sono d’accordo, però
nella mia esistenza la mia vicinanza non ha mai portato a nulla di buono…quindi
me ne andrò: non voglio ripagare la tua gentilezza con il pericolo” Voltò le
spalle all’altare, e al vecchio Nyag, e fece per uscire dalla stanza, quando il
monaco gli disse qualcosa che gli avrebbe fatto gelare il sangue nelle vene, se
solo avesse potuto… “Nessuno, qui, ti sbarrerà la strada se proprio vuoi
andartene…ma prima, non vuoi rivederla?” Non ebbe bisogno di chiedergli a chi
si riferisse, sapeva benissimo chi era la persona in questione…
La
domanda era: come fare?
Si fermò bruscamente e il monaco poté vedere che
la sua figura aveva preso a tremare: le spalle, le mani, tutta la sua schiena
era scossa da un brivido incontenibile…non riusciva a controllarlo e questo lo
spaventò un poco, anche se ora, tutta la sua mente, era occupata dal solo
pensiero di poterla rivedere. Si girò altrettanto bruscamente di quanto si
era fermato e guardò il monaco con occhi supplichevoli… “Dove?” Il monaco
non gli rispose. Semplicemente, gli si avvicinò fino ad essergli a pochi
centimetri di distanza e gli posò la mano sul cuore… “Lei è sempre qui,
giorno dopo giorno, notte dopo notte…lei non ti abbandonerà mai perché troppo
forte è l’amore che la lega a te…Anche se per tutto questo tempo avete vissuto
separati, conducendo le vostre vite indipendentemente l’una dall’altra, le
vostre anime si appartengono e sarà così per sempre” Si interruppe un attimo,
e quando vide che Angel stava per ribattere, lo anticipò. “No, non dire
nulla: lo so che non era quello che ti aspettavi, e infatti non lo è….Tutto
quello che ti ho appena detto tu già lo sapevi, sapevi che lei sarà dentro di te
per sempre. Io voglio darti l’opportunità di rivederla, anche se questo
potrebbe comportare sacrificio e dolore…Spetta a te scegliere” Sul viso di
Angel apparve un debole sorriso, il primo – sincero e non sarcastico – da quando
era entrato nel monastero. “Dove e come, mi basta sapere questo” Nyag
sorrise a sua volta, con una luminosità quasi tangibile, che lo commosse. Poi
si incamminò fuori dalla stanza illuminata quasi a giorno dalle molte fiaccole
disposte tutt’intorno al muro per dirigersi di nuovo lungo il corridoio ombroso:
presero la direzione opposta a quella che aveva percorso ad inizio serata per
raggiungerlo, e dopo poche svolte iniziarono a scendere delle scale molto
strette, di nuda pietra dove, ogni circa tre metri, c’era infissa una fiaccola
che bruciava. Angel immaginava che ci dovesse essere qualcuno preposto alle
fiaccole, alla loro manutenzione, perché a terra non c’era la minima traccia di
sporco o residui…Questi ed altri particolari – come un interessante bassorilievo
apparso alla sua sinistra dopo decine di scalini scesi, raffigurante delle
figure umane in una scena collettiva, che non riuscì, però, ad identificare data
la loro notevole velocità nello scendere – catturarono l’attenzione di Angel
fino a che giunsero alla fine della scalinata. Le scale finivano in una
piccola stanza quadrata: c’erano due fiaccole negli angoli che stavano alle loro
spalle, mentre, proprio in fronte a loro, c’era una porta dall’aria molto
massiccia. Il monaco, senza voltarsi verso di lui, gli parlò, a voce molto
più alta di quello che si aspettava. “Dietro quella porta c’è quello che
desideri più di ogni altra cosa al mondo…Ma prima di entrare, devi chiederti se
veramente è quello che desideri……Potrebbe non essere come te lo
immagini…potrebbe essere anche peggio…” Angel neanche lo guardò: raggiunse la
porta e, dopo averla fissata per alcuni secondi che gli parvero interminabili,
si girò e lo guardò negli occhi. “Ho solo bisogno di sapere una cosa:
potrebbe essere pericoloso per lei? Solo questo mi importa…” Nyag sostenne il
suo sguardo e gli rispose, mantenendo una serietà che lo colpì molto. “No,
devi star certo…lei non correrà alcun pericolo…Solo una cosa: non potrai
toccarla, solo vederla…Non potrai interagire con lei, avrai la sola possibilità
di placare il tuo cuore distrutto dalla sua mancanza….Ma non dovresti
preoccuparti di lei, ma di te…potresti non trovare quello che cerchi…” “Non
mi importa: devo solo rivederla…” Detto questo, gli voltò nuovamente le
spalle e aprì a fatica la porta…Si chiese come avevano fatto ad aprirla prima di
lui, essendo dei normali esseri umani con una forza inferiore alla sua…ma decise
che, se fosse tornato, glielo avrebbe chiesto. Si richiuse la porta alle
spalle e il tonfo della serratura fu l’ultimo suono che udì.
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ISTINTI PRIMORDIALI
CAPITOLO
VII
Di nuovo, solo il buio intorno a lui. Stava facendoci l’abitudine
ad essere avvolto dall’oscurità… E gli piaceva, perché solo nell’oscurità
poteva vederla ovunque, in ogni angolo… Solo nel buio lei era ancora con lui,
che non era partito, ma era rimasto accanto a lei e aveva potuto così
scongiurarne la prematura morte. Ma questo accadeva solo quando tutto intorno
a lui spariva perché ogni cosa nella sua vita gli ricordava che lei non c’era
più. E questo era insopportabile: era come morire ogni volta. Fece alcuni
passi nel buio della stanza, poi si fermò, sentendosi uno stupido. Non aveva
voluto prendere in considerazione l’eventualità di essere stato beffato…era
stato così facile credere a tutte le parole che gli aveva detto Nyag…Il fatto è
che aveva voluto crederci, doveva crederci….era troppo grande il bisogno che
aveva di lei. La rabbia gli stava montando dentro più irrefrenabile che mai,
quando udì di nuovo la voce di Nyag. ‘Non demordere…cerca dentro te stesso la
strada per arrivare a lei…chiudi gli occhi e sarà più facile di quanto
pensi…’ Confuso ma deciso a credere ancora una volta al vecchio, decise di
fare come gli aveva detto.
Chiuse gli occhi.
E la
sentì.
Come ogni volta che gli si avvicinava quando ancora lui viveva a
Sunnydale: era sempre stato così, si avvertivano a vicenda e questa sensazione
era andata amplificandosi da quando il sangue di Buffy era diventato anche il
suo sangue.
E ora era ancora come allora…poteva avvertirla, ma c’era
qualcosa di diverso che fece salire l’inquietudine di Angel alle
stelle… Quello che percepiva era uno spirito agitato, profondamente turbato
e, cosa che ancor di più lo fece preoccupare, spaventato e solo. Gli fece
male al cuore sentirla in quella condizioni: riaprì gli occhi e la cercò
disperatamente, senza alcun risultato fino a che…una figura indistinta si fece
via via sempre più definita, ma lui non ebbe bisogno di vederla per sapere che
era lei.
Ma quello che vide lo sconvolse.
Totalmente.
Non
era la Buffy che ricordava ma quasi un’altra persona: l’aspetto era
completamente stravolto, come di una persona che avesse dovuto passare
interminabili sofferenze…gli abiti stracciati e sporchi all’inverosimile, i
capelli arruffati e disordinati, molto simili ad una criniera…E il
volto! Aveva il volto completamente stravolto dalla paura…solo gli occhi
facevano da specchio a tutti i sentimenti che stavano agitando quella povera
anima. Erano spalancati continuamente e non stavano mai fermi un attimo, come
a voler cercare un’ancora di salvezza che però non c’era. La sua disperazione,
Angel, la poteva vedere anche dai movimenti che faceva: si muoveva a scatti,
guardandosi sempre le spalle come per la paura di avere un nemico alla propria
ricerca… Quando le fu a un metro di distanza, intento ad osservarla più
intensamente che mai, qualcosa lo meravigliò: Buffy si fermò, completamente
immobilizzata, con gli occhi così spalancati che Angel ebbe paura che potessero
fuoriuscire dalle orbite…ma la cosa che lo stupì e agitò allo stesso tempo, fu
che guardava nella sua direzione! Il vecchio Nyag aveva detto che lei non
avrebbe potuto interagire con lui, ma forse in qualcosa poteva essersi
sbagliato…nessuno era infallibile. Le stette vicino, più di quanto avesse
osato anche solo sperare e lei continuava a guardarlo: quegli occhi che
conosceva così bene, sembravano sondarlo come se avessero potuto veramente
vederlo…stavano raggiungendo la parte più nascosta dell’anima di Angel, dove
egli custodiva gelosamente il suo ricordo, il suo amore… Buffy, leggermente
curva su sé stessa, ebbe un attimo di esitazione poi allungò timidamente una
mano fino ad arrivare a ‘toccare’ il petto di Angel, proprio all’altezza del
cuore e lui vide che tremava. Avrebbe voluto toccarla, stringerla a sé,
rassicurandola che ogni cosa sarebbe andata a posto, ma ci provò e tutto quello
che riuscì a fare fu di percepire un freddo glaciale nel momento in cui la sua
mano incrociò quella di lei. Appena la ‘toccò’, Buffy fece un balzo
all’indietro, stringendosi la mano al petto come se si fosse appena scottata:
continuava a stringerla e a guardarsela, per poi guardare avanti, nel punto in
cui lui stava in piedi, altrettanto sconvolto……Poi fece qualcosa che sconcertò
Angel.
Urlò.
Come lui credeva non fosse possibile. Quella voce
non aveva niente di umano…era gutturale e profonda… Sempre urlando, prese a
correre nella direzione opposta: spaventato, Angel decise di seguirla, anche se
fece fatica a starle dietro…Si meravigliò di come la sua velocità fosse
aumentata, e si chiese da dove potessero venire queste diversità…questi
mutamenti… Corsero per quello che a lui parve un tempo interminabile: intorno
a loro non c’era nulla, solo una fioca luce grigiastra che dava alle loro figure
un’aria spettrale. Angel era rimasto leggermente indietro, ma riusciva sempre
a tener d’occhio Buffy: improvvisamente, lei si fermò, ansimante per lo sforzo
prolungato ma con le braccia leggermente aperte come se avesse appena visto
qualcosa che l’aveva spaventata. Lui riuscì a raggiungerla, e appena vide
quello che aveva catturato la sua attenzione, non riuscì più a distoglierne lo
sguardo…
Il corpo di Buffy era disteso a terra, aveva agli occhi chiusi e
le mani raccolte in grembo: appena la vide, Angel capì che così l’avevano
deposta nella bara, e le sue ginocchia non lo ressero più… Finì a terra, in
ginocchio, con le mani abbandonate in grembo, capace solo di fissarla…Non poteva
credere ai suoi occhi…
Non voleva crederci…
Dopo un iniziale
momento di totale disperazione, riuscì a tornare padrone di sé stesso abbastanza
da porsi una domanda fondamentale: se il corpo di Buffy era lì, davanti ai suoi
occhi in tutta la sua atroce verità, allora cos’era quella figura che fino a
poco prima aveva urlato con quanto fiato aveva in gola? Subito, gli era
sembrata Buffy, ma ora non ne era più così certo… Ma di una cosa era certo:
voleva saperne di più, voleva sapere se poteva aiutare quella ‘cosa’, ma più di
tutto, voleva sapere se l’aver visto Buffy lì, come sdoppiata, potesse
significare qualcosa. Una minuscola speranza si insinuò nella sua anima e la
avvolse come un abbraccio desiderato da tempo.
Poi un lampo.
E fu
di nuovo nella piccola stanza quadrata, mal illuminata, insieme a Nyag. Il
vecchio monaco era seduto in terra, con le gambe incrociate: la schiena ben
eretta, aveva le mani che si tenevano l’un l’altra, in grembo, mentre gli occhi
fissavano la porta, davanti alla quale si trovava Angel che, appena lo vide,
iniziò a ringhiare. “Cosa diavolo significa?” Il vecchio sorrise e si
alzò, stirandosi per bene la veste che si era leggermente piegata. “Non
voglio sorrisi, vecchio, ma spiegazioni…Dimmi che cosa significa ciò che ho
appena visto!” “E le avrai, non temere, ma solamente quando saremo
risaliti” Detto questo, si voltò e iniziò a risalire le scale. Angel ne fu
enormemente indispettito, ma decise che non aveva altra scelta se non
seguirlo. In fondo, se fosse rimasto lì, non avrebbe ottenuto
nulla. Tornarono nella stanza in cui si erano incontrati: ad Angel sembrò che
fossero passati anni…si sentiva stranamente stanco, come se un peso enorme fosse
stato posto sulle sue spalle. Nonostante ciò, seguì il vecchio fino a quella
stanza, anche se gli ultimi gradini furono per lui peggio della scalata di
un’alta montagna. Una volta entrati, Nyag andò a porgere il suo rispetto alla
statua del Buddha, mise a bruciare un bastoncino di incenso, dopodiché si mise a
sedere, invitando anche Angel a fare lo stesso. Questa volta, fu troppo
stanco per rifiutare l’invito e così si accomodò sull’altra sedia disponibile,
disposta sempre all’altra estremità del lungo tavolo. Appena furono entrambi
seduti, Nyag prese a parlare, molto lentamente quasi avesse paura che Angel
potesse perdere anche solo un passaggio di quello che gli avrebbe detto. “So
che sei turbato da ciò che hai visto, amico mio, ma a tutto c’è una
spiegazione…Il corpo che hai visto disteso è veramente quello della ragazza che
tu ami così tanto: ora, riposa nella sua tomba. E mentre il suo corpo si
trova lì, il suo spirito si è trovato di fronte ad una separazione che gli sarà
presto fatale…La parte primordiale, quella che tu hai incontrato, sta vagando
disperata e senza freni nella dimensione tra la vita e la morte, mentre la parte
più razionale viene soggiogata da quest’altra. Se non riuscirai a fermare il suo
istinto primordiale, allora questo si perderà indefinitamente, rendendo
impossibile una riunione del corpo alla parte razionale, che si troverà a vagare
con essa per l’eternità…senza requie, senza pace. Ma se invece, tu riuscirai a
far rientrare il suo spirito razionale nel corpo, allora l’istinto primordiale
si placherà, trovando serenità e appagamento per la riunione” Angel aveva
ascoltato con grande attenzione le sue parole, ma mai avrebbe pensato di sentire
tutto ciò. Quando Buffy era morta, anche la sua anima era – in un certo qual
modo – morta con lei. Ormai, non osava neanche più pensare ad un suo ritorno:
per troppo tempo, si era illuso che fosse tutto un brutto, orribile sogno e che
si sarebbe svegliato e lei sarebbe tornata ad essere a Sunnydale: anche se
sarebbe stata ancora lontana da lui, non avrebbe avuto importanza…sarebbe stata
di nuovo lì, dove lui sapeva che poteva costruirsi una vita normale, ragione per
la quale lui l’aveva abbandonata. Il pensiero di essere andato via per il suo
bene, e saperla ora distesa in una fredda bara, era un pensiero che lo faceva
star male oltre ogni limite… Mentre il monaco aveva parlato, il suo sguardo
aveva vagato per la stanza, senza in realtà vedere nulla: la sua mente ancora
vedeva lei, solo lei, sempre lei… Ma ora che aveva chiara la situazione, lo
fissò su Nyag, mentre gli faceva ancora una domanda. “E come faccio io a far
riunire il suo spirito al corpo? Voglio dire…non è una cosa che posso fare su
questo piano dell’esistenza, vero?” In realtà, aveva già intuito la risposta
– o, almeno, una parte di essa – ma aveva bisogno di sentirla dalla stessa voce
del monaco che lo aveva condotto fino a lì. “E’ esatto…dovrà essere il tuo
spirito a compiere questa azione: si dovrà elevare sul piano astrale, perché
altro non è se questo, e condurre lo spirito razionale nel corpo della tua
amata. Da quel momento, ci vorranno quarantotto ore affinché ella si
svegli…mentre tu, o meglio, il tuo spirito, rientrerà nel tuo corpo, all’istante
e sarai di nuovo padrone di te stesso” Angel aveva continuato a fissarlo,
pendendo letteralmente dalle sue labbra: assorbiva ogni singola parola,
imprimendosela a fuoco nella mente. Voleva essere informatissimo a riguardo, per
non rischiare di fallire. Nel suo cuore, quella piccola speranza che vi si
era insinuata, si era fatta largo fino a dare nuovo vigore a tutto il suo
essere.
Il solo pensiero che Buffy potesse tornare in vita lo faceva
sentire come rinato: tremava, ma questa volta per l’impazienza di iniziare, di
tentare questa cosa al limite dell’impossibile…
“Quando posso
cominciare?” Nyag sorrise ancora una volta e, nello stesso tempo, si alzò
andandogli incontro: gli arrivò vicino, tanto da appoggiare la sua mano sinistra
sulla spalla di Angel. “Presto, amico mio, presto…prima dovrai prepararti con
alcuni esercizi purificatori: essi cancelleranno dalla tua mente e dal tuo
spirito ogni dubbio ed ogni incertezza, in modo che sarai libero di agire e di
portare a compimento questo salvataggio…” lo guardò intensamente, con uno
sguardo che, per Angel fu difficile interpretare “Lei ha bisogno di te, più di
quanto tu abbia bisogno di lei…Non ti perdere, o sarete entrambi smarriti per
sempre” Ascoltò questo suo ultimo ammonimento, ed annuì: poi si alzò ed
entrambi andarono a rendere omaggio al Buddha che, serafico come sempre,
dominava con la sua presenza la stanza.
Aveva ancora qualche decina
di minuti prima di poter iniziare gli esercizi di cui gli aveva parlato
Nyag. Aveva deciso di approfittarne per ritirarsi nella stanza che gli
avevano assegnato per lavarsi e fare chiarezza nella sua mente…se solo avesse
potuto. Ma appena si sedette sulla stuoia per cercare di liberarla dai
pensieri che vi si affollavano, capì che non ne avrebbe tratto giovamento,
infatti, la sua mente continuava a tornare a quello che aveva visto nella stanza
misteriosa…Se da un lato era rimasto stranamente affascinato dallo spirito
primordiale, così selvaggio e libero – gli aveva quasi invidiato quella libertà
così estrema, senza alcun limite apparente… – dall’altro, non riusciva ad
escludere dai suoi pensieri l’immagine di lei distesa, com’era proprio ora,
nella sua tomba…Lui sapeva che trovarsi lì, da consci, era la più strana delle
esperienze vivibili. Sperava di raggiungere in tempo Sunnydale, visto che non
aveva tempo per avvisare la gang dell’avvenuta riuscita della sua
missione… Colto da un’improvvisa ondata di paura mista a speranza, fece una
cosa che non faceva da molto, moltissimo tempo.
Chiuse gli occhi e
pregò.
Sussurrò parole di preghiera che vennero alle sue labbra come la
più naturale delle cose…credeva che avrebbe fatto fatica, dopo tutto questo
tempo: in fondo, anche quando era ragazzo, un ragazzo umano, non era molto
dedito alla preghiera…E invece, gli riuscì naturale e ne trasse un giovamento
così profondo che si sentì pronto ad affrontare gli esercizi purificatori che lo
attendevano.
Nyag lo aspettava in un’altra stanza, molto simile a
quella in cui si erano trovati prima e dopo la sua esperienza a tu per tu con
l’istinto primordiale di Buffy, solo che in quest’ultima non c’era alcun
elemento di arredamento. C’era invece un altro altare dedicato al Buddha: di
certo, non poteva stupirlo, visto che si trovava in un monastero…ma era convinto
che ne avrebbe trovati altrettanti anche se fosse stato un riparo per
viaggiatori o un qualsiasi altro edificio. La religiosità del luogo, quella
sì che lo stupiva: la gente aveva una tale fede che riusciva ad affrontare
innumerevoli avversità, dovute dalle intemperie o dalle difficoltà di vita in
generale. Oppure, riusciva ad aiutare anche gente indegna, proprio come
lui… “Molto bene, leggo nei tuoi occhi che sei pronto, e questo mi fa molto
piacere. Durante gli esercizi , ti sarò accanto per guidarti, anche se sono
certo che il tuo cuore ti dirà cosa fare…comunque, io sarò sempre qui” Angel
annuì, dopodiché si sistemò come gli venne indicato: più che altro, gli venne
indicato il posto esatto in cui stare in piedi…vedendo la meticolosità con cui
lo sistemavano, doveva essere un particolare molto importante… Trovata la
giusta posizione, il vecchio Nyag gli si pose davanti, a neanche mezzo metro di
distanza: occhi negli occhi, iniziarono a respirare molto
profondamente…Istintivamente, Angel prese a fare ciò che faceva il vecchio
monaco, seguendo il suo cuore, proprio come gli aveva
raccomandato. Iniziarono a fare dei movimenti molto lenti, dapprima muovendo
solo le braccia, poi seguendo l’onda del movimento con tutto il corpo…Ad Angel
vennero in mente gli esercizi di Tai Chi Ch’uan che era solito fare dopo il suo
ritorno dalla dimensione infernale…Lo avevano aiutato a recuperare quella
serenità che, grazie a Buffy, aveva riacquistato molto velocemente. C’erano
però delle diversità da quello che era abituato a fare: alcuni movimenti
venivano interrotti a metà per aumentare la concentrazione, specie nei momenti
difficili…Avrebbe dovuto aiutarlo a non perderla durante la sua missione, nel
caso avesse trovato sul suo cammino elementi disturbatori, sarebbe stato in
grado di superarli con facilità, senza esserne influenzato. La naturalezza
con cui compirono quei gesti fu come lo scorrere di un fiume, che a malapena si
accorge di essere arrivato al mare: terminarono così come erano cominciati, e
cioè con gli esercizi di respirazione, che li portarono a sedersi a terra, a
gambe incrociate, sempre l’uno davanti all’altro…Il vecchio Nyag chiuse gli
occhi e così fece Angel: era sicuro che sarebbe stato in grado si continuare
anche senza il contatto visivo che li aveva legati fino ad ora…In fondo, era
stato proprio il monaco ad incitarlo a seguire il suo cuore…ebbene, avrebbe
fatto così. Lo avrebbe seguito e sarebbe riuscito a riportarla
indietro.
Ora che poteva aiutarla, non avrebbe fallito. Ora che poteva
riportarla indietro, non avrebbe esitato. A qualsiasi costo.
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ISTINTI PRIMORDIALI
CAPITOLO
VIII
Le sue percezioni erano cambiate. Non avvertiva più il peso del
suo corpo, né l’ambiente intorno a sé.
Si guardò attorno e tutto quello
che vide fu una densa nebbia che si espandeva praticamente a perdita
d’occhio. Tutt’intorno, la sola cosa che riusciva a percepire era un muro
‘intangibile’ che non gli permetteva di orizzontarsi. Decise allora di fare
quello che aveva sempre fatto in situazioni del genere: affidarsi all’istinto…e
fu una soluzione felice, perché appena chiuse gli occhi per concentrarsi, riuscì
a percepire la sua presenza. Solitudine, mista a terrore puro e una gran
confusione stavano agitando il suo spirito: ora più che mai, sentiva che lei
aveva bisogno di lui. Con una facilità che lo sconcertò, perché gli bastò
pensarlo e subito fu fatto, si ritrovò davanti alla figura dello spirito di
Buffy: ancora più scarmigliata di prima, se era possibile, lo ferì vederla così
vulnerabile… Lui era stato l’unico a vedere entrambi i lati del suo essere:
praticamente tutti quelli che la circondavano, spesso si dimenticavano che
dietro la facciata sicura e a volte spavalda della Cacciatrice si nascondeva una
ragazzina dolce e vulnerabile…molto più fragile - anche se all’apparenza
inattaccabile – di quanto lei stessa si sentisse. Teneva questo suo lato ben al
sicuro dentro di sé, conscia che se qualche nemico l’avesse anche solo
intravisto, allora per lei sarebbero stati guai seri. Ma da quando nella sua
vita era entrato Angel, aveva avuto la possibilità di mostrargli questo suo
lato, senza timore, senza alcun dubbio, sentendosi sicura e protetta come mai in
vita sua…Era sicura che non si sarebbe sentita mai più così bene in tutta la sua
esistenza, per quanto lunga essa potesse essere. Le si avvicinò, facendo ben
attenzione a non spaventarla, ma fu del tutto inutile, perché un elemento che
nessuno dei due si aspettava, giunse come un fulmine a ciel sereno in mezzo a
loro due, scagliando violentemente lui a terra e attaccando lei con un ringhio
che fece rabbrividire Angel fino alle ossa… Perché lo
riconobbe…
Riconobbe il suo peggior incubo…
Angelus.
Il
perché fosse lì, sul piano astrale, era una cosa che, al momento, non gli
interessava, almeno non subito. La sua priorità era preservare lo spirito di
Buffy fino al compimento del piano. Rialzatosi, si scagliò contro il suo alter
ego, che stava cercando di afferrare Buffy, che evitava agilmente tutti i suoi
attacchi, anche se temeva che presto si sarebbe stancata e avrebbe fatto un
errore che le sarebbe potuto essere fatale. Riuscì a placcarlo,
allontanandolo così da lei, che stette ad osservare la scena con gli occhi
sempre spalancati, tenendo lo sguardo un po’ su Angel un po’ su Angelus, non
sapendo che fare…Dopo un primo momento di sbigottimento, si lanciò su di loro,
colpendo indistintamente sia l’uno che l’altro: era troppa la paura che la
dominava, Angel poteva sentirla ancora più chiaramente ora che era così
vicina…Non le importava di nulla di quello che stava succedendo, sentiva solo
che c’era una minaccia e solo questo contava per
lei.
Minaccia.
Lotta.
Eliminazione.
Conservazione.
Ancora
una volta, era l’istinto primordiale dell’autoconservazione che prevaleva su
tutto, che la faceva andare avanti…Come tante altre volte in passato, era solo
l’istinto che la guidava e la portava a uscire vittoriosa da ogni combattimento
intrapreso. Angel cercò di evitare l’attacco di Buffy, girandosi ed esponendo
Angelus alla furia cieca dello spirito di lei: naturalmente, non fu facile,
perché la presa che aveva su di lui era molto forte, addirittura lo stava per
atterrare quando l’attacco inaspettato gliela fece allentare leggermente, quel
tanto che bastava per cambiare tattica e, soprattutto, presa. Se prima si
fronteggiavano tenendosi reciprocamente per le braccia, ora Angel lo aveva preso
da sotto le braccia, impedendogli di afferrare sia lui che lei, e diminuendo,
così, di molto la sua capacità d’attacco: l’unica cosa che lo preoccupava era
che non poteva resistere così a lungo e, cosa ancora più importante, non
arrivava a nulla: con quella presa, anche lui era impossibilitato a fare
alcunché contro di lui, per eliminarlo…C’era una speranza, una sola, ma non
sapeva come accenderla e darle fuoco, in modo che
divampasse…
Buffy.
Lei poteva aiutarlo, ma non sapeva come fare ad
attirare la sua attenzione e, soprattutto, non aveva la minima idea di come
convincerla – sempre che fosse possibile – a collaborare. L’unica cosa che
gli venne in mente fu di provare a chiamarla. Si rendeva conto che era una
cosa stupida, troppo semplice per funzionare, ma non poteva fare altro che
provare qualsiasi idea che gli fosse venuta, e così fece. La chiamò, con
quanta voce riuscì a trovare… Il suo grido risuonò in quell’ambiente senza
tempo, senza eco… Sulla prima, l’unico risultato che riuscì ad ottenere fu
che, per qualche attimo, interruppe il suo attacco: fissò il suo sguardo – che
ferì Angel ancora una volta e ancora più profondamente di prima – nei suoi
occhi, con un’aria quasi interrogativa…Ora non vide solo la paura, ma un senso
di confusione e volontà di capire….Era come se qualcosa dentro di lei si fosse
mosso, come se una voce le stesse dicendo di dargli ascolto: questa tregua durò
per un breve, intenso attimo che permise ad Angelus di liberarsi, con uno
strattone, dalla presa di Angel, e nel fare ciò lo spinse violentemente
all’indietro, facendolo cadere a terra. Con un ringhio minaccioso che andava
aumentando di intensità, si girò verso di lui e a piccoli passi fece per
avvicinarglisi quando Angel poté vedere la sua espressione mutare da feroce a
sorpresa: Buffy gli si era gettata al collo, cingendoglielo con le braccia e
gridando come un ossesso, colpendolo ripetutamente alla testa, anche se in
realtà sembrava non infliggergli alcun danno…Almeno, però, era riuscita a
distoglierlo da lui, in modo che potesse rialzarsi e pensare ad un piano: sì,
certo, era più facile a dirsi che a farsi…. Angel non sapeva da che parte
cominciare, secondo Nyag avrebbe dovuto ascoltare il suo cuore….Beh, il suo
cuore gli diceva di portare via Buffy da lì, al sicuro, dove avrebbe potuto
pensare con calma a cosa e come fare per sconfiggere Angelus. Così, mentre il
demone ce l’aveva ancora avvinghiata al collo, Angel caricò con quanta forza
poteva il suo alter-ego, facendolo rovinare a terra, a qualche metro da loro,
lasciandogli modo di afferrare una Buffy totalmente presa dal combattimento –
d’altra parte, quello era il suo istinto primordiale – per un polso e correre
via con lei da Angelus. Corsero più velocemente che poterono, allontanandosi
da un Angelus ringhiante che, però, non li inseguì….Almeno, non subito. In
effetti, non sapeva esattamente in che direzione si stavano dirigendo:
l’ambiente che li circondava non cambiava mai, era sempre quello: nebbia, solo e
sempre nebbia intorno a loro. Era da un po’ che correvano, ormai, e l’unico
cambiamento che poterono notare fu un abbassamento della luminosità del luogo:
erano infatti arrivati in una zona d’ombra, dove la nebbia pareva ora una coltre
pesante e ristoratrice, che poteva celarli per il momento ad un eventuale
inseguimento da parte di Angelus. Si fermarono. Appena smisero di correre,
Buffy si liberò con uno strattone dalla sua presa e si allontanò di qualche
passo da lui, senza smettere, però, di guardarlo negli occhi. Ora, quello che
Angel poteva vedere non era più paura, ma una curiosità e una voglia di
conoscenza notevoli…Aveva sentito che anche lei ricambiava la stretta di mano:
anzi, gli parve che vi si fosse aggrappata con tutta la forza di cui era capace,
come se riconoscesse in lui la sua salvezza… Trattandosi di istinto, Angel
dedusse che doveva essere qualcosa a livello inconscio a dettarle quell’azione,
quella fiducia che, ora, pareva dimostrargli. Per lo meno, non lo attaccava
più né fuggiva da lui.
Aveva fatto un passo avanti.
Ora restava la
parte più difficile: riuscire a ricongiungere l’istinto con il corpo. Ora che
poteva pensare con più facilità, senza doversi preoccupare di combattere allo
stesso tempo, valutò le opzioni che aveva davanti: si sedette e poi chiuse gli
occhi, respirando profondamente, per riacquistare un po’ di lucidità e prontezza
mentale, pronto a cogliere tutte le sfumature che potevano aiutarlo a risolvere
questa missione che, per lui, era più importante della sua stessa
esistenza. Ricordò cosa gli aveva detto il vecchio Nyag.
Doveva
ascoltare il suo cuore.
E così aveva fatto…e stava ancora facendo, ma i
risultati che gliene derivarono lo lasciarono molto, molto deluso. Infatti,
non gli venne nessuna idea che gli potesse permettere di salvare Buffy…Niente di
niente e questa sua frustrazione la sfogò con un pugno al terreno su cui era
seduto. Non si era accorto che Buffy era rimasta a guardarlo per tutto il
tempo in cui lui si era seduto a terra e aveva preso a concentrarsi per
pensare…Guardinga, ma meno battagliera di prima, gli aveva fatto lentamente un
giro intorno, osservandolo attentamente. Quando lui scagliò il pugno, lei
ebbe un sussulto, ma non fuggì come Angel pensava – aveva dato quel pugno non
pensando a poterla spaventare - , invece, dopo avergli lanciato un ultimo
sguardo indagatore, gli si avvicinò, inginocchiandoglisi accanto: sempre occhi
negli occhi – lui era come ipnotizzato, catturato dal suo magnetismo che, ora
come mai, lo aveva afferrato per non lasciarlo più – lei allungò un braccio fino
a posargli la mano sul cuore…Angel cercò di non sussultare al tocco gelido di
quella mano che gli aveva sempre trasmesso solo calore…. “An..gel?” Questa
volta, non riuscì a non sussultare.
L’aveva riconosciuto?
Ma come
poteva… L’eccezionalità di questa cosa lo lasciò totalmente sbigottito:
sapeva che i loro sentimenti reciproci erano forti, saldi come catene che
neanche il tempo poteva essere in grado di spezzare, ma il fatto stesso che – in
quelle condizioni – lei lo avesse riconosciuto, gli infuse nuove speranze, gli
dette nuova forza per affrontare ciò che avevano
davanti.
“Sì…Buffy…?” Lui fece per prenderle la mano, aspettandosi che
lei ne rifuggisse…e invece anche questa volta lo stupì, lasciandosi toccare
senza il minimo segno di paura o altro negli occhi… A dire il vero, qualcosa
vide: qualcosa a lui familiare…
Lo aveva visto tutte le volte che le loro
labbra si trovavano… Tutte le volte che i loro cuori si univano, in un
abbraccio eterno… Tutte le volte che i loro corpi si cercavano… Tutte le
volte che la disperazione per il non potersi avere l’un l’altro, lo faceva
allontanare da lei…per il suo bene…
Ma questa volta, non era lui a
doversi allontanare, ma fu lei ad avvicinarsi… Inaspettatamente così come
l’aveva toccato, lo baciò.
E quel bacio lo travolse.
Perché mai,
in tutta la sua relazione con Buffy e, a dir la verità, in tutte le sue passate
esperienze, era stato baciato con così tanta urgenza e
disperazione.
Poteva sentire tutto questo dal solo tocco delle sue
labbra, da come lo cercavano…e anche se si rendeva conto che quello non era né
il momento né il luogo adatto, rispose al suo bacio con una passione mai
conosciuta in passato. Solo il pensiero di averla persa per sempre, aveva
fatto sì che averla lì, con sé – anche se in forma primordiale – fosse come un
miracolo e di questo era grato al cielo, come mai in vita sua. La strinse a
sé, e non trovò la resistenza che si aspettava: lo spirito di Buffy rispose
all’abbraccio con tutta la forza selvaggia che aveva già dimostrato
precedentemente in combattimento…Lo cinse con le sue braccia, cercando ogni
muscolo delle sue spalle, ogni singolo muscolo delle braccia, facendo scorrere
le sue mani – che non si erano fermate un solo attimo – su tutto il suo corpo…e
a ogni tocco, ogni volta che esploravano una zona nuova, la passione di Angel
cresceva ancora di più…Era scosso da sussulti di piacere e dovette controllarsi
con una dose di autocontrollo davvero eccezionale, per non lasciarsi andare a
qualche atto sconsiderato. Stringendola un’ultima volta più forte che poteva
e baciandola come se fosse stato l’ultimo bacio che le dovesse dare, si sciolse
delicatamente da lei, continuando però a guardarla negli occhi: ora, da quello
che vedeva, ogni ostilità era scomparsa, restava solo uno sguardo così intenso e
così malizioso che Angel credette di arrossire… “Dio…sei così…è come se
neanche un attimo fosse passato dall’ultima volta che ti ho visto…Io…io devo
riuscire a farti tornare nel tuo corpo o non tornerò indietro nemmeno io: te lo
giuro” Non aveva tolto un attimo gli occhi dai suoi mentre le parlava: in
tutta risposta, Buffy gli accarezzò delicatamente il viso…Ancora occhi negli
occhi, furono interrotti bruscamente da un suono a loro purtroppo familiare:
Angelus li aveva raggiunti e, in qualche modo a loro sconosciuto, si era anche
procurato un’arma: infatti, impugnava una lucente spada, dalla lama lunga e
affusolata, che pareva molto affilata… Scattarono in piedi, proprio poco
prima che l’avessero addosso: Buffy urlò ancora con quel tono che fece
rabbrividire Angel, anche se – in fondo al suo cuore – doveva ammettere che la
trovava terribilmente eccitante…E sempre urlando, gli si scagliò ancora addosso,
ma questa volta il demone era preparato: non si lasciò più sorprendere e la
scansò abilmente, facendola allontanare da sé alcuni metri. Questo gli permise
di attaccare liberamente Angel: essendo parte di lui, sapeva che solo lui poteva
riportare indietro lo spirito della Cacciatrice e questo non gli andava bene…per
lui, lei stava bene dov’era. Lontana da lui. Ma questo, per Angel, era
totalmente inaccettabile: si preparò all’attacco del demone, sperando di
riuscire ad evitare la sua spada…maledizione, come avrebbe desiderato anche lui
un’arma, proprio ora che quanto di più prezioso avesse mai avuto e amato era in
pericolo.
Improvvisamente, sentì qualcosa in mano…
Dal nulla si
era materializzata una spada, non lunga come quella del demone, ma molto più
robusta e solida: era di fattura semplice, senza ornamenti sull’elsa, ma era
leggera come una piuma…e maneggevole come poche altre. Ora si sentiva molto
più propenso alla positività, ora che poteva difendersi adeguatamente… Ma non
aspettò di doversi difendere: attaccò lui per primo. Doveva finire, questa
storia e non voleva dipendere dalla volontà di un demone capriccioso e morboso
come Angelus…Che però parò senza troppi problemi il suo attacco. Non avendo
intenzione di demordere, Angel continuò con una serie di affondi che non misero
in difficoltà Angelus: li parò tutti, certo, con qualche sbavatura ogni tanto,
ma senza mai mostrare veramente il fianco. Fronteggiandosi da una distanza di
circa due metri, le due figure continuavano a fissarsi, pronte a cogliere negli
occhi dell’avversario anche il minimo segno di esitazione, pronti per
approfittarne…Ma presi dal combattimento, si erano momentaneamente dimenticati
di Buffy che, dopo essere stata ferma ad osservarli, decise di buttarsi nella
mischia, senza però avere nessun arma con lei. Spinta solamente dall’istinto
– e cos’era lei, se non istinto puro, primordiale? – si avvinghiò su Angelus
che, questa volta reagì più violentemente di prima e, nel scagliarla lontano da
lui le inferse una profonda ferita sul fianco: un fiotto di sangue andò ad
inzuppare gli abiti già logori e sporchi di Buffy che, con le mani, cercava di
contenere la fuoriuscita di sangue. Alla vista di lei ferita, Angel urlò ad
Angelus. “MALEDETTO!!!” Con tutta la rabbia che aveva in corpo, e ne aveva
tanta – per il destino avverso che avevano avuto…per i fatti della vita che li
avevano portati così lontani l’uno dall’altro come mai avrebbero voluto
veramente…– si precipitò sul demone, costringendolo a parare un’infinita serie
di colpi, dettati più che altro dalla furia cieca che in quel momento pervadeva
Angel…Non erano calcolati o misurati, ma solamente violenti e continui,
ripetuti, uno dietro l’altro, per non dargli tempo di infierire su Buffy, che
nel frattempo, era riuscita a rimettersi in piedi, anche se non riusciva molto a
muoversi, data la ferita ancora copiosamente sanguinante. Era a pochi metri
da loro, ma non abbastanza da impedire ad Angel di vederla: questo lo distrasse
e Angelus ne approfittò all’istante per mandare a segno un colpo anche su di
lui. La violenza dell’attacco lo scagliò a terra: un profondo taglio ora
attraversava il braccio di Angel, dalla spalla arrivava fino a metà
avambraccio…Lui urlò, ma cosa che interessò maggiormente il demone, fu che
lasciò andare la spada: gli aveva infatti colpito il braccio che era armato…Con
un calcio, gli allontanò l’arma, e - lentamente, per godersi il momento – avanzò
verso di lui con un ghigno infernale dipinto in volto, a dimostrare chi era
stato il più forte e chi era ora il vittorioso. Si fermò proprio davanti a
lui, con le gambe leggermente divaricate, in modo da essere in posizione
ottimale prima di fendere il colpo decisivo. Lo dominava completamente,
guardandolo dall’alto in basso, ghignando e ringhiando allo stesso tempo: alzò
la spada sopra la sua testa, pronto a dargli il colpo di grazia quando – sul suo
viso - apparve un’espressione di sorpresa e dolore allo stesso tempo: Angel poté
vedere la punta di una spada – la sua spada! – spuntare dal fianco di
Angelus…Troppo preso dal successo dei suoi attacchi, non si era accorto che
Buffy era riuscita a recuperare l’arma di Angel e ad avvicinarsi tanto da
poterlo colpire a sua volta… Riuscì solamente a girarsi, portandosi dietro la
spada, ancora conficcata nel suo corpo, per guardare in modo feroce Buffy che,
tenendosi la ferita con le mani, riusciva a malapena a stare in piedi: tremava
visibilmente e il pallore del suo viso era andato aumentando altrettanto
visibilmente…Angelus, sconvolto per essere stato ferito in maniera così grave da
uno spirito così insignificante per lui, si estrasse la spada dal fianco, la
osservò per un secondo poi la buttò a terra, per poter avanzare verso di lei,
impugnando la sua arma con entrambe le mani: non voleva fallire…
Voleva
eliminarla, a tutti i costi.
Gli era d’intralcio per il suo piano: voleva
togliersela dai piedi per poter disporre liberamente di Angel… Finché c’era
lei, lui non avrebbe mai ceduto all’oscurità che aveva dentro di sé.
Ma
aveva fatto i conti senza Angel.
Aveva raccolto a sua volta la spada e
gli aveva ferito la schiena, facendogli emettere un profondo grido di
dolore...Si inarcò e distolse nuovamente la sua attenzione da Buffy, che crollò
a terra, ormai quasi senza forze. Senza perdere la presa sulla sua spada, si
girò nuovamente verso Angel, che non perse tempo, ma approfittò per continuare
ad attaccarlo: non tutti i suoi colpi andarono in porto, ma riuscì ad
infierirgli qualche altra ferita minore…anche lui, incassò alcuni attacchi che
gli lasciarono delle ferite un po’ più gravi: era riuscito a colpirgli il
fianco, lo stesso del braccio, e anche una gamba. Stava sanguinando
praticamente da tutto il corpo: sentiva che le forze lo stavano velocemente
abbandonando e questo, al contrario, gli infuse nuova forza, nuova volontà: non
avrebbe mai permesso a quel demone di fare alcun male a Buffy, anche a costo di
rimetterci la vita…
Per lei, valeva la pena.
Avesse avuto anche
mille vite a disposizione, le avrebbe sacrificate volentieri tutte per
lei.
Su questo non aveva mai avuto dubbi.
Lei era tutto quello che
la sua misera vita rappresentava: solo lei era riuscita ad infondergli quel poco
di dignità che l’aveva profondamente cambiato nel corso degli anni, nel corso
degli eventi…Dall’autocommiserarsi continuamente, era passato ad aiutare gli
altri, ma soprattutto lei, lei che era stata destinata ad un infausto
compito…troppo pesante e grave per una ragazzina così giovane come quando lei
aveva iniziato. Sì, perché se era vero che era poco più di una bambina quando
era stata chiamata per il ruolo di Cacciatrice, ora, quella che era stata
sepolta era una giovane donna, conscia dei suoi doveri, sempre pronta – come
prima del resto, ma forse più consapevole – ad adempiere ogni compito, per
quanto difficile esso potesse essere. Lui non la aveva mai voluta vedere come
tale – come donna, cresciuta e quindi cosciente della portata dei suoi
sentimenti, del suo amore per lui – solo ora se ne rendeva conto… Forse, in
questo modo, pensava di proteggerla, non tanto da lui – anche se era stato in
realtà il motivo principale – ma dalla vita che potevano avere insieme… Non
aveva voluto ammettere di esserne spaventato, spaventato da morire… Solo ora
si rendeva conto che si era arrogato il diritto di scegliere per lei, per il suo
bene, senza voler realmente ascoltare anche il suo punto di vista, dandosi per
vinto sin dall’inizio…non considerando che si era comportato in maniera
egoistica, più di quanto avesse mai fatto in passato.
E di questo se ne
vergognò moltissimo.
Decise che se fossero tornati – o meglio, quando
sarebbero tornati – le avrebbe chiesto scusa, si sarebbe fatto perdonare per
tutto l’egoismo di cui si era dimostrato capace. Non avrebbe permesso ad
Angelus di rovinare di nuovo tutto: se la volta precedente non lo sapeva e si
erano quindi ritrovati nei guai più neri, ora era preparato, poteva difendersi e
poteva – soprattutto – difendere Buffy. Aveva continuato a sferrare colpo
dopo colpo al demone che, dal canto suo, rispondeva con sempre minor energia:
Angel se ne accorse e una piccola speranza andò man mano crescendo nella sua
anima…vedeva che poteva sfiancare il demone, sfinirlo e batterlo.
Una
volta per tutte.
Diede uno sguardo a Buffy, per rassicurarsi sulle sue
condizioni e quello che vide lo preoccupò molto: quella che prima gli era parsa
una fiera, selvaggia e ribelle, senza quasi controllo, ora era solo un’esile
figurina, distesa a terra, pallida oltre ogni misura e ansimante per il dolore e
lo sforzo di rimanere cosciente…il sangue oramai, era anche a terra:
l’abbondanza con cui era uscito spaventava Angel, gli faceva temere per il
peggio… Tornando con la mente al demone, ma restando col cuore e con l’anima
a Buffy, gli inferse alcuni colpi, gli ultimi due dei quali lo colpirono in
pieno petto: larghi tagli, molto profondi, lo attraversavano da parte a parte,
facendo fuoriuscire una notevole quantità di sangue, nero come la notte a cui
apparteneva… Crollò in ginocchio, lasciando andare la spada, e finì sdraiato,
sempre sanguinante… Angel non ci pensò due volte, ma andò subito da lei: gli
si inginocchiò di fianco, e più delicatamente che poté, la prese tra le braccia,
togliendole i capelli arruffati dal viso bianco come la neve…Anche in quella
situazione disperata, la sua bellezza era sempre con lei, anche se stravolta dal
dolore e dalla sofferenza. “Buffy…Buffy! Ti prego, rispondimi….Non puoi
lasciarmi così, non ora, non dopo tutto quello che abbiamo passato insieme, ora
come allora…Buffy, io ti amo, ho bisogno di te….Non abbandonarmi, ti prego…ti
prego…” Non riuscì più a parlare, perché il pianto interruppe tutto: le
lacrime gli offuscarono la vista, e tutti gli altri sensi…La sola cosa che
riusciva ancora a percepire era il peso leggero del suo corpo abbandonato tra le
sue braccia: solo quello e tutto il gelo che da esso ne proveniva. Continuava
ad accarezzarle il capo, con gesti delicati e teneri, senza mai fermarsi: e
mentre la cullava, continuava a ripetere il suo nome, a chiamarla…ma nessun
segno da lei, neanche un mormorio che gli potesse far sperare nel meglio. Tra
mille lacrime, guardò ancora il suo volto, abbandonato tra le sue braccia: il
pallore era ormai spinto così in là, che la pelle sembrava non avere più
pigmentazione…alcuni piccoli lividi alteravano la perfezione di quei lineamenti
che, Angel realizzò improvvisamente, tanto amava e non voleva far andare via da
lui… Lui ne aveva bisogno per vivere, per lottare, per
sopravvivere…
‘Te per lei……Lui per lei…Quanto sei disposto a
sacrificare?’
Di nuovo quella voce…Nyag, che aveva già sentito prima –
gli pareva quasi un secolo – lo avvolse come una calda coperta: ma certo, non
c’era altra soluzione….ed era così facile, sacrificare tutto per lei, per il suo
amore… Lei doveva continuare a vivere, per lui….e sarebbe sempre vissuta in
lui, in qualsiasi parte dell’universo egli si fosse trovato. Quindi non aveva
altro a cui pensare o su cui tergiversare…ogni momento era prezioso come una
goccia di rugiada per un assetato… Decise di provare il tutto per tutto: si
alzò e si diresse verso Angelus, ma quando si voltò si accorse con orrore che il
demone era sparito! E con esso, anche la sua spada! Sulle prime, pensò che
doveva essersi polverizzato o dissolto, ma quando la fantasia gli permise di
osservare la scena con maggiore obiettività, si accorse che per terra c’erano
delle orme insanguinate... Allora non era morto! Non aveva liberato,
finalmente, le loro esistenze dalla sua presenza così ingombrante e
minacciosa! Senza indugi, decise di seguire le orme, ma prima andò da Buffy
un’ultima volta, per sincerarsi che stesse almeno comoda: dato che era sempre
incosciente, decise di fidarsi del suo istinto e di sistemarla al meglio,
secondo lui…la lasciò supina, e si tolse la giacca per distendergliela addosso a
mò di coperta: si rendeva conto che non era un granché come sistemazione, ma era
tutto quello che poteva fare, per ora. Le dette un bacio, che lo fece
rabbrividire per il gelo che ancora una volta lo sorprese su quella bocca – in
passato, sempre così calda – e poi, con gli occhi velati di lacrime per il
dolore di doverla anche momentaneamente abbandonare, raccolse anche lui la sua
arma e si mise a seguire le tracce di Angelus.
‘Maledetti…mi
hanno ridotto così….credevano di avermi messo fuori gioco, ma si sbagliavano di
grosso: Angelus vive e vivrà per sempre!’ Una risata greve e profonda scosse
il panorama intorno a lui, e sembrò quasi ritirarsi davanti a tanta cattiveria e
perversione…Anche se c’era il deserto intorno a lui, ugualmente sembrò
annullarsi… ‘Gliela farò vedere io, a quei due stupidi mocciosi…così presi da
loro due, dal loro ‘amore’ che non vedono niente altro…beh, non dovrei certo
lamentarmene, ora, visto che mi hanno permesso di andarmene indisturbato. Potrò
ricaricarmi, accumulare abbastanza energie da sferrare un altro attacco che,
questa volta, sarà decisivo! Ne sono certo, niente potrà fermarmi!!!!!’ Aveva
continuato a camminare, senza preoccuparsi del sangue che lasciava dietro si sé,
come una scia…In fondo, era quello che voleva: essere trovato, per poter
annientare liberamente chi lo tratteneva da così tanto tempo in un limbo… Lui
voleva essere libero, libero si scorrazzare e trucidare ogni essere che
voleva…Ah! Era da così tanto tempo che non uccideva nessuno: certo, c’era stato
quel piccolo intervallo in cui si era rifatto sui gitani che gli avevano reso
l’anima…Un piccolo momento di gloria che aveva apprezzato molto, sicuro, ma che
era stato troppo breve…decisamente troppo. Si accorse che poco distante da
dove si era fermato – anche se era un demone, era stato ferito molo gravemente e
aveva bisogno di riprendersi un attimo – c’era una piccola altura, spoglia come
tutto il resto, ma abbastanza alta da poter diventare un ottimo posto per un
agguato. Con uno sforzo che gli costò un’altra considerevole quantità di
sangue, la raggiunse e si appostò in modo da poter vedere da ogni direzione, per
prevenire così un qualsiasi attacco dei suoi nemici… Quando poté finalmente
accasciarsi a terra per riposare, realizzò che era veramente ridotto male e che
sarebbe stato meglio poter affrontare al più presto Angel, in modo da non
perdere anche le ultime energie che aveva a disposizione.
Si
meravigliò di quanta strada avesse potuto fare Angelus ridotto a quel modo:
dalla scia di sangue che stava seguendo, e che andava aumentando man mano che la
distanza aumentava, pensò che dovesse essere ormai allo stremo delle
forze… Lui sapeva come ci si sentiva e non era davvero una bella
sensazione. Scacciò quei vecchi ricordi, di cui avrebbe fatto volentieri a
meno, per concentrarsi su quello che lo aspettava: non pensava di poter avere
l’onore della prima mossa, sapeva che il demone avrebbe trovato il modo di
tendergli una trappola, un agguato, qualsiasi cosa pur di partire in vantaggio.
Era maestro in queste cose. Ma non voleva pensare a quanto fosse ‘bravo’
in queste cose: anche lui non era certo da meno, e non si sarebbe lasciato
sopraffare. La scia era andata aumentando man mano che si allontanava da
Buffy…Il cuore gli si stringeva in petto, non sopportava l’idea di averla
lasciata così, in quello stato… Avrebbe preferito strapparsi il cuore dal
petto e donarglielo o addirittura donarle la sua vita…Tutto pur di renderla di
nuovo ciò che era un tempo.
Basta.
Decise che così non faceva
altro che il gioco di Angelus. Lui sapeva che tramite lei, poteva renderlo un
soggetto facile da colpire: ma ora, che Buffy era lontana – almeno fisicamente –
lui poteva concentrarsi su come sconfiggerlo. Non gli avrebbe dato un attimo
di tregua, un attimo di respiro, ma lo avrebbe sfiancato con un attacco dopo
l’altro, senza mai tirarsi indietro…finché non lo avrebbe annientato, una volta
per tutte. Non sapeva che effetto avrebbe avuto su di lui, sul suo rientro,
sempre che fosse riuscito a tornare con Buffy…Decise che non era il momento per
pensarci e cercò di accantonare ogni pensiero inutile che avrebbe potuto
distrarlo. Si fermò all’improvviso: l’ambiente intorno a lui, che era sempre
stato uguale, desolatamente uguale, sempre piatto e sempre vuoto, aveva subito
un piccolo ma importante mutamento… Una piccola altura si ergeva ora davanti
a lui, a poche centinaia di metri di distanza. Non ebbe bisogno di guardare
in che direzione le tracce andassero per sapere che Angelus aveva fatto di
quella altura la sua rocca, da cui dominare il suo nemico, cioè lui. Si
fermò, cercando di pensare ad una tattica efficace…ma si rese conto che ormai il
demone aveva troppo vantaggio su di lui: probabilmente, lo aveva già visto
arrivare. Per cui, prese la decisione di andare spavaldo contro di lui…forse,
era una cosa che non si sarebbe aspettato, avrebbe pensato che si sarebbe perso
a cercare una via di accerchiamento, un sotterfugio per prenderlo alle
spalle…invece, lui non avrebbe cercato di evitare di essere visto, anzi, si
sarebbe messo bene in evidenza, attirando la sua attenzione. Non ci pensò
sopra oltre, ma – impugnando saldamente la sua spada – si erse in tutta la sua
altezza e cercò di camminare nel modo più sicuro che poté, per dare almeno la
parvenza di sicurezza…Sicurezza che avrebbe voluto trattenere con sé, ma non ci
riuscì, almeno non così come avrebbe voluto: pensò a lei, a dove e come l’aveva
lasciata….Questo gli diede forza perché temeva il peggio per lei, temeva che
dovesse rimanere intrappolata lì in eterno.
Questo sarebbe accaduto se
lui non fosse riuscito nella sua missione.
Ed era un’eventualità che non
voleva nemmeno prendere in considerazione… Basta. Decise di lasciare da
parte questi pensieri negativi, così negativi che iniziavano a togliergli anche
quel poco di fiducia che era riuscito ad accumulare dentro di sé… Continuò a
camminare verso l’altura, armato, ma non riuscì neanche a percorrere cento metri
che una pioggia di sassi lo investì…Angelus doveva proprio esser ridotto male se
ricorreva anche a questo: bene, veniva tutto a suo vantaggio…Cercò di difendersi
col braccio libero, mentre si avvicinava sempre di più alla base della rocca. E
proprio quando la raggiunse, la pioggia di sassi finì. Cercò di guardare in
alto, dove doveva essersi sistemato il demone, ma tutto quello che riuscì a
vedere fu il lato dell’altura: era troppo scosceso per permettergli di vedere
fino in alto, fin dove, cioè, doveva esserci Angelus. Prima di esporsi
ancora, decise di fare un rapido giro della base di quella altura, giusto per
capire se potevano esserci via di fuga o vie da cui poteva spuntare facendogli
un’imboscata… Aveva appena iniziato quando un macigno lo investì… Con tale
forza e velocità che lui neanche si accorse dell’accaduto, ma semplicemente, si
ritrovò steso a terra, senza spada – distante da lui pochi ma importantissimi
metri – e dolorante. Sembrava che fosse stato investito da una
schiacciasassi…ma appena riuscì ad aprire gli occhi abbastanza per guardare
davanti a sé, vide che non era stato un macigno ad investirlo, ma
Angelus. Era piombato dall’alto, con tutta la sua forza e potenza: anche se
era ferito almeno quanto Angel, aveva avuto, pareva, abbastanza tempo per
riprendersi momentaneamente…Anche se non era rimasto indenne dalla caduta
neppure lui – si stava giusto rialzando, leggermente zoppicante – era già pronto
a sferrare l’attacco decisivo: lui era lì, inerme, disarmato e ferito in modo
grave…Dubitava, questa volta di riuscire ad uscirne, ma decise che avrebbe dato
tutto sé stesso per permettere almeno a Buffy di tornare nel mondo
reale. Scansò il primo colpo, rotolando di lato e si rimise subito in piedi,
anche se con fitte di dolore in tutto il corpo…Aveva rotolato in direzione della
spada, che ebbe di nuovo in mano in pochi secondi… “Bene bene….cercavi la
spada, eh? Pensi davvero che con quell’insignificante arma tu possa anche solo
toccarmi? O pensi di essere così in gamba da eliminarmi definitivamente? Non ti
devi illudere…O forse sì, illuditi pure, sarà un piacere ancora più grande
toglierti dai piedi una volta per tutte se, fino alla fine, tu avrai sognato di
tornare dalla tua amata…” Un ghigno terrificante, che fece gelare Angel fino
alle ossa, interruppe per qualche secondo il suo monologo folle… “Ma non ti
preoccupare…Non la lascerò sola, neanche per un attimo!” Aveva commesso un
errore…
Angel non riuscì a capire altro, a sentire altro, a pensare ad
altro……
Non avrebbe fatto avvicinare quel demone a Buffy anche se fosse
stata l’ultima cosa che avesse fatto…Non gli avrebbe permesso di farle
dell’altro male.
Aveva dovuto subire tanto dolore sufficiente per due
vite, almeno…
Lui avrebbe impedito che soffrisse ancora.
“NON TI
AZZARDARE AD AVVICINARTIGLI, MALEDETTO!” Era scattato in piedi all’istante, e
brandendo la sua spada, aveva iniziato ad attaccarlo…con un furore cieco,
urlando ad ogni colpo, ‘sputandogli’ in faccia tutto il suo odio e il duo
disprezzo per la sofferenza inferta…Ma Angelus non era da meno: era in grado di
parare praticamente ogni suo colpo, e di rispondere con altrettanta
ferocia… “Sì, così…fai scorrere l’odio, lo voglio sentire, tutto. Solo così
potrò di nuovo prendere il controllo su di te…per poter regnare su questo mondo,
fino alle fine dei giorni!” Continuava ad avanzare, verso Angel, fendendo
colpo su colpo, fino a quando lo fece rimanere con le spalle contro l’altura da
cui era piombato solo pochi minuti prima… “Bene…ecco dove ti ha condotto
l’amore per la Cacciatrice…Non era forse più sano per te seguire me, senza
opporre questa stupida resistenza? Tanto, lo vedi, ti ho vinto di nuovo…Un’altra
volta io sarò te, ma cosa più importante tu sarai m…” Non aveva potuto finire
la frase, perché dall’alto una figura scura gli era caduta addosso, con velocità
tale che persino Angel non se ne era accorto se non all’ultimo momento…e solo
all’ultimo momento aveva potuto gridare…
“BUFFY, NO!”
Era rimasta
sdraiata a terra, prona, con la spada di Angelus che l’aveva attraversata, da
parte a parte: una larga macchia di sangue si stava espandendo sotto di lei…Come
se quello che aveva già perso non fosse stato abbastanza.
Ma il demone
era sparito….questo lo aveva notato subito!
Corse vicino a lei, gettando
via la spada…Non sapeva come fare a toccarla senza procurarle dolore: era
l’ultima cosa che voleva, ma doveva vedere se poteva fare qualcosa per lei, se
poteva estrarre la spada...La sollevò come se si trattasse di un fiore delicato,
che si poteva rovinare anche al minimo tocco: girandola verso di sé, vide che il
pallore era ancora aumentato – se fosse stato possibile – e gli occhi erano
quasi del tutto chiusi. Aveva ancora in mano la fiaccola, ormai spenta, con
cui aveva eliminato Angelus: evidentemente, era riuscita a fare del fuoco, a cui
anche lo spirito di un vampiro era succube. Ma una cosa, trovò, che non si
aspettava…
Lei stava sorridendo.
Anche in quelle condizioni, era
lo spettacolo più dolce che avesse mai potuto vedere…I tratti del suo viso
parevano come ingentiliti da quel sorriso, che era apparso come la pioggia dopo
un periodo di siccità…Ora aveva anche gli occhi socchiusi e lo stava
guardando… Angel fu scosso da brividi che andarono a scuotere le sue ossa
doloranti…mentre Buffy, lentamente, allungò una mano fino ad accarezzargli il
viso.
Quella mano incontrò lacrime, calde e abbondanti, versate per un
amore vero, puro e totale.
E che sarebbe durato in eterno.
Lui
poté solo inebriarsi di quel contatto, che così gentile e dolce fu per la sua
anima tormentata. Riuscì solo a chiamarla…sperando che fosse abbastanza
cosciente da riuscire a seguirlo…per cercare di…Non lo sapeva nemmeno lui, ma
doveva fare qualcosa! La voce gli uscì come un sussurro che, però, gli costò
molto dolore…le ferite erano profonde e praticamente erano su tutto il suo
corpo. “Buffy…Buffy, ti prego, non puoi lasciarmi proprio ora…Rispondimi, ti
prego…Buffy…” Aveva continuato a piangere, non era riuscito a fermare quel
fiume di lacrime che veniva giù dai suoi occhi…Ne asciugò abbastanza da poter
continuare a fissare quel volto che combatteva per non soccombere alla
stanchezza e al dolore.
“An…Angel…”
Il suo tocco gentile sul suo
viso si era andato affievolendo, fino a che anche tener su il braccio era stata
un’impresa troppo dolorosa per lei, che così le ricadde pesantemente lungo il
fianco. Angel aveva il cuore gonfio per la gioia, anche se effimera….era
felice che l’avesse riconosciuto, che avesse pronunciato il suo nome…ma era così
pallida, così sofferente che la gioia fu presto sostituita da un’ansia
terribile. “No…non parlare, risparmia le forze, dobbiamo andare via da qui,
dobbiamo tornare nella nostra realtà, solo così potrai tornare a vivere,
Buffy…solo così io potrò continuare la mia esistenza…” Era molto incerto sul
fatto del suo ritorno a casa: Angelus era finalmente storia, e non si era mai
avuta notizia di un vampiro che era tornato umano… Buffy riuscì a tenere gli
occhi aperti: respirava ormai a fatica, ogni respiro era chiaramente un dolore
per lei, ma nonostante questo, sorrideva.
Ancora una volta, l’aveva
sorpreso.
Era una ragazza davvero eccezionale, e lui ne era così
orgoglioso…
Lo guardò fisso negli occhi, poi di nuovo gli sfiorò la bocca
con la mano… Com’erano fredde le sue dita! Ancora, il suo contatto gli
diede i brividi, ma stavolta per la realizzazione che doveva davvero sbrigarsi
se voleva salvarla….Ormai, la vita stava velocemente fuggendo via da quel corpo
ferito… “Shhh…Niente dolore…ma solo…gioia, grazie a te…per te” Non capiva
cosa stesse dicendo…la sua voce era ridotta ad appena un sussurro. Le si
avvicinò, per poter sentire meglio, ma fu colto alla sprovvista da Buffy che si
tirò su quel tanto che bastava per poterlo baciare… Fu come una febbre
improvvisa o una scossa elettrica…Si propagò in tutto il suo corpo, fino alle
estremità, ma quello che più lo sorprese fu che vide.
Loro
due.
Insieme, alla luce del sole.
Giocare con una bimba dai
capelli color del grano maturo…
E mentre vedeva tutto ciò, nella sua
mente, sentì anche una voce – la sua voce! – che lo rassicurava…Aveva un tono
dolce, che sembrava accarezzarlo come per scacciare via un terribile
incubo… ‘Non devi temere, amore mio…e soprattutto, non devi avere timore per
me. Finalmente, sono libera, come ho sempre sognato…e tu sarai con me, cosa che
rende la libertà degna di essere vissuta….Avrei preferito morire o restare in un
limbo centinaia di migliaia di anni piuttosto che vivere senza di te…Grazie,
Angel…E’ il regalo più bello e prezioso che avresti mai potuto farmi e per
questo, e per mille e mille altri motivi, il mio amore non ti abbandonerà mai.
Grazie…Grazie!’
Il sogno e la voce si interruppero all’improvviso, così
come il bacio. Angel rimase qualche secondo come in trance: aveva la vista
completamente abbagliata, e la testa ancora gli risuonava della sua voce…così
dolce… Ma appena poté guardarla, quello che vide gli fece morire in petto
ogni parola, ogni pensiero fu annullato, ogni speranza fu
stroncata…
Aveva lo sguardo vacuo, fisso in un punto indefinito, e se dai
suoi occhi poteva vedere che la vita era stata soffiata via da quel corpo, sul
suo viso c’era ancora un sorriso che le conferiva un’aura di serenità come mai
prima d’ora…Quella serenità a cui aveva sempre ambito – che meritava più di
chiunque altro - ma che non era mai riuscita a raggiungere.
Non riusciva
neanche a piangere, tanto era il dolore.
Lo stava straziando piano piano,
dall’interno, brandendo ogni fibra del suo essere e strappandogliela via
lentamente… La accarezzò e, non potendo più sopportare quello sguardo, le
chiuse gentilmente gli occhi…Se con un braccio la stava sorreggendo, con l’altra
mano continuò ad accarezzarla, togliendo ogni capello dal suo viso, cercando di
pulirlo dalla polvere che l’aveva ricoperta durante la sua permanenza in quella
dimensione. Non riusciva a staccare il suo sguardo dal suo viso.
Era
perfetto.
Anche nella morte, era bella come in ogni altra occasione in
cui l’aveva vista. Improvvisamente, non riuscì più a sopportare nulla…il
dolore fu troppo intenso, lo travolse con una tale enfasi, che poté solo
stringerla a sé, forte, e gridare…gridare tutta la sua rabbia……rabbia mista a
dolore per la perdita di una ragazza così eccezionale. La stringeva e si
dondolava, sempre inginocchiato a terra, fino a quando sentì un leggero calore
iniziare a pervaderlo. Aprì gli occhi e poté vedere che una luce bianca stava
irradiandosi da Buffy: non solo da intorno a lei, ma proprio dal suo
interno. Angel continuò a tenerla fra le braccia, osservando questo fenomeno
con occhi sempre più feriti dalla luce...Non sapeva bene cosa fare, ma di una
cosa era certo: non avrebbe lasciato Buffy. L’avrebbe stretta a sé,
ancora. E ancora.
Per sempre, se gli fosse stato permesso.
Come
la luce, improvvisamente iniziò a sentire anche una voce…Di nuovo, era Buffy che
gli parlava. Subito, credette di stare avendo delle allucinazioni…Non sarebbe
stata certamente la prima volta…per cui, fu cauto a non lasciarsi inebriare
dalla gioia che provò dall’udirla di nuovo parlare.
‘Abbandonati a me,
Angel…non avere timore…Vieni con me, finalmente, vivremo il nostro
amore...felici...Angel, vieni...’
Ma ogni sforzo fu inutile: era troppo
bello sentirla di nuovo, e poi la luce aveva un calore che lo aveva avvolto,
come il suo dolce abbraccio che non sentiva più da così tanto… E che gli
mancava così tanto… Gli si chiusero gli occhi, come se dita calde e morbide
gli fossero passate sopra per serrarli…e una luce ancora più abbagliante lo
avvolse, luce che lo strinse forte, scaldandolo come un bozzolo protegge la
farfalla nascente. Gli parve di cadere in un vortice di cui non vedeva nulla,
né l’inizio né la fine…lui sapeva solo che stava cadendo, ancora e
ancora… Fino a che…
Un lampo.
E poi nulla.
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ISTINTI PRIMORDIALI
CAPITOLO
IX
“Shhh…Fate silenzio e spostatevi: il nostro amico ha bisogno di
respirare…Chro, portami dell’acqua fresca, ti prego…” Il ragazzo non rispose,
ma fu lesto nell’obbedire all’ordine del saggio Nyag. Era rimasto
inginocchiato di fianco ad Angel per tutto il tempo in cui era stato
incosciente. Quando era riapparso nella stanza dove aveva fatto gli esercizi
preparatori con Nyag, il monaco aveva quasi perso la speranza in un suo ritorno.
Nessuno aveva trascorso così tanto tempo nel piano astrale, soprattutto,
nessun vampiro: d’accordo che lui era un caso particolare – vampiro con l’anima
– ma lo stesso il pericolo cresceva ad ogni minuto che trascorreva fuori dal suo
corpo. E due giorni e due notti erano, quindi, un’eternità. Il piacere fu
per cui maggiore nel vederlo riapparire…anche se totalmente privo di
sensi. Con molta fatica, lo avevano portato nella sua stanza e sdraiato nel
suo letto. Nyag era sulla stuoia, snocciolando il suo rosario, aveva pregato
per tutto il tempo…La notte stava velocemente scivolando via e da Angel erano
venuti solo frasi deliranti…Aveva continuato a ripetere il suo nome…Anche se era
un monaco, non ignorava la passione, sapeva quanto forte potesse essa essere, e
sapeva anche che non c’era rimedio. Né il tempo né la lontananza potevano
essere d’aiuto a spegnere una passione così bruciante come quella di Angel. Ma
ora che era tornato, doveva solo svegliarsi, e il più era fatto. Tra una
preghiera e l’altra, gli passava una pezza di cotone imbevuta di un infuso di
erbe locali, che erano tramandate da generazioni nella sua famiglia, capaci di
regolarizzare la temperatura e di calmare il delirio…Lentamente, stavano avendo
il loro effetto: la febbre che divorava Angel da quando era tornato era andata
scemando nel corso delle ore e adesso anche il delirio era quasi del tutto
terminato. Il suo respiro era profondo e regolare: ogni tanto, Nyag si
incantava a guardare il suo petto alzarsi e abbassarsi…Si continuava a
sorprendere di quanto perfetta e meravigliosa fosse la natura umana…il corpo
umano, in modo particolare, era una macchina travolgente, capace di subire così
tanto, senza mai arrendersi, per poi riprendersi e ricominciare. Ancora una
volta, si sentì piccolo di fronte alla portentosa forza che aveva creato tutto
questo e le sue preghiere si fecero ancora più fervide.
E niente fu
vano.
Perché alcune ore dopo, Angel aprì gli occhi. Tentò di parlare,
ma dalla sua bocca non uscì nulla…Un dolore al torace gli fece morire ogni
parola che avrebbe voluto pronunciare…Fu travolto da questo dolore, e quasi non
riperse conoscenza, ma Nyag gli fece bere un infuso di altre erbe medicamentose
che parvero avere qualche effetto su di lui: il respiro, prima affannoso, tornò
ad essere regolare e l’espressione del suo volto non fu più contorta dalla
sofferenza. “No, non tentare di parlare, amico mio…E’ un miracolo che tu sia
qui, vivo…sei tornato, sì, vivo, anche se mal ridotto…Abbiamo dovuto curare
ferite su ogni parte del tuo corpo: ci vorrà tempo, ma guarirai, di questo hai
la mia parola. Ora devi cercare di riposare, solo così potrai poi farmi tutte le
domande che affollano la tua mente…Riposa…Riposa e guarisci…” La sua voce era
così suadente, così inebriante che Angel si perse in essa, fino ad
addormentarsi. E finalmente, fece un sonno lungo e ristoratore, non affollato di
incubi, ma di un dolce, caldo senso di serenità e felicità.
Una
morbida luce proveniva dalla finestra…riempiendo la stanza di un manto di
argento. Sbatté ripetutamente gli occhi, cercando di capire dove fosse.
Intorno a lui c’era solo lo spoglio mobilio della sua camera. Aveva ricordi
molto confusi…
Buffy!
L’aveva vista morire, fra le sue braccia…e
non aveva potuto fare proprio niente per aiutarla…Ancora, il dolore che aveva
provato tornò a farsi vivo in lui, riempiendo ogni cellula, ogni fibra del suo
corpo, tutto…Dai suoi occhi ricominciarono a scendere tante lacrime, tutte
quelle che non aveva ancora pianto…anche se pensava di non averne
abbastanza. Ricordava anche che, all’ultimo, lei l’aveva riconosciuto,
sfiorato e ringraziato…Ma era ancora così confuso, e più si sforzava di
ricordare più le cose si facevano sfumate e si ammassavano l’un
l’altra. Richiuse gli occhi, e presto ricadde in un sonno, stavolta agitato e
doloroso…
Quando li riaprì, c’era di nuovo Nyag vicino a lui: gli
dava le spalle e gli pareva intento a preparare un altro dei suoi infusi: si
ricordava che gli aveva fatto bere qualcosa dal sapore terribile, ma che gli
aveva dato sollievo…Sperò che, almeno stavolta, il gusto sarebbe stato
migliore. Era ancora perso nei suoi pensieri quando si accorse che, ora, il
vecchio monaco lo stava osservando, e sorrideva. “Ben svegliato, amico
mio…Vedo che finalmente la febbre ti ha abbandonato…Molto bene, sei pronto,
allora, per un altro infuso: purtroppo il gusto è ancora più terribile di quello
precedente, ma l’effetto è di sicuro migliore…Con questo, sarai in piedi insieme
al sole che sorge” Gli porse la tazza alla labbra e poté così inghiottire
gran parte del liquido che conteneva…Una smorfia apparve sulla sua faccia: il
monaco non aveva mentito, era disgustoso…ma se davvero lo avrebbe rimesso in
piedi così in fretta, avrebbe ingurgitato anche fiele puro.
Non aveva
importanza. Nulla.
Solo tornare da lei.
Cercò di parlare e
questa volta il dolore fu meno intenso e di sicuro sopportabile. “Vecchio…da
quanto sono qui? Da quanto sono tornato? Devo andare…Devo…” Provò ad alzarsi,
ma un capogiro lo fece ricadere pesantemente sul letto, lasciandolo
disorientato…Nyag si alzò e si sedette accanto a lui, posandogli una mano sulla
spalla. “Non avere fretta, amico mio…sei ancora debole, devi avere
pazienza…” Angel si voltò con rabbia verso il monaco sorridente. “Ma io
non ho tempo, vecchio! Ho solo quarantotto ore per arrivare da lei…e non posso
permettermi di perdere tempo…” Il monaco si alzò, andando ai piedi del letto,
dove la brocca dell’acqua era stata rifornita. Ne versò un po’ nel catino e
fece segno ad Angel, indicandogliela. “Immagino che vorrai almeno darti una
rinfrescata e metterti i tuoi abiti per il viaggio di ritorno…” L’aveva
sorpreso: immaginava che avrebbe sollevato proteste e invece… Notò che i suoi
abiti erano stati riposti si piedi del suo letto: notò anche che erano stati
lavati…Si vergognò un poco pensando allo stato in cui era giunto lì…In quei tre
mesi, la pulizia non era stata una delle sue priorità… Ma ormai era acqua
passata… Bastava tornare a Sunnydale e avrebbe…
Una consapevolezza lo
colpì, e lo fece tremare come una foglia scossa dal
vento…
Respirava!
Ma com’era possibile? Era ancora seduto sul
bordo del letto, quando realizzò che inalava ed espirava aria…Ringraziò il cielo
di essere stato seduto: era certo che, se fosse stato in piedi, le sue gambe non
avrebbero retto all’emozione… Con gli occhi spalancati, guardò il vecchio
monaco che, ora più di prima, lo fissava con uno sguardo pieno di comprensione e
serenità. “Sì, amico mio…Quando dicevo che sei vivo, intendevo nella più
larga accezione del termine” Lo guardò sempre fisso negli occhi, percependo
ogni sua singola emozione…era molto facile: quell’uomo era lo specchio delle sue
emozioni, e i suoi occhi, lo specchio della sua anima. “Ora sei un uomo,
respiri, cammini alla luce del sole, provi dolore come tutti noi...Invecchierai
e morirai…un giorno…Ma fino ad allora, vivrai come un qualsiasi essere umano. So
che molte domande ti si affollano nella mente, ma non ti preoccupare: tu pensa
solo a prepararti e io ti racconterò cosa ti è accaduto” Fu così che Angel,
sorretto da Nyag, che aveva mandato via gli altri giovani monaci che lo avevano
affiancato fino a quel momento, lo aiutò ad arrivare alla brocca e al catino e,
mentre lui si lavava, egli gli raccontò. “Tu sei il primo a cui è capitato e
penso che sarai anche l’ultimo…almeno finché non ci sarà un altro caso simile al
tuo. Nel momento in cui lo spirito della tua amata ha sconfitto il tuo spirito –
demone, in questo caso – il tuo corpo mortale avrebbe dovuto soccombere…ma tu ci
sei rimasto ancorato con un tale fervore, con una tale intensità, che non hai
permesso alla tua anima di continuare a vagare, ma bensì di far ritorno al
corpo. Per quel che posso dire, è successo lo stesso con la ragazza…E’ stato il
vostro amore a salvarvi, niente altro che l’amore…Ora anche lei è solo una
donna, umana, piena di amore per te…” Lo guardò commosso, anche se si voltò
proprio mentre alcune lacrime gli rigavano il volto: ma non fu così veloce come
avrebbe voluto…Angel se ne accorse. “Nyag…” Restò di spalle, ma gli parlò
ugualmente. “Devi solo promettermi una cosa” “Dimmi” Si voltò per
guardarlo in faccia e Angel vide che le lacrime erano state asciugate. Al loro
posto, c’era il più radioso dei sorrisi. “Devi farmi conoscere questa donna
così speciale…Dovete venire, sarete nostri ospiti per tutto il tempo che
vorrete” Questa volta fu Angel a sorridere, sereno. Gli si avvicinò per
prenderlo per le spalle. “Te lo prometto, saggio Nyag…” Dopo un ultimo
sguardo e sorriso, si abbracciarono per qualche istante, dopodiché il monaco
lasciò che Angel finisse di prepararsi, mentre lui andava a sbrigare alcune
faccende che richiedevano la sua presenza. Una volta solo nella stanza, Angel
restò un attimo fermo, fissando la finestra da cui si poteva ammirare la
splendida luna piena, che regalava alle cose quell’aura argentata così
affascinante. Travolto dalla perfezione di quell’attimo e dalla bellezza del
panorama, si decise a prepararsi: non voleva perdere altro tempo
prezioso.
Le cose andarono più a rilento di quanto avrebbe voluto: il
fatto che fosse tornato umano, implicava anche una guarigione più lenta e,
quindi, ogni movimento per lavarsi e vestirsi, gli aveva occupato più tempo del
previsto. Finalmente pronto, diede un ultimo sguardo a quella camera: era
sicuro che non se la sarebbe mai più dimenticata, come del resto, non avrebbe
mai potuto dimenticare quel posto. In così poco tempo – quanti giorni erano
passati da quando era arrivato, tre, quattro? – lo aveva così profondamente
cambiato: e non era solo per il fatto che era tornato uomo, ma la spiritualità
del luogo lo aveva profondamente toccato, pensava, per sempre. Stava
contemplando per un’ultima volta il panorama che si poteva osservare dalla
finestra, con i monaci in fermento per il giorno pronto a venire – mancavano
poche ore all’alba, almeno così gli avevano detto…ormai, non la sentiva più
arrivare… - quando un leggero bussare alla porta, lo fece trasalire riportandolo
alla realtà. Questa volta, c’era Nyag alla porta, che faceva capolino, sempre
col suo inseparabile sorriso. “Bene! Vedo che sei pronto…” Entrò nella
stanza, avanzando verso di lui: aveva le mani stranamente poste dietro la
schiena…Angel se ne meravigliò perché, nel poco tempo che era stato lì, aveva
potuto notare che teneva sempre le mani in grembo, anche quando camminava,
sempre… La sua curiosità fu colta dal monaco, che sorrise ancora più
maliziosamente… “Bene, vedo che stai guarendo velocemente, anche per un
uomo…Voglio placare subito la tua curiosità…” Angel arrossì lievemente per
essere stato colto in fallo, non voleva pensare che fosse un ficcanaso, ma era
stato più forte di lui… Lo guardò per un ultimo istante, poi allungò la sua
mano sinistra verso di lui e poté notare che teneva in mano un pezzo di
carta…No! Non era un semplice pezzo di carta, ma un biglietto aereo per
Sunnydale! Angel era esterrefatto! Gli pareva incredibile che avessero
potuto procurarsi un biglietto di aereo…In un posto così desolato…e
isolato… Nyag notò l’espressione di Angel e questa volta rise
apertamente. “Mio giovane amico, non devi meravigliarti così tanto! E’ vero,
siamo in una sperduta regione del Tibet, ma anche noi sappiamo cos’è la
tecnologia! E tu dovresti sapere meglio di me che, grazie ad Internet, puoi
comprare di tutto!” Si guardarono, entrambi sorridendo. “Dovrai andare
fino a Katmandu in treno, ti ho già preso il biglietto anche per quello, ma
arriverai in tempo per un volo che ti riporterà a casa…” Lo fissò
intensamente negli occhi, senza più ridere, ma in modo serio. “Da
lei” Angel fissò il biglietto per qualche istante, poi tornò a posare il suo
sguardo su quell’uomo che, in così poco tempo, aveva fatto così tanto per
lui… “Ti ringrazio. Di tutto…Ti ripagherò dei costi che hai dovuto sostenere
per me non appena sarò tornato a casa…” Ma il monaco non lo fece finire di
parlare. “Assolutamente, non devi. Tu eri un pellegrino errante e noi siamo
qui per i pellegrini…D’altronde, tutti erriamo su questa terra, fino a che non
troviamo un motivo abbastanza valido per cui fermarci…Come quello che hai
trovato tu” Si guardarono, e tutto fu detto. Non restava che partire.
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ISTINTI PRIMORDIALI
CAPITOLO
X
Il volo fu per lui, una delle esperienze più stupefacenti che avesse
mai fatto. Seguì il sole come aveva sempre sognato di fare…Partì che era alto
nel cielo e lo seguì per tutta la durata del suo viaggio: passò le quasi
quindici ore di aereo guardando fuori dal finestrino, inebriandosi dello
spettacolo che il cielo gli offriva. Inutilmente le hostess cercarono di
attirare la sua attenzione per sapere se aveva bisogno di qualcosa: lui le
liquidò, forse in un modo un po’ troppo brusco, ma era troppo preso dal sole.
Così, quasi senza accorgersene, arrivò all’aeroporto di
Sunnydale. Nessuno sapeva che sarebbe tornato, né a Los Angeles né
lì. Pensò di chiamare solo Willow…Aveva bisogno di parlare con qualcuno che
non l’avrebbe subissato di domande inerenti quel periodo…E lei era l’unica che
corrispondesse a quel requisito. Trovò il suo numero sull’elenco di una
cabina, proprio fuori dell’aeroporto. Dopo alcuni squilli a vuoto, Angel
quasi stava per riagganciare, quando una voce familiare rispose con tono triste
e spento. “Willow, sono Angel…” Sapeva che era un modo brusco per iniziare
la telefonata, ma ci aveva pensato e non ne aveva trovati di
migliori. Sentendo solo silenzio dall’altra parte dell’apparecchio, pensò di
continuare a parlare… “Scusa se chiamo così, all’improvviso, e solo ora,
ma……Willow, ci sei?” Iniziava a dubitare fortemente che ci fosse qualcuno al
telefono, perché non aveva udito neanche un suono. Ma i suoi dubbi furono
presto scacciati. “Sì…sì, ci sono, è solo che…Mio Dio, ma lo sai quanto
eravamo preoccupati per te? Ma dove sei? Dimmi, stai bene?” Non aveva potuto
evitare di notare che le stava telefonando durante le ore diurne…sperava che non
ci fosse qualche pericolo incombente sulla Bocca dell’Inferno… “Will, stai
tranquilla…molte cose sono cambiate da quando sono partito…tante cose
davvero….Ma io ti devo vedere, subito: dobbiamo sbrigarci per…Ma non voglio
dirti niente per telefono, preferisco parlarti di persona. Ti aspetto, da sola,
fra mezz’ora alla tavola calda che c’è subito fuori città, sulla strada per
L.A….La conosci?” Willow era frastornata: come, subito? Che storia era
mai questa? Lui era un vampiro, o se l’era forse scordato? “Sì, certo
che la conosco, ma Angel…è giorno, come pensi di…?” La voce di lui risuonò
serena e profonda come non la ricordava: ricordava, invece, che era sempre
velata di tristezza mentre, ora, era impregnata di speranza. “Non ti
preoccupare: tu vieni e ti spiegherò tutto. Grazie, Willow, sapevo di poter
contare su di te” “Ci vediamo là” La curiosità ebbe la
meglio. Velocemente, si preparò, lasciò un biglietto per Tara e Dawn, che
erano andate a fare shopping per festeggiare un bellissimo voto di Dawn, dicendo
di non aspettarla per cena, ma che avrebbe spiegato loro tutto a tempo
debito. Era sicura che Tara avrebbe capito e l’avrebbe aiutata in ogni modo
possibile.
Angel aveva scelto un tavolo esposto a ovest, da dove
poteva osservare il tramonto: certo, mancava ancora un po’ di tempo perché ciò
avvenisse, ma nel caso si fosse trovato ancora lì, non voleva correre il rischio
di perdersi lo spettacolo. Vide arrivare la macchina di Willow: riconobbe
all’istante la figurina che ne discese, avviandosi poi verso l’entrata del
locale. Appena varcò la soglia, si accorse che lo stava cercando in ogni
angolo buio…Dovette così sbracciarsi non poco per attirare la sua attenzione,
visto che era nell’ultimo posto in cui l’avrebbe cercato. Appena lo vide,
rimase ad occhi spalancati, e vedere Willow con gli occhi sgranati era una cosa
fantastica: aveva degli occhi così grandi ed espressivi che, ogni volta che le
capitava, sembrava che questi dovessero caderle dalle orbite. Sempre con lo
sguardo stupefatto, avanzò vero di lui, e si sedette, quasi come un automa, al
tavolo, proprio di fronte a lui. “Ciao, Willow…Come stai?” Le ci vollero
alcuni secondi per recuperare l’uso della parola….Sembrava che fosse capace solo
di fissarlo….e del resto, come darle torto?
Era seduto alla luce del
sole, in una tavola calda, a bere un frappé al cioccolato…
“So che hai
mille domande da farmi, ma ti prego, concedimi la possibilità di raccontarti
prima la mia esperienza e dirti, quindi, del perché ti ho chiamato…Poi mi potrai
fare tutte le domande che vuoi…d’accordo?” Lei annuì, ordinò un caffè molto
forte e si preparò ad ascoltarlo. Ma non era preparata alla sua storia, e
soprattutto, non era preparata al suo finale. Ebbe gli occhi pieni di lacrime
in pochi secondi… Non poteva credere a quello che le stava
dicendo…
Buffy sarebbe tornata…Viva!
Nella sua mente si
affollavano centinaia di domande, ma una più di tutte le premeva. “Angel, tu
hai detto che tornerà e che sarà libera…dalla caccia? Davvero non sarà più lei
la Cacciatrice? Che io sappia, da quello che mi ha detto il signor Giles, non è
mai accaduto in tutta la storia delle Cacciatrici…” “Lo so, ma non era
neanche mai accaduto che un vampiro tornasse umano…Will, ho bisogno del tuo
aiuto per dissotterrare la…” esitò per un attimo, ferito dalla parola che stava
per pronunciare “ …la bara di Buffy. Ma prima, dovremo parlare con gli altri,
metterli al corrente della storia, e prepararli al suo ritorno” Willow annuì,
sorridendo… Teneva fra le mani la tazza fumante, facendola girare… Si
guardarono per un attimo, poi entrambi i loro sguardi si girarono verso il sole,
che brillava in un cielo terso e nitido come una tela appena dipinta… Angel
parlò per primo. “Sai, Willow, mi pare ancora di vivere un sogno…uno
splendido, meraviglioso sogno…e ho paura di svegliarmi da un momento
all’altro…Mi sembra un miracolo che sia successo…non mi ricordavo più quanto
fosse bello respirare, o sentire sulla pelle la calda luce del sole…” Lei non
rispose subito, ma improvvisamente si voltò verso di lui, e gli toccò la mano,
con fare gentile. Poi lo fece sobbalzare, dandogli un
pizzicotto. “Vedi?” Si era voltato a guardarla. “Non è un sogno…Ma è
tutto vero! Direi che non ci resta che pagare e andare a Sunnydale…Che ne
dici?” Lui la guardò, riconoscente di essergli amica: era sempre stata
speciale…Aveva presto compreso la forte amicizia che legava Buffy a quella
ragazzina minuta…Aveva una forza interiore che le aveva permesso di crescere
come persona, aiutando sempre gli altri, anche a discapito della sua sicurezza,
a volte…il più delle volte… “Va bene…Ma non credi che sarà uno shock per gli
altri vedermi comparire così, all’improvviso?” Willow sogghignò. “Beh,
penso che sarà uno shock comunque…quindi, andiamo a toglierci il pensiero, ti
va?” Lui sorrise e accettò la mano che lei gli aveva offerto per
alzarsi. Pagarono, salirono in macchina e, in venti minuti, furono a casa di
Willow. Percorrendo il sentierino che stava davanti alla casa, poté notare
che Tara e Dawn erano già tornate: dalle finestre, aveva visto che Dawn era
salita al piano di sopra, forse per sistemare i suoi acquisti… Bene, allora
Tara era da sola al piano di sotto. Entrarono dal retro, sperando di trovarla
in cucina – vista l’ora, doveva star preparando cena – e così fu. Quando vide
chi c’era dietro a Willow, le cadde il coltello di mano: fortunatamente, atterrò
sull’arrosto che stava affettando… Gli occhi le si spalancarono e la bocca
anche, in un’espressione di stupore e meraviglia che durarono, però, pochi
secondi. Si riprese abbastanza in fretta da chiudere la porta della cucina, per
evitare che Dawn potesse sentire qualcosa…Voleva prima sapere. “Angel…Che
sorpresa! Stai bene?” Gli aveva teso la mano, che lui afferrò saldamente, in
una stretta piena di amicizia. “Sì grazie…Willow è stata così gentile da
venire a prendermi fuori città: sono appena arrivato…” “Sì, è appena arrivato
e dobbiamo subito chiamare tutti gli altri, devono venire qui
immediatamente…Angel non solo è tornato, ma ha fatto in modo che anche Buffy
tornasse…” La porta si spalancò improvvisamente: nessuno si era accorto che
Dawn era lì, fino a quando aveva fatto sbattere la porta contro il
muro…
Non ci poteva credere…Non poteva credere a quello che aveva appena
sentito!
Non disse neanche una parola, ma corse diretta verso Angel e gli
buttò le braccia al collo, stringendolo in un abbraccio che lo fece arrossire
non poco…Ma si riprese abbastanza velocemente da ricambiarlo. “Grazie,
grazie, grazie, grazie…” Tra le lacrime, riusciva solo a dirgli questo: aveva
il viso affondato nel suo petto, e lui poteva a malapena sentirla…Ma cercò di
consolarla, accarezzandole la testa. “Non mi devi ringraziare, Dawn…è stata
tua sorella a salvarmi, a permettermi di farla tornare: se non fosse stato per
lei, niente sarebbe stato possibile” Willow li guardava, commossa anche lei,
e anche se aveva appena sentito quello che Angel aveva detto alla ragazzina,
dubitò fortemente che fosse stata solo Buffy a permettere tutto quello….Sapeva
che quando si trattava di lei, Angel era in grado di fare cose al di là di ogni
immaginazione… Non aveva mai visto due persone unite da un amore così forte,
così totale, da resistere a tanti orrori come a quelli in cui erano passati
loro. Nonostante il suo abbandono della città, Angel non era mai stato
sostituito nel cuore di Buffy: lei gli aveva donato il suo cuore, per sempre, e
tutto quello che rimaneva l’aveva dedicato alla caccia. Anche se aveva
provato a costruire delle relazioni, nessuna era mai durata o le aveva dato
quella serenità che tanto cercava…e tanto meritava. Solo con Angel accanto
sembrava essere finalmente una ragazza come le altre, serena e felice. Lui
faceva parte della sua vita come lei la faceva di quella di lui e niente e
nessuno avrebbe mai potuto cambiare le cose. “Se sei pronta, che ne dici di
chiamare gli altri, così vi posso spiegare come avverrà e cosa dovremo
fare?” Le aveva parlato dolcemente, sempre tenendola abbracciata e aveva
avuto ragione: il pianto si era calmato, fino a finire del tutto…Restavano solo
due occhioni rossi e il viso della ragazza più felice di questo mondo che
annuiva radiosa all’idea di cominciare.
C’erano tutti. E tutti lo
stavano fissando. Chi con aria interrogativa, chi con aria di
sospetto… Infatti, Giles era affascinato dalla sua presenza lì: in quel
momento, lui rappresentava tutto quello che il Consiglio cercava di fare –
inutilmente - da migliaia di anni…ed era anche stato travolto dalla notizia del
ritorno di Buffy. Anche se non sarebbe più stata la Cacciatrice, saperla
viva, era una cosa che lo rendeva felice come poche altre cose al mondo potevano
fare. Anya era seduta di fianco a Xander che aveva sul volto un’espressione
di felicità, per il ritorno della sua amica, mista ad un’altra che era alquanto
imperscrutabile…Non era un mistero che non gli era mia piaciuto Angel: prima
perché Buffy non aveva occhi se non per lui, poi perché l’aveva fatta soffrire
così tanto… E ora era lì, a dire a tutti che era tornato uomo e che sarebbe
tornata anche lei… Ma chi gli avrebbe impedito di farla soffrire
ancora? Ebbe tanto buon senso da tenere questi pensieri per sé, proprio
mentre Angel finiva di raccontare la sua storia. Fu Giles a parlare per
primo…non riusciva più a trattenere la curiosità. “E’…è stupefacente…Da
quello che ci hai raccontato, sembra che solo…solo la forza dei vostri
sentimenti vi abbia permesso di operare questo…questo cambiamento” Angel
annuì, rimanendo in piedi appoggiato al muro: aveva troppa adrenalina in corpo
per restare fermo, seduto. “Esatto…o almeno, così mi ha detto quel monaco:
non ho motivo di non credergli, anche perché non ho altre teorie
valide” Willow scattò in piedi, incapace di restare seduta ancora un secondo
in più… “Per favore! Gli lascia dire che cosa dobbiamo fare ed entro quando?
Non ce la faccio più ad aspettare!” Giles fu leggermente imbarazzato: non era
stata sua intenzione divagare dal discorso Buffy, ma la sua curiosità di
studioso era prevalsa… “Chiedo scusa…non…non era mia intenzione divagare….Ti
prego, Angel, raccontaci tutto quello che occorre…” “Non si deve scusare, e
comunque la cosa sarà più semplice di quel si possa pensare: basterà
dissotterrare la…” Esitò ancora una volta di fronte a quella parola.
“…la bara e portarla in un posto familiare a lei, preferibilmente casa sua:
sarà meno traumatico per lei…anche se penso che stia riprendendo lentamente
coscienza di sé, ricordando anche l’esperienza extra corporea che abbiamo avuto
in comune, quindi questo le permetterà di non subire troppi traumi…” Giles si
alzò, facendo alcuni passi avanti e indietro per il soggiorno, togliendosi gli
occhiali come faceva ogni volta che voleva concentrarsi su qualcosa di
particolarmente ostico. “Sì…sì, è naturale: da quello che ci hai raccontato,
il suo spirito ti ha riconosciuto, ha interagito con te, quindi…quindi viene
naturale dedurre che anche Buffy, una volta tornata, sarà cosciente della
cosa…anche se il suo spirito primordiale non sarà più con lei…” “Sì, ma
questo potrà esserle dannoso?” Finalmente, Xander aveva sputato tutto il suo
veleno nella prima frase pronunciata da quando si erano riuniti. Angel poté
chiaramente percepire tutto l’astio che covava dentro: da quelle poche parole,
fu chiaro che non gli andava bene il fatto che lui fosse tornato. Decise, per
il momento, di fare finta di niente – la loro priorità doveva essere Buffy e
solo lei – e tentò di rispondergli con un tono di voce che non esprimesse,
sperava, la rabbia che stava provando in quel momento. “Tutto quello che mi
ha detto, subito prima e dopo che il suo spirito morisse, mi fa pensare al
meglio: la voce che mi parlava non era spaventata o anormale, sotto qualsiasi
punto di vista...ma se vuoi la certezza, quella non te la posso dare. Io come
nessun altro. Solo lei potrà” La tensione stava crescendo in quella piccola
stanza: ognuno la poteva percepire, ma Willow, preoccupata che potesse
degenerare in qualcosa di peggio, pensò bene di sviare l’attenzione. “Bene…se
tutto quello che dobbiamo fare è questo, proporrei di mangiare velocemente
qualcosa, in modo da recuperare dopo tutto il materiale che ci occorrerà: pale,
vanghe…e un furgone, ci vorrà anche un furgone per trasportarla fino a
casa!” Angel la guardò, riconoscente dello sforzo che aveva appena compiuto
per evitare altre discussioni in quel momento poco opportuno. “Certo, hai
ragione. Andremo ad affittarne uno subito dopo aver mangiato” Queste furono
le ultime parole che furono pronunciate: ognuno rimase in silenzio, chi a covare
rancore, chi a studiare quali processi siano stai effettuati per rendere umano
un vampiro, chi pensando solo che presto avrebbe riabbracciato una sorella,
un’amica…o il solo amore della propria vita.
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ISTINTI PRIMORDIALI
CAPITOLO
XI
Ci era voluto del tempo, e molta fatica, ma alla fine ce l’avevano
fatta. Erano tutti riuniti nel soggiorno di Robello Drive 1630, intorno alla
bara di Buffy che era stata deposta nel centro: avevano spostato il tavolino ed
ora campeggiava in tutta la sua sinistra bellezza. Giles e Xander si erano
lasciati crollare sul divano, esausti del lavoro di scavo…Anche Angel era molto
affaticato – le sue ferite si facevano sentire, anche se lui le ignorava
completamente – ma non si era seduto, ma ne stava pulendo il coperchio: in pochi
attimi, lo aveva reso di nuovo lucido, come se non fosse stata sotto terra così
a lungo…Ma non voleva pensare a questo, voleva solo pensare a quando lei sarebbe
stata di nuovo con lui, solo a quello voleva pensare…Solo per quello non
crollava per il dolore. Willow e Tara erano andate a riporre il furgone sul
retro, con tutti gli attrezzi che gli erano serviti: Dawn li aveva aspettati in
casa. Non avevano voluto che li seguisse, non avevano voluto sentire ragioni e
lei, anche se con il broncio, aveva acconsentito. Ma non era stata a poltrire
durante la loro assenza: aveva rassettato casa, pulito i mobili, acceso candele
un po’ dovunque…Insomma, aveva fatto il possibile affinché il soggiorno
apparisse il più confortevole possibile. Avevano deciso di limitarsi all’uso,
e quindi alla luce, delle candele: temevano che una luce troppo forte avrebbe
potuto danneggiare gli occhi di Buffy. L’atmosfera divenne ancora più irreale
di quanto non fosse già: le ombre si rincorrevano alle luci che si riflettevano
sui muri…e ad ogni movimento che facevano, sembrava che la stanza fosse più
affollata di quello che non fosse in realtà. Anya era andata a sedersi vicino
a Xander, mentre Tara e Willow erano rimaste sulla soglia della porta, con Dawn
che si stava tormentava le mani dall’ansia che andava crescendo. Solo Angel
era rimasto vicino alla bara, e stava lentamente togliendo le viti dal
coperchio. Quando anche l’ultima uscì dal suo abitacolo, tutti restarono col
fiato sospeso: Angel stava per togliere il coperchio e quando lo depose a terra,
tutti, automaticamente, allungarono il collo per vedere…La poca luce la rendeva
un’operazione ancor più ardua… Videro Angel restare immobile per qualche
secondo, poi la sollevò, prendendola tra le braccia: poterono così vedere che
lei era rimasta la stessa…il suo volto aveva la stessa serenità di quando le
avevano detto addio…Gli occhi di tutti si riempirono di lacrime alla sua
vista…
Quanto dolore avevano provato!
Nessuno di loro aveva
creduto di poter soffrire così. E invece avevano sofferto anche di
più.
Angel la accarezzò, poi la sollevò e la portò sul divano, dove
l’adagiò, coprendola con una leggera coperta che Willow aveva portato giù, dalla
camera di Buffy. Lui si inginocchiò accanto a lei, tenendole la mano, e non
smettendo mai di accarezzarla. Tutti stavano trattenendo il respiro per
l’ansia del momento…erano finalmente dove avevano sempre voluto essere: davanti
a Buffy che si risvegliava! Ancora gli pareva
impossibile… Improvvisamente, Angel smise di accarezzarla…
Aveva visto
i suoi occhi dischiudersi!
Lentamente, infatti, aveva iniziato a
riprendere conoscenza: dopo pochi istanti, aprì gli occhi su tutti loro…Restò
comunque immobile, facendo crescere ancora di più l’ansia in ognuno di
loro… Dopo averli sbattuti un paio di volte, gli fece tirare un sospiro di
sollievo, sorridendogli. Willow era fuori di sé dalla gioia: si era portata
le mani alla bocca, nel tentativo di trattenersi dal piangere, mentre Tara la
abbracciava, sorridendo felice. Giles si era tolto ancora una volta gli
occhiali, ma stavolta per potersi asciugare gli occhi: anche lui non era
riuscito a non piangere…La ragazza che era stata come una figlia per lui,
durante tutti questi anni, era finalmente tornata alla vita…che, sperava, essere
migliore per lei: se lo meritava. Xander stava trattenendo tutta la gioia che
provava dentro, prese solo per mano Anya, sorridendole, e lei posò la sua testa
sulla sua spalla. Dawn era andata ad inginocchiarsi vicino ad Angel: non
aveva potuto trattenersi oltre dallo stare vicino a sua sorella. Ora, stava
guardando alternativamente lei ed Angel, che non aveva occhi se non per lei: lo
sguardo che aveva per Buffy, fece arrossire un poco Dawn, perché pur sapendo
l’amore che c’era stato tra di loro, non immaginava che fosse ancora così vivo,
così presente… Sapeva – perché Will una volta le aveva accennato qualcosa –
che anche Buffy non lo aveva mai dimenticato… Non poteva,
semplicemente.
‘Quando appartieni ad una persona, potrai anche venirne
divisa, ma i vostri cuori, le vostre anime, saranno sempre unite e nel preciso
momento in cui vi ritroverete, sarà come se neanche un attimo fosse passato e
tutto sarà come prima. Anche meglio’ Era vero. Ne era testimone lei,
in quel preciso momento.
“Ragazzi…” Li aveva riconosciuti! Non
avevano più resistito, si erano fatti tutti avanti, pur senza parlare, volevano
farle sentire il loro affetto, la loro vicinanza… Buffy deglutì un paio di
volte, come se facesse ancora fatica a parlare. “…Angel…” Lui le sorrise e
le accarezzò ancora una volta la testa, togliendo una ciocca ribelle di capelli
che le stava dando fastidio sugli occhi. “Shhh…non parlare, non ti
affaticare: devi riposare, recuperare le forze e vedrai che ci sarà tutto il
tempo per parlare. Dopo” Lei annuì debolmente, poi richiuse gli occhi e ci
vollero solo pochi minuti affinché cadesse in un sonno profondo, e
tranquillo. Mentre tutti gli altri andarono anche loro a riposare, in fondo
era notte fonda e avevano tutti bisogno si dormire, Angel convinse a fatica Dawn
ad andare a sdraiarsi per qualche ora: ci riuscì solo con la promessa che, se
Buffy si sarebbe di nuovo svegliata, lui la avrebbe chiamata subito. Solo così
la ragazzina salì in camera sua, non prima, però, di aver dato un bacio in
fronte alla sorella. Ne diede uno anche ad Angel, stringendolo forte e
sussurrandogli all’orecchio, con un filo di voce rotta
dall’emozione. “Grazie” Lui non fece in tempo a risponderle, perché lei
scappò su per le scale…Ma forse, era meglio così, perché anche lui iniziava a
lasciarsi andare alle emozioni e sentiva che non sarebbe tardato molto prima che
le lacrime venissero giù dai suoi occhi. Se ne erano andati tutti, restavano
solo Will e Tara: la prima gli si avvicinò. “Sei sicuro di voler rimanere
così, inginocchiato? Perché non ti siedi su una sedia…” Angel non smise di
guardare Buffy che dormiva placida. “No, ti ringrazio, Will…vedrai, starò
benissimo!” Lei lo guardò, evidentemente poco convinta: prima di infilarsi il
giaccone per poi uscire, lo coprì con un’altra coperta. “Almeno, vedi di non
prendere freddo…Buonanotte e chiamaci, qualsiasi cosa succeda, va bene?” “Va
bene” Detto questo e dato un ultimo sguardo a Buffy, lei e Tara
uscirono. In effetti, Angel realizzò che iniziava a sentire freddo: decise
così, di accendere il caminetto. In poco tempo, un lieve tepore riempì la stanza
e quando il fuoco fu ben avviato e ben rifornito di legna, ritornò a sedersi di
fianco a lei. Si era leggermente girata verso di lui, ancora dormendo…aveva
raccolto le mani vicino al viso e la sua espressione era, finalmente, quella di
una persona serena. Lui aveva sempre trovato un enorme piacere nel guardarla
dormire: era la visione più dolce e bella che ricordasse…Ancora una volta, si
perse nell’osservare i suoi capelli che, alla luce tremolante del camino,
sembravano avere vita propria e risplendere di luce viva…anche il suo viso,
serico e sereno, sembrava scaldargli il cuore con una potenza mai sentita
prima. Con ancora il suo viso nei suoi occhi, cadde presto vittima della
stanchezza e sprofondò anch’egli in un sonno, quanto mai meritato e
sereno.
Non si era neanche accorto di essersi addormentato. Sbatté gli
occhi un paio di volte per riabituarsi alla luce del camino che era ancora bella
viva, poi scattò, all’erta.
Lei non c’era più!
La coperta che la
copriva era stata spostata… Balzò su, ma appena fu in piedi una voce a lui
familiare – oh, quanto gli era mancata! – attirò la sua attenzione e lo fece
girare su se stesso. “Angel…sono qui” Era davanti al caminetto,
inginocchiata nel tentativo di ravvivare il fuoco…evidentemente, nel corso della
notte, era andata consumandosi tutta la legna che lui vi aveva posto prima di
addormentarsi… Lui subito non riuscì a muovere neanche un dito: troppa era
l’emozione di vederla lì, davanti a lui, viva…e bellissima! Lei notò questo
suo turbamento, e così si alzò e gli si avvicinò: quando giunse a pochi
centimetri da lui, allungò un braccio e andò a sfiorargli il petto, come se
potesse sentire che il suo cuore batteva…come se sapesse, se ricordasse
davvero! I suoi occhi furono presto pieni di lacrime, mentre la mano si
spostava dal petto al viso di lui: gli sfiorò la guancia e, questa volta, le
lacrime scesero dagli occhi di Angel… Non poté fare niente per
impedirlo. Lei mosse lievemente la testa, poi abbassò lo sguardo: quando lo
rialzò, lui vide che anche lei stava piangendo. Le prese le mani e le baciò,
perdendosi nel loro profumo… Aveva il cuore che batteva come impazzito…era
totalmente rapito da quest’ondata di felicità che li aveva avvolti, come un velo
invisibile, pervadendo anche la stanza di un’energia potente, quella dell’amore
che finalmente li fece unire in un abbraccio disperatamente
voluto…
Disperatamente desiderato per quasi due anni!
Lei affondò
il suo viso nel suo petto, incapace di parlare, mentre lui la prese tra le sue
braccia, custodendola come il più prezioso dei beni o il più raro dei fiori:
continuava ad accarezzarle i capelli, a baciarle la testa… Oltre che
dall’abbraccio, erano uniti dai singhiozzi. Ora stavano tutti e due piangendo
liberamente, stavano dando sfogo a tutto il dolore che avevano accumulato
durante questo periodo…
Ed era così tanto!
Solo il cielo sapeva
quanto avevano sofferto, separati l’uno dall’altra. Le lacrime durarono a
lungo, così come i singhiozzi…ognuno aveva talmente tanto da dire all’altro,
tante cose da chiarire, da farsi perdonare…Ma le parole non vennero per un bel
po’: trascorse almeno mezz’ora in cui il loro unico compagno fu il
pianto. Quando Angel posò di nuovo il suo sguardo su di lei, i suoi occhi
erano rossi dal pianto, ma il suo volto era sereno e felice: gli stava
sorridendo… Per lui, fu una visione di cui bearsi senza pensare ad altro,
senza voler altro… Senza pensare, si abbassò fino a raggiungere la sua bocca:
non trovò resistenza, ma solo una disperata voglia di contatto, di condivisione
di quel sentimento che ancora li legava…così saldamente, come tutti e due
sapevano. Se subito furono timidi come due ragazzi al loro primo bacio, pochi
secondi dopo la passione che celavano dentro di loro esplose in tutta la sua
bruciante energia… Si cercavano, per poi trovarsi e ricercarsi ancora...E
ancora... Fino a che riuscirono a riprendere il controllo su sé stessi,
almeno quel tanto che bastava per sciogliere le loro bocche da quel bacio così
lungamente atteso. Si guardarono intensamente negli occhi senza dire una
parola poi, sempre in silenzio, si sedettero sul divano, uno accanto all’altra,
tenendosi per mano…Era come se il silenzio fosse troppo bello per interromperlo
con le parole: nessuno dei due sembrava voler cominciare a parlare… Poi lo
fecero, insieme. “Scusa…parla pure” Lei sorrise, e abbassò lo sguardo:
vedere le loro mani di nuovo giunte, riempiva il suo cuore di felicità mai
provata prima…o forse sì, ma era stata sepolta sotto mesi e mesi di
sofferenza. “Io volevo solo dirti grazie…Grazie per tutto quello che hai
fatto per me: e non dico solo ora, ma sempre…sei sempre stato tu a sacrificarti
per noi, e lo hai fatto sempre avendo me come primo pensiero…Io…io non so
davvero quante persone sarebbero riuscite a farlo…” La sua voce era quasi un
sussurro, ma lui la poteva sentire benissimo: era il suono più melodioso che
avesse mai udito! La guardò intensamente, come solo lui sapeva fare… “Non
devi, Buffy…Tu mi hai salvato, di nuovo, mi hai reso la mia umanità quando
iniziavo a disperare di poterla riottenere…e questo è il più grande dono che
potessi mai farmi. Niente in confronto a quello che ho fatto per te,
credimi” Lei sorrise. “E tu lo chiami niente? Venire a riprendermi nel
piano astrale? Io non direi proprio niente…Mi ricordo tutto, anche se la mia
memoria è piuttosto sfuocata...mi sembra che sia stato tutto un sogno, in cui
niente ha dei contorni decisi, ma si perde nella nebbia che avvolge tutto
quanto…” Il suo sguardo si era fatto pensieroso: guardava davanti a sé, come
a voler cercare di mettere a fuoco qualcosa… Angel si preoccupò
all’istante. “Non ti devi sforzare di ricordare tutto…almeno non subito.
Vedrai, col tempo verrà naturale, come ogni altro ricordo…” “Come anche di
quel giorno, Angel?” Lui gelò a quelle parole…
Aveva ricordato.
Anche se solo lui doveva portare il peso di quel tormento: sapere a cosa
aveva rinunciato…per lei… “Buffy, era la sola cosa da fare…non potevo
metterti in pericolo per diventare umano…non potevo…E questo era l’unico modo,
l’unico mezzo per lasciarti continuare a vivere” “Ma che vita è stata senza
di te?” Lo guardò in silenzio poi riprese a parlare. “Semplicemente, non è
stata vita, ma solo caccia e routine. Solo questo e non la posso certo definire
vita, credimi…Ma ormai, è passato: potremo avere tutto a quello a cui hai –
abbiamo - dovuto rinunciare, senza più restrizioni o rinunce…” I suoi occhi
erano ancora fissi in quelli di lei quando la sua attenzione fu catturata dalla
luce proveniente da fuori, che cominciava a farsi sempre più chiara…Il nuovo
giorno si stava velocemente affacciando sulle loro vite… “Ormai, è quasi ora
di svegliare anche Dawn: le ho promesso che l’avrei chiamata, non appena tu ti
saresti svegliata” Buffy lo guardò per qualche istante, poi si alzò e gli
tese la mano. “Vieni con me?” Lui afferrò quella mano come se fosse la sua
ancora di salvezza…e in un certo, lo era. Insieme, tenendosi per mano,
salirono fino in camera di Dawn: Buffy fece capolino, più silenziosamente che
poté, dalla porta…e quello che vide le riempì il cuore di gioia. La sua
sorellina dormiva raggomitolata su un fianco, con la luce del sole che andava ad
illuminare i suoi capelli di pagliuzze dorate…Lentamente, e altrettanto
silenziosamente, si avvicinarono al suo letto, dove Buffy si inginocchiò,
restando col viso a qualche decina di centimetri da quello di Dawn: restò così,
semplicemente a guardarla dormire, per qualche secondo, poi si allungò fino a
darle un bacio in fronte…al che, la ragazza si mosse leggermente, socchiudendo
gli occhi. Li aveva appena richiusi quando li spalancò all’improvviso. E fu
con la voce impastata dal sonno che pronunciò le sue prime parole. “O mio
Dio…Buffy!” Senza neanche alzarsi a sedere, si allungò ad abbracciarla
stretta, continuando a ripetere il suo nome: Buffy, dal canto suo, riusciva solo
a stringerla a sua volta, accarezzandole i capelli che profumavano di fiori di
campo, tentando di calmarla ma essendo anche lei piuttosto agitata, riuscirono
solo a piangere un po’ dalla felicità e a continuare a tenersi
abbracciate. Angel era rimasto alle spalle di Buffy, a guardarle: faceva bene
al cuore vederle così felici…Decisamente, si meritavano un po’ di felicità dopo
tutto quello che avevano passato. Quando Buffy smise di piangere, prese il
volto di Dawn tra le sue mani, asciugandole le lacrime che ancora le rigavano il
volto. “Adesso basta piangere…Mentre ti lavi, noi scendiamo giù a preparare
una super colazione…che ne dici, ti va l’idea?” Dawn la ricompensò con un
sorriso così luminoso che sembrò che il sole fosse entrato nella
stanza. “Certo che mi va! Farò in un lampo…” Detto fatto, balzò giù dal
letto, non prima di aver dato un sonoro bacio sulla guancia di Buffy e aver
stretto Angel in un abbraccio ancora più forte dei precedenti. Fece poi per
dirigersi verso il bagno, quando ci ripensò, tornò indietro e diede anche a lui
un bacio sulla guancia. Poi, scappò in bagno. Buffy era rimasta a fissare la
sorella scomparire dietro la porta: poi, il suo sguardo si spostò verso Angel,
sul cui viso era ancora visibile il rossore che Dawn aveva provocato con il suo
atteggiamento affettuoso. “Molto bene…sembra che tu piaccia molto alla mia
sorellina!” Angel abbassò appena lo sguardo, leggermente
imbarazzato. “Sembrerebbe di sì…” Buffy, sempre guardandolo, gli si
avvicinò lentamente, fino a circondargli la vita con le braccia. “Ma sai una
cosa? Sua sorella ti ama da morire…” Lui si era incantato nei suoi occhi…vi
vedeva infinite possibilità, infinite esperienze che potevano finalmente
condividere. “Bene…perché anch’io ti amo, Buffy…ti amerò sempre” Alzandosi
in punta di piedi, lei si allungò fino a raggiungere la sua bocca, per un bacio
che piano piano andò infuocando i loro cuori… Ma furono riportati alla realtà
da una voce proveniente dal bagno: Dawn faceva capolino, leggermente rossa in
viso per aver colto i due ‘piccioncini’ in tenero atteggiamento…ma felice per
Buffy. “E la mia colazione? Lo sapete quanto è importante nell’alimentazione
di una giovane in crescita?” Angel e Buffy restarono fronte contro fronte per
qualche secondo, sorridendo per essere stati colti in flagrante, poi Buffy si
voltò verso la sorellina. “Lo sappiamo, lo sappiamo….infatti, stavamo
giusto…” “Baciandovi?” Detto questo, Dawn sparì dietro la porta per finire
di prepararsi. “Ma tu guarda…Beh, in effetti, non è che abbia torto!” “No,
infatti” Angel le aveva dato ragione. E come non farlo? Li aveva
beccati! Sempre tenendosi per mano, Buffy guidò Angel al piano inferiore dove
si dilettarono a preparare la prima colazione insieme: lei si divertì molto
quando lo vide armeggiare con pentole e fornelli…Sapeva che ne aveva già visti,
ma dubitava che ne avesse mai usato uno…certamente non per sé. Decise di
toglierlo d’impaccio, e ridusse il suo compito a fare la spremuta per tutti:
così, lei, avrebbe potuto concentrarsi su frittelle e toast. Un delizioso
profumino aleggiava per la cucina, quando Dawn finalmente scese dabbasso. Andò
subito al bancone, e prese un toast con un bicchiere di spremuta. Buffy notò
che evitò volutamente le sue frittelle. “Ma come? Io ci ho messo tanto
impegno e tu neanche le assaggi? E dov’è finita la colazione, pasto più
importante per una giovane in crescita?” Dawn continuò imperterrita ad
addentare il suo toast, mentre dava un’occhiata di sfuggita alla pila malferma
di frittelle che Buffy aveva adagiato su di un piatto. Storse leggermente il
naso, prima di ribattere. “Sì…e proprio perché è importante, salto le tue
frittelle…sai, non hanno un’aria molto…come dire, salutare” Buffy spalancò
gli occhi, fingendosi infastidita: beh, ad essere sinceri, un poco lo era…ci
aveva messo tutto il suo impegno nel prepararle e ora venivano sdegnate a questa
maniera! Poi guardò le sue frittelle e notò che Angel ne stava addentando
una: la sua espressione rimase a lei imperscrutabile, fino a quando
parlò. “Dovresti provarle, Dawn…sono un’esperienza…unica!” Buffy fu tutta
felice, qualcuno che apprezzava la sua cucina! Dawn fece crollare all’istante
tutta la sua felicità. “E secondo te, dovrei fidarmi del giudizio di Angel
che mangerebbe qualsiasi cosa fatta da te e continuerebbe a dire che è la cosa
più buona mai cucinata? Andiamo, Buffy.…” Buffy guardò prima la sorella, poi
spostò il suo sguardo su Angel che si sentì improvvisamente chiamato in
causa. “A me non sembra così disgustato…e del mio giudizio, ti fidi del mio
giudizio?” Detto questo, afferrò anche lei una frittella e
l’addentò. L’espressione che fece subito dopo, fece ridere di gusto sia Dawn
che Angel…Aveva aggrottato la fronte e ora stava fissando la frittella che
teneva in mano: quando riuscì ad inghiottire il boccone, la posò subito sul
piatto e tolse di mano ad Angel quella che stava mangiando. “Ti proibisco di
continuare a mangiare questa roba! Mio Dio, Dawn, avevi ragione: sono
disgustose…mai mangiato niente di più terribile!” Guardò sorpresa Angel che
si stava gustando la sua spremuta. “Ma come diavolo hai fatto a mangiarne
quasi una intera?” Lui la guardò con l’aria più innocente del mondo e le fece
una tenerezza così infinita che il cuore le si riempì d’amore….solo per
lui. “A me piaceva…e poi, l’amore rende tutto più buono” “Hai visto? Che
ti dicevo io? Lo avrebbe detto di qualsiasi cosa…” Buffy la guardò,
fingendosi arrabbiata, poi notò che era piuttosto tardi. “Hey, ma tu non hai
scuola oggi?” Dawn apparve subito dispiaciuta… “Ma Buffy, io volevo
passare un po’ di tempo con te…Sei appena tornata…” “Appunto, avremmo tutto
il tempo che vorrai: dovrò passare la mattinata con Giles che, penso, vorrà di
nuovo sentire il racconto e tutto il resto…Non riuscirei neanche volendo a
passare un po’ di tempo con te…Ma se vai a scuola, quando torni, potremo stare
un po’ insieme” Dawn, con lo sguardo poco convinto, afferrò la sua borsa e
prese ancora un toast, prima di uscire. “E va bene…Ciao” Uscì di casa,
chiaramente controvoglia…Buffy andò sulla porta per salutarla e quando rientrò,
Angel stava addentando una delle sue frittelle. “Ma davvero ti piacciono?
Sono la cosa più terribile che abbia mai assaggiato…” Lui posò la frittella e
andò verso di lei che, nel frattempo, era rientrata chiudendosi la porta alle
spalle: le circondò la vita con le braccia e la strinse a sé, sentendo ogni
centimetro del suo corpo aderire a quello di lei…Questo contatto gli diede un
brivido, che Buffy notò. “Hey…ma tu tremi…Tutto bene?” Angel la fissò
negli occhi, incapace, subito, di proferire parola…la strinse solo più
forte. “Benissimo. Sei tu a farmi questo effetto, sai?” Buffy allungò le
braccia e gliele mise intorno al collo, spostando i capelli indietro con un
movimento della testa che permise ad Angel di sentire il suo profumo andargli
incontro come un’ondata di felicità e guardandolo a sua volta negli
occhi. “Bene, direi che allora è tutto a posto…visto che anche tu mi fai
questo effetto” Si alzò in punta di piedi per arrivare a baciarlo. E lo
fece con una tale delicatezza che, dagli occhi di Angel, vennero giù alcune
lacrime…Che la mano di Buffy fu subito pronta ad asciugare. “Basta
lacrime…ora è venuto il momento di essere felici…” Buffy glielo aveva
sussurrato, stringendosi al suo petto come alla ricerca di un rifugio sicuro.
Angel, dopo qualche momento, la scostò delicatamente da sé e le alzò il viso con
due dita: dai suoi occhi stavano scendendo delle piccole lacrime
cristalline. “Dicevamo?” Lei rise, asciugandosi il volto. “Beh,
facciamo così: queste erano le ultime della giornata, va bene?” Lui le prese
il viso tra le mani, carezzandolo. Sentendo che la voce sarebbe stata rotta
dall’emozione, annuì solamente. I loro occhi erano ancora saldamente ancorati
gli uni negli altri, incapaci di separarsi: stavano recuperando tutto il tempo
in cui erano rimasti lontani, in cui non si erano visti…Ma per loro fu come se
neanche un secondo fosse passato da quel terribile istante in cui Angel era
scomparso nel fumo: fu come se il dolore, il devastante senso di perdita fossero
stati cancellati via con un soffio. In silenzio si baciarono, e non fu come
prima.
C’era qualcosa di solenne in quel momento che rese tutto più
particolare.
Era come se ognuno dei due dicesse all’altro che niente era
cambiato e che si appartenevano ancora: ora, finalmente, potevano stare insieme
come avevano sempre desiderato e mai potuto, e non avrebbero lasciato che niente
e nessuno potesse impedire loro di raggiungere quella felicità così a lungo
agognata. In quel bacio ci fu tutta la disperazione, la necessità, l’urgenza
di chi ha perso tanto…ma ci fu anche tutto l’amore e tutta la passione di chi ha
ritrovato tanto. Era come se prendessero aria uno dall’altro, come se fossero
necessari per andare avanti… Angel si sciolse da quel bacio solo per prendere
Buffy in braccio, che continuava a baciargli il collo: non voleva assolutamente
fargli mancare i suoi baci ora che potevano finalmente stare insieme: salì al
piano di sopra, fino a raggiungere la camera di lei. Solo quando fu vicino al
letto, la lasciò andare: ve la depose sopra, delicatamente, ma non riuscì ad
allontanarsi – neanche se avesse voluto, e lui non voleva – perché Buffy lo
trattenne, attirandolo a sé per un altro lunghissimo, bruciante bacio. Erano
spinti da una tale frenesia che in pochi secondi ogni impedimento tessile fu
gettato sul pavimento: appena furono nudi, così vicini da poter sentire uno il
calore dell’altro, fu come se il tempo si diluisse…Tutto fu rarefatto, quasi a
sottolineare ogni singolo istante.
E così fu.
I loro movimenti
divennero lenti, come se avessero paura che tutto passasse troppo in
fretta… Angel accarezzò un’ultima volta i capelli di Buffy, poi si perse nei
suoi occhi. “Ti amo” “Ti amo anch’io” Lei aveva risposto sorridendo,
riempiendo il suo cuore di una felicità così perfetta che non pensava potesse
esistere…ma nulla importò più, a nessuno dei due, perché ognuno trovò quel che
cercava – che aveva cercato per così tanto – nell’altro. In un’estasi totale
e magnifica.
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ISTINTI PRIMORDIALI
CAPITOLO
XII
Tre anni dopo.
Fairview Avenue 1357. Un bell’edificio
di due piani, circondato da un prato su cui campeggiavano giocattoli da ogni
parte. Il silenzio della zona era rotto dalla voce di Angel. “Guarda che
se ti acchiappo…” La ‘minaccia’ era rivolta contro una bimba di circa due
anni, che gli trotterellava intorno, cercando di farsi acchiappare dal suo papà:
aveva lunghi capelli color del grano maturo, e deliziose lentiggini che davano
al suo viso un’espressione dispettosa, ma tanto, tanto dolce. Almeno così la
pensava il suo papà che, allungandosi, riuscì a prenderla e la fece roteare in
aria, provocando gridolini di gioia da parte della
bimba. “Ahhhh…..sìììì…sììììì….ancoa, papà, ancoa…” Angel la tenne stretta
tra le sue braccia, guardandola e sistemandole i capelli: gli pareva ancora un
sogno essere lì, sul prato di casa loro, a giocare con quel tesoro….sì, perché
per lui, Deirdre era un tesoro se non un miracolo…Era il miracolo compiuto dal
loro amore. Guardò la bimba che batteva le manine davanti a sé, cercando di
farsi ancora rincorrere dal suo adorato papà…aveva le guance color porpora dal
caldo, avendo giocato con lui per quasi tutto il pomeriggio. “E poi cosa dirà
la mamma? Così sgriderà tutti e due perché non abbiamo fatto il bagnetto…” La
bimba si illuminò: anche se giocare era decisamente l’occupazione che più le
piaceva, adorava l’acqua e ogni volta che si pronunciava la parola bagno lei
andava letteralmente in estasi. E anche questa volta non fu da
meno. “Sììììì….” Si divincolò dalle braccia di Angel finché lui non
dovette lasciarla andare: prendendo il suo pupazzo preferito, Mister Bunny - un
coniglio che Anya le aveva regalato lo scorso Natale – per un’orecchia,
trotterellò fin dentro casa…Lui la guardò divertito, perché sapeva che sarebbe
andata a prepararsi le cose che lei riteneva indispensabili per un bagnetto:
pupazzi, pupazzi e ancora pupazzi! Si guardò un attimo in giro e, sistemati
alcuni giocattoli in un grande cesto, rientrò anche lui, pronto a trovare la
bimba, nascosta in qualche improbabile posto. Era il loro momento: ogni
volta, lei si nascondeva ed Angel doveva trovarla: se ci riusciva abbastanza in
fretta – e di solito così era – tempestava la bimba di baci, facendola ridere
fino a colorarle le guance di rosso… Anche questa volta, la trovò nascosta
sotto il loro letto – era il suo nascondiglio preferito – e, recuperatela,
andarono a fare il tanto agognato bagnetto.
“Hey…sono a
casa!” Buffy aveva lasciato cadere la sua borsa sulla sedia che era vicino
alla porta. Toltasi anche la giacca, fece capolino in tutte le stanze del piano
terra, cercando suo marito e sua figlia, ma non trovò nessuno. Aveva visto che
in giardino, c’erano ancora dei giocattoli sparsi qua e là: anche se Angel aveva
cercato di mettere a posto, evidentemente, Deirdre aveva reclamato la sua
presenza, impedendogli di finire. Salì le scale e appena mise piede al piano
superiore, sentì una musica lieve provenire dalla camera della bimba: facendo
più silenziosamente che poté, scostò la porta quel tanto che bastava per entrare
e la scena che vide le riempì il cuore di amore e orgoglio. Angel era seduto
sulla sedia a dondolo vicino al lettino, e, tenendola in braccio, avvolta in una
leggera copertina – dono di Willow – si erano addormentati: la bimba era
raggomitolata tra le sue braccia, mentre Angel aveva posato la sua testa su
quella di lei e la teneva stretta, come se qualcuno avesse potuto portargliela
via. Buffy sapeva che niente e nessuno era in grado di separare quei due, c’era
un legame così speciale che faceva bene al cuore vederli insieme… Nella
stanza, la musica irlandese era diffusa dal piccolo stereo: a Deirdre piaceva
essere cullata dalle antiche melodie della terra del suo papà: quando le avevano
promesso che ce l’avrebbero portata, non erano più riusciti a parlare d’altro,
per quel giorno: aveva voluto sentire tutte le storie che Angel conosceva, tutte
le leggende, tutto… Buffy si avvicinò silenziosamente, prese la bimba in
braccio, cercando di non svegliarla, e la depose nel suo lettino: non appena le
rimboccò le coperte, le diede un bacio in fronte subito prima di essere tirata
indietro da due mani forti…Se non aveva svegliato la bimba, aveva svegliato
Angel, che ora la teneva stretta a sé, sulla sedia. “Hey…bentornata. Tutto
bene al lavoro?” Da quando era tornata, libera dalla caccia, il Consiglio le
aveva affidato l’incarico d preparare le future Cacciatrici: le avrebbero
mandato le ragazze con le potenzialità giuste da allenare, istruire. In
fondo, lei era stata la migliore, nonostante la sua giovane età, aveva evitato
innumerevoli volte la fine del mondo, combattuto nemici mortali e terribili,
riuscendo sempre ad uscirne. Avevano deciso di affiancarle Giles: visto che
Buffy non era più la Prescelta, sarebbe dovuto tornare in Inghilterra, ma fecero
quest’eccezione, dato l’ottimo lavoro che aveva sempre svolto…e dietro
insistenza di Buffy. Ora stava lavorando con una ragazza molto giovane –
aveva appena un anno più di quanto aveva lei quando aveva iniziato – Joanne, che
si era trasferita nella locale scuola, ricostruita sui vecchi resti. Erano
impegnate da diversi giorni nello studio di alcuni demoni: Giles faceva la parte
teorica, mentre lei le spiegava il modo migliore per un agguato e per il
combattimento. Al contrario di lei, amava molto i libri ed era la gioia di
Giles: si perdevano in lunghissime chiacchierate su un certo argomento e Buffy
doveva dare un urlo a tutti e due per riuscire a portare Joanne in palestra: non
voleva che dovesse essere spaventata come lei alle sue prime cacce…Certo, la
paura ci sarebbe stata – era quella che ti teneva in vita, non permettendoti mai
di distogliere l’attenzione – ma voleva fare tutto il possibile affinché fosse
preparata. Una settimana dopo sarebbe arrivata un’altra ragazza, dall’Europa,
per iniziare anche lei l’addestramento. “Bene, sì…Joanne sta facendo
progressi notevoli…mentre io mi sto un po’ arrugginendo: ho dolori praticamente
dappertutto!” Lui prese a massaggiarle le spalle: pensò che Buffy dovesse
apprezzare la cosa visto che i suoi muscoli stavano rilassandosi e lei si stava
lentamente lasciando andare verso di lui…fino ad essere guancia contro
guancia. “Uhm…che meraviglia…” Gli stampò un bacio sulla guancia, poi si
alzò e gli tese la mano che lui subito afferrò: dando un ultimo sguardo alla
loro bimba – che dormiva tenendo stretto Mister Bunny – abbassarono ancora un
po’ la musica e uscirono dalla camera, solo per andare nella loro. Buffy
iniziò a prepararsi per una doccia, chiedendo ad Angel della sua giornata
lavorativa. “Bene…sono tornato prima dal Magic Box per stare un po’ con
Deirdre e lasciare che Tara raggiungesse Will: stasera è il loro anniversario,
lo sai…Oggi non c’era poi così tanta gente…” Da quando Giles affiancava Buffy
nel compito di istruire le future possibili Cacciatrici, il Magic Box era
passato ad Angel: Anya e Xander, infatti, si erano trasferiti, visto che lui
aveva ricevuto un’interessantissima offerta di lavoro da un’azienda produttrice
di materiali per l’edilizia. E forse, era stato meglio così: Xander non era
riuscito ad accettare il ritorno di Angel e quelle poche volte che si erano
ritrovati tutti insieme, Anya lo aveva dovuto portare via a forza. Continuava
a tenersi in contatto con Willow, la quale aggiornava anche Buffy su come stava
il loro amico. Angel era stato dispiaciuto della cosa: non aveva mai avuto
in simpatia Xander, ma essere motivo di screzio per Buffy con i suoi amici era
l’ultima cosa che avrebbe voluto…Ne avevano parlato, e lei lo aveva rassicurato,
dicendogli che, a volte, le cose non vanno come si vorrebbe…Aveva capito il suo
dispiacere, e lo aveva amato ancora di più anche per questo: sapeva andare oltre
i suoi sentimenti per lei, e questa era stata una cosa che non era cambiata col
tempo. Così, Angel aveva affidato la Angels Investigations a Wesley, Gunn e
Cordelia, che avrebbero continuato a combattere ed aiutare la gente che si
trovava nei guai…Naturalmente, non avrebbero potuto più combattere tutti i
demoni come prima – quando il loro capo era un vampiro, e che quindi, combatteva
quasi ad armi pari col demone di turno – ma era sicuro che avrebbero fatto il
possibile. Cordelia era stata quella che aveva patito di più durante questi
mesi: aveva continuato imperterrita con la sua ricerca, ma alla fine, stava
iniziando a disperare, quando, una telefonata da Sunnydale, le aveva restituito
il sorriso… Naturalmente, era dovuto andare fino a Los Angeles per prendere
le sue cose, sistemare eventuali lasciati in sospeso ma, più che altro, per
salutare i suoi amici. L’addio – lui preferiva arrivederci…in fondo, non
erano poi così lontani – fu pieno di speranza per il futuro: Angel si sentiva
pronto ad affrontare questa nuova vita che si dipanava davanti a lui…insieme a
Buffy. Gunn era rimasto abbastanza freddo, mentre Cordelia non era riuscita a
trattenere le lacrime, e anche a Wesley ne scappò una, che asciugò però molto
velocemente: Angel se ne accorse e andò ad abbracciarlo…Il timido inglese si
lasciò andare a quel saluto: poco tempo prima avrebbe detto impossibile che
sarebbe riuscito a stimare così tanto una vampiro…certo, adesso era un uomo,
come lui, ma quando si era conquistato la sua amicizia e la sua stima, era un
demone. Con l’anima. E così, tornato da Los Angeles, il negozio era rimasto
affidato ad Angel e a Willow, che si occupava del reparto magia, che stava
riscuotendo molto successo; avevano tenuto la palestra sul retro, in cui Buffy
portava le ragazze per qualche allenamento speciale: infatti, c’erano custodite
tutte le armi che il signor Giles teneva in biblioteca ai tempi del liceo…dalle
semplici aste di legno alle armi più antiche e complesse da
maneggiare. “Spero che passino una bella serata…Se lo meritano…” Era
rimasta in mutandine e reggiseno e stava raccogliendo i vestiti per metterli a
lavare: Angel era semisdraiato sul letto, appoggiato su un gomito, e ancora una
volta si meravigliò di quanto era bella…I suoi muscoli non avevano perso la loro
tonicità, anche se non era più la Cacciatrice il lavoro da trainer la teneva
costantemente in allenamento. Naturalmente, la gravidanza le aveva lasciato
qualche forma più rotonda, più morbida, ma a lui piaceva: per lui, era sempre la
perfezione, qualsiasi peso avesse avuto.
Semplicemente, non gli
importava.
E decise di dimostrarglielo. Ancora.
Proprio mentre
lei si era abbassata a prendere una maglietta caduta vicino a dove c’era Angel,
lui allungò il braccio e l’attiro a sé. “Angel!” Lei si era finta
arrabbiata da questo suo atteggiamento… “Dai, devo fare il bucato e ho anche
tutte le cose di Deirdre da sistemare…Senza contare la cena da
preparare…” “Per Deirdre è già pronto, e noi due potremmo farci una pizza…le
altre cose possono aspettare…” Detto questo, le tolse i vestiti che aveva
raccolto di mano e li gettò di lato, per poterla avere tutta per sé.
Per
il resto della loro vita.
FINE
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