Titolo: true colors VI
Passione
Autore: Silvia
E-mail: phoebes@tiscalinet.it
Spoiler: prima e seconda serie di BTVS, con riferimenti specifici
a Becaming I e II
Pairing: Spike/Silvia, accenni di altre
Rating: AU, Auissimo!!
pg13
Timeline: seconda serie di BTVS, dopo “Per sempre” (I have only
eyes for you)
Summary: gli eventi precipitano, fino ad arrivare alla loro
tragica quanto inevitabile conclusione. Sofferenza gratis per tutti!
Disclaimer: i personaggi (tranne Silvia) purtroppo non mi
appartengono, ma appartengono a Joss Whedon, David Greenwolt la WB, ME, la UPN
e la Fox. L’idea del dampyr e dei Maestri della Notte proviene da un fumetto
della Sergio Bonelli editore. L’autrice scrive senza alcuno scopo di lucro e
non intende violare alcun copyright.
Note: Guardate, anche se da
questa ff può non sembrare, io sono romantica e sdolcinata fino
all’inverosimile.
Questo finale mi
è costato parecchia fatica, perché mi serviva che le cose andassero così, e mi
rendevo conto che era tutto un po’ forzato. Ho cercato di renderlo il più
credibile possibile.
In questa ff
trovate il primo esempio di vera e propria “trasposizione” di me stessa nel
personaggio. Nel senso che quando ho visto per la prima volta “Becaming I”, ho
desiderato ardentemente essere lì in biblioteca, e fare quello che fa Silvia. È
questa la cosa più bella delle ff: prendersi certe rivincite!
Ho usato spesso
indifferentemente Angel e Angelus, non per distrazione, ma a seconda del punto
di vista.
Mi scuso ancora
se la consistente presenza di dialoghi e scene presi pari pari dalle puntate
risulta noiosa, però in alcuni casi non sapevo come fare altrimenti, mentre con
i dialoghi di Spike confesso che li ho inseriti quasi uguali perché mi
piacciono troppo! Ho cercato però magari di seguire di più il testo originale,
ma non essendo una cima con l’inglese, quando non capivo ho desistito.
Solo una volta ho
lasciato di proposito un dialogo più simile a quello della puntata italiana
perché si adattava meglio alla mia ff di quello originale.
Gli asterischi ***** indicano un
flashback
PASSIONE
Che cosa sarà capace di fare
quest’animo inflessibile,
implacabile sotto i morsi dl dolore?
(Euripide, Medea)
Ho occhi solo
per te
La passione alberga in tutti noi, sopita, in agguato
e sebbene indesiderata e inaspettata, si ecciterà,
spalancherà le mascelle e griderà.
Sunnydale, aprile 1998
Silvia
era appena andata via dalla biblioteca. Di solito si sentiva quasi in dovere di
accompagnare ogni notte Buffy a casa, sebbene nell’eventualità di un incontro
con Angelus, la cacciatrice se la sarebbe cavata sicuramente meglio di lei.
Quella volta, però, c’erano gli altri con lei, e Silvia aveva pensato che
poteva lasciarla. Aveva voglia di tornare a casa. Era stata davvero una brutta
esperienza per Buffy, ma Silvia non si sentiva in vena di fare la consolatrice.
La situazione stava sempre più
precipitando. Angelus aveva ucciso Jenny Calendar, e come suo solito aveva ricamato
intorno all’omicidio uno scenario perfetto e atroce per il povero Giles.
L’osservatore, distrutto, aveva anche tentato di farsi giustizia da solo, e
aveva dato fuoco alla vecchia fabbrica. Non sapeva che Angelus aveva lasciato
quel posto già da molto.
<Perché proprio lei?>, continuava a
chiedersi Silvia <Perché Angelus ha ucciso la signorina Calendar? Forse aveva
trovato il modo di tradurre la maledizione? O qualche altro incantesimo per
ridare l’anima a un vampiro?> Non poteva fare a meno di sperarlo, ma non
avevano trovato nulla. Avevano cercato dappertutto, Willow aveva setacciato
tutto l’hard disk della professoressa, ma niente.
Poi ci si mettevano anche i fantasmi, a
complicare le cose! A Silvia facevano una pena immensa entrambi. Ripensò al
dialogo di qualche ora prima, quando si interrogavano sulla ragione che
tratteneva il fantasma di James nel Liceo di Sunnydale.
*****
«Vuole essere perdonato», era l’opinione
di Buffy.
«Sì, può essere questo», convenne Giles:
«Ma quando James si impossessa delle persone, queste ripetono esattamente quello
che è successo quella notte, quindi si trova a vivere in una specie di
purgatorio. È condannato ad uccidere la Newman ancora, e ancora, e ancora, e… e
il perdono è impossibile.»
«Bene, non se lo merita!». Buffy aveva
parlato con durezza. Il suo osservatore cercò di farla ragionare: «Il perdono è
un atto dettato dalla compassione, Buffy. Non si concede in base al merito, ma
perché se ne ha bisogno»
*****
Saggio Giles! Aveva proprio ragione. Poi
anche Buffy l’aveva capito. Si era immedesimata. Per fortuna era finita anche
quella.
Ma Silvia non era per niente contenta.
Aprì la porta ed entrò silenziosamente.
Spike era addormentato sul divano. Decise di non svegliarlo, tanto non aveva
niente di nuovo da raccontargli. Si diresse in bagno, si spogliò ed entrò nella
doccia.
Spike si svegliò col rumore dell’acqua.
Era tornata. E non lo aveva svegliato, probabilmente perché non voleva
parlargli. Lui invece aveva qualcosa da dirle: si alzò in piedi, e si diresse
verso il bagno, togliendosi la maglietta.
Silvia stava lasciando che l’acqua calda
le lavasse via l’orribile sensazione che quella giornata le aveva lasciato. E
ancora non sapeva come salvare Angel. Il viso alzato, rivolto verso il getto
d’acqua, gli occhi chiusi. Non si accorse di Spike finché lui non aprì lo
sportello della doccia. Rimase a fissarlo stupita: il vampiro era lì, davanti a
lei, IN PIEDI!
«Spike! Da quando puoi camminare?»
Lui non le rispose, le sorrise soltanto
col suo fare ammiccante, entrò nella doccia, anche se indossava ancora i
pantaloni, e cominciò a baciarla. Lei era troppo shockata per reagire in
qualsiasi modo, evitava di pensare a cosa sarebbe accaduto ora che Spike poteva
camminare, e si limitò ad assecondarlo. Lui la sollevò da terra e lei gli si
avvinghiò, con le braccia dietro la nuca, e le gambe incrociate dietro la
schiena, mentre lui continuando a baciarla scendeva sempre più giù. Si fermò
per un attimo, e delicatamente le girò la catenina, spostando il pendente a
forma di croce dietro le spalle, evitando di toccarlo. Poi ricominciò a
baciarla, sul collo, sul petto, soffermandosi sulla piccola cicatrice che aveva
sotto il seno sinistro. Chissà perché le sue cicatrici lo avevano sempre eccitato
tanto. Forse perché non potendo bere il suo sangue erano la cosa più vicina ad
una ferita che lui potesse toccare.
Lei gli infilò una mano tra i capelli
bagnati. Era così strano il suo corpo sotto l’acqua quasi bollente. La sua
pelle sembrava calda. Non più quella di un vampiro. Non avrebbe mai voluto
smettere di accarezzarlo, e di lasciarsi accarezzare.
Le sfuggì un gemito quando lui la spinse
contro la parete, premendo su di lei col suo corpo, senza smettere di baciarla
dappertutto.Poi la lasciò scendere a terra, ansante.
«Io… dovrei… lavarmi i capelli…» mormorò
Silvia. Non sapeva neanche lei perché l’aveva detto. Spike intanto aveva
ripreso a baciarle il collo: «Fai pure» le sussurrò vicino all’orecchio. Lei
gli posò le mani sulle spalle, come a volerlo allontanare. Lui le afferrò i
polsi, senza farle male, ma con fermezza, e la tenne ferma con le mani appoggiate
alla parete, senza smettere mai di baciare il suo corpo, ancora, e ancora.
Poi, contraddicendo quanto aveva appena
detto, chiuse il rubinetto, la prese in braccio e si diresse verso la sua camera.
Lei non ebbe il coraggio di obbiettare —
dovevo lavarmi i capelli, ho detto … stiamo bagnando il pavimento… allagheremo
il letto… —. Spike la sdraiò sulle coperte e si mise a solleticarle un’altra
cicatrice, quella proprio sotto l’ombelico.
Ogni volta che in quegli anni le aveva
scoperto sul corpo un nuovo segno, le aveva sempre chiesto spiegazioni su come
l’aveva avuto. Un dampyr si riprende dalle ferite meglio e più velocemente di
un essere umano, ma queste non si cicatrizzano facilmente, perché più un dampyr
sanguina, più danni può fare ad un vampiro. Per questo bastava una ferita un
po’ più profonda per lasciare sul corpo di Silvia una traccia indelebile.
Spike
ne era ossessionato. Le conosceva tutte, avrebbe potuto disegnare il suo corpo
a memoria. Per la verità l’aveva anche fatto, qualche volta, stracciando subito
dopo il foglio per paura che Drusilla potesse trovarlo. Con le dita e con la
bocca passò in rassegna tutte le cicatrici, soffermandosi su quelle che lo
infastidivano di più: quella dietro l’orecchio sinistro, segno dell’unico
vampiro che l’aveva morsa, piacere che a lui era negato, e poi quella sulla
pancia, sotto l’ombelico. Di questa non avevano mai parlato. Lui però sapeva
chi gliel’aveva fatta. Sapeva tutto di quella notte. Questo pensiero lo mandava
in bestia. Scacciò subito quell’idea dalla mente quando lei lo attirò a sé,
forse intuendo cosa gli passava per la testa, e cominciò a sbottonargli i
pantaloni. Spike, baciandola ancora, le sussurrò sulle labbra: «Ti amo.»
Lei sembrò irrigidirsi: «Smettila… ti prego,
Spike… smettila», ma continuò a baciarlo.
Fecero l’amore come se fosse stata
l’ultima volta, e probabilmente lo era. O almeno questo pensava Silvia, mentre esausta
tra le sue braccia si sforzava di non cedere al sonno. Ora che Spike poteva
camminare, non dipendeva più da lei. Ora poteva cacciare, non avrebbe più
accettato di bere sangue animale, lo sapeva. Angel l’aveva avvertita di stare
attenta, e aveva avuto ragione. Ora il distacco sarebbe stato molto più
doloroso. Lo guardò mentre era profondamente addormentato, il viso sereno,
l’espressione innocente… sembrava impossibile che potesse essere un assassino.
Poi si addormentò anche lei.
Quando si svegliò, Spike non c’era più.
Speranze…
[La passione] detta legge a tutti noi, ci guida.
La passione ci governa e noi obbediamo.
Che altro ci resta?
Ci sono momenti nella vita che determinano
il corso di un’intera esistenza. A volte durano una frazione di secondo. A
volte, no.
Il mattino dopo
Nella biblioteca del Sunnydale High si era
riunita la scooby gang al completo. Buffy e Willow avevano un importante
comunicazione da fare.
«Che
stai dicendo?»
«La maledizione. È questa»
La cacciatrice porse a Giles il foglio che
lei e Willow avevano stampato.
«La signorina Calendar cercava di tradurre
il rito dei morti viventi», spiegò la rossa: «Per restituire l’anima ad Angel»
«Diceva che era impossibile», disse Giles
prendendo il foglio dalla mano di Buffy.
«Almeno ci ha provato. E sembra proprio
che funzionasse», rispose la cacciatrice.
«Così l’ha uccisa, prima che potesse
dircelo», intervenne Xander, seduto con Cordelia accanto al tavolo: «Che signore,
eh?»
«Ed è una cosa buona, giusto?», chiese
Cordelia. Giles, che prima aveva ignorato il commento di Xander, si voltò
invece alle parole della ragazza. Di fronte al suo sguardo interrogativo, Cordelia
continuò: «Voglio dire: possiamo maledirlo di nuovo, no?»
«Bè… sì è questo il punto», rispose
l’osservatore: «Il rituale richiede una grande conoscenza della magia nera che
io… non possiedo»
«Bè, potrei leggere i suoi file», esclamò
Willow tutto d’un fiato. Poi, un po’ più calma: «Sì, e… e.. fare ricerche sulla
magia nera. Anche se non sarà facile io… io comunque credo di potercela fare!»
Giles scosse lentamente la testa: «Senti,
Willow… mettere in atto certi incantesimi così potenti può aprire porte che poi
sarebbe difficile richiudere»
Silvia, appoggiata in un angolo a uno
scaffale della libreria, non aveva ancora detto niente. Fissava il pavimento,
con le braccia incrociate sul petto. Aveva paura. Paura di sperare invano.
«Io
non voglio correre dei rischi», insisteva Willow: «Non su tutta la linea. Ma
sono la persona più adatta a farlo»
«Salve!», esclamò Xander, alzandosi in
piedi: «Per chi si fosse appena sintonizzato: questa è una gabbia di matti!
Così questo incantesimo ripristinerebbe l’umanità di Angel? Bè, ecco
un’interessante domanda: a chi importa?»
A quelle parole Silvia alzò di scatto la
testa, fissando Xander con lo sguardo accigliato, ma continuando a tacere.
«A
me importa», disse Buffy.
«Sarebbe giusto?», chiese lui.
«Curare Angel è stato l’ultimo desiderio
espresso da Jenny… Cerchiamo di non perdere l’obiettività, Xander», lo ammonì
Giles.
«Io sono un tipo obiettivo, e Angel è un
killer»
«Xander!», esclamò Willow, stupita dalle
parole troppo dure dell’amico.
«Non è così semplice!» cercò di difendersi
Buffy.
«Cosa? Gli hai perdonato tutto? Non credo
alle mie orecchie!!», esclamò per tutta risposta lui: «Per una volta sola
cercate di venirmi incontro anche se mi rendo conto che per voi è imbarazzante,
per cui, vengo subito al punto: il punto è che Angel deve morire!»
Avrebbe voluto aggiungere qualcosa, ma
prima che potesse farlo si trovò a volare per la biblioteca. Tutti rimasero
ammutoliti per la sorpresa, nessuno si mosse, tranne Silvia, che dopo averlo
colpito, gli si era fatta subito addosso, afferrandolo per la camicia e
tirandolo su: «Che cosa ne sai tu di Angel? Come puoi decidere quello che è giusto?
Sei solo un ragazzino geloso e presuntuoso!» lo spinse di nuovo verso la
libreria, mentre lui la guardava spaventato. Riavutisi dallo shock, gli altri
si avvicinarono ai due, e Buffy e Giles cercarono di allontanare
l’infuriatissima Silvia dal povero e malconcio Xander: «Calmati…», le disse
l’osservatore: «Non c’è bisogno di fare così!».
Silvia si strattonò dai due. Lanciò uno
sguardo torvo a tutti i presenti, che ancora la guardavano con tanto d’occhi,
mentre Cordelia preoccupata si assicurava che Xander non si fosse fatto male.
Ma anche se si era calmata, Silvia era
ancora arrabbiata. A voce più bassa che poté si rivolse irritata a tutti gli
altri: «Forse per voi Angel sarà l’ultimo arrivato, quello di cui servirsi nei
casi di pericolo, ma che considerare amico è un’assurdità che non vi è mai
neanche sfiorato la mente, vero? Continuate a parlare di.. di quello che è
adesso come se fosse ancora lui, mentre non capite che Angelus e Angel sono due
persone diverse! Voi non lo conoscete!!», di nuovo il suo autocontrollo era
andato a farsi benedire, e dalla sua voce si capiva che di lì a poco sarebbe
scoppiata a piangere: «Voi non sapete di come lui da 100 sta soffrendo per
delitti che non ha commesso, sta scontando la pena di qualcun altro!». di nuovo
tornò a calmarsi, passandosi una mano sugli occhi per scacciare quelle lacrime
che suo malgrado le erano sfuggite. Nessuno fiatava. Silvia riprese a parlare,
stavolta a voce molto bassa: «Per me Angel è tutto. È tutta la mia famiglia. È
l’unico che mi sia stato sempre accanto. È tutto ciò che mi è rimasto. Se c’è
una possibilità di salvarlo, io non ci rinuncerò. Se non mi volete aiutare, lo
farò da sola! Anch’io ho una certa esperienza con la magia nera!! Non mi piace
usarla, ma ne sono capace.»
Willow le si avvicinò, posandole una mano
sulla spalla. Silvia sussultò e si girò a guardare l’amica con gli occhi gonfi
di lacrime. «Cerca di calmarti…», le disse lei: «Qualche cosa faremo».
Angelus mostrava a Drusilla il blocco di
pietra che racchiudeva Acathla, spiegandole la sua storia. Fuori, nel giardino,
Spike li spiava: <Una grossa roccia! Devo dirlo ai miei amici! Loro non hanno
rocce così grandi!>
Ma il racconto
che l’odiato sire aveva appena fatto non era per niente divertente.
«Mio tesoro!»
aveva concluso Angelus raggiante, rivolto a Drusilla: «Noi metteremo fine alla storia
dell’umanità!»
<Sì, bravo. E poi cosa mangiamo? Idiota
megalomane!>
Angelus si preparò al rito, recitando
varie formule, con cui spiegava perché era lui l’unico meritevole di
risvegliare il demone, con somma noia di Spike. Poi afferrò la spada che
trafiggeva il cuore di Acathla… e non accadde niente.
«A quanto pare non eri degno!», lo canzonò
Spike sottovoce. Poi si allontanò, indeciso sul da farsi. Non sapeva se Angelus
sarebbe riuscito subito a scoprire cos’è che non aveva funzionato, ma
immaginava comunque ci non ci avrebbe messo molto a capire cosa doveva fare. I
mezzi non gli mancavano. Doveva continuare a tenerlo d’occhio.
*****
Manhattan, 1996
Un giovane uomo barcollava tra i bidoni di
un vicolo buio e non troppo raccomandabile. Ma non sembrava ubriaco. Pareva
proprio non riuscisse a reggersi in piedi. Vide un topo che sgattaiolava poco
lontano. Gli si avvicinò, cercando di catturarlo, ma fallì miseramente, cadendo
a terra, tra i rifiuti.
«Sei davvero disgustoso. Puzzi in modo
insopportabile!»
Il giovane alzò lo sguardo verso l’uomo
che l’aveva interpellato. Quello continuò: «È l’odore della morte che ti aleggia
intorno... E il tuo aspetto mi dice… “svitato senzatetto”»
Era un tipo piuttosto strano. Non molto
alto, vestito in modo singolare: aveva un cappello scuro, una camicia verde
pisello con un papillon leopardato. Sopra indossava una giacca di pelle viola.
Indipendentemente dal suo aspetto
bizzarro, il ragazzo non aveva voglia di starlo ad ascoltare: «Fuori dai
piedi!»
«Che mi faresti? Mi morderesti? Orrore! Un
vampiro!». Il tono dello sconosciuto era certamente irrisorio. Il giovane lo
guardava stupito.
«Ma non mi morderai, malgrado la tua
povera, torturata anima. È così triste! Un vampiro con un’anima! Molto toccante!»,
continuava a prenderlo in giro. Ma aveva ottenuto la sua attenzione. E
suscitato il suo interesse.
«Chi sei?», chiese il vampiro.
Una voce di donna, poco lontano, li
interruppe: «Cantastorie! Cantastorie, dove diavolo sei?»
Entrambi si voltarono verso l’uscita del
vicolo, da cui provenivano quelle parole.
«Sono qui, dolcezza. Te l’ho trovato!»,
rispose l’uomo, che evidentemente era il Cantastorie.
Subito sbucò la proprietaria della voce,
che appena vide il vampiro, corse ad abbracciarlo.
«Angel! Finalmente! È incredibile: per
tutto questo tempo abbiamo vissuto nella stessa città, e non siamo riusciti a
trovarci!»
«Silvia…», mormorò lui, con voce malferma:
«Credevo… che fossi morta… o.. peggio…»
«Perché tu sei un idiota, un cretino, un
deficiente!»
«Se stai cercando di farlo sentire meglio,
non credo che questo sia il modo migliore!», le disse il Cantastorie. Ma le non
ci badò: «Lo sapevo! Ero sicura che ne avresti sofferto più di me, che ti
saresti sentito in colpa!». Intanto continuavano ad abbracciarsi, con le
lacrime agli occhi.
«Ma ERA colpa mia! Non sono riuscito a
salvarti!»
«Per così poco…», scherzò lei.
«Ti avevano catturata per portarti da tuo
padre, e io non sono riuscito a fermarli… Ero certo che avrebbero tentato di
convincerti, e temevo che ci sarebbero riusciti…»
«Oh, sì, mio padre ha ottimi argomenti di
discussione… Ma non sono mai arrivata da lui. Non sono arrivata neanche in
Europa! Te l’ho detto, mio fratello Daryl non è così in gamba come vuol fare
credere… E tu per 6 anni ti sei tormentato — inutilmente — per me… mi dispiace!
Io ti ho cercato disperatamente!»
«Come hai fatto a trovarmi?»
«Ho incontrato questo tizio», disse
indicando col pollice il Cantastorie: «Mi ha detto che sapeva dov’eri. Non ho
ancora capito cosa vuole però», e così dicendo si voltò a guardarlo. Quello sorrise:
«Facciamo due passi?»
I
tre si incamminarono per le fredde vie di Manhattan. Silvia attaccata al
braccio di Angel, come per assicurarsi di non perderlo di nuovo. Il Cantastorie
si fermò a compare un hot dog.
«Volete sapere cosa voglio? Bè, io voglio
sapere cosa *voi* volete!»
«Io.. non ti comprendo…», mormorò Angel.
«Nessuno mi comprende, è la mia
maledizione. Sono il Cantastorie. Comunque, ormai è tardi»
«Tu non sei un vampiro»
«Un demone. Tecnicamente, come ho già
spiegato alla tua amica. Sì, voglio dire: non sono cattivo! Non tutti i demoni
si dedicano a devastare la vita degli altri!»
«Vuoi dire che anch’io ho una scelta?»
«Voglio dire che puoi diventare un topo di
fogna ancora più infimo di quello che sei adesso, oppure puoi diventare
qualcuno. Una persona. Nel novero degli esseri umani.»
«Ehi!», intervenne Silvia: «Io sono anni
che cerco di convincerti, e non mi hai mai voluto dar retta, adesso arriva questo
qui, e tu subito gli credi?»
«È che io so spiegare meglio le cose
dolcezza», rispose il demone: «È il mio mestiere!».
«Ma se prima hai detto che nessuno ti capisce!»
«Appunto.»
Silvia stava per replicare, ma il demone
si rivolse di nuovo ad Angel: «Il tuo problema è che hai sempre avuto paura che
la parte demoniaca prendesse il sopravvento. Anche con Silvia. Quando non sei
riuscito a salvarla dal fratellastro, hai dato per scontato che l’avrebbero
portata dalla loro parte, annullando la sua umanità. Non credi che in alcun
casi si possa ottenere una vittoria sul male?»
«Ancora non ci hai detto che cosa vuoi da
noi!», fece notare Silvia.
«Voglio solo mostrarvi una cosa». Fissò il
vampiro negli occhi: «Ora mi devi seguire. Prima osserva, e poi mi dirai quello
che vuoi fare.»
«Dove?»
Los Angeles, 1996
Davanti all’entrata dell’Hemery High
School, una macchina dai vetri oscurati accostò al marciapiede, e si fermò. Era
l’ultima ora, i ragazzi uscivano diretti a casa. Un finestrino dell’auto si
abbassò lentamente. Bene attento a non farsi toccare dai raggi del sole, Angel
osservava una ragazza. Stava scendendo le scale, chiacchierando futilmente con
tre amiche. Dopo averle salutate, si tolse la giacca e si sedette sui gradini a
finire il suo lecca lecca. Un uomo le si avvicinò: «Buffy Summers?»
«Sì? Salve! Che c’è?»
«Io dovrei parlare con te.»
«Per quel piccolo furto da Bullocks?
Guardi che l’avrei pagato quel rossetto, lo giuro!»
«Non c’è molto tempo. Devi venire con me.
Ti attende il tuo destino.»
«Io non ho un destino! Sono senza destino,
davvero!»
«Sì, ce l’hai. Tu sei la prescelta. Solo
tu puoi fermarli.»
«Chi?»
«I vampiri.»
In un cimitero poco distante, Angel
osservava la cacciatrice di fronte al suo primo vampiro. Era in difficoltà, ma
riuscì a liberarsi, e a recuperare il suo paletto. Il vampiro le fu presto di
nuovo addosso. Lei lo spinse a terra, e lo infilzò nello stomaco: «Oh no! Non
era il cuore!». Provò di nuovo. Centro. Polvere.
La ragazzina rimase a fissare quello che
rimaneva del suo primo vampiro, con gli occhi stralunati. Tornò a casa, ed Angel
la seguì, rimanendo a guardare la madre che la sgridava per aver fatto tardi.
Nel condotto fognario, lì vicino, lo
aspettavano Silvia e il Cantastorie.
<Vorrei sapere perché dobbiamo sempre
nasconderci nelle fogne! Io respiro, a differenza di Angel, la sento la puzza>
Il Cantastorie ruppe il teso silenzio: «Tempi
duri per la cacciatrice. È una bambina, e la vita è piena di lati amari!», disse.
«Già, poverina, le si sarà spezzata
un’unghia nel combattimento, e le si è un po’ sgualcita la gonna. Una tragedia!»
«Che c’è, la cacciatrice non ti piace?»
«La cacciatrice? Io ho visto solo una
ragazzina poco matura e molto oca!»
«Non sarai mica gelosa?»
«Gelosa? Credimi, sei proprio fuori
strada!», disse Silvia ridendo. Poi però si fece subito seria, e un’ombra di tristezza
attraversò il suo viso: «Non ce l’ho con lei. Però circa 85 anni fa ho deciso
che non avrei più avuto niente a che fare con le cacciatrici. E sono
preoccupata per Angel, temo che…» fu interrotta dall’arrivo del vampiro, che si
rivolse al Cantastorie: «Voglio aiutarla. Voglio… voglio diventare un uomo.»
A quelle parole Silvia sorrise contenta,
ma non poté dire niente perché il demone la precedette: «Ma datti un’occhiata!
…e lei è la più carina delle cacciatrici. Non sarà facile… Più vivi in questo
mondo, più ti rendi conto di quanto invece ne sei omesso. Non è facile per
lei,» e indicò Silvia: «che è mezza umana, sarà ancora più difficile per te,
che di umano hai solo l’anima.»
«Bè, insegnaci tu, allora!» gli disse
Silvia, con tono leggermente ironico.
Il
demone fece finta di valutare la proposta, poi acconsentì: «Affare fatto!»
«Ma non voglio vestirmi come te», disse
Angel.
<Non posso crederci! Ha fatto una
battuta!> pensò Silvia felice. Distratta da quest’evento, si perse l’ultima
frase del Cantastorie, anche lui stupito dell’umorismo di Angel: «Cielo, che
essere importuno! Sei fortunato che abbiamo bisogno di te dalla nostra parte!»
*****
Buffy, Willow, Xander e Silvia seguivano
attenti le lezioni, cercando di non pensare ad Acathla, Angelus e tutto ciò che
minacciava il mondo. La cosa non era molto semplice, perché il fatto che fosse
arrivata anche Kendra, se da una parte li tranquillizzava (due cacciatrici sono
indubbiamente una garanzia), dall’altra li preoccupava ancora di più: se la
ragazza era venuta di corsa a Sunnydale, significava che la situazione era
veramente grave.
Stavano
tutti più o meno pensando alle stesse cose, quando irruppe in classe una donna
avvolta in una coperta. Era una vampira, e si rivolse subito alla cacciatrice:
«Stasera. Al tramonto. Al cimitero. Devi affrontarlo». Intanto il sole l’aveva
raggiunta, e stava andando a fuoco. I ragazzi, spaventati, si erano tutti
alzati in piedi e fatti indietro. Solo Buffy e Silvia erano rimaste sedute ai
loro posti. La vampira continuò: «Affrontalo, o molti moriranno! Stanotte! È
giunta la sua ora!». Le fiamme la avvolsero, e divenne cenere.
Più tardi, in biblioteca, la scooby gang
stava ragionando sul da farsi.
«Ha detto che moriranno in molti, devo
andare!», disse Buffy risoluta.
«Io verrò con te!», si offrì Kendra.
«No. Resta qui, non si sa mai», disse
Silvia: «Andrò io con Buffy.»
«Scusate! Lo so che non mi ascoltate
mai!», si intromise Xander: «Ma non sarebbe meglio che voi due, che siete le
più sentimentalmente coinvolte, restaste qui?»
«Io vado, su questo non si discute», disse
Silvia decisa: «Tu, Buffy?»
«Sì, vengo anch’io. Il messaggio era per
me. Se andasse Kendra, ad Angel non importerebbe, mentre io e Silvia potremmo
tenerlo occupato, così non potrà pensare al suo rituale apocalittico, non
credete?». Fece una pausa, fermandosi accanto a Willow, poi le chiese: «Will,
tu che ne dici?»
«Non so, dovrei ricontrollare…», rispose
la strega un po’ titubante.
«Abbiamo poco tempo. Se funziona, deve
funzionare adesso», disse Silvia avvicinandosi.
«Bene!» Willow cercò di apparire sicura di
sé: «Mi serve solo una mezz’oretta, poi sarò pronta!»
«Perciò dovrete tenere Angel fuori dai
piedi, non lasciatelo avvicinare», concluse Giles: «Se il rito funzionerà… bè,
lo sapete. State attente.»
Le due ragazze uscirono, dirette al
cimitero. Non si scambiarono una parola durante il tragitto. Quando arrivarono
a destinazione, fu Buffy la prima a parlare: «Attenta!», gridò. Prontamente
avvertita, Silvia schivò il colpo di un vampiro, e si voltò: tre degli “uomini”
di Angel erano venuti ad accoglierle.
«Che codardo!», esclamò Buffy: «Aveva
detto che voleva scontrarsi con me!»
Silvia e Buffy erano pronte a combattere,
ma i tre vampiri invece fuggirono via. Le ragazze si lanciarono
all’inseguimento. Uno dei tre si staccò dagli altri e cambiò direzione. «Tu
segui quello!», disse la cacciatrice all’amica. Le due si divisero.
Ben presto Silvia raggiunse il vampiro e
veloce lo impalettò. Fece per correre da Buffy, ma si ritrovò di fronte Angelus.
«Ciao piccola! Non pensavo saresti venuta
anche tu!»
«Sì che lo pensavi, altrimenti non avresti
detto ai tuoi uomini di separarci!»
Il vampiro rise: «E brava! L’hai capito
allora! Ma se sei così intelligente, perché ti sei fatta fregare?»
«Che devo dirti? Amo l’avventura, lo sai!»
«Già, certo, mi ricordo… Sempre a
cacciarti nei guai… Mi manca un po’ la tua follia sai? Eravamo forti, insieme.
Devo dirti una cosa… dopo che Acathla avrà fatto il suo dovere, penso che tu
sarai l’unica cosa umana che mi mancherà. Oh, aspetta… Tu non sei umana!»
«Con l’anima o senza, non hai mai avuto un
gran senso dell’umorismo. Smettila di fare l’idiota. Battiamoci.»
«Non
sono venuto per battermi.»
«Ah no?»
«Vorrei che tu la smettessi di rinnegare
la tua parte demoniaca. Se ti unissi a me, non avremmo rivali. Il mondo sarebbe
nostro.»
«Mondo? Quale mondo? Ti ricordo che stai
per mandare tutti all’inferno!»
«Potrei ripensarci, se mi darai una
possibilità. Che ne dici?», poi, senza aspettare la risposta di Silvia, esclamò
divertito: «D’accordo, battiamoci!»
Nel frattempo, la cacciatrice, inseguiva i
due vampiri. Li aveva appena raggiunti, quando si accorse di essere circondata:
ce n’erano almeno altri tre, e forse qualcun altro nascosto dietro qualche
lapide.
<Ci vorrà più tempo del previsto…
Speriamo che Silvia non incontri Angel. Sbrigati, Will!>
Angelus sbatté Silvia a terra. La ragazza
si rialzò prontamente, e lo colpì. Schivava, incassava, rispondeva. E lui rideva.
Le fermò il braccio destro, con cui lei stava per colpirlo, e glielo spinse
dietro la schiena, costringendola a voltarsi. Silvia sentì il rumore delle sue
ossa che si rompevano, e il dolore intenso e violento. Non poté fare a meno di
gridare. Angelus la strinse a sé, immobilizzandola.
«Ci sei cascata ancora una volta!», la
derise: «Credevo che dopo tutti questi anni avessi imparato… mi sembravi
migliorata nella lotta. Invece ti sei fatta spezzare il braccio!»
Silvia cercava di divincolarsi, ma Angelus
la teneva ferma, con una mano le stringeva il braccio ancora sano, mentre con
l’altra la reggeva per la vita. La teneva in modo da poterle parlare
all’orecchio: «Fammi ricordare… qual è la mano con cui suoni il violoncello?
Per tutti quegli anni mi hai costretto ad ascoltare i tuoi massacranti
esercizi… È la sinistra, se non sbaglio…», così dicendo le afferrò l’indice, piegandolo
in maniera innaturale. Silvia gridò.
«Fa male, vero? Non più che ascoltarti
suonare, però. Credimi, sei totalmente incapace, non è una gran perdita.»
Presto le spezzò anche le altre dita,
mentre la ragazza non riusciva a reagire. Si accasciò a terra, non si reggeva in
piedi, ma Angelus non la lasciò andare: «Ti arrendi così facilmente? Mi sono
proprio sbagliato sul tuo conto, allora!»
D’improvviso Silvia si raddrizzò di
scatto, colpendo forte con la testa il mento di Angelus. Il vampiro mollò la presa,
e Silvia cadde in avanti. Sbatté la faccia a terra, non riuscendo a reggersi
con le mani. Cercò di rialzarsi e correre via, ma Angelus la afferrò di nuovo:
«Bene! Hai deciso di darmela qualche soddisfazione, allora!»
In quel momento arrivò Buffy trafelata.
Non appena la vide, Angelus rise di gusto: «Ciao amore!», la salutò. Poi
strinse un braccio intorno alla gola di Silvia, impedendole di respirare. Buffy
gli si gettò contro, ma lui la mise in guardia: «Attenta! Se ti avvicini, le
spezzo subito il collo!»
La cacciatrice cercava di pensare
velocemente a qualcosa da fare, mentre Silvia diventava sempre più debole tra
le braccia del vampiro. Angelus le avvicinò la bocca all’orecchio: «Sei proprio
un ottimo Absirto, tesoro. La tua sorellina ti sarà molto grata». Mollò all’improvviso
la presa, Silvia cadde in ginocchio, toccandosi il collo e respirando
affannosamente, lui la colpì alla nuca, facendola cadere svenuta. Buffy fu
costretta a lasciar scappare Angel per soccorrere l’amica. La portò al più
presto in ospedale.
Silvia era sdraiata su un lettino, ancora
priva di sensi, mentre un medico interrogava Buffy sull’accaduto: «Cos’è successo?»
«È stata aggredita… Credo che abbia
parecchie ossa rotte. Oh, si sta riprendendo!»
Silvia infatti aprì lentamente gli occhi,
provò a muoversi, ma urlò di dolore.
«Buffy..»
«Sono qui!»
Il dottore cercava di visitarla, ma la
ragazza non gli badava: «Buffy.. Cosa ha detto Angelus? L’ultima cosa… era importante,
ma non ricordo!»
«Parlerete dopo, di questo. Ora deve fare
le lastre, e deve rispondere ad alcune domande sulla sua aggressione… deve fare
una denuncia…»
Silvia non lo ascoltava, tentò di
andarsene, e il medico faticò a trattenerla, ma le ossa rotte le facevano molto
male, e si arrese.
«La prego… solo due parole…» supplicò
Buffy. Poi rivolta a Silvia: «Perché dici che è importante? Ha detto qualcosa
su una sorella, ma neanch’io ricordo..»
“Fortunatamente” arrivò un caso grave, e
il medico dovette lasciarle per occuparsene. A Sunnydale gli ospedali facevano
sempre il “tutto esaurito”.
Le due ragazze rimaste finalmente sole, si
lambiccavano il cervello per ricordarsi.
«Ha detto anche un nome, qualcosa di
assurdo… ha detto che eri tu!», disse Buffy.
«Sì,
poco prima di svenire, l’ho sentito… Com’erano la parole precise? “La tua
sorellina ti sarà molto grata… tu sei un ottimo…” Ma certo!», esclamò
all’improvviso: «Medea e Absirto!». Il buio seguito al colpo di Angelus cominciava
a diradarsi. Cercò di ricordare qualcos’altro, ma la testa le faceva malissimo,
non riusciva a pensare, e la confusione dell’ospedale non la aiutava.
«Chi sono Medea e.. Ab.. coso?», chiese
Buffy.
«Medea è… la protagonista di una tragedia
greca. Euripide, se non sbaglio. Absirto era suo fratello. Angelus ha detto che
la sua Medea non era lì… Forse si riferiva a Drusilla. Medea era un po’ fuori
di testa…»
«Ma cosa c’entri tu con Drusilla? Che
significa?»
«Immagino
che Angelus volesse dirci qualcosa… Allora, vediamo di ricordare tutta la
storia… Medea tradì il padre scappando per mare con l’uomo di cui era
innamorata, Giàsone, e mentre il padre li inseguiva, per rallentarlo, uccise il
fratello e lo tagliò a pezzi, che gettò in mare a uno a uno, costringendo così
il padre a fermarsi più volte per raccoglierli, e a rallentare quindi il suo
inseguimento.»
«Mio Dio! È orribile!»
«Se io sono Absirto, e Drusilla è Medea…
non capisco… non capisco…». Il dolore alla testa aumentava, non riusciva a
ragionare. D’un tratto Buffy esclamò: «Voleva rallentare me!»
Silvia la guardò stupita: «Oh mio Dio!
Certo! Ecco perché non mi ha uccisa, perché tu ti fermassi ad occuparti di me!
Ti voleva lontano da…»
«La biblioteca! Sono tutti lì!»
Buffy corse subito via, e Silvia non poté
seguirla, fermata da due infermieri. E poi cosa poteva fare? Solo essere di
nuovo di peso.
<…un ottimo Absirto…>
Fu costretta a farsi portare nella sala
dei raggi X.
Anche se si è consci dell’ineluttabilità del fato, ci si può trovare impreparati.
Nessuno chiede che la propria vita cambi, non davvero. Ma succede.
Buffy corse più veloce che poté a scuola, ma giunse troppo tardi. Appena entrò in biblioteca, vide disteso a terra il corpo senza vita di Kendra.
Allora cosa siamo noi? Senza speranza? Burattini? No. I momenti cruciali arriveranno. Non potrete fare niente per questo. È quello che farete dopo che conta. È allora che ciò che noi siamo ci apparirà chiaro.
Capite cosa intendo.
…infrante
La passione è la fonte dei momenti migliori,
la gioia di un amore, la lucidità dell’odio e l’estasi del dolore.
La passione può ferire profondamente.
Silvia aspettava che l’ingessassero. Le
lastre avevano evidenziato fratture multiple a tutte e cinque le dita della
mano sinistra, e il braccio destro fratturato all’altezza del gomito.
<Potevo dirglielo anch’io! C’ero quando
Angelus mi ha spezzato le ossa!>
Aveva le braccia immobilizzate, e questo
la faceva sentire ancora più inutile. Mentre aspettava le sembrò riconoscere
qualcuno: «Xander!», chiamò.
Il ragazzo, sorpreso, la raggiunse:
«Silvia! Che ci fai qui?»
«Sto aspettando che mi “aggiustino” il
braccio. Ho qualche osso rotto. Tu stai bene?»
«Sì, io sì.»
«Dove sono gli altri? Cos’è successo?»
«Mentre facevamo l’incantesimo, dei
vampiri ci hanno attaccati. Cordelia è scappata, Willow è rimasta schiacciata
da una libreria. Non ha ripreso i sensi. Ancora non mi hanno fatto sapere come
sta. Buffy dov’è?»
«È corsa in biblioteca, appena abbiamo
capito che era una trappola. Evidentemente tropo tardi… È tutta colpa mia!
Buffy ha perso tempo per salvare me… Ed era proprio quello che Angelus
voleva…». Sconsolata, appoggiò la fronte sul palmo della mano, attenta a non
muovere le dita. Poi alzò lo sguardo versò l’amico: «Non mi hai detto di Giles
e Kendra…»
«Giles non l’ho più visto dopo l’arrivo
dei vampiri. Kendra…». Non ebbe il coraggio di continuare, ma Silvia capì comunque
cos’era successo. Non disse niente, solo, silenziose, alcune lacrime le
bagnarono il viso.
<È tutta colpa mia…>, pensò: <Ho
insistito tanto perché facessimo l’incantesimo, ho insistito per andare con
Buffy… e ho fatto solo il gioco di Angelus. Se non fossi stata così stupida,
forse ora Kendra sarebbe ancora viva…>
Si asciugò le lacrime, poi si rivolse a
Xander: «Mi dispiace di averti colpito, ieri, in biblioteca. Scusami. Ero fuori
di me.»
«Non fa niente, non mi sono fatto male.
Stai sicuramente peggio tu.»
Silvia
sorrise tristemente: «Sì, in effetti, ho conosciuto tempi migliori… Ma davvero
tu non puoi capire cosa sto passando, cosa significhi Angel per me…»
«Non ci posso credere! Willow è ferita,
non sappiamo cosa è successo a Giles, e Kendra è morta, tutto per colpa di Angel,
e tu ancora pensi a lui!»
«Angelus, Xander,
Angelus! Questo qui non è
Angel! Riesci a capirlo?»
«Sei tu che non capisci…»
Vennero interrotti dall’arrivo di un
medico: «Signor Harris?»
«Sì, sono io.»
«Mi dispiace, ma non abbiamo buone notizie
sulla sua amica. La signorina Rosenberg ha subito un trauma cranico. Ora è in
coma. Potrebbe svegliarsi in qualsiasi momento, ma… più passa il tempo, più la
sua situazione potrebbe complicarsi.»
Dopo aver trovato il corpo di Kendra,
Buffy era stata fermata dalla polizia e accusata dell’omicidio. Era riuscita a
scappare, e finalmente era arrivata all’ospedale. Non tardò a trovare Xander,
Silvia e Cordelia al capezzale di Willow.
«Non avrei mai dovuto permetterle di
provare l’incantesimo…», disse sconsolata la cacciatrice. Nessuno le rispose.
«Voi come state?», chiese poi.
«Bene… bene…», le rispose Silvia
tristemente. Poi mostrò a Buffy la mano sinistra, con le dita fasciate a delle
stecche per tenerle ferme: «La mano me l’hanno sistemata. Sto aspettando ancora
per il braccio. Continuano ad arrivare casi gravi, e mi fanno aspettare.»
«Anche noi siamo bene», disse Xander.
«Io ho corso», disse Cordelia sottovoce:
«Penso di aver percorso almeno tre isolati prima di capire che nessuno mi stava
seguendo. Non è stato molto coraggioso.»
«Era la cosa giusta da fare», la rassicurò
Buffy. Poi le chiese: «Giles era con te?«
«No, non l’ho visto», rispose la ragazza.
«Non è in ospedale?»
«No», rispose Xander.
«Devo andare a cercarlo!», disse la
cacciatrice.
«Vengo con te!», propose Silvia.
«Non puoi andare!», le disse Xander: «Hai
un braccio rotto!»
«Devi restare e farti curare», aggiunse
Buffy: «Non preoccuparti, mi occuperò io di tutto.»
Silvia non insistette, stavolta, si limitò
ad accompagnare Cordelia a prendere un caffè. Mentre aspettavano vicino alla
macchietta, Xander le raggiunse con la notizia che Willow si era svegliata.
Silvia ebbe appena il tempo di salutare l’amica, che la chiamarono per
l’ingessatura.
Buffy aveva cercato Giles a casa, ma non
l’aveva trovato. In compenso aveva incontrato uno strano demone, il
Cantastorie. Non era riuscita a capire se voleva davvero aiutarla o solo confonderle
le idee, così l’aveva piantato nell’appartamento di Giles, e si era diretta a
casa. Era quasi arrivata, quando le passò a fianco una macchina della polizia.
*«Ti amo.»
«Smettila… ti prego, Spike… smettila.»*
<Se non mi avessi risposto così, magari
sarei rimasto. Non lo so, non avevo ancora deciso. Ma tu mi hai convinto ad
andarmene. Cosa ti costavano due semplici parole? Bastava anche che dicessi
«Anch’io». Non pretendo tanto>
Spike prese una decisione. Terribile, per
lui, ma non vedeva altra scelta. Non poteva restare nascosto nella fabbrica e
restare a guardare come sarebbe finita. Perché lo sapeva già: avrebbe vinto
Angelus. Doveva trovare la cacciatrice, e allearsi con lei. La sola idea lo
disgustava. Ma insieme sarebbero riusciti ad uccidere Angelus. E lui si sarebbe
ripreso Drusilla. Era sicuro che senza l’altro vampiro di mezzo, la sua regina
l’avrebbe perdonato, e sarebbero tornati insieme, felici come prima. E avrebbe
detto per sempre addio a Silvia.
Era vicino alla casa dell’odiata nemica,
quando sentì gridare: «Ferma dove sei!». Si avvicinò, e vide un agente che le
puntava una pistola contro.
<Fantastico! Si è anche fatta beccare
dalla polizia!>
«Metti le mani sulla testa, subito!»
<Che fa, obbedisce anche?> Spike
decise di intervenire, e con facilità stese il poliziotto. La cacciatrice lo
guardava stupita.
«Ciao bellezza!», la salutò lui
sorridendo.
«Spike! Ma tu non
muori mai?»
«Una volta mi è bastata». Fece qualche
passo nella sua direzione, ma lei non lo lasciò avvicinare: subito lo colpì due
volte in faccia. Lui l’afferrò per le spalle, e lei gli assestò un pugno nello
stomaco.
«Ouch! Aspetta un secondo!», la spinse
via, e lei tirò fuori un paletto.
«Hei! Bandiera bianca, mi arrendo!», disse
lui alzando le mani.
«Lasciami
chiarire questo punto: noi siamo nemici mortali. Non abbiamo tregue!»
«Se vuoi provare a
sedurmi, passeremo bei momenti, ma se vuoi fermare Angelus, dobbiamo allearci.
Ti è chiara la differenza?»
Buffy impugnava
ancora il paletto: «Di cosa stai parlando?»
«Sto parlando del tuo ex, piccola. Sto parlando di mettergli una
pietra sopra in tutti i sensi.»
«E io secondo te
dovrei cadere in una trappola così banale?»
«Ha il tuo
osservatore. Proprio ora, probabilmente, lo sta torturando.»
«Che cosa vuoi?»
«Te l’ho detto:
voglio fermare Angelus. Voglio salvare il mondo.»
«Okay. Hai
dimenticato di essere un vampiro?»
«Ci piace spararle
grosse», Spike si frugò nelle tasche in cerca di qualcosa: «I vampiri lo fanno.
“Distruggerò il mondo!”», dette un’occhiata all’agente svenuto: «Discorsi da
spacconi, che si fanno tra amici, davanti ad un boccale di sangue», si avvicinò
all’auto della polizia, e si sedette sul cofano: «La verità è: io amo questo mondo».
Prese un pacchetto di sigarette dalla tasca dell’uomo privo di sensi: «Ci sono…
le corse dei cani, il Manchester United… E ci sono le persone.
Miliardi di persone, che vanno in giro come Happy Meal su due gambe». Si accese
una sigaretta: «Mi piace tutto questo», aspirò una boccata: «Ma poi si presenta
un qualche visionario, con una vera..», altra tirata: «..passione per la
distruzione. Angelus, nel nostro caso. E allora, addio Piccadilly. Tanti saluti
Lester Square. Sai cosa voglio dire?»
Buffy annuì, seccata:
«Okay, ho capito! Non vai d’accordo con Angel! Perché sei
venuto da me?»
«Voglio che le cose
tornino come prima. Prima che lui ricomparisse.»
«Sei patetico!»
Spike le sferrò un
pugno, e lei glielo restituì, più arrabbiata che mai: «Stanotte ho perso
un’amica!»
«Guarda che io non
ero con quei vandali!», tentò di giustificarsi Spike, ma la cacciatrice non lo
lasciò finire: «Potevo perderne altri! Il pianeta può essere risucchiato
all’inferno e tu vuoi il mio aiuto perché non hai abbastanza palle per
affrontare il tuo sire?!? Io me ne frego dei tuoi complessi di inferiorità!»
Spike aspirò una
boccata di fumo, poi le rispose, calmo: «Non è il mio sire. E non posso combattere
lui e Dru da solo. E neanche tu puoi.»
Buffy lo picchiò
ancora. Spike si toccò il mento: sanguinava.
«Ti odio!», gli urlò
lei.
«E sono tutto quello
che ti rimane!»
Il poliziotto
disteso sul cofano cominciò a svegliarsi. Buffy pensò che fosse il caso di
sbrigarsi: «D’accordo, parla.»
«Prima elimino
questo tizio.»
La cacciatrice lo
guardò in modo significativo, schiarendosi rumorosamente la voce.
«E va bene!»,
esclamò Spike, lasciandolo andare.
«Entriamo in casa»,
propose lei, e il vampiro annuì.
Sul vialetto
incontrarono Joyce, appena scesa dalla macchina: «Buffy!»
La madre della
cacciatrice era preoccupatissima. La polizia era stata lì, la stavano cercando.
Buffy cercò di sorvolare sulla questione, ma Joyce insisteva, con voce quasi
isterica. Spike era stupito e irritato dalle futili domande della donna. Poi
capì: «Tua madre non lo sa?»
«Non so cosa?»,
chiese lei preoccupata.
Buffy tentò di
spiegarsi: «Che sono in un… gruppo.. un gruppo rock, con Spike, qui». Lanciò
un’occhiata al vampiro, che si affrettò a confermare: «Sì, suona il triangolo.»
«La batteria!»,
corresse Buffy.
«La batteria, sì. È
un demonio con le bacchette in mano!»
«Mhm..», fece Joyce,
poco convinta: «E tu che cosa fai?»
«Bè, io canto.»
«Scusate»,
intervenne Buffy, cercando di porre fine all’inopportuna conversazione: «Perché
non entriamo in casa e ne parliamo con calma?»
Stavano per farlo,
ma vennero attaccati da un vampiro. Con l’aiuto di Spike, la cacciatrice lo
polverizzò facilmente, davanti agli occhi esterrefatti di sua madre: «Buffy,
cosa sta succedendo?»
La ragazza restò a
guardare sua madre per un momento, scambiò un’occhiata con Spike, e capì che
non poteva più mentire. Si avvicinò a Joyce, sperando di essere capita: «Mamma…
io sono un’ammazzavampiri.»
Fatto accomodare
Spike in salotto, Buffy era corsa a rispondere al telefono. Con sua grande
gioia, era Willow.
«Sto bene, Buffy,
davvero!», tentò di rassicurarla l’inferma: «Mi dispiace di non poter aiutare
Angel», aggiunse poi.
«Non ti preoccupare.
Ho la certezza che non tornerà mai come prima. Mi rende tutto più facile. Lo
sai? Ora ho un alleato. Non ci crederai mai! A proposito, dovrei parlare con Silvia.»
«Silvia? Non è qui.
Aspetta, chiedi a Xander». Willow passò la cornetta all’amico: «Ciao Buffy.
Silvia sta aspettando che il gesso si asciughi, fra un po’ vado a vedere quanto
le manca». Il ragazzo si allontanò un po’ per parlare con più tranquillità:
«Hai saputo cosa è successo a Giles?»
«Sì. L’ha preso
Angel.»
«Credi che… sia
ancora vivo?»
«Penso di sì. Vorrei
che fosse qui a consigliarmi.»
«Cos’hai intenzione
di fare?»
«All’alba, muoverò
battaglia.»
Chiusa la
comunicazione, Buffy tornò in salotto, togliendo dall’imbarazzo sia Spike che
sua madre.
«Willow sta
meglio?», chiese subito Joyce.
«Ora sta bene»,
rispose Buffy. Poi rivolta al vampiro: «Adesso parla: che vuoi in cambio?»
«Semplice. Io ti
aiuto ad uccidere Angelus, e tu lasci stare me e Drusilla.»
«Drusilla? Ha
cercato di ucciderti, se la fa con un altro, e tu ancora la rivuoi?! Oltretutto
sei anche incostante: credevo che tu amassi Silvia.»
«Ci sono tante cose
che non sai cacciatrice. Lascia stare, è troppo complicato per il tuo piccolo
cervellino.»
«Bè, una cosa la so:
Drusilla non può rientrare nei patti.»
«Senza di lei nessun
accordo.»
«Ha ucciso Kendra!»
«Dru ha ucciso una
cacciatrice? Non lo sapevo!», Spike era sorpreso: «Hey, buon per lei!». Si
accorse che Buffy non condivideva la sua ilarità, e si fece di nuovo serio:
«Non dal tuo punto di vista, suppongo.»
«Non posso credere
di averti invitato in casa mia…»
«Allora non hai
ucciso tu quella ragazza?», si intromise Joyce, alquanto sollevata.
«Certo che no!»
«E si è disintegrata
come quello là fuori?»
«Era una
cacciatrice, mamma!»
«Come te?»
Spike infastidito
dalle domande di Joyce, prese Buffy da parte: «Ascolta, non ti offro alternative,
punto e basta. Io e Drusilla, contro Angel», il suo tono suonava eccessivamente
determinato, quasi non fosse del tutto sincero. Sembrava volesse convincere se
stesso prima che la cacciatrice.
Joyce si inserì nel
discorso ancora una volta: «Tesoro, sei sicura di essere una cacciatrice?», ma
Buffy la ignorò.
«Lasceremo il Paese.
Non sentirai più parlare di noi», stava dicendo Spike. Il vampiro lanciò
un’occhiata seccata alla madre di Buffy che girava in maniera apprensiva intorno
a loro: «È un patto di sangue», concluse.
«Bene, andiamo alla
magione. E prega che Giles stia bene», si avviarono entrambi verso l’uscita, ma
Joyce richiamò la figlia: «Non potevi rifiutarti di essere una cacciatrice?»
«Mamma!», esclamò
lei spazientita. Poi si rivolse di nuovo a Spike: «Dovrai essere pronto a
intervenire al momento giusto. E ricordati: se Giles muore, muore Drusilla.»
«Angelus muore in
ogni caso, giusto?»
Joyce, ignorando i
loro discorsi, si era versata da bere. Pensava a sua figlia cacciatrice, e non
riusciva a farsene una ragione: «Non sarà perché ti è mancata una figura
paterna?»
«È il mio destino,
mamma: sono la cacciatrice, accettalo», cercò di convincerla, un po’ sbrigativamente,
Buffy. Ma Joyce pareva non ascoltarla: «Ora che sappiamo che sei innocente, non
è meglio chiamare la polizia?»
«La polizia non può
combattere i demoni! *Io* devo farlo!»
«Fare cosa, Buffy?
Cosa sta succedendo?»
«Bevi il tuo drink e
sta zitta!»
Le parole e il tono
della figlia ferirono Joyce, che si infuriò: «Non parlarmi in questo modo!»,
esclamò, gettando il bicchiere a terra: «Mi butti addosso una cosa del genere,
e speri faccia finta di niente?!?»
Spike continuava ad
osservare le due donne, piuttosto seccato, senza nascondere minimamente la sua
impazienza.
«Scusami, mamma, ma
non ho tempo per discutere!», tagliò corto Buffy.
«Sono stanca di
sentire “non ho tempo” oppure “non puoi capire”! Sono tua madre, e tu devi
trovare il tempo di spiegarmi!»
«Te l’ho già
spiegato. Io sono una cacciatrice.»
«Ah, bè, e io non
riesco ad accettarlo! D’ora in poi sarà finita!»
«No, non è finita!
Non finirà, non finirà mai! Credi che l’abbia voluto io?!?»
Intanto Spike era
già uscito, e aspettava la cacciatrice a braccia conserte, con evidente nervosismo.
Si schiarì la voce per richiamare l’attenzione. Buffy gli lanciò uno sguardo di
traverso, poi si rivolse di nuovo alla madre: «Devo andare. Devo salvare il
mondo. Di nuovo!»
«No!», rispose
quella: «Non ti lascerò uscire da questa casa!»
«Non puoi fermarmi!»
«Se esci da quella
porta, non sognarti di tornare più qui!»
Buffy esitò qualche
secondo sulla soglia, poi uscì senza dire una parola.
In un altro momento Spike si sarebbe divertito a stuzzicare la
cacciatrice sul “commovente” addio di sua madre, che l’aveva praticamente
cacciata di casa. Ma non adesso. Non aveva proprio voglia di scherzare.
Dopo aver chiarito
gli ultimi punti dell’accordo, si separarono, Buffy andò a cercare il Cantastorie,
per chiedergli come fermare Acathla, Spike a precederla alla magione.
All’ultimo momento
il vampiro non ce la fece più a resistere, si voltò di scatto e gridò a Buffy
che era già lontana: «Dov’è Silvia?»
La cacciatrice si
girò a sua volta: «Cosa te ne importa?»
«Abbiamo fatto una
tregua, ricordi? Rispondi!»
«È in ospedale.»
Spike esitò un
attimo, prima di chiedere: «Come… cosa le è successo?»
Buffy restò per
qualche momento soprapensiero, come indecisa se dirgli o no la verità. Poi
decise che aveva bisogno del suo aiuto: «Ha qualche osso rotto, ma sta bene.
Angel le ha spezzato un braccio e non so quante dita…», non riuscì a
trattenersi e aggiunse: «Tutto per permettere alla tua Drusilla di uccidere Kendra.»
Spike strinse i
pugni e guardò Buffy con odio: «Sbrigati cacciatrice!» e corse via.
<Angelus,
pagherai anche questo.>
All’ospedale Willow
si lasciava coccolare da Oz, quando Xander irruppe trafelato nella stanza:
«Silvia è sparita!»
«Cosa?!?», esclamò
Cordelia.
«Le hanno ingessato
il braccio, e poi si è volatilizzata.»
«Che cosa vorrà
fare?», si chiese Cordelia.
«L’ho sempre detto
io che quella ragazza è troppo testarda!», commentò Xander.
«Vuole solo aiutare
Buffy», disse Oz.
«È vero», convenne
Cordelia: «Anche io vorrei aiutarla, ma… senza morire.»
«Non vedo come»,
commentò Xander.
«Voglio
riprovarci!», disse Willow con enfasi.
«A fare cosa?», le
chiese Oz.
«La maledizione!»,
spiegò lei: «Non l’abbiamo terminata. Così potremo rendere l’anima ad Angel.»
Tutti cercarono di
dissuaderla, ma lei fu irremovibile: «Non accetto discussioni! Visto
l’espressione risoluta?», si indicò il viso: «L’avete già vista, sapete cosa
significa! Dobbiamo rendere l’anima ad Angel prima che abbia il tempo di
destare Acathla!»
Willow non permise
obiezioni, e spedì Oz e Cordelia a prendere tutto l’occorrente in biblioteca,
mentre disse a Xander di avvertire Buffy, e, se riusciva a trovarla, anche
Silvia, del loro tentativo.
La luce del sole
cominciava a colorare il cielo di rosa, quando Buffy, con la spada portata da
Kendra avvolta nella giacca si dirigeva alla magione. Incontrò Xander per
strada, venuto a darle una mano.
«Tu non devo
batterti», gli disse però lei: «Prendi Giles e dattela a gambe, hai capito? Non
posso proteggerti, sarò occupata a fare una strage», e così dicendo gettò via
la giacca che copriva la sua unica arma.
«Questa spada ti
dona!», le disse Xander.
«Grazie! È un regalo
per Angel!»
«A proposito! Willow
mi ha detto di dirti…». Xander esitò.
«Dirmi cosa?»
«Fallo fuori!»
Nella magione,
Angelus cominciò a recitare la formula per risvegliare il demone.
Al Sunnydale
Hospital, Willow, aiutata da Cordelia e Oz, iniziò l’incantesimo dei morti viventi.
Angelus si tagliò
una mano, e si preparò a sfoderare la spada. Venne interrotto dall’arrivo della
cacciatrice: «Ciao amore!», lo apostrofò.
«Non ho tempo per
te!», le disse lui seccato.
«Non ti resta più
molto tempo.»
«La stai facendo
troppo tragica, non credi? Cammini sul filo del rasoio. Credi davvero di
poterci affrontare tutti da sola?»
«No, non lo credo.»
Spike uscì dal suo
nascondiglio, e colpì con violenza Angelus con una sbarra di ferrò. Buffy si
occupò degli altri vampiri, mentre Spike continuava a picchiare Angelus con
odio: «Fa male, vero?»
Drusilla, sconvolta,
non credeva ai suoi occhi. Si avventò su Spike, allontanandolo da Angelus.
«Non voglio farti
male, piccola», le disse lui. Drusilla lo afferrò per il collo, sbattendolo al
muro, e Spike le diede un pugno: «Ma se mi costringi…»
Xander portò fuori
Giles, che si reggeva a stento i piedi, ancora confuso dopo le torture e
l’ipnosi.
Buffy aveva ancora
da uccidere qualche vampiro, mentre Spike combatteva con Drusilla.
Con un gran mal di
testa, Angelus riprese conoscenza. Subito impugnò la spada conficcata nel cuore
di Acathla, con la mano ancora sporca del suo sangue. Finalmente il demone era
stato destato.
Buffy, impalettato
l’ultimo vampiro, afferrò la spada e si preparò a duellare con Angel. I noiosi
allenamenti fatti con Giles finalmente le tornavano utili.
Con un ultimo pugno,
Spike stese il suo sire. Poi si voltò a guardare Buffy e Angelus che combattevano.
<Se continua
così, non lo ucciderà mai!>, pensò, vedendo che la cacciatrice stentava a
prevalere sull’avversario. Pensò che forse era il caso di aiutarla. Ma fu colpito
alla testa da qualcosa di duro. Il colpo fu tanto forte da farlo cadere in
ginocchio. Tenendosi con una mano la testa dolorante, si voltò per vedere chi
l’aveva aggredito: «Silvia!»
«Ciao amore!»
«Con cosa diavolo mi
hai colpito?»
Lei mostrò il
braccio destro, vistosamente ingessato. Spike rimaneva a terra, sembrava non
avere nessuna voglia di combattere con lei, il che era insolito: «Guarda che
stavolta siamo dalla stessa parte», le disse: «Ho fatto un accordo con Buffy.»
«Oh, sì, certo, come
no? Infatti ti ho colpito perché io invece voglio aiutare Angelus a distruggere
il mondo!»
Lei lo colpì ancora,
coi pugni e con le parole. Gli sputò addosso tutto l’astio covato in quei giorni,
da quando l’aveva abbandonata.
«Dico sul serio!», cercava di convincerla lui: «Lo so che sembra
assurdo, ma ci siamo alleati per…»
Le parole gli si
bloccarono in gola. Drusilla aveva preso di sorpresa Silvia, e l’aveva colpita
con forza, mandandola a sbattere ad una parete, tramortita. Subito Spike
afferrò la vampira per il collo: «Scusa, piccola, ma non mi lasci altra
scelta!», disse. Non la lasciò andare finché non perse i sensi. Poi la sollevò,
e la portò via. Dette un’occhiata all’esterno, e vide nel giardino Buffy a
terra, disarmata, e Angelus andarle incontro con la spada.
«Mio Dio! La
ucciderà!». Fece spallucce, e si diresse alla sua macchina. Posò Drusilla sul
sedile di destra, e si sedette al volante. Ma non mise in moto. Maledicendosi infinite
volte, tornò indietro. Se Angelus avesse ucciso la cacciatrice, che ne sarebbe
stato di Silvia?
Rimase nascosto a
guardare. Non sapeva come, ma Buffy aveva di nuovo una spada in mano, e pareva
stesse vincendo.
Lentamente, e dolorosamente, Silvia aprì gli occhi, e si tirò su a
sedere. Vide Angelus in difficoltà, e Buffy fermamente intenzionata ad
ucciderlo. Sapeva che era la cosa giusta. Sapeva che anche Angel avrebbe voluto
così, piuttosto che fare ancora del male. Ma nonostante questo, alcune lacrime
di sconforto le sgorgarono subito dagli occhi, e lei non si preoccupò di fermarle.
Spike rimase lì a
guardarla piangere, disperata. Una parte di lui avrebbe voluto correre ad abbracciarla,
consolarla. Non poteva vederla soffrire così. Ma in quel momento la odiava,
perché piangeva e si disperava per Angel, che lui detestava, e alla cui fine
aveva felicemente contribuito. Aveva avuto la sua piccola illusione, mentre era
immobilizzato sulla sedia a rotelle. Ma la realtà era diversa. Si ricordò di
Drusilla svenuta in macchina. Il suo sire. Bellissima, e crudele, come sempre.
Come lui. Senza più Angelus, forse avrebbe potuto riconquistarla. Convincerla
che amava solo lei. Dru poteva anche essere una veggente, ma si era sempre
fidata di lui senza dubitare. O forse in realtà sapeva tutto, ma non le
importava? Tanto sapeva che alla fine lui sarebbe stato solo suo, per sempre.
Si diresse alla macchina e mise in moto, sfondando la saracinesca di legno che
chiudeva il garage. Mentre guidava, con un braccio avvicinò a sé la vampira
ancora svenuta. Sì, le cose sarebbero andate meglio, senza più Angel. E senza
Silvia.
Intanto, sempre più
agguerrita, la cacciatrice aveva obbligato Angelus ad indietreggiare, finché si
era ritrovato con le spalle alla statua del demone. Lo costrinse in ginocchio,
poi sollevò la spada, pronta a colpire.
«Asa sa fie! Asa sa fie! Acum!»
Willow, posseduta dall’incantesimo, recitava le ultime parole: «Acum!»
Gli occhi del vampiro brillarono di una luce dorata. Buffy rimase ferma con la spada sollevata, guardandolo.
«Buffy…», mormorò lui, con le lacrime agli occhi: «Cos’è successo? … Dove siamo?»
La cacciatrice abbassò la spada. Non poteva crederci. Angel… era di nuovo lui…
Anche Silvia non ci mise molto a capire: Angel aveva di nuovo la sua anima!
Le lacrime continuarono copiose a bagnarle il viso, ma stavolta erano lacrime di sollievo. Lo sentiva, percepiva chiaramente la presenza dell’anima del vampiro. Non sapeva come, ma Angel era di nuovo con lei. Cioè, con Buffy, per la precisione. Piangevano entrambi, si scambiavano smancerie, ma per la prima volta a Silvia la cosa fece un immenso piacere. Si alzò con fatica in piedi, voleva abbracciare anche lei il ritrovato Angel. Attese con calma, però, perché i due si stavano baciando. Era talmente felice, che sarebbe rimasta a guardarli per ore. Dalla sua posizione, vedeva Angel quasi di spalle, e Buffy in viso. Non notò però l’espressione preoccupata della cacciatrice. Pensava che ormai fosse tutto finito. Si era dimenticata di Acathla. Buffy, invece, aveva visto la bocca della statua spalancarsi, e fuoriuscirne un piccolo vortice, che si andava sempre più ingrandendo.
«Ti amo», disse tra le lacrime.
«Ti amo», le rispose Angel.
«Chiudi gli occhi.»
Il vampiro obbedì. Buffy lo baciò ancora una volta. Poi lo trafisse con la spada.
Silvia sentì il suo cuore fermarsi, e restò immobile, e istupidita. Poi si ricordò di Acathla. Ma non sapeva delle parole del Cantastorie. Non poteva capire cosa stava succedendo. Il vortice si ingrandì sempre più, avvolse Angel, che gridò un’ultima volta: «Buffy!», poi venne risucchiato. Il vortice scomparve, e la statua chiuse la bocca. La cacciatrice scoppiò a piangere, e corse via.
Silvia rimase ferma per alcuni secondi, poi si avvicinò alla statua, cadendo in ginocchio. Distrutta. Troppo affranta per mettersi a gridare. Disperata. «Perché?», mormorò: «Perché mi hai lasciato Angel? Perché anche tu?»
Nel giardino della Sunnydale High School, Oz, accompagnato da Cordelia, spingeva la sedia a rotelle di Willow. Raggiunsero Xander e Giles, che venivano dalla direzione opposta.
«Willow, non ti vedo in grande forma!», disse l’osservatore.
«Senti chi parla!», disse la ragazza. Infatti Giles aveva un vistoso taglio sulla fronte e l’indice della mano destra fasciato.
«Che si sa?», chiese Cordelia.
«Neanche voi le avete viste?», domandò Xander.
«No», rispose Willow.
«Almeno sappiamo che il mondo non finirà», commento Oz: «Controlliamo?»
«Siamo tornati alla magione», disse Giles: «Era vuota, e Acathla era… inattivo.»
«L’incantesimo ha funzionato», disse sicura Willow: «Ho sentito una forza che mi attraversava.»
«E poi il globo ha luccicato in modo strano», confermò Cordelia.
«Forse Buffy non ha fatto in tempo. L’avrà ucciso prima della fine del rito», ipotizzò Xander.
«Allora vorrà restare sola», aggiunse Oz.
«O forse Angel si è salvato, e vorranno stare soli insieme», esclamò speranzosa Willow.
«Può darsi», commentò Giles, non troppo convinto.
«E allora Silvia che fine ha fatto?», chiese Oz.
«Può darsi sia sparita con Spike!», disse Cordelia. Gli altri la guardarono dubbiosi.
«Ne è innamorata, no? Lui ha aiutato Buffy, magari se ne sono andati insieme!»
«Bè, anche questa è una possibilità», le concesse Xander.
«In ogni caso, vedrete che prima o poi arriveranno», continuò la ragazza cercando di usare un tono convincente: «La scuola non è ancora finita!»
«Sì, vedrete che arriveranno», concluse Willow, con espressione triste, a dispetto delle parole ottimiste.
In silenzio, si diressero chi in classe, chi in biblioteca. Da dietro un albero, Buffy li osservava. Quando li vide andar via, si allontanò anche lei, diretta alla stazione degli autobus. Sul pullman, seduta vicino al finestrino, guardava la sua immagine riflessa nel vetro, mentre il mezzo superava il cartello “State lasciando Sunnydale. Tornate presto”.
Sull’aereo in partenza per New York, un
giovane insegnante al suo primo volo stava tentando di attaccare discorso con
la vicina di posto, ma la ragazza lo ignorava. Guardava fuori dal finestrino,
ma non vedeva niente. La mente di Silvia era totalmente occupata dalla
disperazione: ancora una volta tutta la sua vita era stata rovinata. <Prima
Spike. Poi Angel. Poi ho ritrovato Spike, per perderlo di nuovo. Credevo di
aver ritrovato almeno Angel, ma ho perduto di nuovo tutti e due…>
Avrebbe voluto desiderare vendetta. Ma non
sapeva neanche contro chi. Voleva solo allontanarsi. E sperava di non rivedere
mai più Spike.
Se potessimo vivere senza, conosceremmo certamente la pace,
ma saremmo esseri vuoti, stanza vuote, buie ed inutili.
Senza passione saremmo come morti.
(Angelus)