Titolo: true colors V
Sorprese
Autore: Silvia
E-mail: phoebes@tiscalinet.it
Spoiler: prima e seconda stagione di BTVS, in particolare puntate “What’s my line - 2”,
“Surprise”, “Innocence”, “Phases”, “Bewitched, Bothered and Bewildered”
Pairing: Spike/Silvia, più accenni di altre
Rating: AU
Timeline: seconda serie di BTVS, dopo “What’s my line”
Summary: come dice il titolo… sorprese per tutti! Alcune buone,
alcuno meno, alcune molto molto meno buone.
Disclaimer: i personaggi (tranne
Silvia) purtroppo non mi appartengono, ma appartengono a Joss Whedon, David Greenwolt
la WB, ME, la UPN e la Fox. L'idea del dampyr e dei Maestri della Notte proviene
da un fumetto della Sergio Bonelli editore. L'autrice scrive senza alcuno scopo
di lucro e non intende violare alcun copyright.
Note: la pazzia
aumenta a dismisura. Il mio Spike è sempre più out of character.
Mi è venuta un po’ più lunga del solito,
probabilmente perché ho praticamente unito ben 5 puntate, anche se alcune solo
accennate. Spero di non annoiare, perché mi sa che ho fatto un po’ di ripetizioni,
però mi sembravano necessarie, per evidenziare l’ossessività di alcuni
pensieri. Poi mi sono lasciata forse eccessivamente andare allo smielamento in
alcuni punti.
Il pezzo di
“Bewitched, Bothered and Bewildered” va letto tutto in chiave ironica, mi
raccomando!
Va bè, saltate a
piè pari i pezzi che vi annoiano!
Gli asterischi ***** indicano un
flashback
SORPRESE
Qual vantaggio infatti avrà l’uomo
se guadagnerà il mondo intero,
e poi perderà la propria anima?
(Mt 16,26)
Qual è il mio
ruolo?
Sunnydale, inverno 1998
<Spike è morto. Spike è morto, Spike è
morto.
Spike… è... morto…
Non c’è più. Non esiste più>
Tante volte l’aveva desiderato. Tante
volte aveva sperato che qualcuno le togliesse il peso di doverlo uccidere,
perché lei non lo poteva fare.
Sapeva che era giusto così, ma ugualmente
non riusciva a darsi pace.
Erano passati dei giorni, e Silvia si era
un po’ ripresa. Dopo essere stata per molte ore seduta sul suo letto incapace
di piangere, di muoversi, di fare qualsiasi cosa, si era riscossa. Si era
preoccupata di Angel, che era conciato male, per le torture e il rito, che
l’aveva prosciugato. Aveva cercato di apparire serena, almeno per tranquillizzare
il vampiro, che, tanto per cambiare, si sentiva in colpa. Non le nascondeva che
la morte di Spike era un bene, per lui, ma non poteva vederla soffrire.
«Senti, Angel, ma se un giorno per strada
cado e mi rompo una tibia, ti sentirai in colpa anche per quello?»
Scherzava, sorrideva, ma dentro si sentiva
morire.
Continuava a ripetersi: <Sapevi che
prima o poi sarebbe accaduto, e che anzi avresti dovuto farlo tu anni fa!>
Ma niente le recava sollievo.
E i suoi amici non le davano certo una
mano. Si sentiva ostracizzata, quasi volessero punirla, perché amava un
vampiro, che per di più aveva cercato di ucciderli, e soffriva per la sua morte.
Solo Giles non aveva mutato atteggiamento
nei suoi confronti. Forse perché era troppo inglese per permettersi di essere
scortese. Comunque non la trattava come una malata di mente.
E poi, naturalmente, Angel le era sempre
vicino.
Non era la prima volta che credeva che
Spike fosse morto, già in passato era accaduto, e anche allora si era sentita
perduta, e svuotata.
Ma non era mai stata così male.
Forse perché stavolta l’aveva visto con i
suoi occhi soccombere sotto l’enorme organo, dopo averle salvato la vita.
*****
Non appena erano arrivati nella chiesa, si
erano trovati davanti diversi vampiri, e i due superstiti dell’ordine di Taraka,
Patrice e l’uomo verme. Xander e Cordelia prepararono il loro piano per
eliminare quest’ultimo, mentre le due cacciatrici affrontavano gli altri, e
Giles e Willow davano una mano.
Silvia si era subito precipitata da Angel,
ma Spike le si era parato davanti: «Dove credi di andare?»
Cominciarono a combattere come non
facevano da molto tempo. Le volte precedenti si erano solo scambiati carezze, a
confronto. Era un rabbia reciproca che li aveva portati all’esasperazione a
renderli così accaniti nella lotta. Silvia non poteva credere che Spike avesse
davvero cercato di uccidere Angel solo perché Drusilla riacquistasse le forze.
Spike non poteva credere che Silvia tenesse più a Angel che a lui, che fosse
pronta ad impalettarlo, anche, solo per salvare l’altro vampiro.
Volevano scaricarsi l’un l’altro la colpa della loro sofferenza.
Silvia era in difficoltà, ma non poté
verificare se Spike l’avrebbe uccisa sul serio, stavolta, perché giunse in suo
soccorso Kendra, che affrontò il vampiro.
«Che diavolo succede?!»
«È il tuo girono fortunato!», lo derise Silvia.
Kendra lo colpì ancora: «Due cacciatrici!»
Silvia corse verso l’altare, sfilò il
pugnale che teneva legata Drusilla al suo sire. La vampira si accasciò a terra,
ma lei non se ne curò, preoccupata solo di Angel.
Sopraggiunse Spike, che aiutò Drusilla ad
alzarsi. La vampira sembrava ancora debole, e lui non capiva se il rito avesse
funzionato.
«Andiamo via, amore!», gli disse lei.
Il vampiro lanciò un’ultima occhiata a
Silvia, che era totalmente presa da Angel: «Sì, andiamo»
Mentre Drusilla andava verso l’uscita,
Spike prese una torcia dal muro e diede fuoco ad un mucchio di pesanti stoffe
ammucchiate lì accanto.
Accorse anche Buffy da Angel, e Silvia li
lasciò per andare a fermare Spike. La cacciatrice però non stette con le mani
in mano, e, afferrando un incensiere, lo roteò per poi lanciarlo in direzione
di Drusilla, mandandola a sbattere pesantemente alla base di un vecchio organo.
Spike, che aveva quasi raggiunto il suo sire, non poté soccorrerla, perché
Silvia gli sferrò un pugno in faccia. Il vampiro era furioso: «Cosa vuoi ancora
da me? Si può sapere?»
«Vediamo… Ucciderti? Farti soffrire come
tu hai fatto con me? Farti provare quello che ho provato io? Scegli, sono tanti
i motivi per cui ti odio!»
Si accorsero entrambi troppo tardi che
l’organo stava per cadere. Alzarono atterriti lo sguardo, solo per vedere
l’enorme mole abbattersi su di loro. Spike ebbe appena il tempo di spingerla
indietro con violenza, prima di essere schiacciato dall’organo. La ragazza
cadde ferendosi alla testa. Willow la aiutò ad alzarsi, e lei si lasciò portare
via senza protestare, mentre la chiesa intera stava crollando, a causa
dell’incendio.
*****
Non aveva neanche potuto dirgli addio.
Se n’era andata, lasciandolo morire sotto
le macerie.
Si erano combattuti, l’ultima cosa che gli
aveva detto era che lo odiava, e lui le aveva salvato la vita.
E ora non c’era più.
L’unica lieve speranza, che non aveva il coraggio
di rivelare a nessuno, era che Spike era uscito “vivo”, per così dire, da
situazioni anche peggiori.
E che lei non l’aveva visto andare in
cenere.
Forse era sopravvissuto.
Forse.
Festeggiamenti
Nella vecchia fabbrica Drusilla stava
preparandosi a dare un ricevimento coi fiocchi. Accanto a lei c’era Spike, col
volto sfigurato, seduto su una sedia a rotelle. Arrivò Dalton con una cassa:
«Ho portato il tuo pacco», annunciò, rivolto a Spike.
«Mettilo sul tavolo, vicino agli altri regali».
Il vampiro obbedì.
«Sei proprio convinta, piccola? Non volevi
dare la festa a Vienna?» Spike non era entusiasta come la vampira per quei
preparativi.
«Gli inviti sono già stati mandati!»,
disse lei.
«Però io ne ho abbastanza di questo posto.
Niente va mai come dovrebbe andare»
«I miei ricevimenti sono sempre perfetti.
Ti ricordi la Spagna? Mh? La Spagna… I tori!», cercava di convincerlo con moine
e carezze.
«Me lo ricordo, dolcezza. Ma Sunnydale è
maledetta per noi, per colpa di Angel e della cacciatrice…»
«Solo per colpa loro? Ne sei sicuro?»
chiese la vampira a voce bassissima.
«Come?»
«Ho preparato dei bei giochi per tutti! Lo
vedrai…». Si allontanò, alle prese con l’allestimento del party, e con dei
fiori che non le piacevano. Spike rimase a guardarla andar via.
Drusilla. Il suo sire.
Bella come la luna, fulgida come il sole,
e terribile come un esercito schierato a battaglia.
Sorrise. Come mai gli era venuta in mente
proprio una citazione dalle Sacre Scritture? Reminescenze della sua vita mortale…
Ma Drusilla era proprio così, ed era
proprio per questo che la amava. Per più di cento anni lei l’aveva trascinato
verso nuovi abissi: <Sono stato fortunato anche solo a sfiorare una così mera
bellezza…>
Perché allora non era felice con lei?
Perché non si sentiva mai veramente appagato? La risposta Spike la sapeva, solo
che cercava di evitarla. Ed era tutta nella sensazione di gioia profonda,
insaziabile e spietata che provava solo quando era con Silvia. La risposta era
nella paura che aveva provato in quella vecchia chiesa vedendo l’organo cadere
su di lei. La risposta era nell’istinto che l’aveva spinto a cercare di salvare
lei, invece che sé stesso, finendo schiacciato dal pesante strumento. E ora lo
inchiodava ad una sedia a rotelle.
Ma a tutto questo Spike evitava di
pensare, o meglio, faceva finta. I suoi pensieri erano solo per Drusilla. Il
suo sire. Splendida e crudele.
<…l’essenza della mia salvezza>
Non poteva abbandonarla, aveva bisogno di
lui.
E lui aveva bisogno di sentirsi
necessario.
Già, ma ora le cose erano un po’ cambiate.
Diciamo pure che la situazione si era capovolta: lui infermo, Drusilla piena di
vita e di forza. Ed era stata lei a salvarlo
*****
Della chiesa ormai non rimanevano che
macerie. Spike giaceva privo di sensi, ferito in maniera piuttosto grave.
Drusilla gli si avvicinò: «Cattivo Spike! Mi hai lasciata lì per affrontare la
cacciatrice. E poi, invece di venirtene via con me, hai pensato a salvare la
tua stupida ragazzina! Ti ho visto, sai?
E guarda come ti sei ridotto! Io vengo per
ultima, per te? Non devi fare così, Spike, rischi di farmi arrabbiare! IO sono
la tua principessa. Soltanto IO!
Ma ho ancora bisogno di te, amore. Non ti
lascerò qui. Presto sarai di nuovo forte. Come me».
*****
Drusilla l’aveva tratto in salvo, mentre
Silvia l’aveva abbandonato. Non si era neanche degnata di vedere se fosse
andato in cenere o no. E dopo che lui le aveva salvato la vita.
<Spero che ti sentirai sollevata,
adesso… Il tuo angioletto è sano e salvo! Spero davvero che tu ti stia godendo
questi ultimi momenti di felicità, perché ho intenzione di rovinarti la vita il
più possibile, amore mio!>
21 gennaio
«Diciassette anni si compiono una volta
sola!»
Così aveva detto Giles. Nonostante il
pericolo incombente (ma quando mai a Sunnydale qualcosa non incombe?) e i sogni
premonitori di Buffy, la festa a sorpresa non era stata annullata.
Peccato che la vera sorpresa fu un’altra:
scoprire che qualcuno stava tentando di “ricomporre” il Giudice, un terribile
demone che non era possibile sconfiggere con nessun’arma forgiata.
Fortunatamente un braccio del mostro era
finito in mano a Buffy. Siccome non poteva essere distrutto, doveva essere
portato il più lontano possibile, per evitare che potesse essere ricongiunto
col resto del corpo. Angel, spronato dalla Calendar, era pronto a partire. Lui
e Buffy, però, vennero attaccati al porto da dei vampiri che si ripresero la
cassa col pezzo mancante.
Erano uomini di Spike. Questo confermava i
sospetti della cacciatrice, che ultimamente aveva sognato Drusilla.
«Sono vivi, Angel. Spike e Drusilla. Sono
loro che hanno il Giudice! Dobbiamo dirlo agli altri!»
«Non ne siamo sicuri. Questi vampiri
potrebbero anche agire di propria iniziativa. Però non è da escludere…»
«Tu credi.. come la prenderà Silvia?»
«Non lo so. Era distrutta, ma sembra
essersi ripresa. Forse… è meglio non dirle niente, per ora. Non ne siamo ancora
certi. E poi tu hai sognato solo Drusilla. Forse si è salvata solo lei»
Dopo un veloce “chiamo mamma”, la scooby
gang al completo studiava e faceva ricerche su come distruggere il Giudice, nel
caso non fossero riusciti ad evitare di farlo ricomporre.
Precauzione utilissima, visto che nel
frattempo, alla vecchia fabbrica, la festa di Drusilla era in pieno svolgimento,
e il demone-puzzle era stato risvegliato, e aveva dato prova dei suoi poteri
incenerendo il povero Dalton.
Spike se ne stava in disparte. Non gli
interessava molto delle esibizioni del Giudice. Voleva solo chiudere i conti al
più presto, e andare via da quella odiosissima città.
In biblioteca, Buffy, stanchissima, si era
addormentata sui libri che stava consultando. Ebbe un altro dei suoi sogni
premonitori, stavolta molto utile: «So dove nascondono il Giudice!»
«Benissimo», le disse Giles: «Tuttavia hai
bisogno di un piano… Lo so che sei preoccupata, ma non essere impulsiva..»
«Ce l’ho già un piano! Angel ed io andiamo
alla vecchia fabbrica, vedremo fino a che punto hanno ricomposto il Giudice.
Voi controllate in ogni posto dove potrebbero essere le casse: dogane,
aeroporti, eccetera. Impediamo che le riuniscano nello stesso posto!»
«Sì, in effetti mi sembra un buon piano»
«Volete che venga con voi?», chiese
Silvia.
«No. Meglio di no», disse subito Angel:
«Non preoccuparti. È meglio che dai una mano a loro»
«Va bene, come vuoi. È già tardi, non
manca molto all’alba. Ci vediamo a casa dopo il sorgere del sole, ok? Fate attenzione»
22 gennaio
La mattina dopo, in biblioteca, c’era una
certa apprensione. Delle casse non c’era traccia, perciò erano ormai tutti
giunti alla conclusione che il Giudice doveva essere stato attivato. E Buffy ed
Angel non si erano più visti.
All’improvviso Silvia cadde a terra, come
svenuta. Un terribile dolore nel petto, insieme ad un violento brivido lungo la
schiena, le avevano fatto quasi perdere i sensi.
«È successo qualcosa…», disse, gli occhi
spalancati fissi davanti a sé, mentre la aiutavano a rialzarsi: «È successo
qualcosa… ad Angel…»
«Dobbiamo andare alla fabbrica! È là che
si nascondono…», propose subito Xander.
«E a fare cosa?», obiettò Cordelia: «A parte
tremare e morire?»
Xander era pronto con una delle sue
battute, ma Giles lo prevenne: «Cordelia non ha torto. Se Buffy ed Angel si
sono fatti male, noi non avremo certo migliori probabilità»
«Ma che dite?», esclamò Willow: «Xander ha
ragione! Noi andremo a salvare Buffy!»
«Andiamo», disse Silvia risoluta. La
sensazione di poco prima non era ancora svanita. Sentiva qualcosa di terribile.
Aveva paura anche solo a pensare a cosa potesse essere.
Mentre i tre erano decisi a partire al
salvataggio, arrivò Buffy.
«Dov’è Angel?», le chiese subito Silvia.
«Non si è fatto vivo con voi?»
«No»
«Io… non so dove sia…»
«Vado a cercarlo» Silvia fece per uscire.
Xander tentò di fermarla: «Aspetta,
dobbiamo…»
«Voi pensate al Giudice, tornerò al più
presto. È successo qualcosa… Devo trovarlo!»
«Silvia!», stavolta era stata Buffy a
bloccarla: «Drusilla è viva»
La ragazza rimase sconcertata: «Sei…
sicura?»
«L’abbiamo vista. È lei che ha riunito il
Giudice»
«E… Spike?»
«Lui non l’abbiamo visto»
«Ok, le priorità ora sono fermare il
Giudice e trovare Angel. Al resto penseremo dopo».
Corse fuori senza una meta precisa. Cercò
di farsi guidare dal suo istinto, ma era confusa. Continuava a pensare a Spike.
Se Drusilla era viva, poteva esserlo anche lui. Ma se non era con lei a festeggiare
il Giudice, forse voleva dire che non si era salvato. Tentò di scacciare quei
pensieri dalla testa, e di concentrarsi su Angel.
Lo cercò in tutti i posti possibili, scese
perfino nelle fogne, andò a picchiare Willy, ma niente. Era sparito.
Tornò a scuola quando era ormai buio.
Trovò Willow e Xander in corridoio, che stavano… litigando? Possibile? Non lo
facevano mai! Come potevano mettersi a litigare in un momento come quello?! E
di cosa, poi? Perché Xander e Cordelia stavano insieme!
«Andiamo ragazzi! C’è il Giudice, vi
ricordate? La fine del mondo? E non sono riuscita a trovare Angel da nessuna parte!»
«Sì, hai ragione», le disse Willow,
calmandosi.
Improvvisamente mancò la corrente. I
ragazzi si guardarono intorno. Poi la voce di Angel li fece voltare: «Willow!
Xander! … Silvia!». La ragazza rabbrividì sentendo pronunciare il suo nome.
Gli altri due ragazzi si avvicinarono al
vampiro.
«Angel!»
«Grazie a Dio stai bene!»
«Che è successo alla luce?», chiese il
vampiro.
«Non lo so. Senti, Angel, forse ho un’idea
per fermare il Giudice, potremmo…»
«Lascia perdere adesso. Devo mostrarvi una
cosa. Xander, va a chiamare gli altri»
Parlavano tranquillamente. Ma Silvia
sentiva chiaramente che c’era qualcosa di diverso.
Xander si allontanò
«Senti, Willow, vieni qui», disse il
vampiro. La ragazza ignara si avvicinò.
«Willow! Allontanati da lui!» Jenny
Calendar arrivò con una croce in mano.
«Ma che sta dicendo?», Willow era un po’
titubante.
Silvia era rimasta tutto il tempo ferma a
scrutare il vampiro. Era buio. Non poteva scorgere il suo volto. Avrebbe potuto
tranquillamente trasformare il viso, per poter vedere senza luce, ma non si
decideva a farlo. Inspiegabilmente, irrazionalmente, aveva paura. Quando però
vide l’amica avvicinarsi al vampiro, e sentì le parole della signorina
Calendar, si riscosse, e si decise a guardarlo negli occhi.
E non ebbe più dubbi.
Scattò in avanti prima che il vampiro
potesse avventarsi su Willow, e lo colpì.
«Angelus…», disse piano.
«Il mio nome è Angel, tesoro, non
ricordi?»
«Tu non sei più Angel»
«Sbagliato! *Ora* sono Angel, finalmente!»
Afferrò la ragazza alla gola, in una morsa
d’acciaio. Lei non tentò neanche di difendersi.
«È da un po’ che non ti assaggio… solo un
goccetto, non ti spaventare… Sono venuto a portare un messaggio, a te e alla
cacciatrice»
«Allora dimmelo di persona!», il vampiro
si voltò: era appena entrata Buffy.
«Bè, non posso, perché non è composto di
parole: comporta il ritrovamento dei corpi di tutti i tuoi cari amici! Tranne
lei, naturalmente!», e accarezzò la guancia di Silvia, che aveva iniziato a
piangere sommessamente.
«Per te ho in serbo un trattamento
speciale…», le sussurrò in un orecchio.
Xander prese la croce della Calendar, e
lentamente si avvicinò, sbattendola poi all’improvviso in faccia al vampiro. Angelus
si ritrasse spaventato e lasciò andare la ragazza, che cadde in ginocchio. Si
avvicinò a Buffy, le stampò un bacio sulla bocca, e andò via indisturbato.
Silvia continuava a piangere.
Angel non c’era più. Era tornato Angelus.
L’unico vampiro di cui avesse veramente paura. Non osava immaginare cosa
avrebbe potuto fare ora, non voleva neanche pensarci. Tremendo, terrificante,
Angelus. Lei l’aveva incontrato. Due volte. E di entrambe serbava un ricordo
doloroso e terribile. Sperò per un attimo che stavolta se la sarebbe presa con
Buffy, e avrebbe lasciato stare lei. Scacciò subito il pensiero. Non solo era
crudele ed egoista desiderare una cosa del genere, ma anche del tutto inutile:
Angelus ce l’aveva con lei probabilmente più che con chiunque altro. Non
l’avrebbe mai lasciata in pace. E poi se conosceva bene il vampiro, quando ce
l’aveva con qualcuno, prendeva di mira coloro a cui voleva bene, il che per lei
e Buffy equivaleva più o meno alle stesse persone.
Quel pensiero la riportò lentamente alla
realtà, e si accorse che i suoi amici le erano intorno, preoccupati. Le parlavano
già da un po’, ma lei non li aveva sentiti. Che stavano dicendo? Parlavano
tutti assieme…
«Che vuol dire che è tornato Angelus?»
…Xander…
«Ha perso l’anima? Ma… come?» …Giles…
«C’è un modo per riportarlo indietro? Ti
prego, dimmi se c’è…» …Buffy…
«Ti senti bene? Silvia! E lasciatela
stare! Fatele spazio!» …Willow…
«Calma… per favore… uno alla volta…»
riuscì finalmente a dire la ragazza.
Gli altri si zittirono subito. Silvia si
alzò in piedi sorretta da Xander e Giles.
«Sto… sto bene», disse, ma subito dopo
tornò a piangere, e si passò il dorso della mano sugli occhi: «No, non è vero,
non sto bene! È terribile! Non c’è cosa peggiore che ci potesse capitare!»
«Su, calmati, respira… troveremo un modo
per affrontare anche questo…», cercò di rincuorarla Giles.
«No! Lei non lo sa! Voi non lo conoscete!
È Angelus! Non potete neanche immaginare!»
La signorina Calendar era rimasta in
disparte, pensierosa. Era tentata di rivelare tutto. Ma di che utilità poteva
essere? Nessuno sembrava avere notato il fatto che lei si era accorta — sapeva
— prima degli altri che c’era qualcosa che non andava in Angel.
Intanto Silvia si era un po’ calmata. Gli
altri erano spaventati: non l’avevano mai vista così sconvolta. Soprattutto,
non era mai stata così impaurita.
«Vuoi restare a dormire da me, stanotte?»,
le propose Buffy.
«No, grazie. A che servirebbe? Ci avrebbe
solo entrambe nello stesso posto. Tanto ha l’invito anche ad entrare in casa
tua…»
L’invito! Quasi tutti loro avevano
invitato Angel ad entrare in casa. E ora Angelus aveva libero accesso alle loro
non più sicure dimore.
«Esiste un incantesimo… — io non lo
conosco, ma so che c’è — per annullare l’invito concesso ad un vampiro. Credo
che sia la prima cosa da fare…» Silvia era tornata in sé, anche se aveva ancora
gli occhi rossi e la voce un po’ roca: «Scusate, mi sono lasciata andare un po’
troppo… ma non ho esagerato: Angelus è davvero pericoloso. Dobbiamo stare
attenti…». L’ultima frase l’aveva pronunciata con un filo di voce. Stava per
rimettersi a piangere.
La cosa che la straziava di più, però, non
era la paura di Angelus. Era aver perso Angel.
<Prima Spike. Ora lui. Sono sempre più
sola…>
Si guardò intorno portando lo sguardo sui
suoi amici, e rabbrividì al pensiero che forse il prossimo a mancare sarebbe
stato uno di loro. Sperò che potesse toccare a lei. <Anche perché se Angelus
mi prende, morire è la cosa migliore che mi può capitare! Ma non credo lui sarà
così generoso>.
TERZA PARTE
Fasi
Notte tra il 12 e il 13 febbraio
Angelus stava tenendo fede alla sua
promessa. Aveva incontrato per caso Theresa, una liceale, compagna della
cacciatrice, e l’aveva vampirizzata. Un altro messaggio per la sua dolce Buffy.
Con Silvia non si era ancora fatto vivo.
Aveva provato ad entrare in casa, ma si era trovato respinto dal muro invisibile.
Non viveva più lì, perciò aveva bisogno dell’invito per entrare. La cosa lo
irritò moltissimo, ma non se ne preoccupò: presto sarebbe stato San Valentino,
e aveva in mente un bel regalino da fare alla dampyr…
Appresa la notizia della morte di Theresa,
Buffy e i suoi pensavano fosse opera del lupo mannaro che si aggirava da poco a
Sunnydale. Era ormai l’ultima notte per poterlo beccare, e dovevano anche
vedersela con uno spietato cacciatore che Buffy e Giles avevano incontrato la
notte precedente. Questi voleva uccidere il licantropo, per venderne la pelle,
e il fatto che l’animale per 28 giorni al mese fosse un essere umano, non
sembrava impensierirlo.
Mentre Buffy, Silvia e Giles si
preparavano a dare la caccia all’uomo-bestia, Willow irruppe in biblioteca con la notizia che il lupo mannaro
era Oz. Armati di un fucile a tranquillanti, corsero a salvare l’amico dal
sanguinario cacciatore.
Lo trovarono nel parco, e Silvia riuscì
con un calcio a fermare il bracconiere poco prima che sparasse. La cacciatrice
lottò col licantropo, ed ebbe la peggio. Per fortuna Willow impugnò la pistola
coi sonniferi, e sparò a Oz.
Il cacciatore, a terra, cercava il suo
fucile, ma Silvia lo afferrò per prima, e glielo puntò contro.
«Cain! Avrei dovuto capire che eri tu,
quando mi hanno parlato di un idiota senza scrupoli…»
«Dampyr… Ne è passato di tempo… Non ce
l’avrai mica ancora con me?»
«Non lo so… Aiutami a ricordare: perché
non ti ho ucciso l’ultima volta che ci siamo incontrati?»
L’uomo era visibilmente spaventato. Stava
disperatamente cercando la cosa giusta da dire: «Perché te l’ha impedito il tuo
amico vampiro…»
«Pessimo argomento in questo periodo!».
Silvia sparò un colpo nel terreno tra le gambe del cacciatore, che gridò e
indietreggiò impaurito. Si rialzò inciampando un paio di volte e scappò via.
«Lo conoscevi?», chiese Buffy.
«È una storia lunga…», gettò il fucile e
si voltò per andarsene.
«Silvia, aspetta…» la chiamò Buffy.
«Scusatemi ragazzi… Will, non
preoccuparti, Oz starà benissimo domani. Ci vediamo!»
Si allontanò velocemente, e si diresse
verso casa.
Voleva fare qualcosa, ma non sapeva cosa.
Non poteva restare così, ad aspettare… aspettare che Angelus uccidesse qualcuno
di loro.
Ricordava bene quando aveva incontrato
Cain la prima volta, una decina d’anni prima. A quel tempo lui si era intestardito
coi dampyr. Un solo litro di sangue poteva valere qualche centinaio di dollari.
Lei si era fatta catturare come una principiante. Era stato Angel a salvarla. E
le aveva impedito di uccidere Cain, convincendola a non trattarlo come lui
aveva trattato lei.
Era stata un’altra delle decine, centinaia
di volte in cui Angel l’aveva aiutata. C’era sempre per lei.
E ora, invece, che era lui ad avere
bisogno, Silvia non sapeva cosa fare. O meglio: sapeva che non c’era niente che
potesse fare.
Si illudeva, ogni tanto, che forse
avrebbero potuto trovare la maledizione degli zingari, o un qualche altro incantesimo
per ridare l’anima ad Angel.
Ma ora si sentiva totalmente sfiduciata, e
disperata. Senza accorgersene, aveva iniziato a piangere.
13 febbraio
Poco prima dell’alba
Angelus e Drusilla si apprestavano a
lasciare la vecchia fabbrica, per andare a stare in una magione poco fuori città.
«Vedrai, piccola, ti incanterà. È una
bella villa, con un bel giardino, e dei gelsomini»
«Mi piacciono i gelsomini. Sbocciano di
notte. Come noi… Sarà il nostro regno delle fate!»
«Sì dolcezza. Non uno squallore come
questo posto!»
Drusilla si fermò, e si guardò intorno:
«Mi mancherà, però. Sono stata felice qui…»
«Felice? Ma, tesoro… io davvero non ti
capisco… Non riesco ad immaginare come potesse piacerti stare con Spike! L’hai
addirittura tirato fuori dalle macerie della chiesa…», scosse la testa con disapprovazione:
«E soprattutto, se mi hai detto che sapevi dei suoi tradimenti, perché non
l’hai ucciso tanto tempo fa?»
«Stavo aspettando te, per farlo», rispose
Drusilla, ridendo: «Ora che sei qui possiamo liberarci di lui»
«Adesso sbrighiamoci», disse Angelus:
«Dobbiamo arrivare prima che sorga il sole…
Sempre che tu non preferisca restare e
goderti lo spettacolo…», aggiunse indicando l’interno dell’edificio.
«Oh, no! Non voglio!», esclamò Drusilla.
Angelus rise, e uscirono insieme.
Quando le passarono accanto, Silvia
trattenne il respiro e rimase immobile, nascosta nell’ombra. Le aveva insegnato
Angel come rendersi invisibile anche ai sensi più sviluppati dei vampiri.
Temeva però che con lui non avrebbe funzionato. Per un attimo, poi, aveva
creduto davvero che Drusilla si fosse accorta di lei. Invece se n’erano andati
entrambi senza notarla.
Quando era arrivata a casa, dopo
l’incontro con Cain, si era buttata sulla cioccolata, l’unico sollievo quando
era depressa.
Ma la situazione era peggiore: più che depressa,
si sentiva totalmente disperata. Alla fine aveva preso una decisone. Si era
asciugata le lacrime, e si era incamminata decisa verso la fabbrica. Quella
notte sarebbe finito tutto, in un modo o nell’altro. Innanzi tutto avrebbe
impalettato Drusilla, e questo le avrebbe di certo dato non poca soddisfazione.
Poi avrebbe ucciso Angelus.
O sarebbe morta.
Una delle due.
Era entrata silenziosamente, sperando di
sorprenderli.
Aveva sentito delle voci che venivano
verso di lei, e si era nascosta in attesa.
Non aveva ascoltato bene le ultime parole
che i due vampiri si erano scambiati, dopo che aveva capito di cosa stavano
parlando. Aveva anche abbandonato tutti i suoi propositi di vendetta. Una frase
solo le pulsava fortemente in testa, al ritmo del suo battito che accelerava
sempre più. Lo sentiva forte alle tempie, e nelle orecchie, come un ronzio. E
continuava a ripetersi: <Spike è vivo. Spike è vivo, Spike è vivo. Spike… è…
vivo…>
Quando finalmente i due vampiri furono
usciti, corse a più non posso in direzione del rumore che sentiva. Avvicinandosi,
si accorse che qualcuno stava dicendo qualcosa. Si fermò di botto quando sentì
distintamente: «Sangue infernale!»
Era lui. Era Spike.
Non c’erano più dubbi.
Era vivo.
Si avvicinò col cuore in gola, e rimase ad
osservarlo nascosta. Era su una sedia a rotelle. Quindi non era uscito del
tutto indenne dal crollo della chiesa. Ma era vivo!
Non per molto, comunque. Era incatenato ad
un enorme trave, con pesanti catene che bloccavano sia lui che la sedia. Era
immobilizzato. Di fronte, un’ampia finestra rivolta ad est. Quando presto
sarebbe sorto il sole, di lui non sarebbe rimasta che cenere.
Silvia resistette a stento alla tentazione che aveva di correre
tra le sue braccia, abbracciarlo, baciarlo… ERA VIVO!
Cercò di farsi forza ricordandosi che poco
tempo prima aveva quasi ucciso Angel.
<E mi ha salvato la vita!>
Inutile, non poteva farci niente.
<Cerca almeno di non apparire eccessivamente
felice!>, si disse, uscendo allo scoperto.
Il vampiro strattonava con violenza le
catene, e imprecava ancora più violentemente.
«Spike!», lo chiamò.
Lui si girò a guardarla, e smise di tirare
e di imprecare.
«Tò, guarda chi c’è! Sei venuta a goderti
lo spettacolo?»
<Spettacolo… Sì, davvero, vederti è uno
spettacolo…>
Gli si avvicinò il più lentamente
possibile, lottando per non mettersi a correre.
<Cerca qualcosa da dirgli… qualche
battuta… Non cedere subito! Non fargli vedere che stai per metterti a piangere
dalla gioia, perché lui è vivo… Non… Al diavolo! È già tanto che non gli sono
saltata subito addosso!>
«Credevo fossi morto»
«Invece no. Ma siccome mi dispiace
deluderti, presto lo sarò davvero, tesoro»
Silvia infilò una mano nella tasca della
giacca, e ne tirò fuori un sottile pezzo di ferro. Tempo addietro, un “esperto
scassinatore” le aveva insegnato che era meglio portare sempre con sé i “ferri
del mestiere”: «Non si sa mai»
Cominciò ad armeggiare con uno dei grossi
lucchetti che tenevano ferme le catene.
«Mi hai salvato la vita, nella chiesa»
«Oh, ti senti in debito? Non darti pena,
non ce n’è bisogno»
«Non mi do pena. Se non fosse stato per te
ci sarei finita anch’io sotto l’organo. Volevo solo ringraziarti. E scusarmi,
per essermene andata via subito…»
«Oh, allora è per il senso di colpa che
sei qui… Ti ho detto che non importa, non…»
Con uno schianto secco il lucchetto si
aprì.
«E io ti ho detto che non mi preoccupo
affatto. Solo, non mi dispiacerebbe fare un piccolo scherzetto ad Angelus…»
«Però, sei brava…» disse Spike indicando
il lucchetto: «Dove hai imparato a fare la scassinatrice?»
«Idiota! Me l’hai insegnato tu!»
<È solo una… tregua. Sì, una specie.
Per fermare Angelus. Una… collaborazione dovuta a cause di forza maggiore.
Niente di più. Assolutamente, niente di più>.
È questo quello che pensavano sia Silvia
che Spike, dopo che lei l’aveva portato a casa sua. Gli aveva ceduto il suo letto,
immaginando che Spike avrebbe preferito arrostire al sole, piuttosto che
dormire in quello di Angel. E lei si era trasferita nella stanza dell'altro
vampiro.
In realtà sarebbe voluta rimanere accanto
a lui, addormentarsi tra le sue braccia <Dormire! Solo dormire!>. Ma dopo
neanche cinque minuti avevano subito iniziato a litigare. Per Angel. Silvia era
ancora arrabbiata con Spike perché aveva cercato di ucciderlo.
«Ehi, non c’era niente di personale. Lui è
il sire di Drusilla, e mi serviva il suo sangue per il rito»
«Rito utilissimo, visto che appena si è
rimessa in forze ha cercato di farti fuori!»
«Solo perché il tuo amico non sa
controllare gli ormoni… Senza Angelus Drusilla non mi avrebbe mai lasciato!»
Era vero. L’aveva sentito dire dalla
stessa vampira, poco prima.
Ma quello che le faceva più male era che
questo significava che Spike sarebbe rimasto volentieri con lei.
<Il legame di un childe col suo sire è
più forte di quanto si possa immaginare…>
L’aveva visto più volte. Angel e Darla.
Spike e Drusilla. …Angelus.
Doveva trovare qualcosa da dire, non
poteva permettere a Drusilla di averla vinta, neanche a distanza: «Questo non
significa niente»
<Mhm, brava, argomentazione valida e chiarificante!>
«Significa che sei nei guai, stai
soffrendo, e una volta tanto non è colpa mia! Prenditela con la tua
preziosissima cacciatrice e il suo preziosissimo amore, che ora ha perso la sua
preziosissima anima»
Silvia non rispose. Odiava quando non
poteva avere l’ultima parola.
La discussione si era conclusa con qualche
scambio di improperi, e con Spike che le aveva urlato, mentre lei usciva
sbattendo la porta: «Guarda che la cosa ha enormemente seccato anche me! Se c’è
qualcuno che odio più di Angel, quello è proprio Angelus!»
Silvia si morse un labbro, per evitare di
replicare. Non avrebbe voluto litigare, ma come sempre, quando era con Spike,
non riusciva a trattenersi.
L’ultima frase del vampiro, però, l’aveva
colpita. Nessuno, a parte lei, né Buffy, né Drusilla, né Darla, né lo stesso Angel,
vedeva questa differenza. Solo Spike aveva parlato di Angel e Angelus come due
persone diverse.
<Ma questo non cambia nulla. Li odia
tutti e due! Solo, mi chiedo: perché? Per via di Drusilla? Oppure… per me?>
San Valentino
14 febbraio
In biblioteca, Giles stava spiegando a
Buffy che aveva letto qualcosa sulle precedenti “abitudini” di Angel, e aveva saputo
che era solito compiere crimini orribili il giorno di San Valentino. Non aveva
notizie specifiche, ma le suggerì di stare molto attenta.
«Ho chiesto a Silvia se poteva darmi
qualche… particolare utile. Mi è sembrata un po’ restia a parlare. Ha detto di
non sapere molto, perché Angel non le parlava del passato.»
«Ma se non
sbaglio lei l’ha conosciuto anche prima che riacquistasse l’anima»
«Sì. Le ho
chiesto infatti cosa poteva dirmi almeno in base alla sua esperienza, ma non me
ne ha voluto parlare. Ha detto che di San Valentino non sa niente, e che
tuttavia forse sapeva dove poter trovare qualche risposta. Non ha voluto dire
niente di più»
Buffy, non molto
tranquillizzata dopo il colloquio col suo osservatore, si affrettò a tornare in
classe.
Giles, con gesto
meccanico, tirò fuori un fazzoletto e cominciò a pulirsi gli occhiali. Non le
aveva rivelato la cosa più importante che gli aveva detto Silvia: «Non capisco
perché Angelus non ha ancora cercato di uccidermi. Credevo che ce l’avesse con
me, perché gli sono sopravvissuta più di una volta. E non capisco perché non prova
ad uccidere Buffy. Ha in mente qualcosa, temo»
Quella sera, la
cacciatrice trovò davanti alla porta sul retro una scatola di rose rosse, con
un bigliettino. C’era scritto soltanto: «Presto»
Anche Silvia
trovò un insolito regalo sulla soglia di casa: un cofanetto di legno, ornato da
delicate intarsiature floreali. Lo aprì, e rimase sorpresa del suo contenuto.
Si strinse nelle spalle, e tornò dentro.
15 febbraio
Dopo aver
ricevuto le rose, la cacciatrice era ancora più preoccupata. Ma non era l’unica
ad aver avuto un San Valentino poco piacevole: Xander era stato lasciato da
Cordelia. Ferito, irritato e umiliato, pensò di ricorrere alla magia, e chiese
a Amy di fare un incantesimo a Cordelia, perché si innamorasse di nuovo di lui.
In cambio il ragazzo non avrebbe rivelato le scorrettezze della strega che
usava la magia per prendere buoni voti a scuola.
Amy non era
molto brava, però, e infatti presto Xander si accorse che Cordelia non aveva
per niente cambiato atteggiamento nei suo confronti.
In compenso,
pareva che ogni altra ragazza della scuola fosse cotta di lui.
Era ormai sera.
Silvia non si decideva a tornare a casa. Aveva promesso a Giles di informarsi
sui “propositi” di Angelus, ma non aveva il coraggio di parlarne con Spike.
Finivano sempre col litigare ogni volta che nominava Angel o Angelus.
Però anche lei
era preoccupata: aveva ricevuto quel regalo davvero singolare…
Che strana
situazione! In un certo senso, era il primo San Valentino che passava con
Spike. E aveva fatto di tutto per sembrare indifferente alla cosa. Anche Spike
sembrava non avervi fatto caso.
<Chissà se,
in altre circostanze, mi avresti fatto un regalo…>
Mentre
fantasticava come una ragazzina, a poco a poco si accorse che in fondo non le
importava poi molto se Spike le faceva regali o no. Non le importava molto neanche
di Spike. Né di Angelus. All’improvviso le sembrava che non le importasse più
di niente, tranne che di un’unica persona, su cui sentiva concentrato tutto il
suo essere: Alexander Harris. La cosa la stupiva, ma non c’erano dubbi: era
innamorata di Xander!
<Devo
trovarlo! Subito! Non posso stare ancora lontano da lui!> Corse in direzione
della scuola, sperando di trovarlo lì. Una strana sensazione, però, la fece
fermare all’improvviso: <Un incantesimo!>. Lo sentiva chiaramente, un
potere soprannaturale, che modificava la sua volontà. Ma non poteva farci
niente. Amava Xander.
Si mise di nuovo
a correre a più non posso.
Nel frattempo la
situazione si stava facendo davvero pericolosa. Le ragazze, Willow in testa,
erano decise a prendersi Xander, oppure ucciderlo. E ce l’avevano anche con
Cordelia. I due si rifugiarono in casa di Buffy, e dopo essere sfuggiti anche
alle avances di Joyce, si chiusero nella camera della cacciatrice
«Bene… la folla
ancora non ci ha trovati. Dovremmo essere al sicuro, qui»
«Teoricamente!»
Xander aveva
appena finito di parlare, che Angelus era sbucato dalla finestra, e l’aveva
afferrato, tirandolo fuori.
Lo scaraventò giù dal tetto, e prima che il ragazzo potesse rialzarsi, lo afferrò per i capelli: «Perfetto. Volevo fare qualcosa di speciale per Buffy, *a* Buffy, ma questo è molto meglio!»
Il vampiro stava per ucciderlo, ma venne atterrato prontamente da qualcuno. Xander, felice, si voltò per ringraziare la sua salvatrice: «Buffy, come...»
Invece si trovò davanti Drusilla. Neanche la vampira era immune all’incantesimo. Per poter stare con Xander, però, voleva renderlo immortale. Ancora una volta, appena in tempo, il ragazzo venne salvato, stavolta da Silvia.
«Giù le mani!»,
esclamò rivolta alla rivale: «Ma non sai trovarti un ragazzo tuo? Devi sempre
prenderti i miei?»
Cordelia intanto
era corsa a vedere come stava Xander, ed era piuttosto spaventata dalla presenza
dei due vampiri.
Angelus aveva
intuito che probabilmente c’era di mezzo un incantesimo, ma la cosa non lo distolse
da uno dei suoi passatempi preferiti: far soffrire un po’ Silvia. Si avvicinò
lentamente alla ragazza, che era ferma tra Xander e Drusilla. In un altro
momento sarebbe stata molto più spaventata. Per fortuna il pensiero di Xander
in pericolo le impediva di avere troppa paura per sé.
«Ehi, piccola,
hai ricevuto il mio regalo di San Valentino?»
«Ti riferisci a
quella stupida scatola?»
«No, al suo
contenuto»
«Dentro non
c’era niente, solo polvere»
«Cenere, per la
precisione. Non indovini? Diglielo tu, Dru!»
La vampira era
totalmente assorbita da Xander, ma non si fece mancare l’occasione di infierire
su Silvia: «Era il tuo adorato Spike. Non era mica morto sotto l’organo, sai?
L’ho salvato io! E poi l’abbiamo fatto arrostire al sole»
«Non è vero! Non
ci credo!»
Angelus rise:
«Mi dispiace! Avrei voluto tanto farti assistere, ma Drusilla aveva così
fretta…»
«Ora basta
scherzare!», disse seria la vampira: «Lascia Xander, è mio!» e si avventò su
Silvia, che però era preparata e la mandò di nuovo a terra. Si preannunciava
una bella lotta, e Angelus si stava già sfregando le mani, quando furono
raggiunti dalla folla di donne rabbiose che volevano Xander.
Silvia,
cogliendo la palla al balzo, gridò indicando Drusilla: «Quella ha cercato di portarsi
a letto Xander!»
L’orda
inferocita si fiondò sulla vampira, e Silvia commentò con un sospiro: «Mi
sembra di essere tornata ai bei tempi di Praga!»
Purtroppo, però,
non tutte le donne erano cadute nel tranello, per molte l’obiettivo primario
rimaneva sempre avere o, in caso contrario, uccidere il ragazzo dei loro sogni.
Silvia si tirò via l’oggetto del desiderio, insieme a Cordelia, e corsero tutti
e tre a nascondersi in cantina. Mentre lei barricava la porta, Xander tentava
di spiegare a Cordelia che era tutto dovuto ad un incantesimo che lui aveva
fatto fare per lei: «Tu dovevi esserne la vittima, invece, a quanto pare, sei
l’unica immune!»
«Aspetta, anche su
Silvia sembra non aver fatto effetto! O almeno, non ha cercato di saltarti
addosso come tutte le altre!»
Si voltarono a
guardare la ragazza che stava cercando qualcos’altro da mettere davanti alla
porta, che sembrava cedere sotto i colpi delle ninfomani. Si accorse degli
sguardi puntati su di lei, e spiegò, irritata: «No, non sono immune!»
«Quindi…»
«Ho una certa età e
una discreta esperienza in incantesimi, e so riconoscere istinti che non sono
miei, e resistere. Ma se tu la smettessi di essere così sexy, mi daresti una
mano!»
Xander avrebbe
voluto esaudirla, sennonché la porta venne sfondata. Silvia si parò subito davanti
al ragazzo, per proteggerlo fino alla morte, ma per fortuna non dovette
rischiare così tanto: improvvisamente, così come era iniziato, l’incantesimo
finì. Giles ed Amy, in biblioteca, finalmente avevano trovato la formula per
annullarlo.
Le donne, disorientate,
si guardavano l’un l’altra, posando a terra smarrite le armi che avevano
impugnato.
«Ragazzi!», esclamò
Cordelia: «È stata la migliore caccia al topo a cui io abbia partecipato!»
Sembrarono cascarci
tutte, e si diressero fuori. I tre assediati tirarono un sospiro di sollievo.
«Silvia… grazie per
avermi salvato la vita, prima»
«Figurati! Quando si
tratta di picchiare Drusilla, non mi tiro mai indietro»
«Mi dispiace per il
tuo… per Spike», le disse Cordelia. Voleva essere gentile, ma si rese conto che
forse avrebbe fatto meglio a stare zitta.
Silvia si rabbuiò in
volto: «Voi lo sapevate che non era morto nell’incendio?», chiese.
«No», risposero
entrambi.
«Quando abbiamo
sconfitto il Giudice, al centro commerciale, c’erano solo Angelus e Drusilla»,
aggiunse Xander.
«Tu credi che
dicessero la verità?», chiese Cordelia.
«Sì, credo di sì»,
disse Silvia. Poi salutò i due e si diresse a casa. Si sentiva un po’ in colpa
a non dire tutta la verità, ma… come poteva?
Però tutto sommato
era stata una serata divertente. Vedere Drusilla infatuata di Xander, e tutte
le ragazze impazzite per lui… e Angelus che scappava! Poi era stata brava con
lui: se l’era bevuta. Credeva davvero che Spike fosse morto. Ora bisognava solo
trovare il modo di sfruttare la cosa…
Entrò in casa. Spike
era come al solito sul suo letto, di umore nero. Si ricordò di quello che aveva
promesso a Giles. Sospirò, non era certo il momento più adatto per parlare
degli hobby di Angelus, ma anche lei voleva sapere: «Senti, Spike… tu conosci
Angelus meglio di me…» non sapeva come chiederglielo: «Ecco, io… Buffy si
chiedeva come mai ancora non ha provato ad ucciderla»
Spike sorrise beffardo: «Non vede l’ora,
la cacciatrice? Che c’è, si sente trascurata?»
«Spike, per favore…»
«E cosa ne so, io, di cosa passa per la
testa a quel bastardo?». Rivolse gli occhi al cielo e imprecò all’espressione
implorante della ragazza: «Forse ha intenzione di farla impazzire, come
ha fatto con Drusilla», ipotizzò.
Silvia parve
valutare l’informazione, poi chiese a voce bassa: «E.. io?»
«Immagino la
stessa cosa. Lo sai, ad Angelus non basta uccidere, ogni omicidio deve avere
una coreografia particolare. È un tipo pignolo, cura molto i dettagli…»
«D’accordo,
d’accordo, non c’è bisogno di scendere in particolari!» lo fermò Silvia, gesticolando
con entrambe le mani, come per scacciare le immagini che le stavano salendo
alla mente.
Cercò qualcosa da
dire di più consolante: «Avevo ragione, la cenere nel cofanetto eri tu! Ho
fatto bene a impalettare quell’idiota di… come hai detto che si chiamava?»
«Eustace»
«Sì, lui… e lasciare
le sue ceneri sulla sedia a rotelle. Angelus non ha sospettato niente»
«Sì, grandissimo
piano. Però ora io sono totalmente immobilizzato!»
«Ti troverò un’altra
sedia, non ti preoccupare!», disse lei in tono annoiato, sedendosi sul letto.
«Sì certo. Me l’hai
già detto. Come hai detto che vuoi uccidere Angelus. Ma chissà perché fatico a
credere che tu ci stia provando davvero!»
«Infatti non è
quello che ho detto. L’accordo era: fermare ANGELUS, e riportare ANGEL!»
«Lo sai che a me non
me ne frega niente di Angelus né tanto meno di Angel!»
Ecco che litigavano
di nuovo. Non riuscivano a stare lontani, ma di sicuro non potevano neanche
vivere insieme.
«I patti sono
questi, se non ti stanno bene puoi anche andartene… Oh, aspetta: no, non puoi!»
disse in tono di scherno indicando le sue gambe.
Lui emise un suono
molto simile ad un ringhio, ma il suo volto era rimasto umano.
Che poteva dirle?
Era vero, non poteva muoversi. Dipendeva da lei. Aveva bisogno di lei. Come sempre.
«È solo questione di
tempo, lo sai. Sono un vampiro, guarisco da qualunque ferita. Non resterò
immobilizzato per sempre. Poi final…» non gli permise di finire la frase.
Veloce, inaspettatamente, lo baciò. Un bacio dolce, leggero, breve. Spike non
chiuse neanche gli occhi, tanto erano sgranati per la sorpresa.
Silvia sorrise, quasi timidamente. Lui era totalmente sbalordito.
Poi lei lo baciò di nuovo, stavolta a lungo, e salì a cavalcioni su di lui.
Spike la abbracciò, la mano dietro la nuca, un braccio intono alla vita,
stringendola forte, come se non la volesse più lasciare andar via.
<Perché lo sto
facendo?>, si chiese lei: <Perché voglio farlo davvero? O solo per
tenerlo buono, per convincerlo a restare?
E quale delle due
cose dovrebbe preoccuparmi di più?>
Ma non smise di baciarlo, né lo fermò
quando lui cominciò a spogliarla, anzi, si adoperò per rendergli tutto più facile,
visto che non poteva muovere le gambe.
Spike si svegliò con una sensazione che
non provava da parecchio tempo: il dolce peso di un corpo caldo sopra il suo.
Era accaduto spesso che lei si addormentasse sdraiata sopra di lui. Quando non
la abbandonava prima che si svegliasse. O lei non scappava via per qualche motivo.
Come ad Halloween. Si
era svegliato, e lei se n’era andata. Ovviamente. Finito l’incantesimo, era
finito anche tutto il resto.
<Non hai provato neanche a svegliarmi,
a chiedermi se sapevo. Non te ne importava niente, vero? Eppure per te ho
rinunciato ad uccidere la cacciatrice! Ho dovuto ancora una volta litigare con
Drusilla! Per te, solo per poter stare con te, anche se per poche ore. Ma è
stata una delle notti più belle della mia vita. Eri mia. Totalmente e solamente
mia. Breve ma piacevole illusione. Peccato per quell’unico inconveniente: non
eri davvero tu. Non era vero niente, quella notte.
Anche il segno del mio morso è sparito,
l’ho cercato ma non c’è>
Ora però era tutto reale. E stavolta era
stata lei a morderlo.
Chissà se si rendeva conto del significato
dei suoi morsi… chissà se capiva che valeva anche per lei…
Non aveva scuse, stavolta. Non c’era stato
nessun incantesimo spezzato, nessun timore, nessuna violenza. E lei si era
addormentata tranquilla tra le sue braccia.
La sentì muoversi. Si stava svegliando.
Infatti Silvia aprì gli occhi, e gli sorrise. Senza dire niente, si accomodò
meglio, appoggiando il viso sul cuscino, accanto al suo. Spike abbassò
leggermente la testa, posando la fronte su quella di lei. Entrambi chiusero gli
occhi, volendo assaporare ogni istante di quell’illusione.
Perché tutti e due si rendevano conto che
anche quella, in un certo senso, era un’illusione.
<Tu non puoi amarmi, lo so, piccola. So
anche che non mi hai dimenticato. Ma non puoi amarmi. Se diventassi una
vampira, allora potresti amarmi. Come ad Halloween. Ma allora non saresti più tu. E
probabilmente sarei io a non amare te>
<Mi ami, Spike? Davvero? Ma un vampiro
può amare, senza un’anima? Puoi amarmi come voglio io? Rinunceresti alla tua
vita.. non-vita, per me?
E io, posso amarti? Non che non posso!
Eppure è così. Se tu non fossi un vampiro, allora potrei amarti senza problemi!
Ma se tu non fossi quello che sei, probabilmente non ti amerei.
È orribile, mi odio per questo, ma è così:
ti amo proprio perché sei un vampiro>
Alla fine Spike si decise a rompere il
silenzio: «Mi hai morso. Non vale se tu puoi e io no!»
«Come se fosse la prima volta… e poi anche
tu mi hai morsa, ad Halloween»
<Allora c’hai pensato anche tu…>
«Che c’entra… Non era il tuo sangue. Prima
o poi riuscirò a morderti davvero…»
«Accomodati!», disse lei piegando la testa di
lato e spostandosi indietro i capelli, per permettergli di morderla: «Tanto lo
sai che fa più male a te che a me!»
«Non provocarmi, piccola…»
«Non ti sto provocando. Dico sul serio. Hai
sentito il mio sangue, quanto fa male… immaginati cosa può essere berlo! Come
un bel bicchiere di acqua santa!»
«No, non credo. L’acqua non è così dolce…»
Lei era rimasta nella stessa posizione, sempre
“offrendogli” il collo. Lui la addentò delicatamente, senza trasformarsi. Poi
prese a baciarla, salendo piano sul viso, fino ad incontrare la sua bocca.
«Spike…», sussurrò lei: «Dimmi la verità… te
ne andrai, vero?»
Lui non rispose.
«Quando potrai camminare, quando avremo…
risolto, in un modo o nell’altro, con Angelus… tu mi abbandonerai, è così?»
<Perché me lo chiedi? Perché vuoi rovinare
tutto? Perché devi sempre pensare al dannato futuro?>
«Piccola, lo sai che io non vorrei mai
lasciarti. Ma tu vuoi che io diventi la brutta copia del tuo amico “animato”, e
ti ho già spiegato che questo non accadrà mai»
«Io non voglio affatto che diventi come Angel.
Ma capisci che no posso stare con uno che vuole uccidere i miei amici!»
<Scusami, non volevo litigare. Ma non
potevo fare a meno di chiederlo. Vorrei soltanto… soffrire il meno possibile>
«Allora chiudiamo il discorso qui», disse lui.
Tornarono a baciarsi, ma entrambi avevano
ancora mille domande, e risposte che conoscevano ma non volevano accettare. E
dubbi, e speranze che non osavano svelare.
<Lo ammetto: l’avevo sperato davvero,
stavolta. Ma tu sei testarda, come sempre. Anche a te piace uccidere, non puoi
negarlo… solo che tu uccidi quelli come me. C’è poi tutta questa differenza?
Anche gli uomini sanno essere molto cattivi, anche con la loro specialissima
anima. E tu? Non ti rendi conto di quanto mi fai soffrire?
Cosa farò dopo, mi hai chiesto. Bella domanda.
Non posso neanche tornare da Dru. Mi odia anche lei adesso. Maledetto Angelus,
è tutta colpa sua! Mi dispiace, piccola, ma farò di tutto perché muoia. A costo
di tradirti. O di rinunciare ad uccidere la mia terza cacciatrice>
<Ti sto chiedendo davvero così tanto? Dici
di amarmi, però non sei disposto a cambiare per me! Del resto neanch’io posso
farlo. Ma per me è diverso… io sto dalla parte del giusto, no? Sto con i buoni…
Perché allora ho tutti questi dubbi? Forse Angel ha ragione, tu tiri fuori la
mia parte demoniaca.
Vorrei potermi lasciare andare, Spike, lo
vorrei davvero tanto. Ma non durerebbe.
Siamo destinati a stare lontani, amore mio>