Titolo: true colors II

Angeli

Autore: Silvia

E-mail: phoebes@tiscalinet.it

Spoiler: prime sette puntate della prima serie di BTVS

Pairing: Buffy/Angel

Rating: AU

Timeline: prima serie di BTVS, puntata n. 7 “L’angelo custode” (Angel)

Summary: Buffy scopre la verità sul passato di Angel

Disclaimer: i personaggi (tranne Silvia) purtroppo non mi appartengono, ma appartengono a Joss Whedon, David Greenwolt la WB, ME, la UPN e la Fox. L’idea del dampyr e dei Maestri della Notte proviene da un fumetto della Sergio Bonelli editore. L’autrice scrive senza alcuno scopo di lucro e non intende violare alcun copyright.

Note: qualcuno conosce il fumetto “Dampyr” della Bonelli? Ho preso l’idea da lì, però l’ho un po’ (parecchio!) modificata a mio piacimento.

Ho dato per scontato che si conosce la puntata a cui mi riferisco, cercando comunque di fare un discorso coerente. Spero di esserci riuscita (sarebbe un vero miracolo, però).

In ogni modo, immagino che “L’angelo custode” l’abbiate visto tutti, perciò penso di poter stare tranquilla.

Le puntate di cui non ho parlato potete pensarle svolte come nel telefilm, o mai esistite, come preferite.

Se qualcuno dovesse desistere nella lettura, perché trova la cosa troppo noiosa o contorta, non vi preoccupate.

Se trovate delle imprecisioni, inesattezze, assurdità, ditemelo, per favore, può servirmi per la prossima ff!

A proposito: potrei aver commesso qualche errore nella descrizione del Bronze, ma il fatto è che non ce l’ho bene inquadrato, dopo sei serie ancora non ho capito com’è fatto.

 

 

 

 

 

 

 

 

Questa ff la dedico alla mia amica Keti, che mi ha trasmesso la sua passione per Harlan Draka, che ormai per me è diventato un appuntamento mensile a cui non posso rinunciare!

 

 

 

 

 

 

 

 

Angeli

 

 

 

 

 

 

Egli darà ordine ai suoi angeli
di custodirti in tutti i tuoi passi.
(
Sal 90,11)

 

Angel entrò in casa. Era buio, ma naturalmente non ebbe bisogno di accendere la luce per dirigersi senza far rumore verso la sua stanza. Dovette fermarsi, però, sulla porta.

«Dove credi di andare?»

Il vampiro si voltò e abbozzò un sorriso triste: «Ciao Silvia.»

«Ciao Silvia?!?! È tutto quello che hai da dire?»

La ragazza si alzò, strofinandosi gli occhi. Si era addormentata sul divano, davanti alla televisione, aspettando inutilmente il ritorno del vampiro, ed ora era furiosa: «Vieni qui immediatamente e spiegami dove sei stato!»

«Calmati, per favore, non è il caso di arrabbiarsi…»

«Non è il caso? Tu sparisci per un giorno intero senza farmi sapere niente, facendomi morire di paura, e io naturalmente non mi dovrei arrabbiare!!»

«Scusa, quante volte l’hai fatto anche tu?»

«Ma io non mi incenerisco se resto fuori di giorno!!» gridò lei: «Insomma, si può sapere dove sei stato tutto questo tempo?»

«Sono stato… a casa di Buffy.»

«A casa di Buffy?!» Silvia rimase in silenzio, con sguardo torvo, poi aggiunse piano, scuotendo il capo: «Avrei dovuto immaginarmelo…»

«Aspetta, lasciami spiegare…»

«Certo che ti lascerò spiegare, tesoro! Sono tutta orecchi!» e si sedette di nuovo sul divano, gli occhi che mandavano scintille fissi sul vampiro.

«Il Maestro ha chiamato i Tre per uccidere Buffy», cominciò lui, appoggiandosi al televisore, di fronte a lei: «Io l’ho aiutata, e sono stato ferito. Poi…»

«Sei ferito?» chiese Silvia allarmata.

«Non è niente, non preoccuparti. Però i Tre erano lo stesso troppo forti, e siamo scappati a casa di Buffy.»

«Quindi non li avete uccisi…»

«No. Ma hanno fallito. E la punizione per l’insuccesso è la morte. Ci penserà il Maestro ad eliminarli.»

«Mmh, bene, tre idioti in meno sulla Terra. Ora spiegami perché non hai subito salutato la cacciatrice e non te ne sei venuto via prima dell’alba.»

«Te l’ho detto: ero ferito, e lei… ha insistito per curarmi…»

«Bene, dopo aver giocato al malato e all’infermiera, non potevi dirle “ciao”?»

Angel sospirò ancora una volta. Anni addietro, aveva detto a Silvia, scherzando, che con lei stava bene perché lo faceva sentire più umano. Infatti quando era con lei sospirava sempre.

Non era il caso però di fare battute in quel momento, la ragazza era davvero arrabbiata. Angel le raccontò brevemente — non senza sospirare altre due o tre volte per i commenti e le espressioni di lei — di come Buffy l’avesse presentato a sua madre spacciandolo per uno studente universitario, e poi l’avesse invitato a restare, impensierita per i Tre.

«Oh, ma che romantico!», esclamò lei sarcastica e spazientita: «Avete dormito insieme, ok, ma…»

«Abbiamo dormito *nella stessa stanza*, io per terra e lei nel suo letto. Non *insieme*», precisò Angel.

«Va bene, avete dormito “nella stessa stanza”», disse Silvia, mimando con le dita delle virgolette nell’aria: «E poi?»

«Poi… niente. Sono rimasto nascosto lì per tutto il giorno. Quando lei è tornata, si è arrabbiata perché credeva che avessi letto il suo diario…»

«E tu l’hai fatto?»

«No!» Angel sembrava quasi scandalizzato.

«Va bene. Dopo cos’è accaduto?»

«Dopo…» il vampiro era a disagio. Evitava di guardarla negli occhi «Dopo ci siamo baciati», disse tutto d’un fiato.

Gli occhi di Silvia rischiavano seriamente di uscire dalle orbite per quanto erano spalancati.

«Tu… l’hai baciata?»

«Sì» Angel stava ancora fissando il pavimento. Lo irritava quella situazione. Sapeva che ultimamente non stava agendo in maniera del tutto razionale, ma Silvia si comportava quasi come una mamma col figlio adolescente.

Di solito era lui a fare la parte del genitore.

Sapeva però che stavolta lei aveva ragione. Un vampiro e una cacciatrice. Assolutamente inconcepibile.

«Non ci posso credere!» esclamò Silvia alzandosi in piedi: «Ma cos’hai in quella testa? Io… io… e tutte le ramanzine e le raccomandazioni che fai sempre tu a me?»
«Adesso non esagerare. Ho sbagliato, hai ragione, però non puoi paragonare la tua… situazione, con la mia!» la guardava negli occhi, ora.

«Sì, sì, va bene. Ma non stiamo parlando di me adesso, non cambiare discorso! Stavolta l’irresponsabile sei stato tu!» e gli puntò un dito sul petto, mentre lui tornava a distogliere lo sguardo.

Silvia sospirò. Poi gli prese il volto tra le mani e lo costrinse a guardarla in faccia: «Angel, dimmi la verità: ne sei davvero innamorato?»

Lui non rispose subito. Lasciò passare alcuni istanti di silenzio, poi ammise: «Sì.»
Silvia lo lasciò andare, e sospirò di nuovo: «Angel, lo sai, io ho sempre sperato che tu ti innamorassi di qualcuna, che ti rendesse… quasi felice. Ma… una cacciatrice! Quando scoprirà chi sei, non…»

«Lo sa.»

«Come?» Silvia davvero pensava di aver capito male: «Lo sa?!?!»

Angel annuì.

«Com… Gliel’hai detto? E.. come l’ha presa?»

«No, non gliel’ho detto. Dopo.. il bacio, io… non so perché, ma ho mutato il volto.»
«Oh mio Dio! E lei?»

«Ha… gridato. E io sono scappato dalla finestra.»

«O mamma mia! Ora… penserà che l’hai ingannata! Ti vorrà uccidere! Dobbiamo… ci penserò io, proverò… a spiegarle tutto, e…»

«No. Non ti preoccupare. Me la vedrò io. Non vorrei mettere nei guai anche te..»
«Nei guai? Ma che dici? Non sarà un problema, io…»

«No, Silvia, per favore. Lascia che ci pensi io.»

 

Angel si diresse a casa di Buffy, deciso a parlarle. Alzò una mano per bussare alla porta, ma poi ci ripensò e fece per andarsene, quando udì Joyce gridare. Corse sul retro ed entrò.

«Lasciala andare», gridò, quando vide Darla mordere il collo della madre di Buffy.
«Ne ho bevuto solo un po’, c’è ancora tanto sangue. Non hai voglia di qualcosa di caldo dopo tutto questo tempo? Dai, Angel. Dì solo “sì”!», e la vampira gli gettò il corpo privo di sensi.

Angel sentiva l’odore del sangue, vedeva il segno del morso sul collo della donna. Su una cosa Darla aveva ragione: era davvero tanto tempo che non beveva sangue umano. Senza rendersene conto, la sua faccia mutò in quella del suo demone.

«Bentornato a casa!» lo schernì la vampira, e immediatamente scappò via, proprio mentre Buffy rientrava a casa.

 

Giles camminava in fretta lungo il corridoio dell’ospedale, alla ricerca della camera della madre di Buffy. Si sentiva molto in ansia. Non avrebbe dovuto permettere alla cacciatrice di frequentare qualcuno di cui non sapeva niente. Ma… un vampiro! Chi avrebbe potuto immaginarlo? E poi lui non era suo padre, non poteva dirle come scegliere gli amici.

Però si sentiva in parte responsabile per quello che era accaduto a Joyce.

Finalmente trovò la stanza, ed entrò. La donna stava parlando con Buffy di quello che era accaduto: «…il dottore dice che sembra una forchetta da barbecue. Ma noi non abbiamo una forchetta da barbecue!

Lei è un dottore?», disse poi rivolta a Giles, che era rimasto sulla porta.

«Oh, no mamma, questo è il signor Giles», spiegò Buffy.

«Oh, il bibliotecario della tua scuola! Ma che ci fa qui?», chiese stupita.

«I-io ero solo venuto a portarle i miei saluti, e ad augurarle una pronta guarigione.»

«Ragazzi, il personale scolastico si preoccupa davvero degli studenti, in questa città!»

«Ora riposati, però», le disse Buffy, e uscì dalla stanza, insieme a Giles, Xander e Willow. Si sentiva in colpa. Sua madre sarebbe potuta morire… si era comportata in modo così stupido…

I suoi amici cercarono di consolarla, ma lei sapeva che c’era solo una cosa da fare: trovare Angel e ucciderlo.

Giles la mise in guardia: «Non è un vampiro come gli altri. Ti conosce. Ha affrontate i Tre. Credo ci vorrà più di un paletto.»

«Penso anch’io», rispose Buffy risoluta, e corse via, diretta in biblioteca, a rifornirsi d’armi. Poi sarebbe andata al Bronze. Aveva sempre incontrato Angel lì vicino.

 

Il vampiro intanto era solo in casa. Silvia era uscita, e non sapeva dove fosse andata. Probabilmente a parlare con Buffy. Si sarebbe dovuto affidare a lei da subito. Lui era stato solo capace di peggiorare la situazione. Ma gli era sembrato giusto chiarirsi con Buffy faccia a faccia, le doveva una spiegazione. E poi era riuscito a salvare sua madre. Questo era l’importante. Sentì bussare alla porta. Chi poteva essere? Silvia? Buffy, venuta ad ucciderlo? <Ma non sa dove abito…>, pensò, mentre apriva la porta.

«Ciao Angel.»

«Darla… Lasciami solo» fece per chiudere la porta, la vampira tentò di bloccarlo, ma la parete invisibile glielo impedì.

«Dannazione!», esclamò «Ma come è possibile?»

Angel tenne la porta socchiusa: «Anche Silvia abita qui. Lei è viva, perciò tu non puoi entrare senza invito.»

«Ancora quella puttanella? Quando ti libererai di lei?» senza ascoltarla, Angel stava di nuovo per chiuderla fuori, ma Darla gli gridò: «Allora non mi resta che trovarla e ucciderla!»

Il vampiro riaprì immediatamente la porta, e lei fece un passo indietro, allontanandosi abbastanza da costringere Angel ad uscire per fermarla: «Certo, se tu mi invitassi a entrare, non ne avrei bisogno…» disse con voce suadente. Poi si voltò, ma il vampiro la afferrò per le spalle, e la costrinse a girarsi di nuovo: «Non provare a toccarla. Sta lontano da Silvia. E da Buffy.»

«Oh, ti preoccupi anche della cacciatrice adesso. Ti sta cercando, proprio ora, lo sai? Vuole ucciderti.»

«Vattene!»

«Cosa credi? Pensi che lei potrà capire? Che vedrà la tua faccia… la tua vera faccia… e ti bacerà? Per cento anni non hai avuto un momento di pace perché non hai accettato chi sei. Invece è solo questo che devi fare. Accettarlo.

Non lasciare che lei ti uccida. E non dare ascolto alla tua amichetta mezzo sangue. Non puoi fingere di essere umano. Uccidi! Nutriti! Vivi!»

«D’accordo!», e così dicendo Angel la scaraventò contro il muro.

«Cosa vuoi?», gli chiese lei arrabbiata.

«Voglio farla finita.»

«Va bene», il tono della vampira era ora provocante: «Mi hai fatto male», sorrise: «Anche questo va bene.»

 

Silvia arrivò di corsa nella hall dell’ospedale. Non appena notò Xander e Willow si diresse verso di loro.

«Ciao ragazzi!», li apostrofò.

«Silvia! Ciao! Che ci fai qui?» la salutò Willow.

«Ero andata da Buffy, e non c’era nessuno. Una vicina mi ha detto che era venuta un’ambulanza, così sono corsa qui. Cos’è successo?»

«Ehm… la mamma di Buffy è… caduta, e si è ferita… al collo…»

«Al collo?», chiese Silvia preoccupata.

«Sì, ma non è niente di grave. Ora sta bene.»

«Meno male!» la ragazza era visibilmente sollevata. Mentre parlavano, Giles uscì precipitosamente dalla stanza di Joyce, dirigendosi verso i ragazzi.

<Avrei preferito fossero da soli>, pensò, notando Silvia. La riconobbe: era una studentessa del Sunnydale High. La conosceva perché era un’assidua frequentatrice della biblioteca, anzi, in realtà praticamente l’unica frequentatrice, a parte Buffy, Willow e Xander. Qualche volta aveva anche intrattenuto con lei piacevoli conversazioni sulla letteratura. La ragazza mostrava notevole cultura e interesse verso l’argomento. Spesso però avevano dovuto inventare mille scuse per allontanarla, quando la sua presenza era stata inopportuna. Come in quel momento.

«Abbiamo un problema», esordì. I ragazzi intuirono di cosa poteva trattarsi: «Lei si riferisce al… *solito* problema?», chiese Xander.

«Esatto. Pare che Angel non… fosse da solo…» Giles cercava di spiegarsi a Willow e Xander, senza far insospettire la loro amica: «La signora Summers mi ha appena detto che c’era anche un’amica di Buffy, che io però non conosco. Una certa Darla… voi…»

«Darla!» esclamò Silvia spaventata.

«La conosci?» chiese il bibliotecario.

«Purtroppo sì. Ora si spiega tutto. È stata sicuramente lei a mordere Joyce.»

«Cos…? A fare cosa?» Xander era sbalordito.

«Oh, lo so che avete pensato fosse stato Angel, ma ci sono un sacco di cose che non sapete di lui… è una storia lunga. Non c’è tempo, ora, però. Dobbiamo sbrigarci.»

 

Al Bronze Buffy aveva trovato Angel. Stavano combattendo già da un po’. Ma nessuno dei due aveva la meglio. Sembrava che non facessero sul serio.

Buffy scoccò una freccia dalla balestra che aveva con sé, e mancò il bersaglio.

«Un po’ alto», commentò il vampiro.

«Perché?», gli chiese lei: «Perché non mi hai attaccata quando ne avevi l’occasione? Era uno scherzo? Farmi innamorare di te e poi… ho ucciso molti vampiri, ma non ne avevo mai odiato uno prima d’ora.»

«È meglio, no? Rende tutto più semplice.»

«Ti ho invitato ad entrare in casa mia, e tu hai attaccato la mia famiglia!»

«E perché no? Ho ucciso la mia. Ho ucciso i loro amici… e i figli dei loro amici… Per più di cento anni ho offerto una morte orribile a chiunque incontravo. E l’ho fatto col canto nel cuore.»

«Cos’è cambiato?»

Angel le spiegò della maledizione, dell’anima, del modo in cui cercava di scontare il male che aveva fatto.

Buffy sembrò credergli. Gettò la balestra e gli si avvicinò.

Nascosta nell’ombra, Darla si rese conto che Angel non avrebbe ucciso la cacciatrice. Si decise allora ad uscire allo scoperto.

 

Giles, Silvia, Willow e Xander erano finalmente arrivati al Bronze. Sentirono dei colpi d’arma da fuoco provenire dall’interno del locale, e si precipitarono dentro. Darla, con due pistole in mano, sembrava divertirsi un mondo a sparare alla cacciatrice, che si era nascosta dietro un tavolo da biliardo. Silvia notò Angel a terra, sanguinante. Probabilmente Darla gli aveva sparato.

Non appena li vide arrivare, la vampira indirizzò il fuoco verso di loro. I quattro si gettarono a terra.

«Che bella serata!», esclamò: «Ucciderò una cacciatrice, e mi libererò della fastidiosissima dampyr. E Angelus sarà di nuovo mio!»

«Dobbiamo cercare di distrarla», suggerì Xander mentre si nascondevano dietro il bancone.

«Buffy, non è stato Angel ad attaccare tua madre, è stata Darla!» le gridò Willow.
La vampira sparò nella direzione da cui proveniva la voce.

Intanto Silvia corse accovacciata lungo il bancone, e sperando che il rumore degli spari coprisse il suo spostamento, si portò dietro la vampira, che era tornata a concentrare la sua attenzione sulla cacciatrice. Cercò di sorprenderla alle spalle, ma la sua mossa non era passata inosservata. Darla se l’aspettava, si girò di scatto e le sparò con entrambe le pistole. La ragazza non riuscì a schivare le pallottole, e una la colpì ad una spalla.

«Non aspettarti che mi avvicini!», le disse la vampira: «Con tutto quel sangue potrei farmi solo male! È questo il bello delle pistole: puoi uccidere da lontano, senza problemi», e così dicendo le puntò contro l’arma e premette il grilletto. Ma Buffy fu più veloce, le fu addosso e la fece sparare in aria. La cacciatrice riuscì a toglierle almeno una pistola, e le due cominciarono uno scontro in cui Darla era decisamente in vantaggio.

Nel frattempo Silvia lentamente si avvicinò alla balestra che Buffy aveva lasciato a terra. La spalla le faceva male, e perdeva molto sangue. Riuscì a prendere l’arma, ma non ce la faceva a tenerla con il braccio destro.

Giles si alzò in piedi e armeggiando col quadro di controllo delle luci, accese le stroboscopiche. Darla si volse a guardarlo, smettendo di sparare, e Buffy ne approfittò per allontanarla da sé con un calcio, facendole perdere anche la seconda pistola. La vampira si rialzò in piedi, al centro del locale. Silvia colse l’occasione, e scoccò una freccia, tenendo l’arco con la sinistra. Colpì la vampira allo stomaco, e lei si mise a ridere: «Beccata, ma non al cuore! Non preoccuparti mi occuperò subito di te. Ma prima devo uccidere la cacciatrice.»

Di nuovo fu addosso a Buffy, ancora più arrabbiata, mostrando finalmente il volto da demone. La bloccò a terra e avvicinò la bocca al suo collo.

Prima che potesse morderla, però, sentì qualcosa trapassarle il cuore. Ebbe appena il tempo di voltarsi verso chi l’aveva colpita, e le sembrò che un’altra freccia la trafiggesse: era stato lui ad impalettarla.

«Angel…?», mormorò, e divenne polvere.

Il vampiro rimase a guardare le sue ceneri, poi alzò gli occhi verso Buffy.

Silvia sospirò, e si lasciò cadere esausta a terra, sempre tenendosi la spalla ferita con la mano.

Intanto Giles, Willow e Xander erano usciti dal loro nascondiglio.

Buffy si alzò dal pavimento, e si diresse fuori. Angel si avvicinò a Silvia: «Stai bene?», le chiese. Anche Giles si era avvicinato alla ragazza, e provava a tamponarle la ferita con un fazzoletto. Angel glielo prese di mano, e mentre Silvia protestava che non era grave, lo legò intorno alla sua spalla, stringendo molto forte il nodo.
«Ahi», sfuggì alla ragazza.

«Scusa, ma hai già perso molto sangue. Meglio che ti porti a casa.»

Giles non protestò, sebbene ritenesse più prudente accompagnarla in ospedale. Non sembrava una ferita tanto grave, però. Silvia si stava già rialzando, aiutata da Angel, e si reggeva bene in piedi. Eppure, c’era tanto di quel sangue…

Uscirono tutti dal locale senza parlare.

 

 

La sera dopo, al Bronze, Buffy, Willow e Xander seduti attorno ad un tavolo, ripensavano a ciò che era accaduto la notte precedente.

«Hey, guardate, c’è Giles!», esclamò ad un tratto Willow.

Buffy e Xander si voltarono e guardare, e un’espressione di stupore apparve sui loro volti.

«Ma che fa?», chiese Buffy: «Sta… cercando di rimorchiare?»

In effetti l’osservatore stava parlando con una ragazza. Le fece un cenno nella loro direzione, e lei annuì, poi insieme si diressero verso di loro.

«Ma è Silvia!», esclamò Xander.

«Ciao ragazzi!» li salutò lei, lievemente imbarazzata.

«Ciao! Ti… sei rimessa in fretta…», osservò Buffy: «Ieri sembravi conciata piuttosto male.»

«No, non era una ferita profonda. Guarisco in fretta» disse sorridendo, e muovendo il braccio per mostrare che non le faceva male: «Solo che… perdo molto sangue, perciò sembra tutto più grave di quanto non è». Lanciò una sguardo a Giles, che annuì. Lei sospirò, e si sedette al tavolo con loro: «Giles mi stava dicendo che forse… vi dovrei una spiegazione…»

Nessuno le rispose, così la ragazza si schiarì la voce e cominciò a raccontare: «Mai sentito parlare di dampyr?»

Xander e Willow, fecero segno di no con la testa, e si voltarono verso Buffy. Ma anche la cacciatrice scosse il capo, e si voltò a sua volta verso il suo osservatore.

«Ne ho sentito parlare», disse lui: «Un dampyr è un figlio di un vampiro e di un essere umano. Ma molti al Consiglio sostengono che siano solo una fantasia.»

«Il Consiglio crede solo quello che vuole credere. I dampyr esistono. *Io* sono una dampyr.»

«E… chi è un vampiro, tuo padre o tua madre?», chiese Xander, guadagnandosi una gomitata da parte di Willow.

«Credevo che i vampiri non potessero avere figli», disse Giles, ignorando il commento del ragazzo.

«Sì, in effetti è così. Per la precisione mio padre — si tratta di mio padre, Xander, se ti interessa tanto saperlo — mio padre non è proprio un vampiro, ma un Maestro della Notte.»

La rivelazione lasciò ammutoliti gli ascoltatori, finché Willow osò chiedere: «Cioè?»
«Non sapete cos’è un Maestro della Notte?», Silvia era a dir poco sbalordita:«Giles? Nemmeno tu?» chiese all’osservatore.

«Anche dei Maestri della Notte si dice siano solo favole», rispose lui, un po’ imbarazzato.

Silvia sbuffò spazientita: «Bè, vi posso assicurare che esistono!»

«Anche quello che chiamano “il Maestro” è uno di loro?», chiese la cacciatrice.

«No. È solo un presuntuoso. Però, vi ripeto, i Maestri della Notte esistono. Probabilmente il Consiglio preferisce ignorarli, perché ne ha paura.»

«Sono così potenti?», chiese ancora Buffy, cercando di nascondere la sua preoccupazione.

«No.» le rispose Silvia, calmandosi: «Solo… più potenti dei vampiri normali. E non si sa molto di loro. Neanch’io ne so quasi niente. Forse per questo fanno paura.
I Maestri della Notte sono vampiri che non hanno un sire. Per quel che ne so esistono da sempre, dicono che siano i primi vampiri, nati dall’unione tra demoni e umani. Non ne esistono molti. Forse qualche decina. Ma è difficile distinguerli da un vampiro comune. Non che importi molto: per ucciderli basta comunque un paletto nel cuore. Però possono avere figli dagli esseri umani. E questi possono diventare dampyr.»

«Diventare? Vuoi dire che non lo sei dalla nascita?», chiese Willow incuriosita.

«No. Non proprio, almeno. Io… non lo sapevo, finché mio padre non è venuto a cercarmi. Un dampyr può anche vivere come un essere umano per tutta la vita. Se però beve il sangue di un vampiro, diventa dampyr.»

«Non diventa un vampiro? I dampyr non muoiono?», chiese Xander.

«Non basta bere il sangue di un vampiro per diventare come lui», spiegò Giles: «Bisogna stare tra la vita e la morte. Credo che se un dampyr venga morso prima di bere il sangue, diventi anche lui un vampiro.», e si volse verso Silvia con sguardo interrogativo.

«Sì, è esatto.», confermò lei: «Ma è difficile che ciò accada, perché il sangue di dampyr è letale per i vampiri.»

«Davvero? Quindi se un vampiro ti morde, muore?», Willow era sempre più curiosa.

«No, non proprio. Fa male, come un acido. Se viene a contatto col loro cuore, allora si polverizzano come con un paletto. Ma dovrebbero berne tanto, per morire, immagino. Non lo so di preciso, però, non mi è mai successo.»

«Nessuno ti ha mai morsa?»

«Nessuno a cui il mio sangue facesse male.»

«Che vuoi dire?», stavolta era stato Giles a parlare, interessatissimo alle spiegazioni della ragazza: «Esistono vampiri immuni al sangue di dampyr?»

«Non di un dampyr in generale, ma di uno con lo stesso sangue. Per esempio mio padre potrebbe mordermi tranquillamente.»

«Come mai non si conoscono i dampyr? Perché il Consiglio li ignora?», chiese Buffy, aggrottando le sopracciglia. Silvia la guardò in silenzio, dette un’occhiata a Giles, ma vide che l’osservatore non aveva intenzione di intervenire. O forse neanche lui sapeva rispondere a quella domanda.

«In realtà di preciso non lo. Ma posso immaginarlo. Vedete, di solito i dampyr vivono come i vampiri. Si cibano di sangue umano, uccidono la gente…»

«Scusa, scusa… aspetta un attimo…» la interruppe Xander: «Tu ti… nutri di sangue?»

Silvia sorrise e scosse la testa: «No. Mangio normalmente. Però potrei sopravvivere anche solo bevendo sangue. E la maggior parte dei dampyr preferisce vivere così. Per la verità, per quanto ne so, io sono l’unica dampyr vivente che uccide i vampiri e non le persone.»

I ragazzi erano rimasti colpiti dal racconto di Silvia. Era calato un certo imbarazzo, e i tre cercavano di evitare di guardarla negli occhi. Giles invece era sempre più interessato: «Quindi secondo te il Consiglio non si preoccupa dei dampyr perché sono come i vampiri…»

«Può darsi. Ma dovrebbe occuparsene, secondo me. Perché i dampyr sono comunque più forti degli esseri umani, e vivono più a lungo. Certo, sono, appunto, “vivi”, e quindi più facili da uccidere, però possono andare tranquillamente in giro sotto il sole, e questo è un vantaggio da non sottovalutare. Il vero motivo per cui il Consiglio *finge* di ignorarli, secondo me però è un altro. Ma…» si interruppe, e tutti si voltarono in direzione del suo sguardo. Era arrivato Angel.

Buffy si alzò e si diresse verso di lui.

Silvia rimase a guardarli, mentre Xander invece si girava volutamente dall’altra parte, mormorando un «Non mi importa niente di quello che succede!». E per convincere gli altri e se stesso che era vero, tornò ad interessarsi a Silvia: «Hai detto che i dampyr vivono più a lungo degli esseri umani, vero?»

«Sì. Quando un dampyr viene… come posso dire.. “attivato”, rimane per molti anni con l’aspetto che aveva allora. Poi arrivato ad una certa età, comincia ad invecchiare. Io avevo 18 anni quando sono diventata dampyr.»

«E.. ora quanti anni hai?»

La ragazza sorrise: «È buffo, ma.. non me lo ricordo! Ho smesso di contarli. Però, facendo un calcolo, sono nata nel ‘62, quindi…»

«Hai 34 anni!», esclamò Willow, sempre in gamba con la matematica: «Non sei proprio vecchia, quindi… Però in effetti sembri una della nostra età!»

«Per la verità…» spiegò la dampyr un po’ titubante: «Intendevo 1862»

«Oh» fu l’unico commento della rossa.

Nel frattempo Silvia non aveva perso di vista Buffy ed Angel. Aveva cercato di capire cosa si stavano dicendo, ma col frastuono del locale era impossibile sentirli, anche per le sue orecchie più sviluppate. Tuttavia dalle loro espressioni poteva intuire quasi tutto.

«Scusami, Silvia», insistette Xander, che tentava di non pensare a cosa stavano facendo Buffy ed Angel: «Se tu sapevi che Buffy era la cacciatrice, perché non ti sei presentata subito per quello che eri?»

Silvia si voltò a guardarlo, negli occhi un misto di divertimento e irritazione: «Guardate le vostre facce, le vostre espressioni, e capirete. Non mi è mai piaciuto fare il fenomeno da baraccone. O l’animale raro da studiare», l’ultima frase la disse rivolta a Giles. «E non mi piace neanche essere considerata un “mezzo mostro”, cosa che spesso accade. Quasi sempre, per la verità.»

«M-mi dispiace che ti abbiamo dato quest’impressione!», tentò di scusarsi Willow.
«Davvero, per noi non cambia niente, è tutto come prima! Sei comunque nostra amica!», confermò Xander, ed entrambi guardarono Giles.

«Oh… s-sì, certo. La mia era solo… curiosità, ma non ho intenzione di studiarti come.. un animale raro, come hai detto tu.»

Ma Silvia non li ascoltava. Stava di nuovo guardando Buffy ed Angel, che si stavano baciando.

Quando i due si separarono, la cacciatrice si girò e si allontanò subito dal vampiro, che rimase a fissarla, col segno visibile di una bruciatura a forma di croce sul petto. Seguendo Buffy con lo sguardo, incontrò gli occhi di Silvia.

«Bè, spero vi sia tutto chiaro adesso. Se avete altri dubbi o curiosità chiedete pure. Ciao!», disse sbrigativamente la ragazza. Raggiunse Angel, e insieme uscirono dal locale.