Titolo: true colors – 1
Benvenuti sulla Bocca dell’Inferno!
Autore: Silvia
E-mail: phoebes@tiscalinet.it
Spoiler: prima puntata della
prima serie di BTVS “Benvenuta al College”
Pairing: nessuna per ora…
Rating: AU
Timeline: inizio prima serie
di BTVS (credo autunno 1996)
Summary: Buffy Summers, la cacciatrice, si è appena trasferita a
Sunnydale da Los Angeles, e nel suo primo giorno di scuola conosce nuovi amici…
Disclaimer: i personaggi (tranne Silvia) purtroppo non mi appartengono, ma appartengono
a Joss Whedon, David Greenwolt la WB, ME, la UPN e la Fox. L’autrice scrive
senza alcuno scopo di lucro e non intende violare alcun copyright.
Note: il discorso è alquanto sconclusionato, perché ho preso alcune
puntate di BTVS (in questo caso solo la prima) e le ho smosse e sconvolte a mio
piacimento, dando per scontati alcuni avvenimenti, descrivendo quasi solo i cambiamenti
che ho apportato io.
Ho aggiunto un personaggio, si chiama Silvia, ma ci tengo
a precisare che NON SONO IO, solo non sono riuscita a trovare un altro nome.
Se qualcuno dovesse desistere nella lettura, perché trova
la cosa troppo noiosa o contorta, non vi preoccupate.
Se trovate delle imprecisioni, inesattezze, assurdità,
ditemelo, per favore, può servirmi per la prossima ff! Io sono molto pignola,
capace di perdere le ore, rileggendo 30 volte un pezzo, solo per decidere se
mettere o no una virgola, però poi magari faccio sviste madornali.
Che devo dire di più? Buona lettura!
Questa ff la dedico
a Chiara, che mi sopporta sempre quando parlo di Spike, quando voglio a tutti i
costi raccontarle qualche puntata che ho visto o qualche ff che ho letto… Lo
sai che ti voglio bene? Non so davvero come farei senza di te!
Una piccola dedica
anche a Maria, anche lei molto paziente con me, senza la quale non avrei mai
deciso di scrivere niente.
Benvenuti
sulla Bocca dell’Inferno!
Proverò almeno a cominciare dall’inizio.
Agatha Christie
Sunnydale, settembre 1996
Buffy Summers aprì la porta dell’ufficio del preside, e timidamente
entrò. C’era già un’altra ragazza seduta di fronte alla scrivania del signor
Flutie. Buffy rimase un po’ a guardarla: aveva i capelli neri e lisci, lunghi
poco più delle spalle, portati semplicemente sciolti, con la scriminatura al
centro. Quando lei aveva aperto la porta, la ragazza si era voltata a
guardarla, e le aveva sorriso. Un sorriso amichevole e simpatico. Aveva un non
so che di esotico, che Buffy non riusciva a decifrare. Forse era perché aveva
una carnagione molto chiara, per nulla abbronzata, cosa piuttosto insolita per
un californiano. Nel viso così bianco risaltavano due grandi occhi verdi.
«Buffy Summers?», la
voce del preside la distolse dai suoi pensieri.
«Sì, sono io»
«Siediti, prego!
Questa è Silvia Corrigan. Si è da poco trasferita in America. Proviene
dall’Europa.»
<Ecco cos’aveva
di “esotico”! Un’europea!>
«Anche per lei oggi
è il primo giorno nella nostra scuola! Silvia, ti presento Buffy Summers. Lei
viene da Los Angeles.»
«Piacere di
conoscerti.» Buffy le aveva teso la mano, e la ragazza aveva risposto con una
stretta forte e decisa: «Piacere mio!». Buffy si sedette sulla sedia accanto
alla ragazza, mentre il preside continuava a parlare.
«Allora, Silvia, mi
stavi spiegando che il tuo nome si scrive…» sfogliò rapidamente i documenti che
aveva in mano.
«Si scrive con una
semplice I al posto della Y, perché è italiano. Se pronuncia allo stesso modo,
però si scrive diversamente.»
«Sì, giusto, un nome
italiano perché tua madre era italiana, vero?» disse il preside trionfante per
aver trovato le informazioni che cercava sul fascicolo della ragazza.
«Esatto. Mia madre è
morta quando sono nata, e io porto il suo nome. Sono stata cresciuta da dei
parenti in Irlanda. Poi anche questi parenti sono morti, e a me è rimasto solo
mio fratello. Perciò, quando lui ha deciso di venire negli Stati Uniti, io sono
venuta con lui.»
«E… scusa se mi
permetto… Tuo padre?»
«Mio padre è ancora
in Europa, credo. Non si è mai interessato dei suoi figli. Sa, è una storia
lunga e triste. Mio fratello è tutta la mia famiglia, ora. È lui che si prende
cura di me.»
«Capisco…» il signor
Flutie annuiva significativamente. Buffy era incuriosita da quella ragazza.
Aveva parlato con tono quasi indifferente, come se non le importasse molto
delle cose che raccontava. Tranne l’ultima frase, quando aveva parlato del fratello.
«La signorina
Summers, Buffy, non viene invece da così lontano, vero?» il preside si era ora
rivolto a lei, prendendo in mano i suoi documenti scolastici: «È arrivata qui dalla Hemery High School di Los Angeles. Interessante carriera scolastica...»
strappò il foglio che stava leggendo in quattro pezzi. «Benvenuta a Sunnydale!
Come stavo dicendo prima anche a Silvia, qui sarà tutto come nuovo, Buffy.
Quello che è stato è stato. Noi non siamo interessati a cosa dicono su un pezzo
di carta, anche se dice...» dette una scorsa al foglio: «Whoa!»
«Signor Flutie...»
provò a dire Buffy.
«Tutti i ragazzi qui
sono liberi di chiamarmi Bob.»
«Bob...»
«Ma non lo fanno.»
il preside cominciò a riattaccare col nastro adesivo il foglio strappato.
«Lo so che i miei
trascorsi sono un po’... coloriti.» tentò di difendersi la ragazza.
«Pensi, uh, che
‘coloriti’ sia la parola giusta?»
«Bè, ecco…»
«Hai incendiato la
palestra!»
Buffy sarebbe voluta
sprofondare. E non c’era niente che potesse dire a sua discolpa: l’aveva fatto
davvero, aveva veramente dato fuoco alla palestra! Ma come poteva spiegare che
era piena di vampiri? Aveva appena conosciuto una potenziale amica, e probabilmente
l’aveva già persa. Alzò lo sguardo verso Silvia, e vide che lei non aveva
mutato espressione: le sorrideva nello stesso modo gentile di prima. Non
sembrava per nulla sconvolta dalle rivelazioni dl preside.
Il signor Flutie,
invece era alquanto scombussolato, anche se tentava di mostrarsi tollerante:
«Buffy, non ti preoccupare. In qualsiasi altra scuola avrebbero detto ‘attenta
a dove metti i piedi’, o ‘ti teniamo d’occhio’… ma, questa non è per niente
l’abitudine che abbiamo *qui*. Noi vogliamo venire incontro alle vostre esigenze,
e aiutarvi a rispettare le nostre esigenze. E se le vostre esigenze e le nostre
esigenze non concordano...» posò il foglio malamente riparato di nuovo nel
fascicolo di Buffy e lo chiuse con un colpo. Al suono della campanella il
preside le congedò entrambe. Le due ragazze uscirono insieme dall’ufficio.
Buffy era nervosa, avrebbe voluto spiegare alla sua nuova (e
prima!) amica la situazione, ma era ora di entrare in classe, nei corridoi
tutti i ritardatari si affrettavano.
«Io ho lezione di
scienze, e tu?», le chiese Silvia.
«I… io di storia!»
le rispose Buffy, mentre frugava dentro la sua borsa, continuando a camminare.
Una ragazza la urtò passandole accanto, e il contenuto della borsa si rovesciò
a terra.
«Oh! Scusa!» esclamò
Buffy <Ci mancava anche questa!>
Si accovacciò per
raccogliere in fretta le sue cose, e Silvia si mise ad aiutarla. Poco lontano
un ragazzo aveva assistito alla scena, e accorse subito ad aiutare le due
ragazze. Timidamente cercava di attaccare discorso con loro: evidentemente due
nuove studentesse in un giorno solo erano un evento davvero eccezionale al
Liceo di Sunnydale, tutti dovevano esserne al corrente.
Si presentò come
Xander, e in solo poche frasi riuscì a fare due o tre brutte figure, esordendo
con un «Posso avervi?» invece di «Posso aiutarvi?».
Quando gli oggetti
di Buffy furono nuovamente tutti nella sua borsa, lei ringraziò il ragazzo per
l’aiuto, e si incamminò con Silvia per il corridoio.
Xander, impacciato,
cercò di continuare la conversazione: «Bene, uh, forse ci vedremo qui intorno...
forse… a scuola... visto che noi... tutti e tre... veniamo qui.»
«Certo!» esclamò
Silvia «È stato un piacere conoscerti.»
«Sì, un vero
piacere», le fece eco Buffy. Poi si affrettarono verso le aule.
Il ragazzo rimase a
guardarle, e mormorò irritato tra sé e sé: «‘Tutti e tre veniamo qui a scuola’.
Davvero molto intelligente. Per niente patetico!»
Buffy riuscì finalmente a trovare l’aula di storia. La lezione non
era particolarmente interessante, ma la ragazza prestava lo stesso molta
attenzione e prendeva appunti.
Riuscì anche a fare
amicizia con Cordelia, la ragazza seduta vicino a lei, che la invita ad una festa
al Bronze, il locale preferito (l’unico?) dai ragazzi di Sunnydale.
Più tardi conobbe
anche Willow, un’amica di Xander, molto brava nei compiti, che si offrì di aiutarla
La giornata proseguì
tranquillamente per Buffy, con un unico neo: il bibliotecario della scuola,
Rupert Giles, si rivelò essere il suo nuovo osservatore.
La cacciatrice
pensava di essersi finalmente liberata dai vampiri, dopo quell’ultimo scontro
nella sua vecchia scuola che le era costato l’espulsione, mentre ora ci si
ritrovava di nuovo in mezzo.
Ma gli incontri non erano finiti per lei. Mentre si recava alla
festa, quella sera, si accorse di essere seguita. Forse un altro vampiro.
Con facilità la
cacciatrice lo atterrò, tenendolo fermo con un piede sul torace. Era un
ragazzo, anche piuttosto carino, non poté fare a meno di notare.
«Perché mi stai
seguendo?», gli chiese.
«Lo so cosa stai
pensando. Non preoccuparti, non mordo.», le rispose lo sconosciuto.
Buffy dubbiosa lo
lasciò andare: «Che cosa vuoi?»
«La stessa cosa che
vuoi tu.»
«Okay. Cosa voglio?»
«Ucciderli.
Ucciderli tutti.»
«Mi dispiace, hai
sbagliato! Io voglio essere lasciata sola!» fece per andarsene, ma lui la richiamò
dicendole: «Pensi davvero di poterlo ancora fare? Sei sulla Bocca dell’Inferno.
E sta per essere aperta.»
Buffy si fermò, e si
voltò a guardarlo negli occhi.
Certo qualcuno che
la pedinava di nascosto non ispirava all’istante fiducia, ma lei non riusciva
davvero a considerarlo pericoloso.
Lui tirò fuori dalla
tasca una piccola scatola.
«Non voltare le
spalle a questo.», le disse: «Devi essere pronta.»
«Per cosa?»
«Per il Raccolto.»
«Chi sei?»
«Te l’ho detto… sono
un amico.»
Il misterioso
sconosciuto si allontanò, lasciando Buffy alquanto interdetta. Non aveva idea
di chi fosse, ma sentiva di potersi fidare.
Aprì la scatoletta
che lui le aveva dato, e trovò una catenina con una croce d’argento.
“Sono un amico”, aveva
detto. Il suo istinto le disse che l’avrebbe rivisto presto. Anche se non
immaginava minimamente quanto questo sconosciuto avrebbe segnato la sua vita.