Carlo... (*)

... ci è capitato, grazie al cielo.

Agli Amici Cantores non si fanno audizioni, il sistema di reclutamento è assolutamente fuori da qualunque schema.
Così capita che qualcuno ci scriva dopo avere ascoltato una registrazione e resti dopo essere venuto a trovarci ad una delle nostre prove. Oppure qualcun altro ha ricevuto un invito da qualcuno di noi, è venuto, ha visto e sentito quanto c'era da vedere e da sentire, e si è fermato. Fermato... non è la parola giusta... meglio è dire: ha cominciato a camminare con noi. 
Sì, perchè agli Amici Cantores non basta la semplice prestazione vocale, e la disponibilità a far parte del gruppo, per provare e fare concerti
Siamo Amici e siamo Cantores. Tutt'e due. Non importa che cosa arrivi per primo, se l'amicizia o il canto. 

Occorrono entrambi, semplicemente. 

Senza pretese, perchè l'amicizia non si pretende: si scopre.

Ecco, Carlo ci è capitato proprio in un momento particolare della nostra vita comune, quando dopo un certo numero di innesti azzeccati, il gruppo aveva bisogno di una voce in più, per poter affrontare con meno timori un programma a tenori divisi.

Non è saltato fuori da un cilindro per l'abile gesto di un prestigiatore, ma ha accolto l'invito di Enrico, il nostro direttore, che di lui aveva colto le doti in parrocchia, dove già da qualche anno cantava nel coro.

Due prove, a Luglio, l'ultima a casa di una di noi, per mitigare i bollori della calda estate con sbuffi ovattati di aria condizionata. 

Appuntamento a settembre per riempire di amicizia una storia iniziata nel canto. Tante storie sono nate così, perchè mai questa avrebbe dovuto fare eccezione?

Nemmeno sapevamo che una delle sue passioni era il volo, non ce n'era stato il tempo. Con Carlo abbiamo avuto solamente il tempo di cantare. Che cosa poi? Stavamo affrontando lo studio della Missa Papae Marcelli, iniziando dal Kyrie. Pietà, Signore!

Due parole, un grido. Ci sembra che lo si possa sentire affiorare dalle sue labbra, nel momento in cui si rende conto che quell'ala spezzata sta conducendo il suo corpo a terra e la sua anima in Cielo. Kyrie eleison, Christe eleison, Kyrie eleison.

Venuti a saperlo, così, bruscamente, tramite una telefonata o un messaggino sul cellulare, molti di noi hanno sostituito quell'invocazione ripetuta di pietà con ripetute domande, le più strazianti: Perchè, Signore?, Perchè lui?, Perchè adesso?, Perchè così? 

Le risposte non tarderanno ad arrivare, ma lo sconcerto è comunque grande. Non ci si rassegna tanto facilmente a vedere un germoglio così promettente strappato dalla furia di una morte improvvisa e violenta.

Il suo funerale è stato un momento di grazia particolare, ed era come se il Cielo volesse prenderci per mano per farci vedere con i nostri occhi  i nuovi orizzonti che da lì in avanti Carlo avrebbe gustato per sè. 

Sapere che nel suo cuore covava un desiderio di consacrazione, e allo stesso tempo che la sua mente e le sue giovani membra desideravano così ardentemente il cielo da volerci stare, fisicamente, insieme a quei velivoli che a un certo punto spengono il motore e si librano nell'aria sostenuti solo dal vento e dalle sue correnti, come a volersi sentire immerso e immedesimato in quella materia che non vedi ma c'è, una materia che più di ogni altra assomiglia al soffio dello Spirito; sapere la sua devozione alla Madre di Dio in quella corona del Rosario, sgranata ogni sera, con il pensiero rivolto al Mistero, ai fratelli, agli amici; sapere il suo gran desiderio di cantare e non qualunque cosa, e non in qualche modo; sapere tutto questo ci ha fatto comprendere che non è solamente un buffetto di consolazione la frase che si sente nella liturgia esequiale: "ai tuoi fedeli la vita non è tolta, ma trasformata". 

E in che cosa può essere trasformata se non in ciò che il cuore dell'uomo desidera di più per sè stesso? 

Carlo desiderava cantare, volare, e amare Cristo.

E Qualcuno, lassù, l'ha preso sul serio, e l'ha preso con sè, misteriosamente. Definitivamente.

Sul suo sito, mentre si ascoltano queste parole, cantate e accompagnate da tre dei suoi migliori amici:

"Dolce Cristo, o amore, vita, salvezza, e gloria mia. 
Tu sei il creatore e il salvatore del mondo. 
Ti voglio, ti desidero, ti adoro, o dolce amore
Ti adoro, caro Gesù.

tre le altre cose abbiamo trovato l'immagine che vi ha portato qui. E' una sua elaborazione in computer grafica di una foto che ha fatto al suo scrittoio sul quale sono appoggiati i due spartiti che abbiamo affrontato insieme nelle sue ultime prove di canto: la Salve Regina a 4 e 8 voci di da Victoria e la Missa Papae Marcelli di Palestrina. 

Non gliel'aveva chiesta nessuno, e come della sua passione per il volo nemmeno sapevamo che fosse tanto abile con Photoshop e con gli altri programmi di ritocco digitale. Ci piace pensare che fosse un moto spontaneo della sua bella interiorità, che rispondeva alla bellezza che stava cominciando a sperimentare cantando con noi. 

Il primo che ha scoperto quest'immagine, in un remoto angolo del suo sito, ha avuto un trasalimento, che è sfociato in una profonda e grata commozione. 

Metterla come home page degli Amici Cantores, è soltanto un piccolo gesto che vuole esprimere questa gratitudine.

A Carlo, che ci ha voluto bene, come una brezza d'estate che ci ha sfiorati.

E a Dio: non gli chiediamo più perchè ce l'ha tolto: lo ringraziamo perchè, anche se per poco, lo ha fatto camminare e cantare tra noi. 

 

Continua a volare. Boy! 
Vola nel cielo e nei tuoi sogni. 
Vola nei tuoi sentimenti e in quelli dei tuoi amici. 
Vola nel sorriso di una donna e nel dolore di chi soffre. 
Ma non restare mai, impassibile, a terra.

Carlo Malloggi 1984-2007


 
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(*) considerazioni a ruota libera e a cuore aperto del Webmaster di questo sito. I concetti espressi, come tutte le espressioni che riguardano le più profonde convinzioni e le questioni di fede, potrebbero non essere condivisi da tutti i componenti degli Amici Cantores. Ma, da parecchi, sì  ;-)