La rottura del 1998. Di chi la colpa?
Una faccenda dovuta non all'Iraq, ma alla pressione Usa. Lo dice l'«ispettore» Butler

di Ornella Sangiovanni (associazione "Un Ponte per..."), "il Manifesto", 3 ottobre 2002

Si legge spesso che gli ispettori dell'Onu vennero cacciati dall'Iraq. In realtà, le cose andarono in modo molto diverso. Essi furono ritirati su ordine di Washington, e la conferma arriva nientemeno che dalle testimonianze di Richard Butler, all'epoca capo dell'Unscom. I fatti riferiti nelle sue memorie (Saddam Defiant: the Threat of Weapons of Mass Destruction and the Crisis of Global Security, Phoenix, London, 2000) consentono di ricostruire cosa accadde realmente.
Il primo ritiro risale all'11 novembre 1998. Si era in piena crisi: l'Iraq aveva annunciato, con una lettera del 31 ottobre, la sua intenzione di non cooperare più con l'Onu, e gli Usa stavano preparando un attacco.
Butler riceve una telefonata dal rappresentante permanente degli Stati Uniti presso l'Onu, l'ambasciatore Peter Burleigh, e il 10 novembre si reca nel suo ufficio. Qui Burleigh gli parla dell'intenzione Usa di attaccare l'Iraq e lo informa che è stato deciso di richiamare tutto il personale dalle ambasciate americane nella regione. Gli consiglia quindi di prendere in considerazione l'evacuazione del personale dell'agenzia, sottolineando che una tale evacuazione sarebbe stata «prudente», data l'importanza capitale della sicurezza del personale. Butler ordinò l'evacuazione immediata.
Alcuni giorni dopo, tuttavia, sventata la minaccia di un attacco, ispettori e osservatori dell'Onu tornarono in Iraq e ripresero il loro lavoro il 18 novembre.
Il 14 dicembre Butler scrisse un rapporto finale per il Consiglio di Sicurezza sullo stato del disarmo non convenzionale iracheno in cui si affermava che il comportamento dell'Iraq nell'ultimo mese era stato tale da non consentire progressi, e che pertanto l'Unscom «non era in grado di condurre l'opera di disarmo sostanziale affidatagli dal Consiglio di Sicurezza».
Le conclusioni del rapporto - consegnato in bozza ad alcuni diplomatici americani già il 13 dicembre - vengono anticipate ai rappresentanti di tutti i paesi membri del Consiglio eccetto la Russia.
Il 15 dicembre Butler viene chiamato di nuovo dall'ambasciatore Burleigh che lo esorta ancora una volta a essere «prudente» con la sicurezza del personale Unscom. «Gli dissi che avrei agito secondo i suoi consigli e avrei ritirato il mio personale dall'Iraq», scrive Butler nel libro. In poche ore gli ispettori vennero ritirati dall'Iraq, per non rientrare mai più.
Non fu informato neanche il Consiglio di Sicurezza, l'organismo al quale l'Unscom avrebbe dovuto riferire. Il giorno seguente - 16 dicembre 1998 - mentre Butler stava illustrando il suo rapporto al Consiglio, rispondendo alle domande serrate dell'ambasciatore russo Sergey Lavrov, all'Onu arrivò la notizia che erano iniziati i nuovi bombardamenti Usa sull'Iraq (era Clinton il presidente).