Da Manganelli atti concreti, non solo spiegazioni

Lorenzo Guadagnucci, Enrica Bartesaghi (Comitato Verità e Giustizia per Genova ), "la Repubblica", 19 novembre 2008


Caro direttore, abbiamo seguito su Repubblica la replica dell' onorevole Veltroni alla lettera del capo della polizia Antonio Manganelli. Chi scrive ha vissuto personalmente la tragica nottata del 21 luglio 2001 e da allora si batte per evitare che episodi simili possano ripetersi. Ci permettiamo di ricordare alcuni fatti di questi anni, al fine di collocare meglio l' offerta di spiegazioni del dottor Manganelli: 1) nessuno, al vertice dello Stato, ha finora ripudiato il blitz alla Diaz come indegno di un regime democratico; 2) per sette anni, come denunciato dai pm, la polizia ha ostacolato il lavoro dei magistrati, impedendo fra l' altro il riconoscimento di molti dei responsabili delle violenze; 3) 27 dei 29 imputati, e in particolare gli altissimi dirigenti di polizia oggi assolti, si sono avvalsi della facoltà di non rispondere, rifiutando così di offrire quelle spiegazioni che lo stesso dottor Manganelli ritiene necessarie; 4) lo stesso Manganelli, deponendo come testimone, non ha colto l' occasione per fornire le «spiegazioni» che ora vorrebbe esporre in altre sedi; 5) nessuno dei 28 condannati nei processi Diaz e Bolzaneto è stato rimosso dall' incarico. Per queste ragioni crediamo che le «spiegazioni» del capo della polizia debbano essere accompagnate da atti concreti, come le scuse formali alle vittime degli abusi, auspicate su Repubblica anche da Valerio Onida; la collocazione dei condannati a ruoli senza relazione diretta con i cittadini; la massima collaborazione con la magistratura per le inchieste ancora aperte, a cominciare da quella «contro ignoti» per il tentato omicidio di Mark Covell davanti alla Diaz. Crediamo anche che il parlamento dovrebbe discutere al più presto alcune proposte di legge come l' obbligo per gli agenti in servizio di ordine pubblico di indossare codici che li rendano identificabili e l' istituzione di un organismo indipendente cui denunciare eventuali abusi delle forze di sicurezza: sono strumenti diffusi in molti paesi europei. Un intervento tardivo e solo verbale, senza atti concreti, avrebbe solo il sapore della beffa.