Questo dialogo si è svolto nel corso del secondo incontro fra Kelvandil, elfo shiye, e Argos ed Elessar, abitanti di Rifllian. Kelvandil, al seguito del secondo ufficiale della Princess Ark, si è già recato presso la Chiesa di Traladara di Rifllian, dove vive Elessar, richiedendo un incontro con i capi dei Callarii a nome del Principe Haldemar di Haaken.
Elessar ha invitato gli alphatiani a presentarsi al capo del villaggio, cosa che è stata fatta la notte stessa. Tornati la sera dopo per incontrare il consiglio del clan Callarii nei boschi dietro Rifllian, gli alphatiani vengono presentati da Elessar agli agli anziani del clan.

Purtroppo, Elessar aveva ignorato la presentazione formale di Kelvandil, incorrendo nell'ira dell'alphatiano, che lo interrompe bruscamente, dicendo: "Chi sei tu per arrogarti il diritto di parlare per me. Tu che nascondi il tuo nome a chi ti sie spontaneamente presentato?"

Argos cerca di calmare le acque: "Buon amico, voleva solo essere di aiuto... non vi crucciate. E' fatto a questo modo: quando v'e' da parlare non e' capace di frenarsi."
"Comunque anch'io non mi presentai adeguatamente a suo tempo, talmente ero assorto nei pensieri miei... Lo nome mio est Argos, e questi e' lo mio amico Elassar. Viaggiamo ormai da tempo assieme... et lavoriamo ormai bene assieme, nonostante alcune minute divergenze di tempo in tempo."
"Notai che anche voi vi dilettate in divertenti trucchi, come lo nascondersi fra l'ombre, e notai anche la possente verga magica che portate con voi... non quella verga magica, l'altra... suvvia,non siate cosi' malizio!"

Kelvandil con aria decisamente più calma si rivolge ad Argos dicendo: "Caro amico , fratello a metà; devi scusare i miei modi rozzi e bruschi, ma in questi tempi bui la saggezza impone prudenza nel concedere la propria fiducia. Sia quindi amicizia tra Argos e Kelvandil. E solo per riguardo a questa amicizia non porterò rancore ad Elessar, tuo amico. Tuo e non mio. Almeno fin quando non faccia atto pubblico di costrizione per mondare la sua ignobiltà."

Elessar ribatte:"Sancito fia malgrado tutto quantomeno almeno uno trattato d'armistizio cavalleresco gentiluominare, pure limitalamente allo scontro verbale, prevedente altresi' casomai la collaborazione ubi non sufficiat indifferentia."
"Et in questo frangente mi cogliete in fallo! Essenteci ammissivamente (ma non concessivamente) ignobilta' da parte del suddetto sottoscritto, non fia mai che questi debba costrinzionare pertanto!"
"Decreta dunque infine il consesso degli astanti che trattasi di incidente diplomatico inesistente, et, quasi nihil successum esset, erunt future comites sodales omnes qui voce verbisque pugnaverunt."

Argos continua nell'opera di mediazione, e ne approfitta per presentarsi lui stesso:"Kelvandil, volevo far la tua conoscenza piu' approfondita."
"Come ti dissi, notai il tuo nascondersi fra l'ombre... un trucchetto che anco io utilizzo di tempo in tempo. Ma, dimmi, quali altre cose sai fare, e quali ti riescono meglio. Questo ti chiedo acciocche' nell'avventura che stiamo per intraprendere possiamo collaborar in piu' proficuo modo."
"Per quanto riduarda me, mi piace l'arte de lo mimetizzarmi e di confondermi fra le genti. Mi intendo un po' di camuffamento, e riesco, ogni tanto, a produrre scritti che sembrino originali. Questo faccio piu' per gioco che per mestiere. Una volta mandai una lettera ad un nostro amico commerciante, il quale, per sgarbo, una volta ci nego' l'invito ad una cena, dicente che il duca revocagli la licenza di esercizio per lo sgarbo. Il tapino veni' a pregarci di scusarlo, con li fluidi trasparenti a li occhi! Quali risate..."
"Naturalmente m'intendo un po' di araldica, altrimenti codesti giuochetti non sarebbero possibili. Mi diletto anche in arti magiche, anche se non cosi' tanto."

Il discorso venne poi lasciato cadere dall'alphatiano, ancora adirato per gli eventi, e soprattutto perchè il consiglio dei Callarii stava cominciando a perdere la pazienza...


Agathokles

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