Il manifesto dei professori fiorentini FIRENZE Un
"Laboratorio" per la politica dei cittadini
Rete di comitati "Non siamo Moretti, anche se partecipiamo ai
girotondi". L'appello riprende la manifestazione del 24 gennaio RICCARDO
CHIARI - FIRENZE
Dicono qualcosa di sinistra i
professori fiorentini. Affidano il loro messaggio alle voci di sei donne, e lo
fanno con modi pacati. Quelli di chi per mestiere ha il compito di studiare,
analizzare, e poi spiegare nel modo più chiaro possibile i risultati del lavoro
fatto. Ma nei cinque temi principali di discussione all'interno dell'annunciato Laboratorio
per la democrazia non c'è più soltanto la difesa dello stato di diritto
minacciato dall'anomala destra italiana di Silvio Berlusconi.
Alle ideali bandiere di Montesquieu e Toqueville si aggiungono quelle dei
diritti individuali e di cittadinanza. Poi la (in)giustizia sociale, fatta di
flessibilità e precarietà nel mercato del lavoro, e delle "perduranti
differenze sociali e culturali che fanno della società italiana una delle più
diseguali del mondo occidentale". E ancora le due sfide più grandi. La
prima: "Quella delle grandi dicotomie che oggi dividono il mondo: ricchezza
e povertà, potere e impotenza, legalità e illegalità, profitto ed etica,
consumi e danno all'ambiente". Infine la guerra, "riapparsa nel mondo
dalle voragini scavate dalle politiche che si sono ispirate al modello negativo
del libero mercato senza controlliò. Appena lunedì scorso, incontrandoli,
Vittorio Agnoletto aveva ricordato: "Il movimento italiano è il più
grande del mondo occidentale. Però è orfano di alleanze visibili sul piano
intellettuale, culturale e scientifico". Ora è arrivata una prima
risposta, positiva.
Parlano a turno Ornella De Zordo, Lidia Santarelli, Fiammetta Benati, Ayse
Saracgil, Laura Barile e Paola Pugliatti. L'inconsueta conferenza stampa si
svolge nella casa di quest'ultima, nello storico, popolare quartiere di San
Frediano. In mano hanno un documento di tre cartelle scarse, dal titolo "Un
laboratorio per la democrazia". Ora spiegano. "E' il frutto di un
lavoro comune fra i 23 primi firmatari dell'appello del 24 gennaio scorso, e lo
intendiamo come presentazione di un lavoro futuro. Va in due direzioni: come
difesa della democrazia, in risposta agli attacchi del governo Berlusconi allo
stato di diritto. E poi come arricchimento della democrazia, stimolo rivolto
alle forze dell'opposizione per un'azione più incisiva e meno subalterna".
Insieme teoria e pratica: "Vorremmo unire il piano dell'elaborazione su
alcuni temi che vanno approfonditi, e al tempo stesso creare delle
mobilitazioni, all'interno di un'area che definiamo con il termine ampio di
sinistra". Con la certezza che la riscoperta della politica è qualcosa
di più di una speranza: "Il documento sarà inviato in tutta Italia come
lettera aperta a tutti coloro - e sono più di settecento solo a Firenze - che
dopo la manifestazione del 24 gennaio ci hanno scritto per dire che vogliono
fare qualcosa".
Non solo professori, ma anche studenti e lavoratori dell'ateneo fiorentino hanno
contribuito alla stesura del documento. "Non chiamatelo movimento, caso mai
comitato. Senza ruoli specifici, e cercando come vedete di non sovraesporre chi,
come Paul Ginsborg e Francesco Pardi, è finito anche suo malgrado sotto gli
occhi dei media". Poi qualche puntualizzazione: "Non abbiamo
organizzato i girotondi, anche se ci siamo andati. Non siamo Moretti, non siamo
una base che guarda al vertice, e non ci identifichiamo in un solo
partito". A proposito: "Non vogliamo fondare un movimento politico, ma
fare politica in senso lato, e invitiamo i cittadini a fare altrettanto. Con un
lavoro radicato sul territorio". E' la lezione della democrazia
partecipativa, la lezione di Porto Alegre.
Non ci sarà un coordinamento nazionale: "Sarebbe un "supercomitatone"
formale e formalizzante. Più semplicemente, auspichiamo un collegamentio tra le
varie realtà sul territorio. Con l'obiettivo di creare una rete di discussione,
con uno scambio continuo di esperienze". Nessuna struttura a piramide.
"Piuttosto vogliamo svolgere una funzione critica, per far capire ad
esempio che nei partiti lo scollamento tra i vertici e la base è un'operazione
perdente in partenza". Infine il Forum: "Crediamo sia importante, ma
non sentiano il bisogno di sommarci, anche se potremo fare delle campagne
assieme. Poi sarà la pratica politica quotidiana a farci capire come possono
andare le cose. Perchèé l'importante è la direzione in cui si va".