Io sono.
Il vuoto che vorrai riempire.
E non potrai.
Non mi avrai.
Eppure prendimi.

Sputerò sui loro cuori il livore dei loro inverni e infiammerà le voglie vigliacche che senza parlare gemono e colano dalle loro, dalle vostre, da queste mie irrefrenabili gambe

 

Illusi-oni orgasmiche

Sulla punta del mio seno hai lasciato il tuo sospiro ipocrita.
Saccarina di un'urgenza impellente mascherata da sentimento.
Il concentrico risucchio di un desiderio incentrato sul sé.
Io spalla nella pantomima del tuo ramo secco nell'apoteosi di una solitaria standing ovation.
Hai succhiato un ritmo ignaro di me e sorpassandomi mi hai ignorata.
Ora guardi un punto della perete oltre la macchia che si allarga colandomi dalla pelle insoddisfatta.
Se ti chiedessi il mio nome risponderesti, distratto, devo andare.

 

Immagino che questo blog debba chiudere.
Continuo a imbattermi con chi mi chiede se non sono per caso un'altra.
Lo sono di certo.
Altra da quella che pensano tutti quelli che cercano o trovano un'altra in me.
Esopensiero, UndeRScorE, danderbit, aitan hanno visto riflessi che forse mi è¨ facile rinviare visto che io sono il nulla, uno specchio vuoto, uno specchio scuro che gli occhi di chi altre ed altri cerca illumina di sé.
Ma uno specchio fragile si rompe in un soffio.
Qualcuno (e lui sai chi è) ha trovato acido il mio sottrarmi all'omologazione ad altre sperate o temute identità .
Certo non manca chi ha guardato nel fondo dei miei caleidoscopi e ha intessuto un dialogo con me col suo ineguagliabile inchiostro bianco sul suo foglio, nero come me.
Dolcissimi altri, col nome di cane e il cuore di gatto, mi hanno trovata dolce e mando a loro i baci rossi che qualcuno cancella.
Ma solo io mi posso cancellare. Voi solo immaginarmi. E perdermi senza perdere nulla, perché io sono il vuoto; chi entra qui lo sa.
Vi lascio un altro post come estremo riflesso; dopo, il silenzio perché ciascuno ci senta la propria canzone.
Grazie.

 

Che ne sai
delle dita punteggiate dall'onda
come lava a incendiarmi la carne
del suo abbraccio di brezza e bufera
a scuotermi impetuoso la pelle
Che ne sai
della traccia lasciata dai baci
sulla riva della mia bocca di seta
del suo desiderio di pietra
nella piazza delle gambe accoglienti



Che ne sai
di lui a fondo dentro le mie labbra
guizzante come fa l'aria
e come l'aria testardo e invadente
sasso e lava e risacca e uragano
Che ne sai
della spuma che mi geme sui seni
del biancore che sferza il sospiro
nel mio tremito che si fa solco e terra
per il suo seme di schiuma e rugiada.

Diogene di Sinope

Si narra che il filosofo Diogene di Sinope, soprannominato "il Cinico", si aggirasse nelle vie della città  di Atene in pieno giorno recando in mano una lanterna accesa.
A chi gli chiedeva ragioni del suo bizzarro girovagare, il filosofo rispondeva "Cerco l´uomo".

aggirandomi nelle vie delle città  del mondo in piena notte recando in mano il mio cuore acceso...

Io non cerco l'Uomo.
Io non cerco un uomo.
Cerco me stessa tra le mani di chi mi saprà  svelare.
Mi inventerà .
Mi cercherà .
E poi scordandomi, mi soffierà  come una frase al vento.

 

Mi toccherai. Nei sogni.
Ordinerai. E io mi piegherò. Ascoltando. Prendendo. Dando. Leccando. Tacendo e respirando.
L'alba dissolverà  la mia pelle di cenere.
Ma non potrai ordinarmi l'oblio, perché Julie ...

(sfiorami qui...)