UMBERTO ZANOTTI BIANCO

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Maurizio Paoletti

  • Maurizio Paoletti Zanotti Bianco e la Società Magna Grecia             1.
  • . Non è facile rievocare il fortissimo connubio che legò Zanotti Bianco all'archeologia delle regioni meridionali per chi appartiene ad una successiva generazione: che non lo ha conosciuto direttamente; che applica metodi di ricerca ormai diversi, tecniche di scavo e modelli culturali prepotentemente nuovi; che soprattutto si è formata dando per scontate le grandi scoperte magnogreche dei primi decenni del Novecento.
  • .             Nel presentare un ritratto innanzi tutto morale e spirituale di Zanotti Bianco, in occasione della sua nomina a senatore a vita, Jolanda Torraca, che fu sua amica e preziosa segretaria della Sezione romana della Società Magna Grecia, esprimeva l'intima persuasione che, dopo la frattura rappresentata dal fascismo e dalla II guerra mondiale, il mondo di Zanotti Bianco fosse, già nel 1953, divenuto un'epoca .
  • . Essa pone in giusta luce quanto la conoscenza di Paolo Orsi e, più tardi, di Paola Zancani Montuoro siano state determinanti a far emergere la vocazione umanistica di Zanotti Bianco.
  • . Ed è appena necessario ricordare come le indagini condotte da Zanotti Bianco, "vigilato politico" perfino tra le paludi della foce del Sele, e dalla Zancani Montuoro, studiosa di rigorosa formazione archeologica e di forte personalità, presto portassero alla scoperta del celebre Heraion.
  • . Risposta rivelatrice di un regime, per il quale il problema meridionale non sussisteva e il nome stesso dell'Associazione Nazionale per gli Interessi del Mezzogiorno d'Italia suonava come affermazione di critica e   sfiducia, secondo le parole proferite da Achille Starace, segretario del PNF, al marchese Nunziante - l'episodio, riferito da Zanotti Bianco , è quello noto del 1939, che portò di lì a poco alla trasformazione dell'ente in Opera Principessa di Piemonte.
  • . La rievocazione, cui accennavo all'inizio, non si sottrarrebbe certamente al fascino che accompagna il rispetto verso uomini - come Paolo Orsi, Quintino Quagliati, ovviamente Zanotti Bianco, ma non essi soli - che all'inizio di questo secolo, in mezzo a grandi difficoltà, affermarono l'esigenza di una rigorosa disciplina archeologica in Italia meridionale ed insieme ottennero la salvaguardia di tanti monumenti destinati ad una rapida fatiscenza.



    Mecenate | La rivista dei beni culturali
  • . Umberto Zanotti Bianco merita di essere ricordato non solo per il contributo che dette all'archeologia magno-greca, da Sibari a Paestum, ma anche perché egli rappresentò e rappresenta una figura rarissima al giorno d'oggi, quella di un grande intellettuale che non disdegnava di scendere nell'arena dei problemi quotidiani del Paese, e che vedeva come essenziali per il suo sviluppo i temi del patrimonio culturale.
  • . Quella che Zanotti Bianco ha perseguito in tutta la sua vita con ammirevole coerenza fu una battaglia contro l'ineguaglianza, soprattutto (ma non solo) tra il Nord e il Sud d'Italia.
  • . Fogazzaro contribuì alla gara di solidarietà che percorse allora l'Italia, e fu per suo suggerimento che Zanotti Bianco partì immediatamente per unirsi alle squadre di soccorso.
  • . Si capisce così come dal seno stesso dell'Animi nascesse nel 1920 la Società Magna Grecia, presieduta da Paolo Orsi e diretta da Zanotti Bianco, intorno a cui presto si raccolsero archeologi come Pirro Marconi, ma soprattutto cittadini (come Eleonora Duse, Emesto Buonaiuti, Bernard Berenson, Lio-nello Venturi, Corrado Ricci).
  • . Volte a correggere le disattenzioni del Governo, sia l'Animi che la Società Magna Grecia erano però viste con crescente fastidio, come focolai di opposizione al regime, e perciò furono costrette a chiudere e a riaprire sotto altro nome: l'Animi diventò nel 1939 "Opera Principessa di Piemonte" (Maria José di Savoia fu sempre vicina a Zanotti Bianco), la Società Magna Grecia, sciolta nel 1934, rinacque poco dopo come "Società Paolo Orsi".
  • . Solo dopo la guerra l'una e l'altra impresa poterono riprendere il nome originario; e solo allora il ruolo e il significato di Zanotti Bianco furono riconosciuti in modo adeguato, con la nomina a presidente della Croce Rossa Italiana ne] 1944, e poi ad accademico dei Lincei (1947), a presidente della stessa Animi (1951), quindi di Italia Nostra (dalla fondazione, 1955), e soprattutto con la nomina a senatore a vita, dovuta al presidente Luigi Einaudi (1952).



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  • . Furono gli scavi intrapresi da Umberto Zanotti Bianco nel 1932, che sulla base delle notizie di Erodoto portarono alla luce i resti dell'antica città.
  • . Nel percorso emerge un dialogo ancora aperto tra gli studiosi attuali e i padri fondatori della ricerca archeologica della prima metà del ‘900: Paolo Orsi, archeologo militante , Quintino Quagliati, archeologo del piccone , Umberto Zanotti Bianco e Paola Zancani Montuoro, poiché i loro metodi di ricerca con i dovuti aggiornamenti tecnologici, si ritengono ancora validi e le loro scoperte alimentano quelle odierne.
  • . Per Umberto Zanotti Bianco e Paola Zancani Montuoro ricordiamo il ritrovamento del santuario di Hera alla foce del Sele, comprendente un importante gruppo di metope datate al 560- 550 a .C.



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  • info: UMBERTO ZANOTTI BIANCO


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    Le minoranze etniche in Calabria
  • Africo Vecchio e Brancaleone Marina Africo Vecchio: magnifici boschi e segni del passato Seguendo una strada tortuosa che passa dalle pendici del monte Lestì e porta al piccolo centro di Casalnuovo, proseguendo su un tracciato bianco percorribile soprattutto (e nell'ultima parte esclusivamente) a piedi attraverso una magnifica zona boscosa si raggiunge il sito abbandonato di Africo Vecchio.
  • . A causa di una disastrosa frana del 1951 Africo vecchio fu abbandonato e ricostruito a circa 15 km in linea d'aria, sulla costa jonica, vicino Bianco.
  • . Negli anni '20 Umberto Zanotti Bianco con sincero e nobile spirito meridionalista ebbe modo di sostenere la causa dello sfortunato borgo pastorale.


    Strumenti di ricerca > Biblioteche > BIBLIOTECA DI STUDI MERIDIONALI GIUSTINO FORTUNATO

  • . Gallarati Scotti, Santillana, Salvemini, Zanotti-Bianco elaborarono, infatti, due modelli di biblioteche che ebbero immediato successo.
  • . Infatti, subito nell’immediato dopo guerra, nel 1919, Zanotti-Bianco insisteva, scrivendo più volte a Fortunato, perché si sostituissero le settanta biblioteche popolari che erano state aperte in Calabria, con una grande biblioteca circolante, che servisse oltre la Calabria, anche la Puglia, la Basilicata e la Sicilia sottolineando inoltre la necessità di mettere a disposizioni di tutti le preziose raccolte personali di Fortunato.


    Scriptamanent.net
  • . «Il senso dei luoghi» è arricchito da oltre cinquecento foto in bianco e nero (64 nella più snella seconda edizione).
  • . Una delle foto scattate da Umberto Zanotti Bianco ad Africo ritrae «quattro uomini a cavallo di una trave.
  • . «La foto scattata da Zanotti Bianco ha la forza di restituire il senso di vertigine di chi sta seduto sulla trave e anche di chi guarda: appare una delle più belle metafore della fatica, dell’abilità, della vita precaria e appesa delle popolazioni della Calabria, sempre in cerca di sicurezza, sempre non protette come ricorda il nome del torrente».
  • . Lombardi Satriani, Mariano Meligrana, Sandro Onofri, Cesare Pavese, Francesco Perri, Fortunato Seminara, Corrado Stajano, il già citato Zanotti Bianco ed altri ancora), è caratterizzato da uno stile di narrazione fluido e a tratti lirico, capace di catturare l’attenzione del lettore e di suscitare emozioni profonde.


    < italianculture.net - Calabria >
  • . Un periodico di lunga tradizione è l’ Archivio Storico per la Calabria e la Lucania , fondato nel 1931 da Paolo Orsi e Umberto Zanotti Bianco.


    Gaiaitalia - 50 anni di Italia Nostra
  • . Non si può comprendere la portata della creazione di Italia Nostra (la prima associazione ambientalista di carattere nazionale che sorgeva nel nostro paese) né è possibile capire l’importanza per il movimento di tutela dei beni artistici e ambientali della figura del suo primo presidente, Umberto Zanotti Bianco, se non si tiene a mente il periodo storico nel quale questi pionieri dell’ambiente si trovarono ad operare.
  • . Italia Nostra e Zanotti Bianco rappresentarono, con il loro prestigio, la loro autorità ed il loro peso culturale, il punto di riferimento centrale per tutte le forze che in Italia volevano battersi contro il degrado, la speculazione edilizia, l’anarchia urbanistica, la cementificazione che stava travolgendo il paese.
  • . Presidente non poteva che esserne Zanotti Bianco: come scrisse anni dopo Elena Croce, figlia del filosofo Benedetto e cofondatrice dell’associazione, “occorreva la persona adatta a presiedere quello che sin dai primi scambi di vedute – riunioni con esperti nei vari campi, dall’urbanistica al diritto, che prestarono la loro consulenza largamente – si annunziava come un piccolo movimento, un gruppo di pressione, extrapolitico.
  • . E fu fatto quello di Umberto Zanotti Bianco.
  • . Zanotti Bianco si era occupato di salvaguardia del patrimonio artistico-architettonico fin dalla prima guerra mondiale: come risulta dal libro “Ugo Ojetti.
  • . La protesta, promossa da Corrado Alvaro, Riccardo Baccelli, Vitaliano Brancati, Emilio Cecchi, Elena Croce, Gaetano de Sanctis, Ugo La Malfa, Carlo Levi, Alberto Moravia, Mario Pannunzio, Nina Ruffini, Gaetano Salvemini, Ignazio Silone, Manara Valgimigli e per l’appunto Umberto Zanotti Bianco ottenne che nella primavera del ’54 sei parlamentari presentassero alla Camera un disegno di legge per la tutela dell’Appia.
  • . Quale significato può avere oggi la figura di Umberto Zanotti Bianco? La risposta è semplice: Uzibì, come viene chiamato affettuosamente in molte missive conservate presso l’archivio dell’Animi (Associazione nazionale per gli interessi del Mezzogiorno d’Italia, di cui fu a lungo presidente), ha rappresentato e rappresenta un esempio di esistenza spesa per il progresso culturale e materiale del prossimo.

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